DA GELA A SIRACUSA: LA FONTANA DI ARETUSA

 

Bisogna ritornare in Via Capodieci che si percorre a sinistra per sboccare su una terrazza a livello inferiore nella quale si trova la Fontana di Aretusa. Cicerone e Strabone ci hanno raccontato la sua storia. Virgilio l'ha cantata nelle sue "Egloghe". La leggenda, è vero, inizia come un racconto di fate. C'era una volta una ninfa dell'Arcadia che usava bagnarsi nelle acque dell'Alfeo. Era così' seducente che il fiume se ne innamorò e cominciò a corteggiarla. Essendo sul punto di soccombere alle avances del suo seduttore, la ninfa implorò Artemide, protettrice della verginità, di salvarla. Questa ordinò alla terra di chiudersi sotto i piedi della ninfa che, attraversando il mare, riapparve sotto l'aspetto di una sorgente d'acqua dolce nell'isola d'Ortigia. Si racconta che l'Alfeo la segui' fino in Sicilia e mescolò le sue acque alla sua dopo aver scavato un passaggio sotterraneo sotto il Mare lonio. Fenomeno inquietante: in Grecia il corso del fiume Alfeo scompare bruscamente sotto terra. Se la leggenda è seducente, la realtà lo è molto meno. La celebre fontana si presenta come una pozza da cui emergono papiri e carta sporca, occorrerà fare uno sforzo di immaginazione per ricreare Io scenario campestre di un tempo. Tuttavia questa fontana è un caso geologico poiché, ad alcuni metri dal mare, una sorgente d'acqua dolce continua ad alimentare il suo bacino da molti secoli. D'Altronde si può constatare un leggero ribollire delle acque in superficie. Dalla fontana, potete imboccare Via Castello Maniace che conduce al castello costruito verso il 1239 da Federico Il di Svevia, su uno sperone roccioso, all'estremità dell'isola. Questa fortezza si trova in una zona militare e per visitarla bisogna, prima, domandarne l'autorizzazione per mezzo dell'ufficio del turismo. Della costruzione originaria, non restano che i muri forati da finestre a crociera che danno sul mare e un bel portale gotico. Ritornate per il Lungomare Alfeo che costeggia la riva e continuate per il Foro Italico. Potete visitare, vicino alla Fontana Arethusa, l'acquario fropicale. lì foro sbocca vicino a Porta Marina (XV secolo) che costituiva uno degli ingressi nell'isolotto di Ortigia. Via Savoia vi riporta a Piazza Pancali e al ponte, ma potete completare la visita di questo quartiere passeggiando nelle stradine intorno al Duomo. Alcune sono molto pittoresche con le belle case ora occupate da modesti artigiani e da famiglie di pescatori. Non sono i dettagli architettonici che mancano se vi piace gironzolare con il "naso in su". Vi raccomandiamo anche la passeggiata sul Foro Itailco altra-monto. Questo spiazzo era già celebre ai tempi di Cicerone che rimproverava al proconsole Verre di averne fatto un luogo di dissolutezza. I tempi sono molto cambiati ma il panorama èsempre molto bello.

NEAPOLIS E ACRADLNA

In questi due quartieri a nord dell'antica Siracusa si trovano raggruppati i monumenti più interessanti del periodo greco-romano, dell'epoca paleo-cristiana e del medioevo. È intorno a questa zona archeologica che la città moderna si è sviluppata. Per recarvisi dal Foro Siracusano, risalite Corso Gelone (strada per Catania), lunga arteria a due corsie fiancheggiata da edifici moderni. A i km. circa, svoltate a sinistra in Viale Augusto che conduce alla zona archeologica (aperta dalle ore 9.00 al tramonto; chiusa il lunedì' ed i giorni festivi; ingresso a pagamento). A destra in una piazzetta, si erge la Chiesa di 5. Nicolò dei Cordad, di stile normanno dell'XI secolo. Essa ha subito molte trasformazioni ma ha conservato della sua originaria costruzione l'abside con delle finestrelle e il portale laterale. Fu costruita su un bacino, ancora visibile, che serviva ad alimentare la piscina dell'anfiteatro. La chiesa accoglie ormai l'ufficio del turismo deIl'E.P.T. L'ordine logico dovrebbe permettere di visitare l'anfiteatro romano che si trova proprio di fronte a 5. Nicolò ma bisogna ritirare il biblietto di ingresso vicino il teatro greco, in fondo ad una strada invasa da venditori di souvenirs. Vi converrà effettuare, dunque, al ritorno la visita dell'anfiteatro e dell'agorà di Gerone Il, che si vede sulla sinistra.

