NAPOLI BONSAI CLUB (Antonio Acampora)

    Un'essenza in               

      particolare:

    

                           

Masaoka Shiki (1867-1902)

            In Cina viene anche chiamata "albero dalle 1000 stelle" E' un piccolo albero sempreverde, a foglie piccole e fiori bianchi in giugno. 

 

                                    Serissa japonica

 

La famiglia a cui appartiene questa pianta erbacea a portamento arbustivo è quella vastissima delle Rubiaceae, che conta dalle 4.500 alle 5.000 specie. Il luogo di provenienza è l'Estremo Oriente; nel nostro Paese ha fatto il suo ingresso da poco tempo, circa una decina d'anni, e per il momento è nota solo in forma bonsai.
Morfologicamente è caratterizzata da una foglia piccola, persistente, lanceolata, la cui colorazione verde, sempre molto lucida, va dalle tonalità chiare a quelle più scure; in alcune varietà, denominate variegate, le foglie non hanno un colore uniforme: il verde è interrotto da striature bianche o gialle, che danno origine a suggestivi disegni. È caratterizzata da un'abbondante fioritura bianca (rosa nelle
varietà giapponesi), che si manifesta sporadicamente per tutta l'estate, mentre da settembre appare costantemente fiorita.
Il suo tronco, che di solito è profondamente inciso, contorto e rivestito da una corteccia squamata di colore beige o grigio chiaro, esteticamente, insieme alla fioritura rappresenta uno dei maggiori pregi di questa specie. Da citare per la sua peculiarità è l'apparato radicale, composto da lunghe radici serpeggianti, che avvinghiano la parte bassa del tronco, conferendogli un aspetto singolare ed affascinante.
 Questo tipo di pianta in Italia viene considerata da interno, poiché si pensa che essendo una specie
 proveniente da climi sub-tropicali non potrebbe resistere ai rigidi inverni tipici delle nostre regioni settentrionali. Nel nord della Cina vengono invece coltivate  all' esterno, grazie alla loro capacità di adattamento anche alle temperature più basse -5C°, -9C°. Più importante della temperatura sembrano essere due fattori: la variazione improvvisa di luce, e di temperatura. Una piantina cresciuta all'esterno al gelo, resiste ad una più grande variazione di temperatura, rispetto ad una cresciuta in serra.
La Serissa come bonsai
Proprio per le sue caratteristiche peculiari, la Sarissa è particolarmente indicata per la coltivazione a bonsai poiché, con essa, si possono ottenere esemplari molto decorativi. In Giappone e Cina questa specie è largamente diffusa anche fra i principianti che riescono a lavorarla facilmente essendo una pianta robusta e che risponde bene a tutte le tecniche bonsaistiche; si presta molto bene, inoltre, alla modellatura in qualsiasi stile e pertanto lascia ampio spazio di
scelta per la sua lavorazione.
II cinesi, la considerano una essenza da bonsai adatta a tutti gli stili e dimensioni, dove spesso è affiancata a rocce e statuine raffiguranti omini, pagode e templi, che ricreano il tipico paesaggio cinese.
Metodi di ottenimento
Si riproduce soprattutto per talea oppure si ottiene da vivaio.
Il taleaggio è piuttosto semplice e permette di ottenere buoni risultati in tempi brevi. Le talee da utilizzare sono di due tipi: quelle di legno semi-maturo della fine di agosto e quelle di germoglio, raccolte da primavera a fine estate, anche se sono da preferire le prime, poiché danno maggiori possibilità di successo.
Alla fine dell'estate, la crescita dei germogli comincia a rallentare; a tale situazione si associa l'irrigidimento degli steli provocato dall'inizio del processo di lignificazione: proprio questa è la condizione ideale di una talea, poiché rispetto al germoglio verde è più robusta ed ha un diametro maggiore. In pratica ciò che viene prelevato sono i germogli che, non potati dall'autunno precedente, hanno raggiunto una lunghezza di circa 15-20 cm. Da questi germogli si elimina con un rasoio la parte apicale troppo tenera e quella finale eccessivamente dura. Alla porzione di germoglio che rimane vengono tolte le ultime due coppie di foglie, interrandolo poi obliquamente per 2-3 cm.
Il terriccio ideale è costituito da 80% di akadama e 20% di pozzolana, mentre sul fondo è bene stendere uno strato drenante di 2-3 cm per evitare ristagni d'acqua. Se il contenitore sarà posto al riparo dal sole, nell'arco di 2-3 settimane le talee radicheranno. Durante questo periodo si deve provvedere a frequenti nebulizzazioni, in modo da mantenere costantemente umido l'ambiente.
Insieme all'emissione di nuove radici, si avrà anche la formazione di rametti alla base delle foglioline. Poiché queste nuove pianticelle dovranno attraversare l'inverno, nei momenti di freddo intenso sarà bene ripararle in casa o, se si tratta di varietà da esterno, in serra fredda. .
Se le operazioni sono state effettuate con attenzione, già dalla tarda primavera si potrà cominciare l'educazione a bon
sai. Per quanto riguarda le piante da vivaio, ormai anche in Italia è possibile trovare nei centri specializzati talee di Serissa già Serissa coltivata su roccia, in fioritura radicate, o anche arbusti con qualche anno di crescita e questo costituisce sicuramente un buon materiale di partenza. Per non incorrere in sgradite sorprese è bene però fare un'accurata scelta: acquistare solo piante dall'aspetto sano e vigoroso.
