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Accademia dei Lincei riminesi

Erudizione malatestiana ai Lincei

Nella «Storia dei Lincei riminesi di Iano Planco» ho citato la dissertazione n. 16, del 30 aprile 1751, lettura dell’epistola inviata da Lodovico Coltellini sul Dittico queriniano, e di sette lettere di Roberto Malatesti (1479).
Sull’argomento presento questa pagina di «addizioni».

«Erudizione malatestiana ai Lincei»

Dell’erudizione malatestiana di Bianchi abbiamo testimonianza anche nelle adunanze dei suoi Lincei riminesi.
Sull’interesse di Bianchi verso i Malatesti, cfr. queste pagine già presenti su Internet, in cui si trovano anche alcune delle notizie di seguito riportate.

Tempio Malatestiano, il segreto delle tombe. La discussa ricognizione del 1756. Uno scritto inedito di Iano Planco

1756, contestata la riapertura degli avelli nel Tempio

Erudizione malatestiana.
Comunicazione agli Studi Romagnoli


«Ritrovati» i Malatesti dei Lincei.
Sono copie di lettere del 1700 in Gambalunga


Ai Lincei il 30 aprile 1751, Planco dà lettura di sette epistole di Roberto Malatesti (1479).

Successivamente, forse il 7 maggio dello stesso anno, segue un’epistola di Leonida Malatesti del 1546.

Infine il 17 marzo 1752, Bianchi legge sei missive del governo di Firenze inviate ai Malatesti di Rimini (1378-1400), e ricopiate da Lodovico Coltellini da un codice ms. di Coluccio Salutati, esistente presso la Biblioteca Riccardiana di Firenze.

Coltellini trasmette a Bianchi queste copie il 29.1.1752: «La prego di communicarle opportunamente, alla nostra Accademia Lincea, ai soci della quale costì dimoranti, mi ricordo servidore ossequiosissimo». Alle copie, Coltellini premette una breve presentazione in cui egli dichiara di comunicarle «ai virtuosissimi Signori Accademici Lincei di Rimino, comecché appartengono all’istoria di quella illustre città».

La lettera di Coltellini e le sue trascrizioni allegate furono tolte nel corso dell’Ottocento da FGLB, ad vocem, BGR, ed inserite nel ms. ora indicato: «C. Salutati, Lettere della repubblica di Firenze ai Malatesti (1376-1400), Sc-Ms. 414», BGR. Tale fascicolo fu così definito in una delle «Schede Gambetti», BGR alla voce Coltellini, L. (e non Salutati, C., come risulta oggi negli spogli dei mss.): «Lettera autografa al Dott. Giovanni Bianchi di Rimini in data 29 Gennaio 1752 con copia di varie lettere della Repubblica Fiorentina ai Signori Malatesta di Rimini. Il Coltellini le copiò dal codice cartaceo della Libreria Riccardiana segnato M II n° 3. La prima è diretta Domino Galeotto de Malatestis. Florentiae die XI Augusti 1378. La seconda è diretta allo stesso. Florentiae die 9 Nov. 1738. La terza è diretta Karolo et Pandolfo de Malatestiis Florentiae die 10 Aprilis 1390. La quarta è diretta Ghaleoto Belfiore Florentiae die 5 Junii VII Ind. 1399. La quinta è diretta Karolo de Malatestiis Florentiae die 5 Junii 1399 VII Ind. La sesta è diretta Karolo, et Fratribus et aliis de Malatestiis. Florentiae due 7 Junii 1399. Mss. Sc. V. 48».

Dalla lettera di Coltellini a Bianchi del 29.1.1752 si ricava che anche le precedenti epistole malatestiane lette nei Lincei planchiani, di cui abbiamo detto, gli erano state inviate da Coltellini.

Di quest’ultima radunanza lincea sono rimaste due annotazioni di mano di Bianchi [Cfr. il fasc. 222, Fondo Gambetti, Miscellanea Manoscritta Riminese, «Bianchi Giovanni».]

Nella prima annotazione è spiegata l’origine delle copie fornite da Coltellini. Qui si osserva che il codice, «scritto dal celebre Coluccio Salutati», fu poi «posseduto da Pietro Crinito, o sia del Riccio, altro famoso Segretario della medesima Repubblica» fiorentina come lo stesso Salutati.

Nella seconda si legge:

«Giacché per incidenza questa sera s’è fatta onorata menzione de’ Signori Malatesta, che erano fautori delle Lettere greche e latine, e d’ogni altra cosa a scienza e ad erudizione appartenente, e massimamente tra questi Carlo Malatesta Signore di questa Città, che fu cognominato il Catone de’ suoi tempi, e Sigismondo, e Malatesta Novello suoi Nipoti, uno Signore di Rimino, e l’altro Signore di Cesena, che favorirono amendue le Lettere in un grado eccellente, come dalle scelte Librerie che fondarono, e dagli uomini illustri in Lettere, che appo ebbero è manifesto, io vi riferirò o Graziosi uditori una lettera del Sig. Dott. Lodovico Coltellini di Firenze nostro Accademico Linceo, colla quale egli ci manda un sonetto d’un tal Pandolfo Malatesta ad un tal Messer Andrea lasciando a noi la cura d’investigare chi fosse questo tal Pandolfo giacché moltissimi di questa famiglia Malatesta, e Signori, e non Signori della Città nostra con un tal nome di Pandolfo furono.»

Circa la radunanza lincea del 17 marzo 1752, va detto che essa segue di pochi giorni quella dello scandalo per il già ricordato Discorso in lode dell'arte comica, letto da Bianchi l’11 febbraio, «ultimo venerdì di carnovale», dopo l’esibizione della «venusta» cantante ed attrice Antonia Cavallucci in Celestini, contro la quale si scagliarono i benpensanti e gli ecclesiastici riminesi.
Cfr. il mio piccolo libro Iano Planco, la puttanella, il vescovo.

Inoltre, la stessa radunanza lincea del 17 marzo presentò non soltanto le epistole malatestiane, ma anche una Lettera ad un amico di Firenze intorno varie cose d’Antichità.
Su di essa, cfr. la scheda delle addizioni su Francesco Antonio Zaccaria
e la pagina già presente su Internet:«Ritrovati» i Malatesti dei Lincei. Sono copie di lettere del 1700 in Gambalunga.

Alle pagine sui Malatesti.

Antonio Montanari
22.12.2003


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