DIGIUNO: FISIOLOGIA DEL DIGIUNO
DA:
IL DIGIUNO TERAPEUTICO DI SEBASTIANO
MAGNANO
TESTO
DEL CORSO DI FORMAZIONE PER DIGIUNOTERAPEUTI
DIGIUNO DI GRUPPO, DIGIUNO ATTENUATO
PREMESSA A
FISIOLOGIA DEL DIGIUNO
I fisiologi che si sono interessati del digiuno sono stati colpiti dalla capacità dell'organismo di conservarsi in condizioni fisiologiche per lunghi periodi, fatto questo che va contro i luoghi comuni diffusi anche in ambienti medici e scientifici, ma di fatto infondati.
Nel libro "Fisiologia del digiuno", pubblicato nel 1889 dal prof. Luigi Luciani, a quei tempi professore di fisiologia all'università di Firenze, vi sono a riguardo interessanti annotazioni.
Si tratta di uno studio, per quei tempi approfondito e analitico, condotto sul digiuno volontario di Giovanni Succi, durato 30 giorni.
L'esperimento del digiuno cominciò alla mezzanotte del 1° marzo, 12 ore circa dopo l'ultimo pasto del Succi e continuò fino alla mezzanotte del 31 marzo, ossia al finire della Quaresima e al cominciare della Pasqua.
Secondo il Luciani, durante il digiuno il corpo rimane in un completo equilibrio fisiologico finché il sistema nervoso conserva la sua integrità: integrità che viene mantenuta dall’organismo il più a lungo possibile essendo il sistema nervoso, tra gli apparati, quello che subisce le minori perdite, dal momento che non solo le riserve ma anche tutti gli altri tessuti fungono per lui da nutrimento, rilasciando il materiale necessario al suo metabolismo.
A conclusioni analoghe perviene uno degli studi più approfonditi sul digiuno, condotto presso il laboratorio di nutrizione dell'Istituto Carnegie di Washington. Un gruppo di specialisti, diretto da F.G. Benedict, studiò minuziosamente il digiuno di 31 giorni (dal 14 aprile al 5 maggio 1912) fatto all'interno dell'Istituto da M .A. Levanzin, di Malta, un convinto naturista che voleva dimostrare agli scienziati la possibilità e l'efficacia di un lungo digiuno.
Anche in questo caso appare evidente la capacità dell'organismo di conservare a lungo durante il digiuno il suo equilibrio fisiologico, fatto questo che dimostra come il digiuno non sia un fatto involutivo e abnorme ma un processo ordinato e finemente guidato dai centri che regolano le funzioni fisiologiche fondamentali.
Se supponiamo che nel corpo esista un centro in grado di coordinare le attività che mantengono la salute, potremmo definire questo centro "intelligenza somatica" in quanto opera in modo finalistico e intelligente, ma senza l'intervento della coscienza.
Da quanto osservato dai ricercatori citati possiamo affermare che tutti i processi che avvengono durante il digiuno sono guidati dalla “intelligenza somatica”. In modo particolare nel corso del digiuno l'"intelligenza somatica" è in grado di distinguere le diverse componenti dell'organismo e di far sopravvivere quelle indispensabili alla vita a spese di quelle non necessarie o addirittura superflue e dannose.
Prima vengono consumate le riserve, poi si attinge agli organi, con ordine inverso alla loro importanza nell'economia generale dell'organismo e solo alla fine (inizio dell'inanizione patologica) vengono intaccati gli organi vitali, (con conseguenze dannose ed, infine, mortali).
Prenderemo adesso in considerazione le modalità mediante le quali le principali funzioni fisiologiche si adattano alla condizione del digiuno in modo da mantenere l'omeostasi e l'equilibrio vitale.
Faremo riferimento alla condizione di digiuno assoluto, condizione che prevede solo assunzione d'acqua.
