"Palena, viaggio nella memoria" è lieta di ospitare nel proprio sito una meritevole iniziativa che si svolge sia nella versione stampata che in questa telematica, tesa a valorizzare i valori fratellanza e comunanza delle genti dell'Alta Valle Aventino fra cui Palena, segnalando via via, l'attualità, i ricordi, le iniative culturali e tutto quanto rappresenta la realtà e la storia delle genti di questa terra d'Abruzzo, con un occhio particolare alle comunità di emigranti sparsi un pò per tutto il mondo.

 

LA VOCE DELL'AVENTINO

Bollettino interparrocchiale

Periodico della fraternità tra i residenti ed emigranti
delle Comunità dell'Alta Valle dell'Aventino

 

Cime della Porrara, anticamente Palleno. Alle sue pendici, le sorgenti dell'Aventino

In questo numero speciale luglio 2001:

I nostri Alpini
Inserto (Il Capo dello Stato e la Brigata Maiella)

I nostri Alpini

In seno all'Associazione Combattenti e Reduci delle nostre Comunità gli Alpini si distinguono per lo spirito di corpo, la solidarietà e la fraternità che animano i loro rapporti.

Per il loro valore e per gli ideali che li animano,i nostri Alpini meritano segni di riconoscimento da parte delle Comunità cui appartengono.

Chiamati al proprio servizio riuniti dal reclutamento (l'uno e l'altro a base regionale), gli Alpini abruzzesi hanno caratteristiche e tradizioni affini a quelle dei Gruppi Alpini della catena dei monti alpestri dell'Alta Italia. Una delle caratteristiche, proprie degli Alpini dell'una e dell'altra origine, è il canto corale che li accomuna, mentre la loro anima si illumina di ideali di fraternità e di pace.

Gli alpini d'Italia, soldati di montagna, costituiscono un fenomeno naturale. Sono tutti eguali: quello che dice il soldato, dice pure il generale. Formano un esercito di fratelli. Portano tutti il cappello con la penna d'aquila. La loro storia è scolpita sui monti. Lì, talvolta, l'alpino si è perduto in battaglia ed è rimasto solo col freddo ,la fame, il dolore.Altre volte s'è trovato sfinito e inginocchiato in faccia alla montagna a pregare Dio, scoraggiato . Poi, col suo coraggio , ha ripreso la via cantando la canzone "dell'Alpino". L'alpino è il soldato italiano, quello più vero, che ha sempre preoccupato il nemico. Durante le missioni di pace compiute negli ultimi anni nel mondo, ha dato prova della sua straordinaria vocazione alla pace, alla giustizia ed all'umana solidarietà verso le popolazioni sofferenti. Come sempre, si è distinto per valore e dignità.

Testimonianze di tradizione, di valori e di ideali, i canti degli alpini sono espressione di una cultura viva e di attaccamento alla natura incontaminata. I cori delle "penne nere" sono conosciuti in tutto il mondo. I canti degli alpini sono caratterizzati sia dalla lentezza cadenzata, corrispondente al passo e al respiro ritmico, costante e regolare di chi cammina sui sentieri di montagna, sia dalla coralità, fortemente e attivamente aggregante e coinvolgente. I cori alpini giungono fino a sei-otto voci e sono formati da trenta-quaranta elementi. Dietro i canti degli alpini vi è una civiltà che è maturata tra le aspre rupi dei nostri monti e che da queste ha preso tutta la potenza e la bellezza. La validità e la varietà di questo patrimonio musicale si sono trasformate in opere di musicisti. Questi canti appartengono alla nostra storia. Alcuni inni degli alpini sono vere e proprie preghiere. Tra questi, il più noto e suggestivo quello intitolato : "Signore delle cime" che, semplice nelle parole, è un affidamento a Dio e alla Madonna degli Alpini morti.

Per mantenere viva la tradizione, il Comando delle truppe alpine organizza ogni anno una rassegna di cori in varie città d'Italia, tra cui Venezia, Parma, L'Aquila, Roma, Reggio Calabria. Sui fronti del secondo conflitto mondiale, nel solco della loro tradizione militare, gli Alpini combatterono con valore e onore. Il loro sacrificio in Grecia e in Russia è scritto su una pagina dolorosa della nostra storia militare. Nel periodo della Resistenza in Palena e dintorni (ottobre 1943 giugno 1944), i nostri Alpini si prodigarono in azioni generose di soccorso alle popolazioni specie quando gli sfollati erano in pericolo di essere travolti in bufere di neve.

Lo stemma ufficiale degli Alpini

In epoca recente, con riti religiosi e cerimonie militari, in ricordo e in onore dei nostri Alpini, è stato eretto un monumento in territorio di Gamberale ed è stata scoperta, in occasione di un raduno di Alpini in Casoli (30 agosto 1992), una lapide affissa sul muro dell'abitazione ove nacque un ufficiale caduto in Russia. L'inaugurazione del monumento è avvenuta solennemente il 18 agosto 1996. Vi hanno partecipato: il rappresentante del Vescovo (che, dopo la Messa al campo , ha benedetto il cippo scolpito su bianco calcare con la scritta alla base: "Ai Caduti Alpini. Gamberale), autorità militari e civili (con i Sindaci di numerosi Comuni della provincia), un reparto di formazione di Alpini in servizio e numerosi Gruppi e Sezioni di Alpini in congedo, provenienti da varie Comunità abruzzesi, tra cui quelle di L'Aquila, Montaquila, Tornareccio, Torricella Peligna, Casalanguida, Tamburano, Colledimacine, S.Salvo, Casoli, Palena con la sua banda musicale, numerosi abitanti di Gamberale e paesi vicini, con i loro emigranti,ivi in vacanza d'agosto.

