fiori
di pruno:
è
un'estasi
la
mia primavera
Kobayashi Issa (1763-1828)
Lo stile
Fukinagashi è comparso non molto tempo fa, si è visto per la prima volta,
infatti, nel 1938 durante l' 8° mostra Kokufu, alla quale prese parte Hirose
con un Pino pentaphylla kabudachi che assomigliava ad una ceppaia staccata
direttamente dalla montagna rocciosa. All'epoca lo hanno chiamato "kazefuki
gojoo “ vale a dire Pino pentaphilla al vento"; in seguito questo stile
stato definito Fukinagashi. Questo stile ha una forma che esalti il vento, come
dice il suo nome e, a differenza degli stili Moyogi e Chokkan rappresentano le
piante cresciute in pianura, esprime l'aspetto delle piante che vivono sulla
costa o sul precipizio di una montagna lottando contro il vento e quindi
protendendosi verso una direzione. Questo
stile può essere ad un tronco, a due, a tre, o multitronchi perciò offre molte
possibilità di forme. E’
uno stile che deriva da quello inclinato. Due sono le varianti: il vento
soffia sull'albero e il risultato dell'azione del vento dopo molti anni. Può
trattarsi di un vento passeggero che non ha modificato nel tempo tutta la
struttura della pianta, ma spostando la vegetazione crea una sensazione di
dinamicità, di movimento molto piacevole, naturale e realistica. La presenza
costante del vento invece modella tutta la struttura della pianta, influisce
sulla crescita e sulla direzione del tronco e dei rami principali, nonché della
vegetazione che sarà tanto meno densa quanto più la pianta soffre di una
condizione all'estremo delle possibilità di sopravvivenza. Il tronco sarà
molto inclinato, quasi schiacciato, contorto, piuttosto tozzo con i rami da un
solo lato allungati ma vecchi e sofferti, poca vegetazione alle estremità,
l'apice quasi appiattito, jin e shari sono molto importanti, anche l'apice può
essere trasformato in jin, con un ramo laterale che cerca di risollevarsi
spostando tutto l'asse della pianta in favore del vento. Sul lato esposto vi
possono essere rami corti con vegetazione molto appressata al tronco, con jin,
oppure rami rovesciati, che sono stati in pratica forzati a curvarsi, tanto da
invertire la direzione e tagliare la linea del tronco.
Questo bonsai appare di difficile realizzazione perché il bonsaista deve
mettere in atto tutta la perizia che possiede nel dare equilibrio ad una forma
inclinata, con una ramificazione insolita, masse dunque che infrangono tutte le
leggi di gravità.
La percezione più immediata è quella di un albero che sia sul punto di cadere abbattuto, con una condizione d’instabilità considerata insolita per un bonsai e per il suo spirito. Quindi, nella formazione della pianta è necessario usare alcuni accorgimenti che servano per controbilanciare, ossia radici robuste che facciano da contrafforte nella parte opposta all'inclinazione Bisogna considerare un fatto importantissimo: abbiamo, in questo caso, una forte tensione visiva innescata dalla linea molto inclinata dei tronco (drammaticamente instabile) e l'assetto delle radici, dei rami e della vegetazione che devono trasmettere stabilità ed ordine estetico. In questo contraddittorio visivo, la struttura deve conservare tutta la dinamicità e il contrasto di linee di forza che è la caratteristica peculiare dello stile. Il punto focale primario è sicuramente il tronco; i punti d’interesse secondario possono essere le radici di superficie ("ancora" robusta dei piede), la parte lavorata a shari, il terriccio spesso molto rialzato dalla linea d'orizzonte. In sostanza, è importante che il bonsaista concili ordine estetico e dinamicità, raggiungendo un equilibrio fra:
tensione visuale armoniosa organizzazione
scatenata dalla linea -----> <----- formale dell'impostazione
diagonale del tronco del nebari, del tronco,
dei rami, delle foglie
E’
senza dubbio la più drammatica rappresentazione della natura cui si rifà
l'arte Bonsai. Questo stile più
che in altri, denota un'intima connessione fra albero e ambiente. Per chi non
frequenti spesso o non viva in zone ventose sarà molto utile la fotografia per
fissare nella mente forme e movimenti originali. Una pianta in questo stile, è
bella quando spinge colui che la guarda a fare il gesto di trattenere il
cappello in testa, come chi senta un'improvvisa folata di vento.
Come già detto, si tratta
di uno stile che esprime fedelmente l'emozione provata vedendo le conifere che
crescono in zone montuose dove soffia il vento forte. Per impostare questo stile
sono dunque di fondamentale importanza la tecnica e la scelta del materiale.
Infatti, ognuno degli stili base può essere interpretato come ventoso educando i rami. La forma triangolare di base deve essere anche in questo caso rispettata e pertanto è necessario creare un apice; per il potenziamento dei rami, si segue l’impostazione degli altri stili-base.
