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"10 domande a..."

-Carlo Trotta-

di

Monia Di Biagio

Come a Carlo è piaciuto riportare sul suo sito personale questo passo di C. Bukowsky (tratto da “Il grande”) :

"se posso trovare un’ ora di pace al giorno

posso sopravvivere

chiedo soltanto un’ oretta, 60 minuti,

un’ora, per piacere, datemela adesso, oggi,

quest’ oggi, in questa notte che è quasi finita."

Io ve lo ripropongo, chiedendovi solo un po’ del vostro prezioso tempo per raccontarvi tutto, dall’inizio alla fine, fine da ben intendersi in continua fase evolutiva, questo grande autore che è il buon vecchio Carlo Trotta. E l’impresa vi assicuro non sarà semplice! Dunque….Vediamo un po’….Carlo Trotta nasce nel 1978, come ama specificare lui stesso “in piena vacanza e vi rimane fino a data ancora da decidersi.” La sua carriera letteraria inizia nel maggio 2002 con la creazione di nuoviautori.org, difatti il sito registra nel primo anno di attività un notevole successo che lo spinge a far girare i suoi testi tra gli editori. Creatore, fondatore ed oggi direttore editoriale del sito nuoviautori.org, che oggi conta oltre 250 autori, ha fatto di questo luogo virtuale un sito letterario in piena regola, aperto a tutti coloro che vogliono provare a pubblicare, on line, i propri scritti; ricco di notizie utili per aspiranti scrittori e tanto altro. Oltre a nuoviautori.org, Carlo Trotta ha anche un suo sito personale, visionabile al seguente link http://www.carlotrotta.it Il 25 giugno 2003 é uscito il suo primo romanzo, "La cena di Henry", pubblicato da  DI SALVO EDITORE, con la partecipazione straordinaria di Charles Bukowski nel ruolo di Henry Chinasky; Adolf Hitler nel ruolo di Adolf Hitler; zio Virgilio nel ruolo del sommo poeta (Kilgore Trout; I Malavoglia; Poe il cane pazzo; Gina; Don Franco; Jimmy il pazzo e tanti tanti altri...). Sul sito della Di Salvo Editore si può anche votare per "La cena di Henry",  cui copertina è creata da Gabriele Cisilotto, autore anche degli elementi grafici del sito personale di Carlo e di nuoviautori.org Per quanto riguarda la creazione di nuoviautori, inoltre, un aiuto importante per la costruzione dello stesso sito è stato dato a Carlo anche da Fabrizio Salmi, che ne cura la parte web. Interessanti recensioni del libro sono presenti su: la rivista "GANIMEDIA" N°4  scaricabile gratuitamente al link: www.ganimedia.it; la rivista "PROGETTO BABELE" www.progettobabele.it ; la rivista "CAFFè MICHELANGIOLO" (rivista dell'accademia degli incamminati) anno VIII N°1; la rivista NON SIAMO STATI NOI N°3, scaricabile da nuoviautori. Quest’ultima  Rivista Letteraria inoltre è stata co-fondata dallo stesso Carlo Trotta insieme ad Anna Surico, che ne è la curatrice e redattrice. Nella rivista “non siamo stati noi”, distribuita in rete su nuoviautori, vi sono in ogni numero moltissimi testi di Carlo, altresì nella stessa si parla di tutto: una parte sempre dedicata alla difesa dei diritti degli animali, a volte anche attraverso la diffusione di immagini un po' "forti",  e altre sezioni di letteratura, musica, cinema, arte in genere. A novembre 2003 è stata pubblicata come autoproduzione di nuoviautori la prima Antologia del sito interamente curata da Carlo Trotta, la copertina è sempre di G. Cisilotto, contiene racconti e poesie di 26 autori, Carlo compreso. Per informazioni o ordini scrivere a direzione@nuoviautori.org specificando "antologia" nell'oggetto. Altre partecipazioni cartacee di Carlo possiamo trovarle sui libri: “Lettere di pace”, dove è contenuto un suo racconto, "il conte", oltre a molti contributi interessanti di altri autori.

