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Ducati, un Sogno italiano.

di Massimo Bertacchi

Vorrei dedicare questo mio modesto excursus, relativo alla microcamera Ducati, all’amico Mario Malavolti recentemente scomparso, appassionato di storia delle fotocamere ed in particolare della produzione italiana.

cliccate sulle foto per ingrandirle

Immagini gentilmente concesse da Luigi Crescenzi
www.leicatime.com  

Il seme della produzione ottica Ducati venne gettato nel 1939, per far fronte a richieste di fornitura dell’esercito italiano, allora impegnato nello sforzo bellico della seconda guerra mondiale.
La realizzazione fotografica per eccellenza di questa ditta apparve però solo nel 1946, a guerra terminata, e prese forma nella ‘Microcamera Sogno’, massima espressione tecnica di un ingegno e di una precisione che sono vanto della nostra nazione.

La ‘Microcamera Sogno’ si presenta come una piccola compatta 18x24 a telemetro ed ottiche intercambiabili, centro di un sistema e di un parco accessori prodotto senza compromessi che, nelle intenzioni dei progettisti, l’avrebbero resa in grado di affrontare qualsiasi situazione fotografica.   

  Il progetto sostanzialmente fallì nonostante l’accuratezza nella realizzazione, le ottiche splendidamente progettate dal Prof.Toraldo di Francia ed inizialmente realizzate dalle Officine Ottiche Galileo di Firenze.

Due furono le cause dell’insuccesso di questa splendida realizzazione: l’utilizzo di caricatori speciali dedicati ed il proibitivo costo di mercato.
Infatti è difficile comprendere come una ditta che aveva il culto della standardizzazione abbia poi prodotto una fotocamera che richiedeva il bobinamento in proprio dei caricatori da usare, cosa che non era certo comoda a alla portata di tutti gli utenti.Solo per pochissimo tempo furono commercializzati dei caricatori già pronti all’uso prodotti dalla Ferrania, ma erano di difficile e discontinua reperibilità.

Quanto al prezzo, nell’arco di tempo compreso tra il 1946 ed il 1952, subì un continuo e sconcertante calo dalle 82.000 lire della presentazione ( pari ad un controvalore attuale di circa tre milioni e mezzo ) alle 32.000 delle ultime vendite, in un arco di tempo tra l’altro in cui la svalutazione della nostra moneta era davvero galoppante! La produzione della microcamera, inizialmente prevista in 10.000 pezzi all’anno, non raggiunse mai la piena operatività, e si può prudentemente calcolare un numero proprio di 10.000 Sogno in tutto.

Veniamo ora ad una descrizione della Sogno: formato del fotogramma 18x24mm, alta 54mm, spessa 33mm, lunga 100mm, pesa 245gr ottica compresa, quest’ultimo dato ci stupisce, in quanto a fronte delle piccolissime dimensioni, la fotocamera si dimostrava realizzata senza economia di materiali

Le varianti della microcamera furono poche: nel 1950 vennero presentate la Sogno a numeri rossi, immediatamente riconoscibile osservando la caratterizzazione dei numeri di matricola, e la Sogno Sincro (rarissima).
Solo allo stadio di prototipo, fu presentata la ‘Sogno Sport’, che si distingueva per una gamma di tempi compresa tra 1/100 ed 1/3000 ,variante realizzata ritarando ed ottimizzando a questo scopo la molla dell’otturatore.
Si distinguono varianti ma, solo a livello di incisioni, riportanti le dizioni: ‘Per Collaboratori’,  ‘Non cedibile’, ‘Per Collaboratori Ducati’ ed altre simili, variamente mescolate tra loro o meno.
Il parco ottiche della microcamera era davvero completo, due grandangolari: il Dugon 19:6,3 ed l’Argon 28:4, due normali Vitor 35mm di luminosità f:2,8 e 3,5, due normali luminosi Luxtor 40:1,5 ed Eltor 40:2, due teleobiettivi: Lator 60:2,8 e Teletor 120:5,6.
L’Argon ed i due Vitor erano ottiche rientranti, per il grandangolare più estremo e per i tele erano previsti mirini aggiuntivi e cornicette riduttive da inserire davanti al mirino della fotocamera.
Curioso e degno di menzione il fatto che l’ottica normalmente in dotazione della fotocamera, il Vitor 35, non fu mai nominato come tale nelle pubblicità o nelle schede illustrative di accompagnamento, ma quasi sempre indicato come Nitor o come Fitor.

Il parco accessori prodotto fu davvero sterminato, cavalletti normali o con testa panoramica, un sistema completo dedicato alla microscopia, alla riproduzione di documenti, alla macro, alla fotografia con il lampeggiatore.
Fu elaborato un intero sistema dedicato alla camera oscura, due ingranditori, tank di sviluppo, ben tre bobinatrici professionali o amatoriali per preparare personalmente i caricatori, camere oscure portatili, e qualunque accessorio immaginabile allo scopo.
Il 1950 fu un anno veramente importante nella produzione Ducati, venne infatti presentata la fotocamera Simplex, sempre formato 18x24 con ottica Etor 35:3,5 fissa, senza telemetro e scala dei tempi di otturazione da 1/25 a 1/250.

Questa più economica microcamera non servì a rivitalizzare l’azienda, infatti incontrò un modestissimo successo commerciale, e fu prodotta in soli 2.000 esemplari, nonostante potesse accedere sin dalla nascita ad una gran parte degli accessori studiati per la sorella maggiore.

Anche per la Simplex poche e non significative varianti: una Sincro, forse solo un prototipo, una versione con finestrella esterna per la taratura dei tempi, la zigrinatura dell’ottica con la doppia funzione antiscivolo e di filettatura esterna per i filtri, prodotta in due diversi spessori.
Il capitolo finale della Sogno si scrisse dopo il 1952, quando, cessata la produzione, le ultime microcamere furono date in omaggio come gadget a chi acquistava una motocicletta Ducati: curiosa nemesi di un prodotto che proprio a causa del suo altissimo costo, non raggiunse la diffusione che avrebbe meritato.

Massimo Bertacchi 

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