INTRODUZIONE: la tecnica della pesca in
controluce è per certi versi poco conosciuta, pur essendo in grado di
regalare belle soddisfazioni se praticata nei posti e nei momenti
giusti. Infatti, in determinati luoghi di pesca ed in particolari
condizioni meteo marine, le tradizionali tecniche dell'agguato,
dell'aspetto e della pesca in tana consentono difficilmente di fare
carniere in quanto, pur essendoci molto pesce bianco, i pinnuti sono
inavvicinabili perché troppo "nervosi". In questi casi può essere
opportuno adottare la pesca in contro-luce, magari alternandola alle tre
tecniche suddette anche durante una singola azione di pesca.
Prima di trattare di questa tecnica, è necessario descrivere quali sono
i posti ed in quali condizioni meteo-marine è possibile pescare in
controluce. Inoltre, è opportuno un breve cenno sulle attrezzature da
impiegare.
CARATTERISTICHE DELLA COSTA: i tratti di
costa in cui adottare questa tecnica di pesca sono le pareti verticali e
le scogliere che precipitano in mare con una pendenza molto accentuata
nell'immediato sottocosta, su fondali già abbastanza profondi, cioè
almeno 8/10 metri. La linea costiera deve essere molto frastagliata e
presentare un susseguirsi di piccole insenature e rientranze alternate a
punte e speroni rocciosi. Il fondale ideale è quello roccioso con
massoni, lastre di roccia e piccole secche che risalgono per qualche
metro dal fondo mentre le pareti rocciose ideali sono quelle con spacchi
orizzontali e verticali che presentano in prossimità della superficie
una certa ricchezza di molluschi e mitili.
CONDIZIONI METEO-MARINE: mare mosso con
corrente accentuata e tanta schiuma provocata dal frangersi delle onde
sulle rocce sono le condizioni in cui pescare in contro luce. Si tratta
di quelle condizioni meteo marine in cui, nei tratti di costa suddetti,
risulta molto difficile praticare l'agguato o l'aspetto in poca acqua a
causa del forte moto ondoso che può addirittura sbattere il pesca sub
sulle rocce. Quando, in queste situazioni, anche l'aspetto profondo o la
pesca in tana alla base delle pareti o delle scogliere non da frutti,
perché il pesce bianco è concentrato a mangiare/predare in superficie,
allora è il momento di cambiare tecnica e pescare in controluce,
soprattutto se c'è tanta minutaglia che fa presagire l'arrivo di qualche
predone come spigole, lecce, pesci serra e ricciole.
ORARI E STAGIONI DI PESCA:
tradizionalmente si è soliti affermare che gli orari da preferire per la
pesca in contro-luce, siano quelli dell'alba e del tramonto e che le
stagioni più indicate siano l'autunno e l'inverno. Francamente sento di
poter dire che queste sono solo indicazioni di massima. Nulla esclude
che si possa pescare proficuamente in controluce in piena estate e a
mezzogiorno. Sott'acqua non ci sono regole assolute ed inderogabili.
Sarà cura del pescatore in apnea valutare la situazione ed in base alla
propria esperienza, adottare la tecnica più opportuna al momento,
prescindendo da teoriche regole sulle stagioni e gli orari di pesca.
LA TECNICA: nella pesca in controluce il
pescatore subacqueo volge a proprio favore le condizioni marine avverse,
sfruttando la morfologia del fondale e della costa, e cogliendo le
proprie prede di sorpresa proprio come si comporta un predatore marino.
Abbiamo visto che il tratto di costa deve presentare l'alternarsi di
punte rocciose che inevitabilmente presenteranno un lato battuto dalle
onde ed un lato ridossato. La tecnica consiste, in buona sostanza,
nell'avvicinarsi alla punta rocciosa dal lato riparato dal moto ondoso,
mantenendosi a pochissima distanza dalla costa, immergersi qualche metro
prima dello sperone roccioso fino a quasi raggiungere il fondo, per poi
doppiare la punta e risalire lentamente e silenziosamente dal fondo
lungo il lato esposto ai marosi, con l'intento di sparare dal basso
verso l'alto le prede che transitano o stazionano nei pressi della
superficie, oppure che nuotano in mezzo alla schiuma. Questa risalita dal fondo in cui si
vedono le sagome dei pesci in controluce dà appunto il nome alla tecnica
in esame.
Nonostante il fragore prodotto dalle onde, è assolutamente necessario
evitare ogni minimo rumore per avere ragione delle prede più smaliziate.
Quindi la pinneggiata, la capovolta, l'immersione e la risalita dovranno
essere silenziosissime, prestando particolare attenzione a non urtare le
pinne, il fucile o la zavorra sulle rocce. E' quindi necessario avere
una buona acquaticità ed una buon grado di allenamento che consentano di
destreggiarsi tra i marosi e la risacca, rimanendo nelle vicinanze delle
rocce, senza far rumore e soprattutto senza farsi male!
La battuta proseguirà in questo modo ripetendo la tecnica in prossimità
delle punte successive. Ovviamente, sebbene le prede tendono a
stazionare lungo i versanti battuti dalle onde, non è detto che dietro
ad ogni punta ci siano delle prede. Ciò potrebbe indurci dopo alcuni
tentativi andati a vuoto, ad allentare la concentrazione, soprattutto se
fa freddo e la stanchezza si fa sentire. Ciò non deve accadere, perché
si deve sempre ricordare che dietro la prossima punta rocciosa potremmo
trovare una gradita sorpresa. Quindi, rimanere concentrati ed attenti è
una condizione indispensabile per mettere in carniere belle prede.