Un libro questo, edito da Di Salvo, sempre attuale, il cui ricavato andrà devoluto ad Emergency. “L’Amore” Antologia poetica curata per “il Foglio Letterario” da Nino Genovese, contenente anche una poesia di Carlo, il libro è ordinabile a ilfoglio@infol.it  a 5 euro consegna compresa; inoltre su “omerowebsite” è presente un’ intervista fattagli dallo stesso poeta Nino Genovese, eccola riproposta in questa pagina: "intervista". Ed ancora in fase di pubblicazione “Comparse scomparse” un libro di Nick la puzza, Sam Diamante e Jimmy il pazzo, ideato e curato da Carlo Trotta e da Enrico Mattioli (vedi intervista all’autore), contiene racconti quali: “Nick la puzza e Minni Micaela”, “I racconti metafisici di Jimmy il pazzo”, “Forum”, “Crazy Diamond” (intervista a Sam Diamante), “Chiedete pure di Sam che non dorme mai”. Altra opera inedita di Carlo, ma scaricabile sul suo sito nella sezione “Testi lunghi”, è una raccolta di 25 poesie dal titolo “Poesie Salate”. Carlo collabora inoltre con il sito “Speakers corner”, sito della R.C.S. dedicato alla letteratura attraverso forum, articoli, molti racconti e utili informazioni, oltre ad una sezione in cui Carlo Trotta segnala i poeti emergenti.Il 4\11\'02 “Speaker’s corner” ha inoltre pubblicato un libro di Carlo a puntate “I racconti metafisici di Jimmy il pazzo”.  Altri  siti con cui Carlo collabora o su cui si trovano suoi testi, al momento sono: rottanordovest; devilhouse; guida emergenti supereva; Il foglio letterario; www.diamoredimorte.too.it; www.domist.net; http://art.supereva.it/hankbuk/home.html?p; http://www.poetilandia.it; www.kimerik.it ....E moltissimi altri! Tra i sui autori preferiti, o come lui ama definirli  “i suoi punti fermi”  ricordiamo: KURT VONNEGUT, CHARLES BUKOWSKY, JOHN FANTE, DANIEL PENNAC, PHILIP K. DICK. A tal proposito: “da ragazzino” –spiega Carlo sul Forum di nuoviautori- “poi leggevo un mucchio di Fantasy: da Bradley a Tolkien passando per Terry Brooks e il suo mitico Shannara, mentre da "adolescente" divoravo tutto ciò che faceva schifo ai miei coetanei: Lampedusa, Joyce (grande il Dedalus) arrivando ad un sincero amore per Dostoevsky, con il suo "memorie dal sottosuolo" che verso i 15 anni mi ha davvero scosso, facendomi diventare un vero grande lettore. Anni fa ebbi la fortuna di incontrare Enrico Mattioli, chiesi un autografo ma mi fece cacciare dai suoi body guards. Da allora tifo per “nick la puzza”, suo acerrimo nemico e rivale. Posso vantarmi di aver letto tutta la traduzione di Buk, di Fante, tutto Vonnegut meno uno, tutto Pennac meno uno, prima di leggere tutto Dick, però mi sa che ne passa di acqua sotto al ponte dove finirò a dormire...”

1- “La cena di Henry” è la tua "opera prima", ci tieni a precisare “particolare, forte, adatto ad un pubblico adulto ma giovane dentro e fondamentalmente benevolo. Scritta praticamente di getto, in tre mesi, in un periodo di ispirazione totale”. Di cosa parla?