LA PERDITA DI PESO DURANTE IL DIGIUNO
E' stato calcolato che un uomo normale può perdere anche più del 40% del suo peso iniziale.( La perdita del 40 % deve però essere considerata la soglia di pericolo, e non deve mai essere superata). Questo comporta la possibilità di astenersi dal cibo per periodi molto lunghi: basti pensare che il prof. Luciani ha accertato che Succi, in trenta giorni di digiuno, aveva perso appena il 19% del suo peso
Durante i digiuni terapeutici nei primi giorni si perde in genere più peso (un kg e anche più al giorno).
Durante la prima settimana di digiuno si possono perdere fino a 6-8 kg, con una media di 5 kg. di perdita.
LE FUNZIONI FISIOLOGICHE FONDAMENTALI
DURANTE IL DIGIUNO
La temperatura del corpo in genere si mantiene normale per tutta la durata del digiuno fisiologico, pur diminuendo il metabolismo e quindi la produzione di calore.
Questo è reso possibile dal risparmio nella dispersione calorica
La
temperatura nel Succi fu esplorata regolarmente due volte al giorno, mattina e
sera, sempre all’ascella sinistra: essa ha subito durante i 30 giorni di
digiuno leggere oscillazioni che cadono strettamente nei limiti fisiologici.
Il
ritmo respiratorio si mantiene di solito invariato per tutta la durata del
digiuno. Il Luciani riscontrò che in Succi le oscillazioni della frequenza
respiratoria si mantennero quasi sempre entro i limiti di 16-24 per minuto, che
corrispondono perfettamente ai limiti normali.
Il polso tende a mantenere a riposo la frequenza entro limiti strettamente fisiologici.
E' frequente invece una tachicardia sotto sforzo accentuata rispetto alla norma.
Anche Luciani riscontra questo fenomeno in Succi: ’’Al 12° giorno di digiuno volli ricercare se il cuore del Succi fosse più irritabile che i cuori di quattro giovani robusti in condizione di regolare regime alimentare. Contai le pulsazioni di ciascuno, e poi li feci correre attorno a un ampio salone per 4 minuti continui, dopo i quali io ricontai nel Succi e i quattro giovani ricontarono in loro medesimi il numero delle pulsazioni in un minuto. Ottenni il seguente risultato: nel Succi il numero delle pulsazioni si accrebbe di 63 al minuto, nei giovani in media di 31. Questa maggiore irritabilità del cuore nel digiuno fu anche notata dal Senator nel Cetti.’’
Alla tachicardia può associarsi una tendenza alla aritmia, per la presenza di extrasistoli sporadiche.
Il tubo gastroenterico durante il digiuno modifica profondamente la sua fisiologia.
Abitualmente le sue funzioni fondamentali sono due: digestione e assimilazione degli alimenti da una parte, eliminazione dall'altra.
Durante il digiuno si azzerano i processi digestivi e assimilativi, mentre si mantengono e in alcuni casi aumentano i processi di eliminazione.
Questo
non vuole affatto dire che la defecazione diventa più abbondante, perché essa
anzi si riduce, come vedremo; tuttavia possiamo senz'altro dire che il tubo
gastroenterico durante il digiuno si trasforma in apparato di eliminazione.
La quantità di feci che si formano durante il digiuno è inferiore rispetto a quanto avviene durante il normale regime alimentare e di conseguenza le evacuazioni sono scarse: non è raro il caso di soggetti che non defecano spontaneamente nemmeno una volta nel corso di digiuni anche lunghi.
Quanto detto non è in contraddizione con l'affermazione che il tubo gastroenterico si trasforma in organo di eliminazione.
In realtà nella cavità del tubo digerente si riversano secrezioni varie che smaltiscono così materiali di scarto (muco, cellule di sfaldamento, sangue e bile che veicolano cataboliti vari e sostanze tossiche di origine esterna; altre sostanze possono riversarsi nel lume del tubo digerente per osmosi attraverso la mucosa, fuoriuscendo dai capillari e invertendo così la normale fisiologia) ma, venendo a mancare i succhi digestivi e i residui alimentari, la massa fecale risulta fortemente diminuita.
