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di Monia Di Biagio Silvia Pillin, in arte "due di due", è nata nel 1982 a Spilimbergo un paesino in provincia di Pordenone. Nel 2001 si è diplomata in Ragioneria, scuola che non le piaceva affatto, difatti, proprio come ci spiega lei stessa “ragioneria, mi era stata imposta e l’ho frequentata molto mal volentieri”. Tanto è vero che finite le superiori ha rifiutato uno stage presso lo studio di un commercialista ed ha fatto invece il servizio civile volontario. Ma facciamoci raccontare questa parte della sua vita da Silvia stessa: ”Finiti gli studi mi sono trovata a fare i conti con la realtà. Cosa fare della mia vita? Stavo quasi per accettare uno stage finanziato dalla mia regione presso un commercialista che aveva -ed ha- lo studio a due passi da casa, quando ho pensato alla frase di Guido (personaggio del libro “due di due” di De Carlo): “E' come essere dietro un vetro, non puoi toccare niente di quello che vedi. Ho passato tre quarti della mia vita chiuso fuori, finché ho capito che l'unico modo è ROMPERLO. E se hai paura di farti male, prova a immaginarti di essere già vecchio e quasi morto, pieno di rimpianti...". Suscitando grande clamore ho rifiutato quel fantastico lavoro in ufficio, ben retribuito e ho aderito al bando di concorso per il Servizio Civile Femminile Volontario con la certezza che la cosa più importante era la mia felicità, e se non sapevo di preciso cosa volevo, sapevo con certezza che non volevo chiudermi tra quattro mura a fare addizioni e sottrazioni, moltiplicazioni e divisioni. Ho quindi svolto il mio servizio con gli immigrati e occupandomi di loro mi sono resa conto che di tutto quello che era cambiato nella mia vita: legami, attività, passioni, una cosa sola non avevo mai smesso di fare: leggere e scrivere. Leggere romanzi e scrivere lettere, un diario, racconti.” Proseguendo nella sua formazione di studio ha poi tentato l'esame di ammissione alla Scuola Holden, l'ha passato, ma poi ha deciso di non fare il Master perchè ci spiega che costava tantissimo: “5.100euro all'anno solo di iscrizione alla scuola senza contare vitto, alloggio...Avevo comunque ottenuto il trasferimento a Torino per continuare lì il servizio civile e mi sono trasferita.” Ha poi frequentato un corso serale alla Holden, anch’esso costosissimo: “quasi 500 euro per 50 ore di lezione e Baricco non si è mai visto! Ed è stato assolutamente inutile perchè erano lezioni frontali e nessuno ci faceva scrivere nulla.” Così alla fine del servizio civile, ed alla fine di questa “pseudo esperienza d’ insegnamento delle tecniche di narrazione” è tornata a casa e si è iscritta alla Facoltà di Lettere di Padova, adesso è al 2° anno, nel frattempo ha iniziato a far praticantato di scrittura creativa, collaborando col sito “Il racconto ritrovato. it” In realtà però Silvia aveva già iniziato a scrivere racconti tra i 15 ed i 16 anni e, come afferma lei stessa “anche a divorare libri a caso”: Tamaro, Brizzi, De Carlo, Yoshimoto, Ammanniti, Sparks, Vinci, Baricco. Continuando tutt’ora a coltivare quest’amore viscerale per i libri, ci dice: ”adesso leggo qualcosa di meglio, ma con la stessa voracità e casualità.” E dopo tanto leggere, scrivere per lei è stata la conseguenza più naturale. Attualmente, però, come ci dice lei stessa: ”sto scrivendo pochino perchè sto attraversando una delle mie tante crisi esistenziali.” Nonostante questa sua momentanea e di certo passeggera condizione esistenziale Silvia ha scritto moltissimi racconti che possono essere letti su nuoviautori.org, firmati con lo pseudonimo “duedidue”, e naturalmente su “ilraccontoritrovato.it” inoltre alcuni altri suoi racconti sono anche presenti sulla Web Gallery di “san giorgi insieme” e sono i suoi “più vecchi” cronologicamente parlando. |
Silvia ha anche partecipato ad un paio di Concorsi Letterari ma come ci spiega lei stessa: “non ho mai vinto niente, né sono mai stata segnalata”.
1- Ciao Silvia, ho letto con interesse la tua “bio-bibliografia”, così come l’hai definita tu stessa, che mi hai inviato che io in realtà ho trovato un racconto molto carino e scorrevole sul tuo nascente Amore per la Lettura e la Scrittura. E proprio leggendo questo brano, già dalle primissime simpatiche righe mi sono accorta che quello che oggi è per te “amore viscerale per la lettura” un tempo, in fanciullesca età, era per te odio profondo, quasi repulsione verso i libri, che forse nasceva come tu stessa racconti da un modo per “distinguerti” da tua sorella maggiore. Vorresti raccontarci quegli anni che a me sono sembrati molto divertenti? Vorresti raccontare ai nostri lettori dell’aborrato “libro dalla copertina verde”? Fino ad arrivare a quelle famigerate vacanze estive in cui “hai dato il cambio a tua sorella” ed hai iniziato a divorare libri a caso?
