Durante le campagne di Cesare lungo la costa settentrionale dell'Europa, i germani attraversarono ancora una volta il Reno. Cesare accorse e li massacrò senza pietà, ricacciando i sopravvissuti di là del fiume. Poi decise di incutere in queste tribù un grande timore reverenziale con uno sfoggio di abilità tecnica. Il Reno, che aveva un corso molto rapido, era il fiume più grande che i romani avessero mai visto. La traversata poteva essere compiuta solo per mezzo di barche, e si dava per scontata l'impossibilita' di costruirvi sopra un ponte. Ciò nonostante, Cesare riuscì a farlo nel breve spazio di dieci giorni, e attraversò il fiume con tutti i suoi soldati. Stupiti, i germani fuggirono. Questa impresa però doveva avere solo una funzione dimostrativa della potenza di Roma. Infatti diciotto giorni dopo Cesare si ritirò distruggendo il ponte alle sue spalle. Ecco come lo stesso Cesare ci descrive, nel suo libro il "De Bello Gallico",  la costruzione del Ponte sul Reno.

 

Per i motivi indicati Cesare aveva deciso di passare il Reno. Ma un passaggio su navi non era a suo giudizio decoroso per lui e per il popolo romano. Perciò, anche se la costruzione di un ponte si presentava estremamente difficile a causa della larghezza, della vorticosità e della profondità del fiume, pure stimava di dover fare il tentativo o altrimenti rinunciare al passaggio dell'esercito. Il procedimento da lui adottato fu il seguente. Prendeva delle travi dello spessore di un piede e mezzo, un po' appuntite alla base e commisurate alla profondità del fiume, e le congiungeva a due a due con un intervallo di due piedi. Per mezzo di magli le fissava saldamente sul fondale, non perpendicolari ma inclinate come una capriata per assecondare la corrente. Analogamente ma in senso opposto e ugualmente separate fra loro ne piantava altre due a una distanza di quaranta piedi alla base ma in senso opposto alla pressione e all'impeto della corrente. Al di sopra delle due coppie poneva altre due travi larghe due piedi, e altrettanto distanti, assicurandole con due arpioni per ogni estremità. Separate e strette in opposta direzione queste travi, il manufatto era così solido e così concepito nel suo insieme, che quanto più violentemente si abbatteva l'acqua, tanto più strettamente si legavano le travi. L'impalcatura veniva poi collegata con l'inserimento di assi e ricoperta di uno strato di travicelli e graticci. Nondimeno a valle del fiume venivano conficcati obliquamente altri pali che come arieti, stando sotto il piano del ponte e collegati con l'intera costruzione sostenessero la violenza della corrente; altri ancora stavano sopra il ponte, poco distanziati fra loro, perché, se i barbari avessero inviato tronchi o imbarcazioni con l'intento di abbattere la costruzione, la loro protezione attutisse l'urto ed evitasse danni al ponte.
In dieci giorni da quando si era cominciato a raccogliere il legname l'opera viene portata a compimento e l'esercito transita.

(Cesare De Bello Gallico Libro IV)

Schema e Ricostruzione computerizzata della costruzione del ponte sul Reno