Essendo diminuita anche la normale peristalsi intestinale, possiamo renderci conto delle scarse evacuazioni.
Il materiale di scarto riversato nel lume intestinale tende ad essere spinto verso l'ampolla rettale e qui si accumula anche per molti giorni, senza rischi di riassorbimento, essendo assai scarse le capacità di assorbimento dell'ultimo tratto dell'intestino.
Dal momento però che il riassorbimento non si può del tutto escludere, a parte altre considerazioni, è consigliabile nei lunghi digiuni l'uso opportuno di clisteri e lavaggi del colon.
Altre
modificazioni
del tubo gastroenterico
Durante un digiuno prolungato non solo diminuiscono le secrezioni digestive e i movimenti peristaltici, ma l'apparato digerente diminuisce di volume e le sue pareti si assottigliano. Queste profonde trasformazioni spiegano la necessità di una lenta e progressiva ripresa alimentare dopo il digiuno.
Il vomito, biliare o no, può presentarsi in presenza di affezioni a livello dell'apparato digerente.
In alcuni casi, per uno spasmo prolungato del piloro, non si è in grado di assorbire l'acqua che rimane anche giorni nello stomaco per poi essere vomitata. Se questo fenomeno perdura per alcuni giorni è consigliabile sospendere il digiuno.
Tutte le secrezioni ed escrezioni si riducono durante il digiuno, con esclusione di quelle che sono utilizzate dall'organismo come vie elettive di eliminazione.
Le vie di eliminazione prescelte variano da individuo a individuo a seconda delle caratteristiche costituzionali e delle patologie in atto o pregresse.
Le patologie croniche, come vedremo, tendono a riacutizzarsi e questo comporta in genere una attiva eliminazione da parte della mucosa o della pelle che tendono ad infiammarsi e ad aumentare la secrezione di muco, materiale purulento, cataboliti e sostanze tossiche di origine esterna.
Gli ascessi, se presenti, tendono ad aprirsi e ad eliminare il loro contenuto all’esterno.
Tutte le mucose del corpo, quindi, in particolare quelle dell'apparato respiratorio, urinario e genitale, possono eliminare anche grandi quantità di muco e secrezioni purulente.
La secrezione lattea, se presente, cessa e per questo motivo il digiuno è controindicato durante l'allattamento.
Il sudore può
essere abbondante e di odore sgradevole, ma di norma si riduce.
Le reazioni variano molto da individuo ad individuo. La debolezza si avverte di solito maggiormente nei primi due - tre giorni, poi la sensazione di energia aumenta e ci si può sentire anche più vigorosi di prima. Questa condizione si protrae anche per molti giorni, tuttavia quando le perdite a carico del tessuto muscolare si fanno consistenti (di solito dopo almeno 20 giorni di digiuno) si manifesta costantemente una astenia progressiva.
Alcuni avvertono la stanchezza ininterrottamente dall'inizio alla fine del digiuno, altri affermano di non essersi mai sentiti così forti, anche dopo due settimane dall'inizio di digiuno.
Non si tratta soltanto di una sensazione soggettiva: prove di laboratorio dimostrano che effettivamente la forza può mantenersi e addirittura aumentare.
La quantità di urina eliminata durante il digiuno varia entro limiti abbastanza ampi: tuttavia è generalmente scarsa e inferiore alla norma.
Naturalmente non è indipendente dalla quantità di acqua bevuta; ma fra la quantità di acqua bevuta in un giorno e l'urina emessa non vi è un rapporto stretto e costante. Può capitare infatti che proprio nel giorno in cui si è bevuta più acqua si elimini una quantità inferiore di urina. Questo fenomeno è dovuto in genere a ritenzione idrica: l'acqua trattenuta nei tessuti sarà in genere eliminata nei giorni successivi.
La quantità di urina eliminata nelle 24 in persone che bevono circa un litro di acqua al giorno oscilla intorno ai 500-600 cc.
