UNA
LECCIA DI 20 KG NEL MAREMOTO
RACCONTO NEL FORUM WWW.PESCASUBAPNEA.NET
Era da un
bel po' che non facevo una cattura di quelle memorabili.
E devo confessare che negli ultimi tempi bramavo letteralmente di
catturare un bel pelagico.
Soprattutto dopo che a giugno scorso ho avvistato, ma non sono riuscito a
sparare, un barracuda grossissimo.
E' una cosa che ho raccontato a pochi. Come a pochi ho detto che secondo
me quel barracuda pesava più di 15 Kg...
Ho pazientemente aspettato settembre che è trascorso regalandomi solo
cappottini, cefali e una lampuga.
Poi le notizie che Kelvy69 ha preso prima una leccia da 15 Kg e poi un
serra da 3 Kg, mi hanno fatto venire ancora di più quel sano spirito
competitivo che dovrebbe accompagnare ogni pescatore.
Poi un altro amico, ciufforosso, ha preso un barracuda da 8,6 kg....
Insomma, per farla breve, dopo una settimana di preparativi maniacali che
sono consistiti in mettere due elastici nuovi al 110 doppia gomma,
controllare tutte le legature dell'asta ed il teminale da 160 in nylon,
affilare la punta della tahitiana, srotolare tutto il mulinello e
riarrotolare per bene i 50 metri di dynema da 1,5 mm, è arrivata ieri sera
con tanta voglia di andare a mare ma con tanta stanchezza dovuta ad una
dura settimana lavorativa.
Sicchè mi son detto: preparo l'attrezzatura, metto la sveglia alle 6 e se
mi va, mi alzo, altrimenti spengo la sveglia e vado a pesca in tarda
mattinata.
La nottata è passata praticamente insonne. Complice l'elevato tasso di
umidità portato dallo scirocco e forse complice anche una sorta di
premonizione di quello che doveva accadere, mi sono svegliato praticamente
ogni ora dalle 2 fino alle 6....
Alle 6:30 sono in riva al mare e sta albeggiando. Il vento di scirocco è
forte. Il mare è molto mosso e non vi nascondo che mi è balenata in mente
l'idea di tornarmene a casa.
Scruto il mare e vedo già un pallone in prossimità del posto in cui
intendo andare a pescare.
Chiedo a due cannisti: "ma per caso è entrato un sub?". E loro mi
rispondono: "si, è entrato quando era ancora buio e il pallone sta sempre
fermo là vicino."
Decido di entrare pure io e mentre stavo indossando la muta, arrivano due
altri ragazzi che cominciano a scrutare il mare ma poi vedendo quanto è
forte il moto ondoso decidono di andare via.
Per fortuna ho indossato la liscio/spaccato da 5 mm, perché le forti
piogge dei giorni scorsi hanno notevolmente abbassato la temperatura
dell'acqua.
Comincio a pinneggiare di buona lena sudandomi ogni metro di tragitto.
L'acqua è torbidissima. Le onde sono cattive, la corrente intensa.
Comincio a pentirmi di aver portato il 110 doppia gomma.... forse era
meglio un 90 monogomma....
Dopo 500 metri di pinneggiata, arrivo sulla caduta che va dai 3 agli 8
metri e, mentre mi ventilo, vedo passare poco distante dalle mie pinne due
siluri che vanno a 1000 all'ora.
Non li ho potuti vedere bene a causa del torbido, forse erano barracuda
oppure pesci serra.
Faccio 5 o 6 aspetti e noto che ci sono migliaia di pesci in giro, tutti
in preda alla frenesia alimentare.
Ma io cerco qualcosa di grosso e lascio stare una bella orata e numerosi
saraghi.
Però dopo un'ora in quel baillame comincio ad accusare un po' di
stanchezza alle gambe e noto che le apnee sono più brevi. Evidentemente ho
dormito poco e male.