IL TEATRO GRECO

Questo teatro, le cui forme sono di eccezionale bellezza, èstato interamente scavato nella roccia. Risale probabilmente al V secolo a.c. e sarebbe opera, secondo la tradizione, dell'architetto Democopos. È una costruzione imponente, una delle più grandi del mondo greco: 138 m. di diametro, mentre quello di Atene non è che dii 00 m. e quello di Delfi 50 m. Questo teatro ha svolto un grande ruolo nella vita di Siracusa. Eschilo vi fece rappresentare parecchie delle sue tragedie, fra cui "I Persiani" nel 472 a.c.; Epicarmo vi creò la commedia e l'assemblea del popolo vi teneva le sedute. Purtroppo, cosf come lo vediamo, questo teatro, di greco, non ha più che il ricordo. Pochi monumenti sono stati tanto spesso rimaneggiati nel corso dei secoli. La prima costruzione doveva essere molto più modesta e di forma trapezoidale. È a Timoleone, nel 335 a.c., che la costruzione deve la sua forma circolare. Gerone Il intorno al 220 a.c. lo ingrandì' notevolmente e gli conferì' il suo aspetto definitivo. Tuttavia i romani lo modificarono per adattarlo alle necessità dei combattimenti dei gladiatori e dopo alle naumachie. lì posto dell'orchestra venne allargato e trasformato in arena. E questo teatro che potremmo vedere, se gli Spagnoli non l'avessero spogliato, soprattutto nelle parti alte, di tutti i blocchi di pietra necessari alla costruzione delle fortificazioni della città. Nel XVIII secolo, a giudicare dalle incisioni dell'epoca, non restava più di un quarto dell'emiciclo e la cascata di un mulino al centro di uno scenario campestre. La cavea con le sue 66 file di gradini, capace dii 5.000 spettatori. è divisa orizzontalmente in due parti da un diazoma e verticalmente in nove settori che portavano i nomi delle divinità o dei membri della famiglia reale. Le prime tredici file di gradini furono intaccate per allargare il palcoscenico in cui i romani scavarono due tunnels, uno per i gladiatori, l'altro per le belve. Sulla sommità del teatro, due portici, oggi scomparsi, accoglievano gli spettatori in caso di temporale. La grotta delle ninfe (cascata) serviva a render più sonora la voce degli attori. L'alta parete rocciosa a strapiombo su tutto l'insieme porta ancora le tracce delle nicchie votive dove sono state trovate statue di muse. In fondo, sulla sinistra, si apre l'ingresso delle tombe, larga trincea scavata nella roccia contenente tombe e nicchie riservate agli ex-voto. Un po' più lontano, alcuni scavi hanno permesso di riportare alla luce un piccolo teafro di cui restano ancora alcuni gradini e che potrebbe essere il primo teatro di Siracusa.

LE LATOMIE

Le latomie erano cave da cui gli antichi estraevano i materiali necessari alla costruzione dei loro monumenti. Siracusa possiede cinque latomie, le più celebri delle quali sono quelle del Paradiso formata da l'Orecchio di Dionisio, dalla Grotta dei Cordari, e quella dei Cappuccini. Queste cave avevano la particolarità di non essere sfruttate all'aperto ma in grotte. Essendo una parte della loro volta crollata durante il terremoto del 1693, le latomie si sono trasformate in giardini dove cresce una rigogliosa vegetazione. L'Orecchio di Dionisio è una grotta artificiale che si restringe verso l'alto e assume la forma di un padiglione auricolare. È lunga 65 m., alta 23 m. e la larghezza varia tra i 5 e gli il m. Il suo appellativo, dato nel XVI secolo da Caravaggio, si riferisce ad una leggenda, secondo la quale il tiranno Dionisio avrebbe sorpreso, in questa grotta, i colloqui segreti dei suoi prigionieri, a causa di fenomeni acustici molto curiosi. Alcuni pensano che questa forma sia stata data volontariamente dai Greci, che avrebbero scavato questa grotta per farne una cassa armonica per il teatro. La Grotta dei Cordari è un immenso scavo mantenuto aperto da pilastri naturali che ricordano gigantesche stalattiti. I cordari che vi lavoravano le lasciarono il loro nome e potevano, data l'umidità ambientale, intrecciare la canapa in una temperatura costante. Sulla destra, potete vedere i resti dell'altare di Gerone Il, gigantesco altare rettangolare costruito da questo tiranno nel III secolo a.c. per i sacrifici pubblici. Le sue eccezionali dimensioni (199 m. di lunghezza per 23 di larghezza) testimoniano l'importanza dei sacrifici nella vita della città in quell'epoca. I sacerdoti avevano l'abitudine, per ringraziare gli dei dopo una vittoria, di immolare loro degli animali. Cosf, dopo avere instaurato la democrazia e cacciato Trasibulo dal potere, i siracusani sacrificarono 450 buoi, sgozzandoli con la testa rovesciata affinché il loro sangue sgorgasse sull'altare. Una parte della loro carne veniva posta sul fuoco sacro, come offerta, il resto serviva al banchetto che metteva fine alla cerimonia. L'altare oggi è privo della decorazione di colonne e di statue, di bassorilievi e di ex-voto. Non resta che la parte inferiore intagliata nella roccia davanti ad un grande spiazzo da dove si assistiva ai sacrifici. Un po' più in alto, si giunge all'anfiteatro romano dopo avere attraversato un giardino, i cui viali sono fiancheggiati da sarcofaghi provenienti dalle necropoli di Siracusa e di Megara Iblea.