La quantità di urina giornaliera di un adulto in condizioni normali di alimentazione è invece di un litro, un litro e mezzo.
L'urina, ridotta come quantità, diventa più densa, carica, di odore forte, con reazione notevolmente acida a causa della presenza dei corpi chetonici.
Si ha inoltre aumento di fosfati, pigmenti biliari, urea ed acido urico. Col proseguire del digiuno, man mano che gli accumuli tossici nel sangue e nei tessuti vengono smaltiti, le caratteristiche dell'urina tendono a normalizzarsi, mentre l’acidità si stabilizza su valori acidi, ma comunque entro limiti fisiologici.
Shelton e la scuola igienista hanno individuato nell'aspetto delle urine uno dei fattori di controllo dell'andamento del digiuno: le urine si manterrebbero cariche di scorie, dense, di colore carico e maleodoranti, fino all'avvenuta disintossicazione completa dell'organismo, che si manifesterebbe con un ritorno alla normalità del loro aspetto.
Anche se è vero che l'aspetto delle urine tende a normalizzarsi durante un digiuno sufficientemente lungo, questo processo non avviene di solito né con un viraggio brusco né con un andamento regolarmente progressivo, ma attraverso fasi discontinue.
Le urine possono cioè tornare di colore e odore normali dopo un periodo variabile di digiuno e mantenersi così per qualche giorno e poi tornare ad un aspetto carico, ad essere dense e di odore forte, per normalizzarsi in seguito attraverso un andamento discontinuo piuttosto che progressivo e lineare.
Il notare quindi una normalizzazione nell'aspetto delle urine dopo qualche giorno, non sempre significa che il processo di eliminazione delle scorie in eccesso si è completato.
Analogamente non sempre l'aspetto delle urine si modifica fin dall'inizio: a volte si mantengono chiare e di odore normale per i primi giorni per poi modificarsi anche notevolmente.
Nelle persone con reni indenni non si sono riscontrati durante i digiuni terapeutici i tanto temuti segni di sofferenza renale, come ad es. la presenza di albumina.
Non è rara invece la presenza di sangue, l'eliminazione di renella e a volte di calcoli dei quali magari non si conosceva la presenza; il tutto accompagnato da manifestazioni più o meno intense: bruciori, dolori, coliche
La funzione renale è in rapporto con l’introduzione di acqua, é necessario pertanto che il digiunante introduca sufficienti quantità di acqua affinché la funzione renale si mantenga attiva e svolga il suo ruolo fondamentale nei processi di eliminazione.
Sono possibili, anche se pericolosi e sconsigliabili, brevi digiuni senza introduzioni idriche in soggetti con tessuti acquosi.
Le esperienze a riguardo sono limitate e dubbie e anche se si trovano in alcuni testi riferimenti a digiuni “secchi” di alcuni giorni con ottimi risultati depurativi, è sempre consigliabile bere dell’acqua, regolandosi sulle quantità in base allo stimolo della sete; se, come a volte succede, lo stimolo è assente o scarso, si dovrà comunque introdurre un quantitativo di circa un litro, un litro e mezzo, d’acqua a riposo; in caso di attività si possono raggiungere i due litri .
Non riteniamo invece vantaggioso introdurre grandi quantità d’acqua (tre-quattro litri al giorno) come alcuni consigliano, a meno che non sia richiesto dalla sete. Chi infatti consiglia di bere durante il digiuno, tre o addirittura quattro litri d’acqua, lo fa pensando di aumentare in questo modo la funzione renale e l’eliminazione degli accumuli tossici. In realtà questo invece di aumentare l’eliminazione può determinare ritenzione idrica.
Gli effetti mentali del digiuno si manifestano sia nella sfera puramente razionale che in quella emotiva ed istintuale. La sensibilità e l’emotività si affinano, l'attenzione, la concentrazione e la memoria possono migliorare notevolmente, così le capacità logiche e soprattutto quelle intuitive. Idee nuove affiorano, si intuisce il significato di vicende rimaste oscure, si progetta il futuro.
