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Geologia & Paleontologia del Monferrato

Per molti le antichissime origini del nostro bel Monferrato, sono cosa quasi sconosciuta, è necessario fare un grande balzo all'indietro nel tempo e pensare che tanti milioni di anni fa, prima della comparsa dell'uomo sulla Terra, il mare ricopriva la Pianura Padana e le colline non erano emerse.

Così sono trascorsi i millenni che si perdono nella notte dei tempi, prima che, con un grandioso movimento della crosta terrestre, i calcari e le marne, deposito di una rigogliosa vita marina, cominciassero ad innalzarsi.

Il corrugamento di questo terreno primitivo originario, dovuto alle forti pressioni laterali che lo hanno caratterizzato, è avvenuto, secondo i geologi, nell'era Terziaria o Cenozoica, epoca questa che comprende un periodo di evoluzione che va dai sessanta milioni di anni fa, all'inizio del Quaternario; possiamo quindi dire che la formazione delle nostre colline è recente secondo l'ordine di tempo geologico.

Le spaccature del terreno originario, provocate dalle formazioni del corrugamento e le erosioni dei rilievi causate dagli antichi corsi d'acqua, hanno messo in evidenza i terreni sottostanti, resi ben visibili dalle cave dove si può notare, a Moleto, come le marne Mioceniche appoggino su un potente banco di calcare, bianco marmoreo a litotamni dell'Eocene- Oligocene.

Questi strati mantengono una inclinazione quasi sempre costante verso Sud-Est che varia dai 15 ai 25 gradi.

Se osserviamo i paesi di San Giorgio, Ozzano, Treville, Moleto,, Vignale, Cellamonte, Rosignano e Terruggia (Torre di Veglio), notiamo che essi si appoggiano sulle arenarie Mioceniche attribuite, secondo la suddivisione degli strati all'Elveziano, mentre il fondo valle appartiene all'Aquitaniano, tipico per le sue marne grigio bluastre; Terruggia paese si trova su marne e ghiaie del Tortoniano, inoltre a San Germano è evidente un'imponente lente gessosa del Missiniano, che era caratterizzato da un ambiente lacustre-lagunare, il deposito è di calcari impuri e granulosi.

Questi terreni di età Eomiocenica contengono ricche ed abbondanti testimonianze del loro passato, avendoci conservato fossili di Coralli, di Echinodermi come l'Echinolampas ed il Clypeaster, di Ostriche (tra cui lo Spondylus), tra i Molluschi-Lamellibranchi (sono molto abbondanti i Pecten e l'Amussium), mentre tra i Gasteropidi più comuni sono i Conus, i Trochus e la Scalaria, dei Foraminiferi la Nodosaria, la Dentalina, la Globigerina e la Cristellaria.

Di vero grande interesse paleontologico sono molti avanzi di pesci, che possiamo suddividere il Elasmobranchi o Selaci a cui appartengono tutti i pesci dall'ossatura non compiuta o cartilaginea come: Carcharodon, Carcharias, Lamna, Oxyrchina, Hemipristis, Odontaspis, Galeocerdo, Notidanus, e tra i pesci completamente ossificati o Teleostomi, le specie Diodon-Serranus-Alepisaurus-Myripristis, inoltre le specie Chrysophrys e dentex, sono trituratori di conchiglie.

Di questi pesci si possono scorgere con facilità denti, vertebre e ossa, più rari sono i resti dei Cetodonti: Balenoptera e Tursiops dei quali si conservano diverse ossa periotiche (otoliti).

Viene spontaneo chiedersi come è avvenuta questa fossilizzazione e la risposta è semplice: quando un organismo muore e va a depositarsi sul fondo del mare, inizia la decomposizione delle sue parti molli che tendono a distruggerlo, ma nel frattempo altri sedimenti tendono a ricoprirlo e in base alla velocità con cui avviene questo processo di protezione, i suoi resti vengono più o meno sottratti al procedimento di distruzione.  In generale il tempo ai sedimenti per consolidare un corpo è molto lungo e di conseguenza solo le parti resistenti e dure vengono fossilizzate.

Ma come entriamo nell'Astigiano questi terreni più antichi scompaiono, causa il ricoprimento di un duplice mantello di argille e di sabbie molto ricche di fossili. La disposizione degli strati formati da queste sabbie e argille e la fauna malacologica a molluschi  littorali, confermano l'esistenza di un grande "Golfo Padano" che si estendeva sull'attuale pianura Padana fino a lambire le Alpi e gli Appennini nel periodo compreso da dieci a un milione di anni fa. Queste terre sommerse erano un lembo di mare Adriatico di oggi. Questo deposito marino, il più recente tra quelli lasciati dal periodo Pliocenico, ultimo dell'era Terziaria, si suddivide in due sottopiani: l'Inferiore o Piacenziano, dalle marne azzurre, che affiora nelle aree comprese tra Asti, Castel Alfero, Calliano, Casarzo e Moncalvo; il superiore o Astiano, dalle sabbie gialle tipiche di Asti e Moncalvo.

In questo periodo geologico è molto interessante lo studio delle condizioni climatiche, tramite l'attento esame dei molluschi fossili indicatori di clima, quali i Conus, gasteropidi, qui rinvenuti, che sono ospiti caldi e vi testimoniano l'esistenza di un antico clima quasi subtropicale.

Sono pure buoni indicatori di clima e di profondità gli Echinidi, conosciuti col nome generico di "ricci di mare" dove nel Miocene erano largamente rappresentati, mentre sono quasi scomparsi nel Pliocene, causa un cambiamento del clima. Infatti il bacino del Mediterraneo è passato da un clima di tipo equatoriale nel Paleogene (Eocene- Oligocene), ad un clima tropicale che diventa subtropicale nel Miocene superiore, mentre nel Pliocene si avevano condizioni climatiche che si possono qualificare di tipo temperato, ma più caldo dell'attuale.

Gli Echini sono animali adatti esclusivamente ad una vita in ambiente marino, e le specie qui da noi rinvenute fanno parte della classe degli Irregolari, detti anche a simmetria bilaterale per la loro formazione particolare.

Questi ricci sono ancora oggi viventi, popolano le acque poco profonde dei bassi fondali sabbiosi o fangosi, tipici dei litorali, dando preziose informazioni ai paleontologi interessati alle ricerche ecologiche.

Nella nostra cerchia di colline il Pliocene esiste ma ricoperto dai depositi alluvionali dove è stato ritrovato in parecchi punti a notevole profondità sotto il letto del Po.

Questa  zona subalpina del Piemonte che comprende le colline torinesi e astigiane, del Monferrato e delle Langhe, e località ideale e fondamentale per lo studio dei fossili terziari  neogenici (Miocene e Pliocene) che il tempo ha saputo conservarci pietrificando tutta la vita del passato in quel meraviglioso libro che è la natura.

 

   

    

 

Federico Cappello

 

 

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Ultimo aggiornamento: 17-02-10.