Ecco qui, iniziamo male cara Monia… Io, di persona, salvo che con gli amici, parlo malvolentieri della mia “attività” di scrittore. La sequenza più imbarazzante è: “lo sai che lui ha scritto un libro?” e l’altra, spesso donna, spesso carina, “ah sì? Davvero? E DI COSA PARLA?”. In quei momenti nel mio cervello c’è un misto di imbarazzo e di odio per l’amico del momento. Pare si vantino di avere un amico con una bella passione, ma non sappiano quanta timidezza mi crei. I miei libri non parlano. O meglio, parlan da sè, ma parlan pure con me, e non è detto che ci dicano le stesse cose. “La cena di Henry” non parla di nulla. È un esperimento, volevo vedere se era per me possibile dare qualche riga in più di vita ad Henry Chinasky, volevo vedere cosa avrebbe fatto Hitler 60 anni dopo la sua morte se messo a cena con un cane parlante in braccio, jimmy il pazzo attorno al tavolo, Kilgore Trout seduto a prendere appunti…  Era una cosa mia, personale, che poi mi son convinto a far pubblicare solo perché alcuni amici che l’han letto mi hanno meravigliato con i loro commenti. C’è chi l’ha trovato ottimo, e chi mi ha detto che dovevo andare da uno psicologo bravo. Devo dire che era il massimo che potessi desiderare come tipo di reazioni, ma anche che sono il primo a sapere che a quel libro manca tanto. Prendiamolo come una dichiarazione d’intenti. Ecco, se ti devo dire di cosa parla, forse rispondo così: “Parla della mia voglia di scrivere, e del metodo che ho scelto per farlo”. Tra l’altro vi è un primo tentativo serio di applicare il mio “dogma”, quel che ho in mente di fare in molti miei romanzi. Mi sembra la risposta migliore. La premessa che citi nella domanda, nelle mie intenzioni spiritosa, sta a indicare che è un testo a tratti molto forte, per sesso e droga, ad esempio, ma anche molto ironico. Ho provato a trattare gli argomenti in modo freddo, distaccato, il che li può rendere ancor più fastidiosi. Di quel libro amo alla follia l’ultima riga. Tutta la Letteratura del ‘900, a mio modo di vedere, è in quelle quattro parole.

2- Nel maggio 2002, banalizzando e sintetizzando di molto, un bel mattino ti svegli e dici: “voglio creare un sito tutto mio”. Oggi, quella stessa idea, realizzata, conta 250 anime e forse più, che frequentano questo straordinario luogo virtuale e non solo, dove potersi incontrare, scambiarsi opinioni, leggersi a vicenda, commentarsi e cosa più importante la possibilità di poter pubblicare i propri lavori, mettendoli per così dire “in vetrina”, ma sarebbe meglio dire “sul banco di prova” e vedere “se funzionano”. Quanto di quella idea iniziale c’è ancora oggi? Quanto questa idea illuminante si è ampliata con il tempo? Dove è arrivata e dove arriverà?

Dove arriverà non lo so, spero lo vedremo assieme. Dove è arrivata, beh, al momento è arrivata al punto che un’anziana signora mi intervista per il mio sito. Mi sento un po’ dissociato, o meglio, un po’ come un padre al diciottesimo della figlia, che si becca un bacio sulla guancia, e poi la guarda amoreggiare con il fidanzatino di turno. È bello, ma anche triste. L’idea di nuoviautori era molto semplice, e sinceramente egoista. Volevo far leggere cose mie a sconosciuti, mi son detto, come fare? Internet! Ok, li metto in rete, ma poi chi li legge? Gli amici miei? Come faccio a far venire altra gente sul mio sito? Semplice, la pubblico! Mi sentivo un genio, salvo poi scoprire che di siti così ce ne erano già vari... Ho obbligato alcuni amici a scrivere poesie e racconti, e altri decisamente più capaci di me ad aiutarmi a creare il sito (li hai citati nella tua introduzione). Ho messo su così nuoviautori, in una versione decisamente più amatoriale di quella attuale, e tempo due mesi hanno iniziato a scrivere… prima uno al mese, poi uno a settimana, poi uno al giorno… Ora sono circa 300 gli autori selezionati, quasi mille quelli rifiutati, non per gusto, ma perché inviano testi pieni di refusi, spesso illeggibili. La decisione di operare una scrematura è secondo me quella che ha fatto avere tutto questo successo a nuoviautori. Non per vantarmi, ma credo ormai sia uno dei siti di letteratura online più seguiti, linkato praticamente da tutti i siti letterari. Devo ringraziare persone come te, o come Patrizia Mazzonetto, o Anna Surico, tanto per dirne alcuni, se nuoviautori può portare avanti concorsi, interviste, riviste ed altro, perché da solo sarebbe oggettivamente impossibile. Quindi, tirando lo somme, dell’idea iniziale c’è molto, anche se ora il mio interesse non è più far leggere solo i testi miei, ma anche quelli degli autori che ospito in cui più credo, e di portare avanti collaborazioni e conoscenze interessanti non esclusivamente da un punto di vista pratico, ma prima di tutto come arricchimento personale, che reputo a questo punto notevole.

