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-CRISI, MODERNITA’ E INFORMATION TECHNOLOGY-

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- CONCEPT 1 - CAAD 2006 -


La Comunicazione,

quest’ultima ha modificato il modo di conoscere e di avere informazioni attraverso nuovi strumenti come internet.
Si sente la necessita' di comunicare senza ostacoli e senza frontiere di nessun tipo?

Legando quindi la capacita' che internet ha di raggiungere qualsiasi luogo e persona all’insegnamento on-line (e-learling) l’idea e' quella di creare dei centri educazionali, laddove si possano recare tutte le persone interessate ad usufruire di un servizio innovativo relazionato alla divulgazione della cultura gratuita e soprattutto accessibile ovunque e a chiunque.
Quest’edificio-scuola dovra' avere una forma morbida e avvolgente inserita in spazi rigidi e ripetitivi, ricco all’interno di aule informatiche per poter seguire le lezioni e con spazi comuni dove gli alunni di qualsiasi eta' possano scambiare opinioni e relazionare. Si potranno avere insegnamenti di varie discipline senza la necessita' di doversi muovere o di dover avere il professore fisicamente presente, avendo ugualmente la possibilita' di interagire con lui.

Si abolira' dunque quella che e' una cultura elitaria e non per tutti?

"Quando le macchine sono accese e le tue dita sono sulla tastiera, tu sei connesso con uno spazio che è al di là dello schermo. E questo spazio esiste solo quando le macchine funzionano. E' un nuovo mondo cui puoi entrare [...] Non riguarda le cose, riguarda le connessioni."

Robert Adrian X, 1997

 

- CONCEPT 2 - CAAD 2006 -

Il vuoto lasciato dall'edilizia consolidata nella zona di Tor Pignattara, Roma, viene in questo contesto, considerato un vuoto attivo, un intervallo e non una semplice assenza, è destinato a generare nuove relazioni tra il tessuto e l'ogetto, volto a sua volta a creare relazioni con il fruitore.Il progetto prevede un piccolo elemento introdotto negli interstizi della massa consolidata, come una grappetta tra gli edifici.Gli elementi in oggetto sono pensati per funzioni mutabili nell'arco della giornata, per servizi di svago per ogni fascia di età.

 

- CONCEPT 2 - RIFLESSIONI -

DOPO LA LETTURA DELL'ARTICOLO: "TEMPO PRIMA DIMENSIONE DELLO SPAZIO" di Antonino Saggio >>

….”LO SPAZIO E’ UN INTERVELLO PERCORRIBILE”…

Riferendomi al mio concept, che individua il suo punto di crisi in una variante dello spazio che è quella del VUOTO: un “intervello percorribile”, attivo e lasso di interruzione, ma anche di tempo; vorrei proporre un salto, un cambiamento più che altro mentale. Qui i piccoli segni, tracciati nei vuoti a simboleggiare metaforicamente delle “graffette”, colmano gli interstizi lasciati dalla massa consolidata. Essi sono capaci di innescare un meccanismo destinato a ristrutturare la realtà conflittuale di certi tessuti.

[2] LO SPAZIO E’ UN INTERVALLO PERCORRIBILE; essendo il mio vuoto una parte di tale spazio è dunque anch’esso un intervallo; un intervallo fisico lasciato tra edifici e perché dunque non lasciare emergere ancor più la sua caratteristica di percorribilità?

Questo interrogativo scaturitomi dalla lettura del testo, mi induce inevitabilmente a riconsiderare il mio progetto, notando alcune sue incongruenze; come ad esempio alcuni spazi che ora vedo chiusi,  vorrei arricchirli di movimento rendendoli più percorribili dagli spazi circostanti, dall’aria, dalla luce e da ogni essere vivente.

 

- CONCEPT 2 - COMMENTI RICEVUTI -

- DA STEFANIA GORI:

Nonostante tutti i lavori presentati dimostrino lo sforzo progettuale compiuto dai loro autori, ho trovato un filo logico che lega il mio "concept" ai metaprogetti di A. Lelli e V. Pennacchi. L'aver individuato la crisi in alcune aree esterne al centro storico ed il cercare di risolverla con un'architettura imperniata sull'Information Technology dimostra non solo sensibilità per i problemi delle fasce più deboli della popolazione ma anche l'attenzione alle potenzialità che i nuovi strumenti informatici possono fornire per la riqualificazione di aree degradate con inserimenti puntuali, in between, come spesso propone Eisenman. I tempi ed i suoi strumenti cambiano, ma al centro dell'attenzione deve rimanere l'uomo in quanto risorsa. Le persone possono essere istruite, educate al "nuovo" ed un buon architetto deve unire conoscenze tecniche e sensibilità sociale. Come un attore ogni volta interpreta un nuovo personaggio, così l'architetto uscendo dalla sua forma mentis deve comprendere le caratteristiche del sito e le esigenze dei suoi potenziali fruitori anche con una progettazione partecipata come sostiene G. De Carlo; e questo concetto è rintracciabile nei lavori dei colleghi citati. Come loro ritengo che le situazioni di degrado urbano possono essere risolte da spazi costituiti da una mixitè di funzioni collegate dall'Information Technology, fruibili nell'arco delle ventiquattro ore, espressione di una nuova estetica che riesca a soggettivizzare, anche con figure metaforiche, le aree marginali superando la standardizzazione razionalista e le forme abusive. Inoltre architetture o allestimenti interattivi, che comunicano/informano ed incarnano il nuovo paesaggio mentale, potrebbero stimolare sia la crescita culturale sia quella economica.