La lapide affissa a Casoli ricorda, con queste parole, un ufficiale degli Alpini caduto in Russia:"Qui nacque il 2 ottobre 1917 Mario TRAVAGLINI, sottotenente dell'Artiglieria Alpina, disperso sul fronte russo nel 1943. Gruppo Alpini di Casoli, 30 agosto 1992".

Dalla "Rivista Militare" (periodico dell'Esercito), n.6-nov.I999, abbiamo stralciato testualmente quanto segue: "Sulla Rivista Militare del 1996 si leggono le Memorie di Russia del tenente degli Alpini Silvano FINCATO, intitolate: Attraverso la sacca. In esse l'autore narra il lungo tragico incubo della marcia per sottrarsi all'accerchiamento (nella sacca del fiume Don) delle nostre truppe sconvolte e decimate dalla tormenta e dagli stenti ...La lunga marcia... lungo l'interminabile pista segnata nella steppa..., seminata di poveri corpi irrigiditi, sottrae gli Alpini alla sconfitta e fa loro meritare un singolare riconoscimento dai Russi che, nel Bollettino n.630 dall'8 febbraio 1943, affermano: "Soltanto il Corpo d'Armata alpino italiano deve ritenersi imbattuto sul suolo di Russia".

Fra gli Alpini reduci dalla tragica sacca dell'Ucraina, quale appartenente al CSIR (Corpo di spedizione italiano in Russia), inverno 1943, fu il caporale degli Alpini Giulio SPERINI, nato a Palena nel 1911, il quale, poco prima di sfuggire all'accerchiamento, incontrò in quella terra glaciale un altro palenese: il capitano Giuseppe DEL BENE (poi dichiarato "disperso" in guerra su territorio della Russia sovietica). All' intera testimonianza sul commovente episodio, resa dalla stesso Sperini, è stato recentemente dedicato il numero speciale della Voce dell'Aventino gennaio 2001. (Sul Bollettino n. l - genn./ febbr. 2001, paragrato n.3: "I nostri prigionieri in Russia", è stato riferito che di essi tornò in Patria soltanto il dieci per cento).

Altre nostre Comunità dovrebbero ricordare e onorare con parole significative i loro Alpini, intitolando ad essi una delle nuove strade dell'abitato e dedicando al loro valore uno dei seguenti segni di riconoscimento: una lapide, un cippo su pietra calcare della Maiella, un monumento.

 

I nostri emigranti: Parole sulla loro storia; voci di emigranti; ponte della fraternità.

 

Parole sulla loro storia.

In poco più di un secolo, oltre venticinque milioni di Italiani hanno percorso, con alterna fortuna, le vie del mondo. Remote sono le origini, profonde le cause, molteplici le forme di un fenomeno di così eccezionale ampiezza. Tornano bene accolti ai lari paterni, stringendo tra le unghie il tesoro raschiato alla terra.

Voci di emigranti.

Tra noi la poesia è l'anello che unisce in un vincolo la speranza e la sofferenza, l'amore della Patria e l'esilio. Onore a quelli che ci hanno preceduto: liberi o schiavi, esuli o clandestini, uomini d'ogni razza e colore. Quando tu mostri le mani, fratello emigrante, tu mostri un tracciato sulla mappa di lontane terre straniere: le piazze, le strade, gli argini , i ponti son tappe d'un arduo cammino.

Ponte della fraternità.

Un ponte simbolico della fraternità tra residenti ed emigranti, senza confini e senza barriere, è un sogno che va realizzandosi tra i residenti in città del continente europeo emigranti in terre oltremare: un ponte ideale, nel quadro di un panorama storico culturale e di attualità a sfondo religioso, culturale e sociale, sulla valle dell'Aventino.

Disseminati nel mondo, i nostri emigranti amano seguire le vicende dei compaesani rimasti in terra natale. Nostalgici del paese natìo, si sentono ad esso legati da ricordi ed affetti dell'infanzia e della prima giovinezza. Gli emigranti amano anche coltivare nei Paesi di accoglienza (durante il tempo libero che concede il loro lavoro) due culture: quella antica del luogo d'origine e quella nuova che attingono dove si trovano con radici sradicate dalla terra natale. Nelle Comunità di residenti ed emigranti vivono non pochi nostri concittadini che si distinguono nel campo dell'onesto lavoro e che, al tempo stesso, impiegano il tempo libero scrivendo libri autobiografici o di interesse storico-culturale e di attualità sulla terra natale o sui luoghi che li accolsero quando vi giunsero emigranti in cerca dì lavoro. In questi anni hanno visto la luce opere culturali sia di residenti in patria, sia di nostri emigranti nel mondo.

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