NAPOLI BONSAI CLUB (Antonio Acampora)

    Un'essenza in               

      particolare:

         OLIVO

Yoshikawa Ryota (1718-1787)

 L'olivo appartiene al genere Olea ed insieme ai generi Fraxinus, Phillirea, Ligustrum, fa parte della famiglia delle Oleaceae.  

               OLIVASTRO

                                                           

L’olivo è una delle specie vegetali caratteristiche dell'area mediterranea. Da secoli, infatti, presso i popoli mediterranei l'olivo è considerato un simbolo augurale di pace e prosperità, anche se si pensa che l'olivo sia originario delle regioni del Caucaso resta il fatto che la sua forma selvatica, l'oleastro, è perfettamente inserito nella macchia mediterranea; quella coltivata è presente nelle regioni interne del Meridione e nelle zone dei grandi laghi dell'Italia settentrionale dal livello del mare fino a circa 900 metri. Ad un’osservazione superficiale nell'ambiente naturale, l'olivo può essere confuso con le piante appartenenti al genere fillirea. Alcuni caratteri distintivi specifici però come la superficie inferiore della foglia argentea, i rami giovani cilindrici nella fillirea tolgono ogni dubbio. .L'etimologia del nome latino del genere deriva dal greco "elàia" = olivo. Le due piante presenti in Italia, l'olivo coltivato e la pianta selvatica, l'oleastro, sono due varietà della stessa specie. Più precisamente la varietà coltivata prende il nome di Olea europea L. var. europaea (= var sativa Hoffgg. 

Olea europaea L.

La forma dell'olivo che siamo abituati ad osservare è il risultato dei millenari interventi dell'uomo che ha coltivato questa pianta fin dal Neolitico. L'olivo è un albero alto anche fino al 10 metri ma più spesso, almeno nelle forme selvatiche, un arbusto con corteccia grigia e rami giovani striati. E' una pianta sempreverde molto longeva e pollonante con tronco irregolare che negli esemplari più vecchi spesso è cariato, in questi casi dal tronco centrale ormai consumato, frazionandosi si formano vari tronchi minori che solo alla base mostrano l'origine comune. I rami giovani sono angolosi (nelle forme selvatiche spinescenti) formano una chioma rada di forma ovale-allungata Le foglie sono perlopiù opposte, di forma lanceolata acuminate all'apice, coriacee ed a margine intero. I fiori sono riuniti in piccole pannocchie ascellari alle foglie e presentano una corolla imbutiforme di colore bianco. La varietà coltivata presenta i rami giovani non spinescenti e le foglie strettamente lanceolate generalmente acute di dimensioni di 1 x 4-7 cm. La varietà selvatica ha rami giovani duri e spinescenti e foglie lanceolate-ovali, talora ottuse di dimensioni minori (1-2 cm). Il portamento delle due piante è alquanto diverso: albero la prima e arbusto la seconda anche se le piante coltivate abbandonate o inselvatichite possono presentare delle caratteristiche intermedie.Non trascurabile è l'uso dei frutti soprattutto l'olio che ne deriva, che costituisce il miglior olio vegetale alimentare per le sue caratteristiche chimiche utilizzato anche come medicinale.

La lavorazione dell'olivo non presenta particolari difficoltà poiché è una pianta molto robusta e generosa ha la capacità di emettere nuovi germogli anche su tronchi molto vecchi.Sopporta bene potature drastiche che vanno effettuate all'inizio della primavera o in primavera inoltrata, stando ben  lontani dai periodi di freddo. Altro fattore da considerare, nella potatura di formazione è la convenienza di dare alla pianta una forma il più aperta possibile.Viceversa, i rami giovani sono molto plastici e se fatti lignificare in posizione, manterranno la forma molto facilmente. L'olivo predilige i climi temperato-caldi, con inverni miti e precipitazioni non troppo abbondanti. Nella coltivazione a bonsai si dovrà fare molta attenzione alla scelta della dimensione dei vaso; gelate prolungate o tardive, potranno danneggiare seriamente l'apparato radicale. Nelle zone più fredde è buona norma ricoprire il terreno con del letame per aumentare la temperatura dei suolo.Per quanto riguarda il terreno, l'olivo è una pianta notoriamente poco esigente e con larga adattabilità, l'importante è che sia ben drenato; rifugge quindi i terreni troppo umidi e pesanti. I trapianti è bene farli al momento della ripresa vegetativa, quando si manifestano (e nell'olivo sono ben evidenti) i rigonfiamenti dei germogli del ceppo e dell'apice. Questo periodo coincide con i mesi di febbraio-marzo al sud, mentre al nord è meglio posticipare aspettando aprile-maggio.