3- E mantenendo un necessario filo conduttore con la domanda precedente: quanta soddisfazione, orgoglio, accompagnati naturalmente dall’indispensabile lavorio continuo e costante, ci sono nel saper di aver offerto a qualcun altro, molti altri in realtà, un luogo così bello  ed interessante da frequentare, che nella vita di tutti i giorni potrebbe essere un caffè letterario, un cinema, un Teatro, un associazione culturale o più esattamente un cenacolo di tanti artisti, cui forza è proprio trovarsi nello stesso luogo, all’unisono?

Prima di tutto grazie per i complimenti al sito. Gran soddisfazione, decisamente. Sono fiero del fatto di esser riuscito a mantenere nuoviautori totalmente gratuito, di non aver chiesto mai nulla neanche per l’antologia, pubblicando poesie senza nemmeno obbligare gli autori, come fanno molti editori, a comprare copie, di esser riuscito a salvare molti autori, a loro detta, dall’editoria a pagamento, e non parlo solo dei piccoli contributi, ma di quelli che chiedono 3, 4000 euro per pubblicare un libro. Molti e-books di nuoviautori, editi gratuitamente, sono stati prima visionati e giudicati “ottimi” proprio da questi editori. Son contento per le molte persone interessanti che ho conosciuto, di persona e non, per quelle con cui mi scrivo e che mi spingono ad andare avanti, non solo con i complimenti, ma anche e forse soprattutto con le critiche. Se mi volevo inizialmente fare pubblicità, a me ed ai miei testi, ho ora scoperto, più che creato, un mondo del qual son contento di far parte, e se miei testi vanno in secondo piano rispetto alla “comunità”, ne sono solo che contento, visto che molti tra gli ospiti scrivono decisamente meglio di me… Quando mi scrisse Enrico Mattioli con i suoi racconti su Nick la puzza, beh, ridevo da solo davanti al pc, l’idea di averne pubblicati decine in rete, e uno su carta, beh, mi fa forse più piacere che far leggere i miei. È felice lui, son felice io, sono felici i lettori, cosa posso chiedere di più? E come lui ce ne sono decine che mi piace davvero come scrivono, non sto a fare altri nomi per non far torti, ma dico che ci sono delle ragazze ventenni su nuoviautori che posson dare lezioni a molti autori di bestseller…

4- Passando ai tuoi scritti: in “I racconti metafisici di Jimmy il Pazzo” sottotitolo “Storie di quartiere” fai una premessa, che non solo sprona a leggere prontamente tutto il resto, ma che contiene un’enorme verità, ne cito un passo: “Ci sono storie che non finiscono, che lasciano dubbi e curiosità in chi le ha seguite. Ci sono storie che dubbi non ne lasciano, ne spazio alle interpretazioni. Ci sono storie poi che, quando iniziano, non sanno come e se andranno a finire. Questa che sta nascendo ora è una di queste. D'altronde voi quando siete nati sapevate cosa avreste dovuto affrontare? e dopo venti anni di vita, siete certi del come morirete? Io non credo, ed è a tutti voi che è appunto dedicato questo libro.Ciao ciao gente convinta di sapere tutto, ciao ciao gente piena di fede. Questa è la storia di Jimmy il pazzo, e di tutti quelli come lui.” Qual è questa grande verità?

Boh…  Dal tono della domanda già lo sai, quindi perché deluderti, dandoti magari la risposta che non ti aspetti? Vedi, mi collego a quel che dicevo prima, i libri parlano, ma parlan fra le righe, e assai spesso dicon cose diverse a seconda dell’orecchio che ascolta. Ed è proprio questo il bello! Ovvio che un senso di fondo lo dai quando scrivi una cosa, e vuoi che sia quello a trasparire, ma le sfumature son tali proprio perché interpretabili. Il senso mio? Che non c’è nulla di certo nella vita.

