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UNA LECCIA ALL'IMPROVVISO

 

Sono le 5.23 del mattino di venerdì 17 settembre 2004 quando la pioggia mi sveglia. Ho appuntamento di lì a poco con Francesco per una battuta di pesca.

Abbiamo preso entrambi un giorno di vacanza per poterci godere in santa pace il nostro mare senza le orde di turisti e diportisti presenti fino a pochi giorni fa.

La pioggia e una tramontana "freddina" sembrano sconsigliarci un uscita in mare col gommone anche perché le previsioni meteo del giorno precedente davano per certo temporali di forte intensità e mareggiate.

Dopo un rapido consulto telefonico decidiamo di andare comunque a pescare.

Come precauzione, rimarremo nel sottocosta e a poca distanza dallo scivolo per poter uscire in fretta in caso di burrasca improvvisa.

Arrivati sullo Ionio, constatiamo che il mare è calmo, il vento è debole di direzione variabile e non piove più. Insomma, le previsioni del meteo erano praticamente tutte errate e, dopo qualche battuta sul fatto che venerdì 17 non promette nulla di buono, ci immergiamo nelle condizioni di mare ideali con una giornata splendida.

Inoltre, in mare ci siamo solo noi: il tanto temuto maltempo pare che abbia sconsigliato anche i pescatori professionisti dall’uscire in mare.

Raggiungiamo il nostro hot spot e ci immergiamo: l’acqua ha una temperatura di 24 gradi e la visibilità è di circa 7-8 metri. Non c’è corrente ed è presente una debole risacca.

Mentre mi sto ventilando per il primo tuffo, da una cupola di roccia a 5-6 metri a sinistra delle mie pinne esce una orata di un paio di kg che si dilegua al largo. Anche se non ho avuto modo di spararle, mi dico che è un buon segno.

Al primo aspetto vedo sfilare a 90 gradi dal mio appostamento un branco di cefali dorati, con esemplari di peso superiore anche ai 2 kg, ma impossibili da colpire data la mia posizione.

Purtroppo, a causa  della risacca e della conformazione del fondale, pur indossando la muta da 3mm e avendo 5,5 kg di zavorra, non riesco a fare gli aspetti nella schiuma né tanto meno ad utilizzare la tecnica dell’agguato in poca acqua. Decido quindi di effettuare una serie di aspetti ad una profondità di 2-3 metri con il fucile rivolto verso la schiuma al fine di intercettare la traiettoria dei cefali che passano parallelamente alla costa (in questo modo catturerò 3 bei cefali dorati).

Dopo circa 20 minuti, trovo un avallamento della roccia che mi consente di effettuare un ottimo appostamento anche grazie al mimetismo della mia muta Neos. Impugno il Viper Sporasub da 90 centimetri rivolgendolo verso la schiuma col gomito piegato per poter effettuare rapidi puntamenti in altre direzioni. Dopo circa 40 secondi di aspetto, vedo spuntare all’improvviso alla mia sinistra una grossa leccia a due metri distanza.

Non penso a nulla e, d’istinto e in una frazione di secondo, ruoto il polso e sparo giusto dietro alla testa del pescione. Il filo del mulinello comincia a srotolarsi con una velocità impressionante mentre la leccia fugge verso il largo. In pochi secondi, oltre metà dei 60 metri di sagolino da 2mm è già fuoriuscita dal mulinello.

Mentre stringo leggermente il sagolino con la mano sinistra per diminuire la sua velocità di uscita, mi chiedo se il tiro è stato efficace e se l’asta terrà. Qualcosa mi dice di si. Infatti, ho in mente un flash, un’immagine che per un millesimo di secondo il mio cervello ha registrato: l’immagine dell’asta Devoto da 6mm monoaletta che fuoriesce in parte dall’altra lato della testa della leccia.

Il tira e molla dura circa 10 minuti. Sto molto attento perché, se stringo troppo il sagolino, mi sento chiaramente trascinare in acqua col pericolo di strappare il pesce. All’improvviso non sento più alcuna tensione sul sagolino.

A questo punto o la leccia si è strappata oppure si è stancata. Il fatto che il filo rimane comunque parallelo alla superficie senza inabissarsi mi fa capire che l’asta ha tenuto bene.

Comincio ad avvicinarmi alla preda scorrendo il filo tra le mani e avendo cura di non tirare. Finalmente la vedo! Ha ancora l’asta conficcata dietro la testa.

Agguanto la leccia e mi accorgo che il tiro è stato praticamente perfetto: l’asta è entrata giusto dietro la pinna pettorale destra ed è fuoriuscita di qualche centimetro poco dietro la branchia sinistra colpendo nella sua traiettoria il fegato e sfiancandola velocemente (se ce ne fosse bisogno, un'altra conferma della potenza di tiro degli elastici Dessault da 16mm di diametro).

Dopo aver assicurato il pesce nel cavetto e aver riavvolto il filo nel mulinello incontro Francesco il quale esclama: E’ bellissima! 

In effetti è proprio così: una bella preda lunga 103 cm. e dal peso di 9,4 kg.

 

                                                                      Daniele Pancosta  

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