Ulivi della Puglia

          Ulivi della Puglia             

SELEZIONE DEL MATERIALE DI PARTENZA 

Il valore che tradizionalmente si dà all'aspetto vetusto di un albero d'olivo porta spesso a scegliere del materiale di partenza che abbia il tronco già di una certa età e dimensione, quindi di vivaio, coltivato a terra per anni. Si possono trovare ancora dei soggetti innestati alla base, dove presentano quasi sempre un notevole rigonfiamento, che contribuisce ad aumentare la suggestione di vecchio albero. Il materiale più recente proviene però di norma da talee radicate, quindi ha un tronco relativamente cilindrico.E’ importante considerare bene oltre alla forma, anche la dimensione delle foglie, che cambia da una varietà all'altra, poiché a causa dei ritmi di crescita, nel bonsai d'olivo non si riducono poi tanto. L’alternativa è costituita dalla raccolta di materiale selvatico: arbusti d’olivastro spesso interessanti, ma dalla struttura ispida e con una forma e disposizione delle foglie, secondo me, poco convincente. Fatti bonsai, non prendono insomma l'aria ed il fascino dell'olivo vero. Data la destinazione agricola dei soggetti coltivati impalcati alti e col fusto privo di rami, se ne può utilizzare come bonsai soltanto un tratto alla base, ma a qualsiasi altezza si decida di iniziare a costruire la loro nuova ramificazione si pone il problema di come salire con un po' di conicità dal punto in cui si accorcia il tronco, e soprattutto raccordare poi convenientemente la dimensione di queste branche (che ancora devono formarsi) con quella del tronco sottostante.Nella maggior parte dei bonsai d'olivo questo è un punto critico e risulta poco valido sotto il profilo della credibilità come dell'estetica.Il difetto è quasi sempre dovuto alla premura. Nel tentativo di far emergere presto un'immagine d’albero, non si lascia che la nuova struttura cresca sufficientemente a lungo, in quel modo rapido ed intenso che è necessario, oltre a farla ingrossare adeguatamente, anche a rimarginare l'ampia ferita lasciata in cima al mozzicone di tronco.Precoci e continue cimature (o l'aver messo il soggetto in un vaso piccolo) rendono infatti cosi lento il ritmo di sviluppo dei nuovi tessuti, che l'albero si dimentica la necessità che il callo cicatriziale chiuda rapidamente una qualsiasi ferita, le cui labbra restano sottili ed il legno esposto al loro interno cade presto vittima di processi degenerativi e marciume, E' necessario perciò che, quanto più ampia è la lesione, la sua guarigione sia favorita dall'intensa vegetazione delle parti che stanno al di sopra di essa. Solo cosi la linfa che ne discende fornisce al meristema del cambio la notevole quantità di sostanze necessarie alla sua moltiplicazione cellulare, mentre il ricordo del trauma è ancora vivo

 

Olivo presente a Nuoro

   Olivo presente a Nuoro 

  

SPECIE E VARIETA':  LORO CARATTERISTICHE

Le foglie dell'olivo tipico sono piuttosto allungate e di colore verde cenerino, perciò le varietà che posseggono tali caratteristiche sono quelle meglio indicate per ottenere un bonsai veramente convincente. L'olivo caccia facilmente nuovi germogli dal legno vecchio: quelli vicini alla sua base, fatti crescere qualche tempo e poi eliminati, oltre a contribuire a dare conicità, lasciano delle cicatrici che aumentano la rugosità della corteccia e ne suggeriscono l'apparente vecchiaia. Le varietà consigliate per la coltivazione bonsai sono: leccino, moraiolo, cipressino, frantoio, maurino.