5- Una domanda un po’ personale, e se è vero che domandare è lecito e rispondere è cortesia, io ci provo, ma puoi anche lasciare questa parte del foglio, d’un bianco puro come segue. Ho da subito notato che ogni tuo libro lo hai dedicato a tuo padre, bellissima quella in cui hai citato il Vonnegut di “Ghiaccio nove”: “E creai bugie, deliziosamente armoniose, e di questo trito mondo le vie mutai in albe radiose” K.Vonnegut….Tu e tuo padre, forse più di un semplice legame di sangue, e la dedica a volte è un modo come un altro per tacere quello che si vorrebbe veramente dire….Quali sono, per lui, le vere parole che non hai detto?

L’idea di lasciare la parte bianca mi attrae, per l’effetto che ha sul lettore, stavo per cedere alla proposta, chi ha letto la cena di Henry dovrebbe ricordare quante righe bianche lasciavo per riflettere, o per fare un disegno… Mio padre è scomparso due anni fa, non ha fatto in tempo a vedere i miei libri, ed è per questo che glieli dedico, da buon agnostico, con la sola speranza che possa in qualche modo rifletterci. E se non può, fa comunque bene a me. Ero molto legato a lui, so che lo pensan tutti, ma nel mio caso credo quello con mio padre fosse un rapporto speciale, su molte cose sono davvero identico a lui, il mio carattere è plasmato sul suo per quanto riguarda i pregi, solo i difetti sono miei personali. Le vere parole che non ho detto, per lui, vorrei fosse lui stesso a dirmele, ma purtroppo non è più possibile. Credo però di averci parlato molto, nel bene e nel male, e che molte cose della vita che ho capito, le ho capite grazie a lui, e grazie agli errori che mi ha lasciato fare. È quindi naturale che un testo che sento molto mio sia a lui dedicato, non solo perché non c’è più, ma perché se non ci fosse stato, quei testi sarebbero diversi. Quella dedica tratta da K.V. ha per me vari significati, così come ogni testo che valga, diversi livelli. È per me, perché voglio inventare bugie, deliziosamente armoniose, o per mio padre, per il desiderio di mentirgli e di mentirmi, fingendo che sia ancora qui, o che non soffro per lui che non c’è più, o per il lettore… in quei quattro versi insomma, per me, c’è un piccolo universo, coerente in tutte le sue sfaccettature, e quando le parole di un altro le senti così tue, non puoi far altro che usarle. E cosa sono le parole di un altro, sulla nostra bocca, se non bugie? 

6- Hai all’attivo un libro edito, una raccolta di racconti, una di Poesie, più le innumerevoli altre compartecipazioni, narrative e poetiche, già citate. A mio personalissimo avviso non arrestarsi ad un solo genere letterario è sintomo principe dell’amare la scrittura in tutte le sue forme, è così anche per te? Ti cimenti nei vari generi per il puro sublime piacere di farlo: scrivere sempre e comunque?

Sì, come detto scrivo prima di tutto per me. Scrivere non è sempre un piacere, ma sicuramente è un ottima valvola di sfogo, un ottimo modo per risparmiare i soldi per la psicanalisi, un ottimo modo per conoscersi meglio. Il mio intento metaletterario mi porta scrivere testi, soprattutto quelli lunghi, spesso decisamente lontani dalla realtà oggettiva, ma proprio in questa distanza ci vedo un sottofondo di verità secondo me assai più puro. Scrivere mi aiuta a sentirmi parte di qualcosa, di un qualcosa che nella vita di tutti i giorni non riesco a vedere. Lo scrivere tutto, dalla recensione alla poesia, non è una scelta ragionata, ma istintiva. Mi ritengo comunque un pessimo autore di racconti, un poeta incapace se non in rare illuminazioni, un recensore impaziente… credo la mia dimensione sia il romanzo, anche se per come lo intendo io, per come lo voglio scrivere, il romanzo è una poesia lunga, composta da vari racconti, incastonati in una recensione di se stessi…

