Il mio cammino...

Lassù... in alto... Ieri aveva nevicato, oggi era bel tempo e non potevo fare a meno di partire per i "miei" prati, lassù, in alto.
Ancora una volta mi sono rimesso in cammino, in cammino verso quel qualcosa che non so, verso quel "mondo" che non conosco.
In quelle tre ore passate a camminare sulla neve come sempre qualcosa è successo. Mi sono ritrovato a fare i conti con me stesso, con il passato che non deve e non può tornare. Ho provato a scattare nuovamente una foto che avevo fatto a gennaio ma era tutto diverso da allora, irripetibile, come sempre. E quando sono arrivato lassù, sul prato del mio primo albero mi stavano pian piano nascendo dentro delle parole, quelle parole che ho scritto non qui ma altrove.
E lassù, in alto, avevo provato il desiderio di fermarmi ad aspettare il buio. Ma l'auto era lontana, la strada piena di neve, e non potevo permettermi di perdere tempo.
Il mio cammino... Così mentre stavo scendendo, quando tutto iniziava a tingersi dell'oro del tramonto e si cominciavano ad allungare le ombre della sera, pensavo al mio cammino, a quello che sto facendo, a quello che dovrò ancora fare, alle persone con cui mi sarebbe piaciuto percorrerlo. Ancora una volta non so cosa mi aspetterà.
Sento che, pian piano, sta finalmente arrivando quel momento che sto aspettando da tanto tempo. Ormai sembra maturo il tempo per staccarsi da un sogno che è durato troppo poco, per lasciare che faccia la sua strada. Lo avevo già "salutato", almeno con l'immaginazione, sei mesi fa su pagine che ormai non ci sono più, ma che spero ci siano ancora fra i rami di un albero.
Oggi avrei voluto dirle qualcosa di diverso. Io non ho ancora dimenticato le parole (almeno quelle che per me erano più importanti) che avevo scritto in quei mesi in cui due strade forse troppo simili erano passate molto vicine fra di loro. Spero che anche per lei sia ancora la stessa cosa.
In quel momento è successo quello che stavo aspettando ormai da molti giorni: si è sciolta dentro di me la tensione e, per un attimo, l'ho sentita uscire da me attraverso quelle "gocce di pioggia" che, ogni tanto, mi accompagnano lungo la mia strada.
E, a questo punto del mio cammino, c'è una sola cosa da fare: rimettersi lo zaino sulle spalle, rimboccarsi le maniche, e ricominciare questo vagabondare solitario senza mai rinunciare ai miei sogni e, soprattutto, senza mai rinunciare ad essere me stesso.

Monte Matajur, 6 marzo 2006

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