 

Olea oleaster (olivastro)

STILI PIU’ ADATTI

La forma con cui si presenta l'olivo dove è coltivato è il frutto d’intervento umano, legata a tradizioni locali, a condizioni climatiche e alla varietà usata. Lo scopo è sempre lo stesso: rendere l'albero più produttivo e la raccolta più agevole. La forma di queste piante, anche se divenuta familiare come il paesaggio che creano, spesso non si presta ad ispirare un bonsai armonioso e d’aspetto spontaneo; è meglio allora cercare ed assumere a modello quegli esemplari isolati, piantati fuori dell'oliveto vero e proprio, sovente all'incrocio di due viottoli, ed osservare come la loro forma a fiamma renda bene l'idea di un albero nato e cresciuto libero nel sole. La grande età di certi olivi è messa in evidenza dalla particolare fisionomia del loro tronco, che spesso è scavato o addirittura simula la fusione di alberi più sottili piantati un po' lontani ma confluenti, mentre invece la maggior parte della loro base enorme è scomparsa, rosicchiata dal tempo e dalle cure dell'uomo, e ne restano soltanto  quei pochi lembi vivi ad indicare le dimensioni della sua circonferenza originale.Imitare le caratteristiche eccezionali di  questi tronchi è l'ambizione di molti bonsaisti, e gli interventi con sgorbie e frese non si contano; ma è raccomandabile che l’osservazione attenta e il buon gusto guidino tale impegno. Non conviene Infatti scegliere, come si è tentati di fare, dei ceppi di dimensioni talvolta spropositate se non si ha l'intenzione di lasciarne crescere i rami, prima di accorciarli, fino ad un diametro che ne armonizzi la struttura con la parte sottostante. Qualsiasi altra forma va bene, purché rispetti la dignità dell'olivo.

 

TRAPIANTO, RACCOLTA E SUBSTRATI

La primavera, avanti che sboccino i germogli, è la stagione ideale per i trapianti. Nel caso di un rinvaso è però possibile intervenire anche durante la stagione vegetativa, purché si rispettino alcune cautele. Attendere uno dei momenti ciclici (tra una spinta di crescita e l'altra) in cui i germogli apicali non rivelino attività, cimare o potare dove necessario e tagliare almeno a metà le foglie più vecchie. Non è ovviamente consigliabile smantellare troppo la vecchia zolla. L'olivo vive bene in un terriccio leggermente calcareo: le sue radici soffrono il ristagno e comunque un eccesso di umidità, quindi bagnare poco oppure, per non rinunciare ad uno sviluppo rapido e rigoglioso, fornirgli un ottimo drenaggio; passa infatti per una pianta che cresce molto lentamente, ma ciò accade in natura nelle zone siccitose dove abitualmente viene coltivato. In contenitore, se adeguatamente innaffiato e fertilizzato

Particolare dell'infiorescenza dell'olivo
                  Fiori dell'olivo
 
POTATURA DI FORMAZIONE

Per costruire la ramificazione dell'olivo, come d'altra parte in tutti i casi di alberi a foglie opposte, si può approfittare dei due germogli che si formano alla stessa altezza per ottenere le biforcazioni. Tagliando alla distanza desiderata il ramo giunto al diametro opportuno, si avranno (o ci sono già) due rami secondari più sottili. Ripetendo l'intervento ogni uno o due internodi su quello considerato leader si arriva ad ottenere la struttura di un nuovo ramo con una sensibile conicità e già dotato di una sua ramificazíone secondaria. Il risultato è ottimo se si riesce a guidarne lo sviluppo secondo il proprio desiderio. Per farlo, si accorcia appena (o comunque più dell'altro) il ramo che si vuol destinare a laterale. t inevitabile che la parte più lunga e ricca di vegetazione cresca maggiormente, e possa, accorciata a sua volta sempre all'altezza di un nodo, costituire il ramo portante.Scegliendo poi di lasciargli la ramificazione laterale di volta in volta a destra ed a sinistra, la struttura risulterà alterna; se l'andamento del ramo ottenuto non è sufficientemente mosso, potrà essere perfezionato in un secondo tempo, torcendo e incurvando dopo aver applicato il filo. Qualora una certa ramificazione sia già presente, si tratta di scegliere il percorso del ramo portante a partire dalla sua base, passando ad ogni biforcazione su parti di diametro minore, e correggerne infine l'andamento col filo. E’ necessario proteggere con un cicatrizzante i tagli sul rami che superano i 5 mm. di diametro. La ragione sta nel fatto che se non è decisamente vecchio, il legno dell'olivo è poco compatto e soprattutto cicatrizza male.