L'ANFITEATRO ROMANO

Come il teatro greco e l'altare di Gerone Il, l'anfiteatro romano (11101V secolo d.c.) è impressionante per le sue dimensioni. Di forma ellittica e scavato nella roccia, salvo la parte meridionale, non misurava meno dii 40 m. per 119. La cavea era divisa in settori da gradini trasversali e ripartita in tre parti. Sotto la cavea si vedono ancora i corridoi di accesso o vomitorium e la galleria destinata al passaggio delle belve. È probabile malgrado la sua ampiezza, l'anfiteatro sia stato coperto, almeno in parte, da un immenso "velarium". Il podio o loggia presidenziale è ancora visibile con l'arco, al centro della cavea. Fino all'ultimo secolo l'anfiteatro era ricoperto di terra e vegetazione. Molto ben sgomberato a partire dal 1839, costituisce, malgrado le mutilazioni, una testimonianza di grande interesse della vita pubblica dell'epoca romana. È possibile, per completare la visita della zona archeologica, effettuarne il giro in macchina per una strada panoramica. Per fare ciò, seguite Via 5. Cavallari che costeggia l'anfiteatro ad est e svoltate a destra (Viale P. Orsi), poi ancora a destra in Viale Rizzo che si estende girando attorno al teatro greco. Il belvedere domina tutta la zona archeologica. È spiacevole che questo meraviglioso scenario sia deturpato da un fondale di edifici moderni, di gasometri e dalle ciminiere delle fabbriche. Un po' più lontano, sulla destra, all'angolo del Viale Teracati, si erge un monumento chiamato Tomba di Archimede. Non si tratta per nulla della sepoltura del celebre scienziato siracusano come è stato creduto per i secoli ma di un semplice colombarium romano dell secolo. Continuate per Via E. Romagnoli che costeggia la latomia di 5. Venera e la necropoli di Grotticelli (tombe greche del V e del IV secolo a.c.,tombe romane e bizantine). Imboccate in seguito, sulla sinistra Viale Augusto e proseguite per Viale Teocrito dove vi consigliamo di lasciare la macchina. In mezzo ad uno spazio verde si erge, incompiuto, il Santuario della Madonnina delle Lacrime che accoglie una miracolosa immagine della vergine, oggetto di grande venerazione. All'epoca dei lavori di costruzione sono stati riportati alla luce delle mura romane, conservate nella navata. L'edificio deve essere completato da una cupola disegnata dagli architetti francesi M. Audrault e P. Parat. Dall'altro lato del viale, Via 5. Giovanni sbocca nei pressi della chiesa di 5. Giovanni di origine bizantina ma distrutta successivamente dalle invasioni e dai terremoti. Non resta che la facciata preceduta da un portico retto da colonne con capitelli. A destra della chiesa rivolgetevi al convento per visitare le catacombe di 5. Giovanni e la cripta di 5. Marziano (aperta dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 17.00). Dal giardino che ha invaso l'interno della chiesa di 5. Giovanni, una piccola scalinata permette di scendere nella crlpta dl S. Marzlano (I secolo) che fu una delle prime chiese della Sicilia. 5. Paolo vi avrebbe predicato all'epoca del suo viaggio verso Roma. I pilastri sono sormontati da capitelli con i simboli degli evangelisti. Si distinguono tracce di affreschi dipinti dall'epoca bizantina fino al XVII secolo. Le catacombe dl S. Giovanni, vasta necropoli sotterranea, non sono ancora interamente esplorate. Si avrà dunque interesse a seguire il percorso illuminato. Esse erano innanzi tutto un cimitero cristiano riconosciuto dalle autorità pagane. Poiché la legislazione romana garantiva l'inviolabilità delle tombe, i cristiani visi rifugiavano durante le persecuzioni. Le gallerie scavate da migliaia di tombe, sboccano su delle rotonde riservate alle sepolture dei martiri. La più interessante è quella di 5. Adelfia da dove proviene il bel sarcofago del museo archeologico. Si giunge in Viale Teocrito che si segue a sinistra, e si gira sempre a sinistra in~Via A. Von Platen. A sinistra, l'ingresso alla Villa Landolina, giardino e piccolo cimftero protestante (tomba del poeta tedesco Von Platen, morto a Siracusa nel 1835). Un po' più lontano, sulla destra, si trovano le catacombe di Vigna Cassia. Alla fine della Via Von Platen, imboccate la Via Bassa Acradina poi la Via Politiche conduce alla Chiesa dei Cappuccini. L'ingresso della latomla dei CappuccInI si trova un po' più lontano. Secondo Tucidide vi furono rinchiusi nel 414 a.c. i 7.000 prigionieri dell'esercito ateniese vinto. Essi sarebbero morti in questa fossa di pietra trasformata in giardino dove in estate si svolgono talvolta delle rappresentazioni teatrali. Dalla latomia dei Cappuccini, ritornate sui vostri passi per Via Bassa Acradina e girate a sinistra in Via Torino poi a destra in Via Bignami che conduce in Piazza 5. Lucia. La Chiesa di Santa Lucia, costruita nel XII secolo nel posto in cui, secondo la tradizione, la vergine siracusana sub il martirio, è stata da poco restaurata. Già rimaneggiata nel XVII secolo, essa ha conservato, del medioevo, il portale e le tre abisidi. Nell'interno, quadro del Caravaggio (1609) raffigurante la sepoltura di 5. Lucia. Sulla Piazza, una costruzione ottagonale dovuta all'architetto G. Vermexio doveva accogliere il corpo della santa portato dagli arabi a Costantinopoli, poi ricondotto a Venezia dove è stato conservato. Seguendo la linea della ferrovia, all'estremità della piazza, si ritorna in Corso Gelone vicino al Foro Siracusano.