Ricordiamo che l'effetto sorpresa è fondamentale in questa tecnica in
quanto i pinnuti si trovano spesso disorientati, seppur per brevissimo
tempo, quando di accorgono del pesca sub che, risalendo dal basso, gli
taglia la via prediletta di fuga impedendo al pesce di fuggire verso il
basso. E' in quella frazione di secondo che si ha la possibilità di
centrare la preda, e se non si è abbastanza concentrati si rischia di
vedersi sfuggire dalle mani un'occasione d'oro. Pensate ad una bella
orata intenta a mangiare mitili o ad una corposa spigola in caccia nella
schiuma....
Una variante di questa tecnica consiste, fiato permettendo, nel fare un aspetto una volta giunti sul fondo al fine di stimolare la
curiosità di qualche pinnuto che potrebbe venire a tiro. Tale sosta in
prossimità fondo consente anche studiare meglio la situazione in
superficie per pianificare meglio la risalita in funzione delle
eventuali prede avvistate dal fondo.
Per i più allenati e dotati fisicamente è anche possibile raggiungere il
fondo, esplorare qualche tana e poi tentare la pesca in controluce in
fase di risalita. Insomma, alternare e mixare tali tecniche è sempre
possibile.
ATTREZZATURE: premesso che la muta da
utilizzare sarà di spessore adeguato alla temperatura dell'acqua, giova
soffermarsi in particolar modo sulla zavorra, sui fucili e sulle pinne
da utilizzare. La zavorra sarà abbondante, in modo da agevolare la
capovolta, ma non eccessiva in quanto sarà richiesto un notevole
dispendio di energie ed avere troppa zavorra ci farebbe stancare troppo.
Le pinne dovranno consentirci una buona spinta per contrastare il moto
ondoso, ma non dovranno essere troppo rigide poiché dovremo pinneggiare
per un lungo tratto di costa magari in presenza di corrente contraria ed
intensa. Per quanto riguarda il fucile, siccome si deve essere pronti ad
un tiro rapido e di istinto, magari in posizioni inusuali e di
"imbracciata", sarà opportuno utilizzare armi di media lunghezza,
maneggevoli e al contempo in grado di sparare l'asta, che non deve
essere troppo pesante, dal basso verso l'alto con buona forza. Quindi la
scelta ricadrà su oleopneumatici da almeno 75 cm di lunghezza con elevata
pressione di precarica ed arbalete con fusto da 90 cm di lunghezza
ed elastici da almeno
17,5 mm di diametro. Per il resto, l'attrezzatura sarà essenziale: la
boa o la plancetta di segnalazione non dovranno essere appesantite da
attrezzature non necessarie come torcia, raffio oppure più di un fucile
di riserva. Inoltre, sarà opportuno svincolarsi dalla boa ancorandola
entro 50 metri dal punto in cui effettueremo l'immersione mediante un
piombo mobile da lasciare sul fondo. La maschera, date le quote
operative non elevate, potrà avere un diametro interno medio e quindi si
potrà utilizzare una maschera con ampia visuale che ci agevolerà
nell'individuare le nostre prede. La scelta se utilizzare la
fiocina o meno, sarà strettamente personale e basata sulle preferenze
personali tenendo conto che spesso non si ha il tempo di mirare o di
scegliere il bersaglio, soprattutto se porteremo a tiro i pesci nei
pressi della superficie ove il moto ondoso sarà considerevole.
L' AGGUATO IN CONTRO LUCE: è una variante
della pesca in contro luce, frutto del connubio tra l'agguato vero e
proprio e la pesca in controluce. Viene, praticata in acqua bassa (max
4-5 metri) anche in questo caso con mare molto mosso, ma lungo tratti
rocciosi con una pendenza del fondale poco accentuata e presenza di
sabbia o fango nell'immediato sottocosta. In questi casi, la visibilità
è scarsissima e il moto ondoso è talmente forte che anche con una
zavorra abbondante è difficile pescare in meno di 2 metri d'acqua.
Soprattutto, se il fondale è caratterizzato da canaloni rocciosi
perpendicolari alla costa e da grandi massi posti a pochi metri dalla
riva, allora si potrà utilizzare l'agguato in controluce.
Ma vediamo in cosa consiste. Ci si ventila mantenendoci ad una distanza
tale dalla scogliera che ci consenta di non essere troppo infastiditi
dalle onde durante la ventilazione e di non venire sospinti dalla
risacca nell'immediate vicinanze degli scogli affioranti. Effettuata la
capovolta ed aiutati da una zavorra generosa, schienalino e cavigliere
sono d'obbligo, effettueremo un agguato strisciando a stretto contatto
sul fondo e, magari aiutandoci con la mano libera, risaliremo verso la
riva sfruttando i canaloni e le rocce per occultarci alla vista dei
pinnuti. Durante la nostra lenta risalita cercheremo di individuare in
contro luce le silhouette dei pesci che nuotano nella schiuma per
portarli a tiro. Appena individuata una preda coglieremo l'occasione per
spararla d'istinto prima che si accorga di noi e fugga via alla velocità
della luce. In tal modo potremo catturare cefali, spigole, orate,
saraghi e pesci serra, ma non dimentichiamo che se si ha fortuna di
possono prendere anche lecce e ricciole.
CONSIDERAZIONI FINALI: Come abbiamo visto,
la pesca in controluce rientra tra le tecniche più faticose per il
pescatore in apnea, può regalare grosse soddisfazioni e non può
mancare nel bagaglio tecnico dei pescasub più esperti proprio perché
consente di fare carniere anche nei posti i cui i pesci sono
particolarmente diffidenti e smaliziati.
Daniele
Pancosta
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