Quanto abbiamo descritto può, in alcuni casi, essere turbato da momenti di sconforto, di smarrimento, di ansia. Anche queste crisi, se elaborate, possono rivelarsi favorevoli.
I fenomeni positivi descritti sono stati considerati, dalla maggior parte degli autori, come l'effetto dell’ eliminazione delle tossine accumulate nel cervello, che diventa durante il digiuno a mano a mano più efficiente; gli episodi negativi invece sono stati imputati a transitorie "crisi di astinenza" ( simili a quelle dei tossicodipendenti all'inizio della disintossicazione) dovute alla dipendenza dal cibo e da sostanze tossiche ed eccitanti (caffè, tè, tabacco, zucchero, cioccolato, spezie ecc.) che devono essere sospese durante il digiuno. Per una maggiore comprensione di questi fenomeni rimandiamo al capitolo: “Psicologia del digiuno”
Attività sensoriale
Quasi costantemente migliora la vista e si scopre un nuova dimensione percettiva: colori più intensi, nuove forme, nuove relazioni tra loro; udito e tatto si affinano; l’odorato si fa straordinariamente sensibile. Con la ripresa dell'alimentazione si scopriranno nei cibi sapori nuovi o dimenticati.
Ancora più evidenti possono essere i miglioramenti in presenza di deficit sensoriali: frequenti la normalizzazione della vista, il recupero dell'udito o dell'olfatto.
Nel periodo dell'estro, quando l'istinto della riproduzione prende il sopravvento, in molti animali si ha una diminuzione dell'interesse per il cibo, come abbiamo già rilevato.
I maschi delle foche dell'Alaska, per esempio, digiunano nella stagione degli amori, durante la quale sono impegnati all’estremo negli accoppiamenti e nelle lotte con i maschi rivali, similmente si comportano altri animali, come camosci e stambecchi.
Un caso eccezionale fu scoperto da F Miescher: quando il salmone passa dal mare nel Reno, rimane digiuno nell'acqua dolce da 6 mesi a 9 mesi e mezzo. Durante questo lungo periodo nuota contro corrente, può risalire le cascate e consuma enormi quantità di energie. Ma il fatto straordinario è che in questi mesi di astensione dal cibo i testicoli e le ovaie si sviluppano enormemente a spese dei muscoli dorsali che si assottigliano.
In altri animali un fatto così singolare non è stato riscontrato ma si può di certo affermare che fame e libido, se non antagonisti, sono spesso discordi.
Nell'uomo il digiuno assoluto deprime la libido, ma la sessualità e la fisiologia dell'apparato genitale ne traggono beneficio: si sono risolti casi di impotenza o di sterilità sia maschile che femminile.
La fisiologia dell'apparato genitale femminile viene influenzata positivamente dal digiuno. E’ necessario interrompere l'eventuale assunzione di pillole anticoncezionali prima del digiuno e far rimuovere dal ginecologo la spirale, se presente, perché si corre il rischio di infiammazioni uterine.
In modo particolare si possono avere benefici
nelle dismenorree, e nelle amenorree. E' importante tener presente che il
digiuno agisce sulla regolarità del ciclo: con molta frequenza le mestruazioni
posso anticipare o a volte ritardare o magari saltare dopo un digiuno. In
generale, se il digiuno si inizia nella prima metà del ciclo, le mestruazioni
tendono con più frequenza a posticipare, mentre è più frequente l'anticipo se
il digiuno si inizia nella seconda metà del ciclo. Questa irregolarità
coinvolge soltanto un ciclo o al massimo due: poi le mestruazioni ritornano
normali e tendono anzi a regolarizzarsi se erano irregolari.
Nei digiuni periodici con finalità igienica è meglio cominciare a digiunare alla fine delle mestruazioni.
Quando sono presenti patologie dell'apparato genitale, si possono presentare perdite vaginali scure e maleodorante durante il digiuno.