I DINTORNI DI SIRACUSA

Il Castello Eurialo. Uscite da Siracusa per Viale Teracati, dopo aver attraversato la strada di Catania (n. 114), continuate per Viale Epipoli e la strada provinciale per Belvedere. A 8 km. da Siracusa, prendendo una biforcazione sulla destra, si arriva al Castello Eurialo (chiuso il lunedì'). Questa fortezza, la più grande costruzione militare del mondo greco, si estende per 15.000 m2. I suoi resti sono di grande interesse per Io studio dei problemi strategici dell'epoca. Dionigi il vecchio si propose di prolungare le fortificazioni della città fino alla spianata di Epipoli e di chiudere la città in una cerchia la cui circonferenza, secondo Strabone, raggiungeva i 32 km. I lavori durarono cinque anni e non furono mai terminati. Più di 60.000 uomini aiutati da donne e ragazzi parteciparono a questa impresa sotto gli ordini del tiranno che dirigeva egli stesso i lavori. L'insieme comprende tre fossati e cinque torri di 5 m. di altezza, sul muro ovest, dove si trovavano la catapulte. Ad Est, una muraglia limitata da due torri al bastione degli Epipoli contiene tre cisterne che assicuravano l'approvvigionamento della guarnigione con acqua potabile. Le mura esterne aveva-no uno spessore che andava da due a tre metri. Le numerose gallerie scavate nella roccia, formavano una vera città sotterranea che permetteva di spostarsi rapidamente, grazie ad una complessa rete di cunicoli la cui visita è di grande interesse. Questa fortezza divenne così' celebre che servì da modello per tutte le altre forteYze greche ed i Marsigliesi si rivolsero a ingegneri siracusani per costruire il bastione di 5. Biagio che racchiudeva lo stagno di Berre. Si racconta anche che dall'alto di questa fortezza, Archimede avrebbe incendiato la flotta romana con lenti e specchi.

LA FONTANA CIANA

Potete recarvici sia in barca dal Porto Grande, vicino al Foro Grande (4 ore circa andata e ritorno), sia dalla strada (7 km.). In questo caso, uscite dal Viale Ermocrate (in direzione di Floridia> e imboccate poi sulla sinistra Via Necropoli del Fusco (in direzione di Canicattini Bagni). Ciana, il cui nome viene dal greco e che significa azzurro, è un piccolo fiume che nasce nella valle dell'Anapo e sfocia nel porto di Siracusa. Due siepi di papiri costeggiano questo corso d'acqua pieno di fascino. Parecchi ponticelli a dorso d'asino permettono di passare da una riva all'altra durante questa passeggiata campestre che vi consigliamo di effettuare e pomeriggio inoltrato. Da Siracusa è possibile raggiungere Caltagirone ed Enna dalle strade statali 124 e 117 bis. Questo itinerario pittoresco passa per Floridia e permette di visitare la necropoli di Pantalica, Palazzolo Acreide e Caltagirone. La statale 117 bis conduce ad Enna e permette di visitare, nel percorso, Piazza Armerina.

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