I LUOGHI DEL SACRO

CHIESE SANSECONDINE DA RISCOPRIRE

STORIA DI SAN SECONDO MARTIRE

 

Clicca sui nomi per avere più informazioni

- Chiesa dell' Annunciazione di Maria Vergine

- Pieve di San Genesio

- Oratorio del Santo Nome di Maria (detto del Serraglio)

- Oratorio del Riscatto (detto di San Luigi)

 

Inoltre si segnalano:

Ex oratorio di San Domenico

L'oratorio, ad aula rettangolare con presbiterio absidato e due cappelle laterali, è costruito tra il 1638 ed il 1647 per volere della Confraternita del Santo Rosario. Ridotto ad uso profano nel 1932, è ora traformato in civile abitazione. Dell'edificio seicentesco si conservano solo le murature perimetrali e le facciate ovest e sud.

Ex oratorio del Santo Sacramento

La Confraternita del Santo Sacramento promuove la costruzione di un oratorio per la recita dell'Ufficio e per le assemblee della compagnia nei primi anni del XVII secolo, comunque entro il 1606. Nel XVIII secolo si costruisce la nicchia absidale e si rinnova l'apparato decorativo interno con lesene doriche e cornicione. Nel 1916 l'edificio è ridotto a magazzino.

Ospedale della Misericordia

L'ospedale è eretto a partire dal 1634 su progetto di Pietro Maj, per volontà della Comunità di San Secondo come ex voto per lo scampato pericolo della grande peste del 1630. Il cantiere è concluso nel 1704 con la costruzione della facciata porticata, su progetto del capomastro Giambattista Arieti con l'assistenza dello scultore Orlando Orlandi, concepita come fondale prospettico della piazza del Mercato

 

Storia di San Secondo Martire

Il martirio di San Secondo avvenne nell’antica Vittimulo (oggi frazione S. Secondo di Salussola, in provincia di Biella) in un anno compreso tra il 286 e il 306. Patrono di Ventimiglia (nella Cattedrale è venerato il suo capo), è compatrono anche di Torino. Qui, in un altare del Duomo, sono conservate le altre sue reliquie e, in città, gli è dedicata una parrocchia che dà il nome alla zona circostante. Le notizie più antiche che abbiamo su questo martire sono contenute in documenti medievali del IX secolo.
Luogotenente della Legione Tebea, Secondo era nativo della provincia di Tebe, nell’Alto Egitto. Gli Imperatori romani Diocleziano e Massimiano avevano inviato questo esercito in Svizzera, agli ordini di Maurizio, per sedare la rivolta dei Bagaudi. L’intera Legione trovò la morte ad Agauno (odierna St. Maurice, nel Vallese), in quanto i suoi membri, tutti cristiani, non rinnegarono il proprio credo partecipando al consueto sacrificio pagano che si teneva prima di una battaglia. Secondo fu martirizzato prima che la Legione varcasse le Alpi. La sua “Passio” narra che, dopo essersi professato cristiano, gli fu dato un termine per abiurare che scadeva con l’arrivo a Vittimulo, stazione di sosta nella marcia verso le Gallie. Al suo diniego venne decapitato: il sangue di un martire bagnava la terra biellese. Secondo fu d’esempio a tutti i compagni.
La piccola comunità cristiana del paese lo seppellì e la tomba divenne luogo segreto di preghiera, pubblico dopo l’editto di Costantino. Se ovviamente non esistono documenti coevi ai fatti, certo è che il suo culto a Vittimulo fu immediato. La più antica pieve del basso biellese fu eretta in suo onore, sul luogo del martirio, da S. Eusebio (vescovo dal 345 al 371). Se ne conserva una lapide del V – VI secolo, oggi al Museo Civico di Biella. La venerazione era talmente radicata che, nei secoli successivi, il luogo era denominato semplicemente “plebes S. Secundi”.
Le reliquie di San Secondo lasciarono Vittimulo nel VIII – IX secolo, a causa della distruzione del paese. Furono portate nell’abbazia benedettina della Novalesa, tra le maggiori del Piemonte, fondata nel 726 lungo una delle vie più importanti delle Alpi. Probabilmente furono prese durante la distruzione, poi donate o vendute ai Benedettini. Nel 906, per sfuggire all’invasione dei Saraceni, i monaci ripararono a Torino portando le reliquie dei santi e preziosi codici manoscritti. Una loro proprietà era il monastero di Sant’Andrea (odierno Santuario della Consolata) e lì trovarono rifugio. Nel 990 i benedettini poterono tornare alla Novalesa: i resti di S. Secondo furono lasciati in città dove gli era stata dedicata una chiesa presso la Dora (distrutta nell’XI secolo), a eccezione del capo che fu donato al vescovo Panteio di Ventimiglia. Egli, a Susa per ripianare delle controversie, aveva riconsacrato gli altari della Novalesa.
Nel 1579, in occasione di una pestilenza, la città di Ventimiglia fece un voto a S. Secondo. Liberata dal morbo fu eletto patrono dell’intera diocesi (ufficialmente nel 1602) con festa al 26 agosto. Negli antichissimi codici di Vercelli, alcuni dei quali provenienti dalla Novalesa, era invece stabilita al 28 agosto. Anche a Torino fu eletto compatrono della città durante una pestilenza (nel 1630). La diocesi di Biella, dal 2004, ha ripristinato la memoria liturgica nel calendario diocesano.

 

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