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La Parotite Cronica

La Scialoadenite Cronica è una malattia infiammatoria a carico delle ghiandole salivari che comprendono le parotidi, le sottomandibolari e le sottolinguali.
La ghiandola parotidea è la più voluminosa delle ghiandole salivari e dalla sua porzione anteriore emerge il dotto escretore, lungo circa 5 cm, denominato dotto di Stenone.
Le affezioni che colpiscono le ghiandole salivari sono molteplici e fra queste vi sono le infezioni o scialoadeniti, acute e croniche. La ghiandola parotidea è quella più frequentemente colpita (80% dei casi).
Nelle infezioni acute o parotiti acute la ghiandola aumenta di volume, è dolente ed in alcuni casi presenta un'evoluzione ascessuale con fistolizzazione verso la superficie esterna o verso gli strati più profondi della loggia parotidea. In alcuni casi compare un arrossamento ed un aumento di spessore della cute sovrastante la ghiandola, dovuto all'edema della parete. Le forme acute possono, anche se raramente, cronicizzare con l'instaurarsi di fibrosi cicatriziale e restringimento dei dotti che a monte tendono a dilatarsi.
Le parotiti croniche rappresentano infatti la cronicizzazione di una forma acuta e si caratterizzano per l'alterazione del calibro dei dotti intraghiandolari, che dapprima presentano solo lievi ectasie, specie alle biforcazioni dei rami secondari, quindi tali ectasie diventano sacciformi, rotondeggianti ed assai diffuse ed infine possono confluire a formare veri e propri "laghi salivari".
Nel tessuto ghiandolare possono comparire anche minute calcificazioni puntiformi, con completo sovvertimento della morfologia e presenza di linfonodi ingranditi reattivi. Le forme croniche non raramente si riacutizzano, con aumento di volume della ghiandola e presenza di aree di ascessualizzazione.
Infiammazione cronica intervallata da episodi di racutizzazione è tipica della parotite ricorrente giovanile, caratterizzata anch'essa da dilatazione dei dotti delle ghiandole salivari di origine non ostruttiva ed episodi ricorrenti di rigonfiamento associato a dolore a carico della ghiandola parotide, alcune volte accompagnati da febbre e malessere generale.
La parotite ricorrente è una malattia rara senza predilezioni di razza e di sesso
Generalmente colpisce i bambini, può tuttavia persistere anche in età adulta.
Generalmente gli episodi iniziano all'età di cinque anni e scompaiono all'età di 10-15 anni. La durata degli attacchi è di 3-7 giorni ma possono anche prolungarsi a 2-3 settimane. L'entità della sintomatologia è assai variabile ed in alcuni casi compromette la regolare frequenza scolastica. Durante i singoli episodi, la ghiandola parotide s'ingrandisce, aumenta di volume, moderatamente arrossata e tesa. Il suo massaggio dalla porzione posteriore a quella anteriore determina la fuoriuscita dal dotto di Stenone di una saliva chiara associata a piccoli coaguli biancastri. L'interessamento ghiandolare è quasi sempre unilaterale, ma se bilaterale, è per lo più asimmetrico ed il bambino non si presenta particolarmente sofferente. Le colture batteriche dalla saliva permettono di isolare lo Streptococco Viridante ed altri batteri a bassa virulenza considerati normale flora orale. Questi germi possono anche essere isolati dalla saliva nei periodi d'intervallo fra un episodio acuto e l'altro.
Le indagini ecografiche e la scialografia evidenziano la presenza di tipica scialectasia associata a laghi di saliva. Anche se la sintomatologia è unilaterale, le scialectasie possono essere evidenziabili dalla scialografia anche nella ghiandola controlaterale. Le modificazioni alla scialografia persistono generalmente anche alla cessazione della sintomatologia e nel tempo possono scomparire.

Trattasi di un disturbo molto raro, la cui eziologia è ancora sconosciuta nonostante gli innumerevoli studi al riguardo. Benché le ghiandole coinvolte presentino una dilatazione a carico dei dotti distali, nella maggior parte dei casi non sono evidenti segni d'ostruzione.
Classicamente si ritiene che un'infezione ascendente a partire dalla cavità orale sia l'evento primario, mentre la dilatazione dei dotti salivari rappresenterebbe la conseguenza. Si ritiene che inizialmente vi sia un'infiammazione di lieve entità a carico dell'epitelio ghiandolare e del dotto, probabilmente determinata da un ridotto flusso salivare anche secondario a disidratazione. A ciò conseguirebbe una distorsione dei dotti distali associata a metaplasia dell'epitelio duttale con conseguente eccessiva secrezione di muco.
Queste alterazioni predisporrebbero ad un ulteriore riduzione del flusso salivare, fattore predisponente all'infiammazione ricorrente delle parotidi.
Una riduzione del flusso salivare può anche dipendere dal danno ghiandolare determinato dall'infezione primaria, ma essa stessa rappresenta comunque un fattore di rischio per infezioni ascendenti ripetute.