 

- DA GIUSTINO DI CUNZOLO:

Il tema degli interstizi urbani presenti in ambiti fortemente consolidati è una situazione che si ripropone con una certa frequenza all’interno delle nostre città. La volontà del progettista di rovesciare la condizione di interruzione in intervallo attivo mi sembra una scelta motivata. La funzionalità dell’oggetto è pensata in continua mutazione in base alle esigenze espresse temporalmente dalla società che ne usufruisce.
Ma proprio perché la volontà è quella di creare un intervallo, e non di riempire un vuoto con un pieno, mi sembra giusto ripensare questi spazi attuando regole diverse dagli edifici adiacenti. Ovvero attraverso un’oculata analisi topologica, strutturare un vero e proprio progetto del vuoto, dove non è detto che siano contemplati i limiti spaziali tradizionali: ovviamente mi riferisco a pareti e solai in continuità tridimensionale a formare una sorta di scatola. Lo spunto concettuale al quale mi riferisco è rendere questi luoghi ambiti di mediazione tra il costruito e lo spazio pubblico.
Da un’attenta analisi di ogni vuoto, poiché essi non saranno mai uguali per dimensioni, caratteristiche e relazioni con il contesto, partorire vari diagrammi che diverranno progetti unici, ma affini tra loro, di identificazione e denuncia dei luoghi urbani dimenticati o sottovalutati. Lo sforzo da attuare, a mio parere, è dunque quello di uscire da un processo di serializzazione, quindi industriale, che porterebbe il vuoto ad alienarsi dalla dimensione metropolitana, ed operare un processo di diversificazione e di integrazione con il contesto di ogni singola situazione.

 

- CONCEPT 2 - NUOVE RIFLESSIONI -

Dopo un'attenta lettura dei commenti ricevuti e grazie alle mie stesse riflessioni sono giunta a delle considerazioni importanti, ancora permeate intorno al concetto del vuoto come spazio vitale e attivo, ma il mezzo, lo strumento per ottenere ciò và indubbiamente rivisitato.

Seguendo dunque i consigli ricevuti dagli assistenti e da miei stessi compagni convengo con loro che il catalizzatore di questo tipo di intervento non deve essere la costruzione di un ennesimo elemento chiuso bensì un elemento aperto come già detto precedentemente all'aria, alla luce, alla percorribilità spontanea e libera degli esseri umani.

Vorrei dunque riproporre una serie di immagini, poste già nelle tavole della consegna, che meglio di qualunque altra parola sintetizzano quello che si vorrebbe ottenere.

 

 

- CONCEPT 3 - CAAD 2006 - ARROWS -

ARROWS individua una situazione di crisi nel fiume Tevere.
Nella città contemporanea il fiume ha perso la funzione di luogo di scambio legata al commercio e alla comunicazione; nascosto alla vista, il fiume non ha più un rapporto con la città , se ne è persa la percezione poichè è visibile solamente dai suoi ponti durante l’attraversamento. L’esperienza visiva diventa, in questo modo, inaspettata e prepotente, intensa: la geometria dei muraglioni si staglia definita ma ormai quasi offuscata dalla vegetazione selvaggia e spontanea che caratterizza gli argini tra Ponte Sublicio e Ponte Testaccio.

Elemento geometrico caratterizzante dello spazio fisico è rappresentato dalla contrapposizione tra verticalitá e orizzontalitá.
i muraglioni si presentano come una frontiera fisica e visiva tra la cittá e il fiume. Un alveo che taglia in due.

Roma e' una citta' sviluppatasi intorno al fiume, per essa  l'acqua e' un elemento importante e teatrale del paesaggio pubblico.  Questo elemento, che ha generato la nascita della città, è anche stato il fattore di separazione da essa in quanto la sua natura incontrollabile e imprevedibile ha spinto l’uomo ad agire sul paesaggio in maniera incisiva per proteggersi dalle piene distruttive.
Si tratta di far sì che la città si riaffacci sul fiume , che riscopra in esso la sua identità storica e che proietti nel continuo mutare e scorrere del fiume le trasformazioni della città contemporanea.
Rilanciare l’appropriazione pubblica del Tevere è uno dei nostri obiettivi principali.
Per far sì che questo sia possibile abbiamo pensato di servirci del fiume come base per i nostri interventi, come se questi ultimi fossero dei layer, delle sovrapposizioni, delle applicazioni fluide e tecnologiche al sitema Tevere. Lo spazio , il volume o per meglio dire il solido d' aria che si appoggia sul Tevere ha una sua identità che crea la base dei nostri interventi. I nostri “layer” oltre a possedere in sé la caratteristica fondamentale della sovrapposizione, priva quindi della negazione dell' esistente, hanno  anche la forza del movimento, del mutare, dell’adattarsi e del nascondersi/spegnersi se necessario.

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