Tronchi
Per
quanto riguarda il tronco, gli si deve conferire una forma inclinata, simile a
quella dello stile Shokan (inclinato). E’ importante impostarlo portandolo in
un'unica direzione, ma con un po' di sinuosità. L'inclinazione del tronco deve
essere regolata secondo la forza del vento che si vuole esprimere . La parte
apicale si deve impostare in modo che prima sembri andare controvento per poi
ritornare nella direzione della spinta del vento (disegno 1).
Soltanto
negli stili ventoso e dei letterati è consentito derogare ad una regola
fondamentale: quella di non attraversare mai
la linea del tronco con rami grossi. Una delle ragioni che consente
quest'eccezione è che entrambi questi stili
hanno pochi rami, cosi che la linea della pianta non è disturbata.
Comunque va tenuto presente che l'andamento dei
tronco non deve essere nascosto dalla vegetazione e che i rami devono
essere impalcati soltanto nella metà superiore
della pianta. In questo stile hanno pure molta importanza il ritmo e
la ripetizione ed è proprio ciò che si deve applicare per i rami: è la
ripetizione di questi, che tendono verso la
medesima direzione, a dare all'osservatore la sensazione di udire il
vento che soffia attraverso l'albero. L'uso dello spazio è d'estrema
importanza esso bilancia il fogliame e gli spazi vuoti devono far pensare
che siano stati creati proprio dal vento. La
vegetazione sui rami deve essere limitata e attente potature devono
mantenerne la giusta proporzione per fare altresì
risaltare le linee ondeggianti
dai rami, che sono poi la caratteristica essenziale dello stile. . Un errore nel
quale s'incorre facilmente è quello di non dare sufficiente profondità
perché si pensa di fare andare tutti i rami verso una direzione
dimenticando di sistemarne alcuni sul retro dell'albero. In ogni modo questo
stile lascia molta libertà d'interpretazione. E’ assolutamente necessario
impostare i rami in modo che questi siano proiettati nella direzione della
spinta del vento; devono essere sinuosi e dotati di movimento lento, in su e in
giù, sulla sinistra e sulla destra. Deve essere tenuto il numero minimo di rami
sul lato da dove soffia il vento: per esempio si lascia solo un piccolo ramo
(bocconcino) oppure qualche jin. Se si vuole però utilizzare il ramo
rientrante, si può usare la tecnica di piegarlo nel punto più vicino possibile
al tronco tenendo un tratto di jin (creando uno jin a chiavistello). Inoltre, si
devono tenere pochissimi aghi e
disegno1
un impalco sottile (disegni 1/a, 1/b).
La parte
apicale è la più importante per questo stile: deve essere impostata in modo
che sembri che il ramo sia spazzato dal vento. Ma nella parte apicale, sia
l'apice sia i rami, o la loro punta, cercano di andare controvento per poi
essere spazzati dal vento stesso. Questa è la tecnica per esprimere la forza
vitale, importantissima per il Bonsai. Se questa parte apicale dovesse apparire
spazzata dal vento senza esprimere la forza della Natura che cerca di opporsi
andando contro vento, la pianta sembrerebbe morta. L'apice non potrà comunque
essere eretto, ma più o meno inclinato, se non addirittura appiattito.
Poiché globalmente questo stile deve far percepire la forza del vento,
è ideale che i tronchi siano sottili, di conseguenza i rami devono essere pochi
e l'impalco esile (disegno 1). Nello svolgere il mochicomi, si deve fare
attenzione a mantenere la forma naturale, senza eccessive elaborazioni.
foto 4
Le radici superficiali si devono irradiare dalla base del tronco per affondare con forza sul terreno e dare la sensazione all'osservatore di resistenza e d'appiglio per sopportare i forti venti che flagellano l'albero quindi non lasciare mai spazio fra la radice ed il terreno, perché questo darebbe un'impressione d'instabilità e di precarietà. In questo stile, quindi, un forte nebari che si contrapponga allo squilibrio causato dalla forza del vento, è molto importante per dare stabilità. Per quanto riguarda la quantità del terriccio, questa deve essere minima, e di conseguenza occorrerà un vaso basso, oppure potrà essere usata una pietra piatta (foto 4). Nel fare il sottobosco non bisogna coprire tutta la superficie con muschio, ma limitarsi a piccoli tratti o, in alternativa, usare licheni. L'albero va posto in modo che lo spazio maggiore risulti dal lato della direzione dei vento; quest'accorgimento ne suggerisce il movimento e la forza, anche se può apparire, nel contesto, sbilanciato. Abbiamo descritto gli elementi utili per impostare uno stile Fukinagashi; è in ogni modo importante esprimere l'azione del vento ricordando le piante osservate in montagna e la sensazione del vento che passa tra le loro fronde.