Le indagini microscopiche evidenziano infiltrati infiammatori caratterizzati da linfociti disposti attorno ai dotti intralobulari. E' stato anche proposto che questi infiltrati linfocitici danneggino l'epitelio dei dotti causando una fuoriuscita di secrezione salivare nel parenchima ghiandolare, con riacutizzazione e peggioramento del processo infiammatorio. Inoltre possono essere presenti dilatazioni dei dotti ghiandolari in cavità cistiche associati con i processi cronici ed infiammatori. Alcuni autori hanno anche proposto la presenza di anomalie congenite del sistema duttale predisponenti ad infezioni ascendenti, alcune volte sostenute dalla disidratazione. Attualmente si ritiene comunque che la dilatazione dei dotti salivari rappresenti sia causa che conseguenza della parotite ricorrente. Si tratterebbe quindi di una patologia multifattoriale sostenuta da anomalie congenite di porzioni dei dotti delle ghiandole salivari e infezioni ascendenti a partenza dalla cavità orale.

Per quanto concerne lo studio delle ghiandole salivari, gli esami strumentali più frequentemente utilizzati sono la scialografia e l'ecografia. La prima è utile poichè evidenzia l'anatomia del sistema di drenaggio della saliva e viene eseguita con l'introduzione di una cannula nel dotto principale della ghiandola con iniezione di una soluzione iodinata e successive radiografie. Tra le diverse metodiche strumentali impiegate per lo studio delle ghiandole salivari l'ecografia trova largo impiego nel guidare l'aspirazione ed il drenaggio di raccolte ascessuali, nonché la guida di procedure di ago-aspirazione o agobiopsia per esami cito-istologici. L'esame citologico dell'aspirato rileva un'alta percentuale di cellule infiammatorie e linfociti in presenza di dilatazione dei dotti salivari e di sialoadenite ricorrente, e nel 50% dei casi sono presenti batteri.

Si tratta di forme le cui cause come detto rimangono ancora in gran parte sconosciute e per le quali non sono ancora disponibili terapie specifiche.
Il trattamento degli episodi acuti è per lo più di tipo sintomatico con l'applicazione locale di calore e con l'eventuale utilizzo di antibiotici.
Generalmente si impiegano anche terapie di tipo analgesico. In alcuni casi si applicano sonde o si procede con la dilatazione del dotto di Stenone.
Questi approcci terapeutici permettono il drenaggio del muco e delle cellule che si formano in corso delle reazioni infiammatorie. Alcuni autori hanno anche raccomandato l'incannulamento del dotto di Stenone ed il lavaggio con mercuriocromo all'1%. I cortisonici inoltre sono in grado di ridurre il rigonfiamento ma non aiutano a prevenire le recidive. A questo scopo viene anche consigliata l'abbondante idratazione ed il trattamento profilattico con antibiotici. Non sono tuttavia disponibili studi che dimostrino l'effettiva utilità di questi approcci.
Molto più difficoltoso è il trattamento delle forme recidivanti; l'asportazione della ghiandola paratiroide rappresenta ancora l'unico rimedio che effettivamente è in grado di determinare un alleviamento permanente della sintomatologia soprattutto nei casi di parotiti ricorrenti caratterizzate da infezioni che determinano infine una fibrosi ghiandolare.
Un'alternativa terapeutica è la neurectomia del nervo timpanico che dà buoni risultati nel 70% dei casi ed il cui scopo è interrompere alcune fibre nervose che innervano la ghiandola al fine di ridurre od abolire la secrezione salivare.
Infine l'osservazione che molti pazienti (circa il 60%) guariscono spontaneamente ha indotto molti ricercatori a preferire comunque l'approccio conservativo basato su trattamenti sintomatici e di supporto ed a riservare il trattamento più aggressivo e chirurgico agli individui i cui sintomi persistono o peggiorano.
In alcuni casi le parotiti croniche sono state rinvenute in associazione con alterazioni del sistema immunitario quali stati di immunodeficienza.

Non c'è un gruppo italiano che abbia pubblicato una casistica numerosa di pazienti affetti dalla parotite cronica recidivante.







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