 

                Olea Europea
APPLICAZIONE DEL FILO

L'olivo ha un legno cocciuto. I rami appena maturi, anche se educati col filo, non imparano in breve tempo a conservare una nuova forma. Spesso si ha la delusione di vedere un ramo, cui si è tolto il filo quando ha incominciato a premere sulla corteccia, ritornare nel giro di poche ore esattamente alla sua posizione d'origine.Si può renderlo più ubbidiente accentuando la reazione dei tessuti interni col ripetere più volte sulla parte la curvatura e/o la torsione volute, prima di mettere il filo, ma senza dimenticare che questo contribuirà anche ad un aumento dei diametro localizzato in quel punto. Non resta allora che rassegnarsi: ripetere tempestivamente l'applicazione del filo quante volte basta o semplicemente attendere ed accettare che i solchi e le ali di corteccia ad esso dovuti scompaiano nel giro di qualche anno, mimetizzandoli nel frattempo con delle incisioni trasversali che ne interrompano la regolarità. Queste nuove cicatrici superficiali devono infatti mascherare l'andamento a spirale vistosamente innaturale, conseguenza dell'intervento precedente.

 

FERTILIZZAZIONE ED ALTRI TRATTAMENTI

La buona nutrizione (con azoto abbondante) di un bonsai di olivo nella fase vegetativa gli consente di crescere ed infittirsi più rapidamente di quanto non si immagini: tale fertilizzazione deve ovviamente accompagnarsi a delle corrette annaffiature.Fosforo e potassio devono invece essere dati da soli, da metà estate in avanti, al soggetti maturi e già ben costruiti che si vogliono far fiorire nella primavera seguente. Se le condizioni di salute sono buone si dimostra quando, al sopraggiungere dei freddi, il bonsai viene portato in casa. Molto spesso si aspetta troppo, ed il conseguente brusco cambiamento delle condizioni viene vissuto dall'olivo come un passaggio di stagione: il caldo dell'appartamento e la riduzione della illuminazione, che seguono il raffreddamento, inducono la pianta a perdere le foglie (che sente vecchie e ormai inutili) nel giro di pochi giorni. A questo punto il programma della natura prevede la produzione di vegetazione nuova, ma se le risorse accumulate dal soggetto durante l'estate non sono sufficienti altre foglie non se ne formano e la sua morte è il rischio più frequente. Ecco perché nella bella stagione conviene far prendere tutto il sole possibile ad un bonsai d'olivo e fertilizzarlo adeguatamente. Dove il clima richiede che la pianta venga protetta durante l'inverno, bisogna portarla in casa PRIMA che senta il freddo dell'autunno e tenerla in condizioni di calore ed illuminazione adeguate alla sua natura. Se la protezione è una semplice serra non riscaldata vengono evitati sia questo pericoloso sbalzo iniziale, che i rischi di gelate, e la pianta può attendere la successiva primavera, senza grossi guai.Nonostante un bonsai di olivo resti senza una foglia, non è però sempre detto che ci si debba rassegnare alla sua perdita. Se all'origine dell'inconveniente non c'è una malattia o una gelata, il birbone qualche volta è capace, dopo mesi di immobilità, di cacciare all'improvviso (in genere nella bella stagione) una quantità di germogli. Prima di abbandonare ogni speranza conviene perciò sottoporlo ad una energica potatura, metterlo in un cantuccio protetto, badando a NON AFFOGARLO con inutili annaffiature ed incrociare le dita.

        

Olea oleaster (Olivastro)

    

PREVENZIONE E CURA DELLE MALATTIE

Da mantenere in luogo asciutto e fresco. Il punto debole di un bonsai di olivo è, secondo me, l'apparato radicale. L'eccesso di umidità o di secco nel terriccio, fertilizzazioni concentrate e ugualmente il gelo o il salire elevato della temperatura del contenitore sono i responsabili della maggior parte dei guaì. Oltre ai malanni acuti queste situazioni facilitano l'insorgere di infezioni che si diffondono nel resto dell'albero, provocando disseccamenti e morte di rami interi e poco per volta magari di tutto l'albero. Una malattia in particolare si manifesta con un cambiamento del colore della scorza, che tira vagamente verso l'arancione; fenomeno che si estende lento ma graduale accompagnato dalla morte dei tessuti colpiti. Presumo solo che si tratti di un fungo, ma non ho una cura efficace da consigliare. I parassiti animali sono i soliti, non sempre facili da eliminare per la natura sempreverde dell'olivo, che tollera poco l'applicazione di medicamenti concentrati.                                                                       

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