7- Lo stesso amore ed interesse è quello che riversi sulla lettura? Quanto del tuo bagaglio culturale oggi, è stato preparato ed arricchito, non solo dai tuoi “punti fermi”, come definisci tu i tuoi autori preferiti, ma fors’anche da quel tale libro che preso tra le mani di soppiatto hai amato dall’inizio alla fine? In definitiva quanto è importante la lettura nella crescita personale di un lettore ed ancor di più di un autore, che da addetto ai lavori può nutrirsi in maniera onnivora di sempre nuovi spunti, insegnamenti e del desiderio stesso di sapere?

Prima che un autore sono un lettore, senza dubbio. Devo tutto ai libri che ho amato, dallo stile, al tema. È per questo che i miei libri sono prima di tutto omaggi ai testi del mio passato di lettore. Mi leggo 4 o 5 romanzi al mese, salvo incappare in qualche mattone, ed esclusi i testi per il sito, non riesco a dormire se non ho letto qualcosa prima. Trovo molta più vita in alcuni libri che nelle persone, e questo è triste, ma arricchisce molto intellettualmente. Non avessi letto Bukowski non avrei mai iniziato a scrivere. Non avessi letto Dostoevsky, non sarei mai arrivato ad amare Buk. Amo più la lettura che la scrittura, e questo porta spesso un problema. Quando scrivi, ma sei prima un lettore, hai un blocco, la paura del plagio. L’ho superato rendendo i miei omaggi palesi. La lettura è importantissima per qualsiasi autore, ma bisogna sapersene distaccare trovando vie personali per affrontare i propri fantasmi di carta. Per quanto riguarda la conoscenza delle lettere ho poi l’handicap delle monografie, quando trovo un acqua che mi disseta, devo prosciugare la fonte prima di cercarne un'altra, questo mi porta a conoscere come fossero parenti alcuni autori, ma a ignorarne totalmente altri, cosa grave, per uno che vuole lavorare in quest’ambito…

8- Inevitabile e spero gradita premessa a questa domanda vogliono esser i miei complimenti per la tua Silloge “Poesie Salate” in particolare per le liriche “Dissonanze”, “Senza di noi” e “L’inferno” che ho trovato d’ una verità disarmante. Ecco la domanda: hai avuto, credo il piacere, ma sicuramente l’onore di conoscere il poeta Nino Genovese, quanto insieme a lui hai potuto inoltrarti nella dimensione poetica? Quanto hai potuto comprendere e condividere con lui di questo mondo a parte, che è quello del sentimento espresso, nella sua forma più sublime? Cosa significa per te fare poesia, o ancor meglio, mi spingo oltre, quasi al limite del concesso, “fare buona poesia” oggi?

Bravo ragazzo Nino, non l’ho conosciuto personalmente, ma rientra tra quelle “frequentazioni letterarie” che devo a nuoviautori. Mi è sembrato una persona simpatica, gentile, oltre che un ottimo poeta. Gli invidio il coraggio di mettersi in gioco così presto con la carta. Anche io all’età sua scrivevo, ma le cose che ho scritto allora non le ha mai lette nessuno. La poesia per me oggi ha un significato del tutto nuovo, sul quale mi sono espresso varie volte in passato. Odio chi si forza a fare il “moderno”. La poesia per me è semplicità, è ricerca sì del suono giusto, ma senza regole, e senza sforzi. È un grido dell’anima, è un bisogno di scrivere molto più immediato da soddisfare che con un racconto o con un romanzo. È sincerità allo stato puro, ed è un modo molto difficile di presentarsi, di mettersi in gioco. Per scrivere buone poesie, secondo me, ci vuole prima di tutto grande coraggio. In “poesie salate” ve ne sono molte che non mi piaccion per niente, ma alcune che rappresentano davvero il mio modo di vedere le cose, e credo mi si conosca meglio, e più sinceramente, attraverso alcune di quelle righe, che non uscendo con me a prendere una birra. Le tre poesie che citi, e ti ringrazio, sono secondo me tra le peggio scritte, quelle che in testa mi suonano più male (tra l’altro non le ricordavo, son dovuto andarle a cercare…). Dicono però moltissimo di alcune mie idee, di attimi magari di depressione, risollevati da un istante d’ispirazione. Il fatto che tu le abbia lette, e ci abbia riflettuto, è molto per me, è per questo che uno scrive, e se lo si fa sinceramente o meno, secondo me, in poesia traspare, anche quando sbagli un verso, quando una riga ti suona male.