Esposizione
Come già visto, le specie provenienti dalla Cina cresciute in serre (Serissa japonica e Serissa di Shangai) durante i mesi invernali vanno collocate all'interno mentre quelle che sappiamo cresciute all'esterno possono essere poste all'esterno, riparando eventualmente le radici durante i mesi più rigidi. Entrambe, dalla primavera all'estate, vanno posizionate all'esterno al riparo però dai raggi diretti del sole.
Annaffiatura
Come regola generale per garantire la giusta annaffiatura, occorre tener conto delle esigenze di ogni singola pianta, comunque in linea di massima questa specie necessita di ricevere acqua in abbondanza e frequente durante le assolate giornate estive e in primavera in presenza di venti forti. Durante tutto l'anno invece si bagna quando il terreno risulta asciutto per il 60-70%.
Per le piante che in inverno vengono riparate all'interno, è necessario nebulizzare spesso la chioma e porre sotto al vaso un vassoio con della pozzolana in modo che possa assicurare una certa umidità.
Potatura
La potatura dei rami della Serissa non crea particolari problemi. Su quelli più grossi si interverrà nel momento di stasi vegetativa, possibilmente prima della ripresa (marzo-aprile), usando attrezzi ben affilati e disinfettati. Le ferite andranno protette con mastice cicatrizzante. Sempre in questo periodo si procederà allo sfoltimento delle crescite in eccesso: un'operazione indispensabile per incoraggiare lo sviluppo di nuovi getti, mantenendo contemporaneamente sani quelli già esistenti, che soffocherebbero se privati di luce ed aria. Tutti i rametti secchi presenti all'interno della folta vegetazione, vanno eliminati costantemente durante tutto l'anno.
Avvolgimento
Vista la crescita lenta di questi arbusti, anche i rametti che appaiono fini, sono in molti casi vecchi e quindi fragili, per cui bisognerà, in caso di necessità ricorrere al filo con i dovuti accorgimenti. Occorre prestare attenzione nella protezione dell'attaccatura dei rami al tronco e alla prima curvatura dei rami. I fili da preferire sono in rame o in alluminio ramato. Anche se il momento più opportuno è quello primaverile, poiché il legno in questa fase è meno fragile, non esiste alcuna restrizione per l'applicazione dell'avvolgimento anche durante tutto il resto dell'anno.
Il filo andrà rimosso prima che cominci a incidere la corteccia.
Pinzatura
Per la pinzatura occorre distinguere le specie adattate all' esterno tutto l'anno da quelle da interno.
Nel primo caso, la specie da esterno produce il fiore sull'estremità del germoglio dell'anno, pertanto la pinzatura dovrà essere operata solo dopo la fioritura, in due fasi, la prima verso giugno, successivamente alla fioritura primaverile, e la seconda tra fine settembre e metà ottobre, dopo la fioritura autunnale. In entrambi i momenti i germogli si accorceranno a due coppie di nuove foglie.
La varietà da interno, allo stesso modo di quella da esterno, presenta il fiore sull'estremità del germoglio, ma quest'ultimo si allunga per diversi centimetri prima di fiorire, causando la perdita dei germogli con crescita debole e lenta, che verranno soffocati dalla nuova vegetazione. Per evitare che accada bisogna potare la nuova crescita a una coppia di foglie, quando ne presenta sul ramo 5-6 nuove, fino alla fine di giugno. In questo modo si perderà la fioritura primaverile, poiché la pianta fiorirà una sola volta, ma si otterrà una vegetazione folta e verde.
Rinvaso
Il trapianto offre l'occasione per tagliare le radici morte o quelle cresciute eccessivamente, per sostituire il terreno ed anche per cambiare il vaso.
Gli esemplari più maturi andranno rinvasati ogni 3-4 anni, mentre più frequentemente bisognerà intervenire su quelli più giovani: ogni 1, massimo 2 anni.
Il periodo migliore è la tarda primavera, quando ormai la temperatura è assestata sui 15-20 gradi.
Per effettuare questa operazione nel modo migliore, bisogna districare le radici ed eliminare il vecchio terriccio. Dopo aver posto una strato drenante sul fondo, si adagerà la pianta all'interno del vaso, su un composto costituito da un 80% di akadama setacciata, con l'aggiunta di un 20% di pozzolana. Insieme al trapianto è necessario procedere anche ad una potatura di 1/3 dell'apparato fogliare, in modo da controbilanciare la riduzione delle radici.
Concimazione
Si concima da marzo ad ottobre, escludendo i mesi estivi più caldi e i periodi di fioritura con concimi organici.
Le specie da interno vanno comunque concimate moderatamente anche in inverno, all'incirca ogni 45 giorni.
Malattie
Non si tratta di una specie particolarmente soggetta a malattie, occasionalmente però si possono verificare attacchi di afidi, cocciniglia, aleuroidi e ragnetto rosso. In presenza di queste patologie è bene intervenire con i comuni prodotti antiparassitari.

Alcune specie adatte per bonsai:


                                                              
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