Sicchè decido di avvicinarmi dove frangono le onde per fare un po' di
agguati nella schiuma, tecnica in cui me la cavo abbastanza...
Comincio a fare gli agguati ma con notevole sforzo. Infatti una corrente
traversa mi fa letteralmente scarrocciare. Le onde sono impetuose e
brandeggiare un 110 non è facile.
Ma ecco che mentre sono in due metri d'acqua, proprio dove le onde
cominciano ad accavallarsi, arriva lei. Maestosa, aggressiva e soprattutto
grande, molto grande.
In una frazione di secondo penso: "ma se la sparo poi riesco a recuperarla
in questo pandemonio?"
Decido che vale la pena tentare e che, male che vada, posso sempre
tagliare il sagolino e lasciarla andare via con tutta l'asta.
Sparo e la colpisco giusto sopra l'opercolo branchiale. Vedo benissimo
l'asta da 7mm che la trapassa cucendola.
Non mi aspettavo tanta potenza dai nuovi elastici, in quanto ho tolto una
coppia da 18mm (che ad ogni tiro mi intontivano la mano) e l'ho sostituita
con una coppia da 16mm della Sigal con un coefficiente del 340%.
Notato in un decimo di secondo che gli elastici hanno fatto benissimo il
loro lavoro, mi dedico alla gestione del mulinello. In pochi secondi la
leccia ha praticamente svuotato 2/3 del mulinello nonostante con la mano
sinistra trattanevo il sagolino. Ad un certo punto, vedo che il dynema è
praticamente finito e quindi serro di più le dita sul filo ma ciò comporta
la lacerazione del guanto e della pelle del mio povero indice sinistro.
Non rimane altro da fare che sperare nella tenuta dell'asta, del monofilo,
delle legature e di tutto il dynema.
Il pesce comincia a farmi fare sci d'acqua sulle onde di uno o due metri !
Comincio a disperare di recuperarlo perché l'acqua è bassa ed il fondale è
cosparso di rocce semiaffioranti.
All'improvviso la leccia non tira più anche se sento il dynema sempre in
tensione e praticamente a pelo d'acqua.
Si sarà stancato ? oppure il filo si è impigliato in qualche roccia ?
Decido di avvicinare la boa a siluro e di agganciare uno dei suoi
moschettoni ai due archetti in dynema del doppio elastico.
Vi assicuro che non è stato facile gestire tutti quei fili in mezzo a quel
trambusto.
Una volta assicurato il fucile alla boa e dopo aver riavvolto tutto il
filo del pedagno, comincio letteralmente ad issarmi lungo il dynema per
andare a vedere cosa è successo.
Dopo non so quanto tempo arrivo in vista della leccia, agonizzante sul
fondo roccioso ed ancora cucita dal monofilo che però si è impigliato in
più punti tra le rocce.
Insomma, la leccia a provato a tirare ma il monofilo e tutte le legature
hanno retto benissimo.
Reuperata l'asta ed abbracciata la preda, arriva la parte più difficile:
tornare a riva.
Alzo la testa e non vedo più la boa. Ma dalla direzione del dynema sembra
che le onde la stiano buttando verso gli scogli. Decido di non pensare
alla boa e di guadagnare la riva col pescione approdando in un punto
ridossato dai marosi.
Vi assicuro che è stata una faticaccia immane.
Avevo le pulsazioni a mille per tutto il tragitto. Quando sono arrivato in
un punto in cui potevo appiedare ridossato dalle onde, ero letteralmente
sfiancato.
Non voglio continuare a tediarvi raccontandovi quanto sia stato faticoso e
complicato recuperare la boa, riavvolgere il mulinello e portare la leccia
in auto.
Quindi, vi posto qualche foto, sperando che il racconto vi sia piaciuto e
che la foto renda bene l'idea della cattura.
PS: altre
foto le trovate nel nostro forum: www.pescasubapnea.net
Daniele Pancosta
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