9-Cosa ti accompagna quando scrivi? Forse come hai espresso in “Pensiero” (tratta da “Poesie salate”):

“scricchiolii legnosi nella notte,

compagni dell’artista,

giovane,

che vecchio,

forse,

non saprà più ascoltare

nemmeno se stesso.”

Questa, se non ricordo male (nella mia mente lo è comunque), è dedicata a Giz, il mio amico che ha fatto la grafica di nuoviautori. È difficile spiegare perché, ma mi fa pensare a lui, ho l’idea che io e lui siamo persone ormai vecchie, che però non riescono a rinunciare ad ascoltarsi, ad analizzare quello scricchiolio che ci viene da dentro, quel cigolio che forse ci può ricordare di avere un anima. Quasi tutte le altre persone che conosco ci hanno rinunciato verso i 16 anni. Quando scrivo mi accompagnano anni di liceo, rave e feste in Olanda, cene, educazione familiare, concerti di ozzy osbourne, ninnananne nella culla da bambino, bombay shappire e lemon sode, i libri che ho letto, la Roma, le ossa rotte, le donne che ho amato… tutto quello che con il passare del tempo trasforma il nulla in uno spermatozoo, e lo stesso in un uomo, beh, sta lì con me, che batte le dita sulla tastiera. Se non fosse successo quello, non fosse successo quell’ altro, non starei con un portatile sulla pancia a rispondere alle tue domande, perché non ci sarebbero nemmeno le domande. Coincidenze. Ecco, da qualche parte ho scritto una cosa come: “sei solo il frutto di milioni di coincidenze”. Parlavo a tutti, me compreso, tutto sta a prenderne coscienza, provare a capire il dove e il perché, decidere se provare a sviare, oppure lasciarsi andare.

Cosa mi accompagna dunque?

Le coincidenze.

E quello spazio, tra la domanda e la risposta, non è forse meraviglioso?

Coincidenza…

10- Ed eccoci giunti anche alla tua ultima domanda, quella di rito, un consiglio all’esordiente? Come descriveresti a chi si accinge a vivere ora quel tuo stesso maggio 2002 la vita letteraria, la carriera di un autore, fuori e dentro dalla rete?

La descrizione: una gran rottura… e senza guadagni!

Il consiglio: Vai a lavorare, BARBONE!

P.S. Grazie Monia, per essere anziana ignorante bruttina e antipatica fai delle domande interessanti! Mi raccomando, non dire in giro che se non mi intervistavi ti licenziavo…Il tuo Super mega direttore.

Grazie a Carlo, per la sua cortese e graditissima partecipazione.

Ed in questo unico caso la mia gratitudine vuol esser ancor più esplicita: vorrei difatti ringraziare Carlo, non solo per il suo apprezzamento al mio lavoro-passione, che mi fa veramente molto piacere, e mi sprona a fare sempre meglio, ma per questa nuovissima possibilità che mi hai dato, e che inizia ad affascinarmi sempre più. Conoscere nel particolare, dei nuovi autori, riuscire a capirli nel profondo attraverso le loro note biografiche o i loro scritti, e poi essere da loro apprezzata, ringraziata per le domande poste, che li hanno affascinati, interessati, piacevolmente impegnati (naturalmente questo a detta di ognuno di loro) è per me un inestimabile valore, un punto fermo ed importante di orgoglio, che solo tramite questa rubrica ho potuto provare. Una bellissima idea che ora fa parte integrante della mia vita letteraria.

 Grazie. Caramente, Monia Di Biagio.

 

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