Non credo di avere molto da dire sul mio non rapporto con i libri fino ai 14 anni. Non mi interessavano e basta. Guardavo mia sorella chiudersi in casa quando avremmo potuto uscire a giocare all’aperto e mi sembrava che i libri fossero davvero una cosa schifosa se obbligavano a rimanere seduti quando si sarebbe potuto correre e scorazzare per i prati. Poi lei ha progressivamente smesso di leggere e io, nell’estate tra la terza media e la prima superiore, non avendo compiti da fare, ho preso in prestito qualche libro dalla biblioteca civica del mio paese, credendo di auto-condannarmi all’infelicità, e ho scoperto, con mia grande sorpresa, che non faceva poi così schifo leggere, anzi.
2- Ed altresì vorresti parlarci dell’incontro con libro che “ha segnato in modo indelebile la tua vita” e dal quale hai poi preso anche il tuo pseudonimo “due di due”?
“Due di due” di Andrea De Carlo è in assoluto il mio libro preferito. L’ho scoperto per caso, il consiglio di un amico. La prima lettura è stata fantastica, non riuscivo proprio a staccarmi dal libro, ma non sapevo ancora che mi avrebbe accompagnato per lungo tempo. L’ho riletto altre cinque volte e ha segnato tutte le mie scelte fondamentali. Continuo a ritrovarmi ogni volta nell’irrequietezza di Guido che spesso mi spinge a fare scelte azzardate. A volte credo che ci sia un legame speciale tra me e due di due, come se la mia vita e quella dei protagonisti avessero una specie di percorso comune. E forse può sembrare inquietante, fortunatamente non è un’ossessione.
3- Subito dopo gli studi di Ragioneria, che come già spiegato nella presentazione hai fatto molto mal volentieri, ad un certo punto come dici tu stessa hai sentito la necessità di impegnarti in qualcosa di concreto e che ti piacesse realmente. Hai così scelto il Servizio Civile, ma non solo…Perché come mi hai raccontato tu stessa: ”La mia vita poteva continuare in luoghi diversi, con persone diverse, affrontando problemi diversi, ma non poteva continuare senza la lettura e la scrittura. E ancora una volta mi sono sentita come Guido, incapace di stare a guardare, piena di ostilità verso il mondo circostante e presa da una grande angoscia e irrequietezza. Sull’onda di queste emozioni ho cercato qualcosa che potesse fare al caso mio. Ho scoperto che a Torino esiste la Scuola Holden, una scuola fondata da Alessandro Baricco che ha lo scopo, o la presunzione, di insegnare le tecniche della narrazione.” Vuoi parlarci dettagliatamente di questa esperienza e di cosa realmente abbia rappresentato per te?
All’inizio pensavo alla scuola holden come all’occasione della mia vita, pensavo che sarei diventata una scrittrice famosa e che sarebbe stato fantastico. Aver superato il test di ammissione mi aveva gasata un sacco. Mi sembrava un segno del destino. Poi mi sono fatta quattro conti in tasca e ho capito che forse quello che mi avrebbero offerto non valeva tutti i soldi che mi avrebbero chiesto. Il corso serale è stato molto deludente per me ma non voglio entrare nel merito della validità o dell’eticità della scuola (Gordiano Lupi ha scritto un libro a riguardo “quasi quasi faccio anch’io un corso di scrittura” non l’ho letto ma ne hanno molto parlato). Abitare a Torino comunque mi è servito molto, sono uscita dalla mia realtà di paese ho scoperto la solitudine. Diciamo che quello della scuola holden si è rivelato un pretesto per capire altre cose e crescere come persona.
4- Ti va di confidarci questa tua nuova, spero momentanea, “crisi esistenziale” che non ti permette di dedicarti come forse vorresti all’arte da te più amata?
Credo che questa mia “crisi esistenziale” nasca proprio da un rapporto conflittuale con la scrittura. Il non riuscire più a dire, non sentire più l’impellenza, il bisogno viscerale di mettere su carta pensieri, immagini, emozioni… La frustrazione di mettersi davanti a un foglio bianco e non essere capace di buttare giù due parole in croce senza provare un senso enorme di inadeguatezza, senza pensare che quelle frasi fanno veramente schifo. Avere in testa delle idee, degli spunti e non saperli più trasformare in un racconto come accadeva prima e ora non accade più. Per questo mi sto chiedendo se dedicare la vita alla scrittura è davvero la scelta giusta. (C’è da dire che sono una persona molto impaziente, impulsiva, non so mai accontentarmi di niente e alla prima occasione metto di nuovo in discussione tutta la mia vita da capo, anche in ambiti che non c’entrano niente).
5- La domanda sopra voleva in qualche modo essere legata alla presente, perché tale ponendotela volevo sentirmi, ovvero “Ladro di Emozioni”, titolo di uno dei tuoi tanti racconti, che possono essere letti on line. Da cosa è scaturita la voglia di scrivere questa bella storia, ed in generale la tua voglia di scrivere? Quando questa irrefrenabile ti afferra le mani e la mente?
Credo che la voglia di scrivere sia nata spesso dalla solitudine nel mio caso, il non avere nessuno con cui parlare. Quindi quando mi sento sola penso a un’immagine o a un’idea che avevo deciso di sviluppare e visto che quando sono sul foglio quello che scrivo non va mai nella direzione verso cui pensavo che sarebbe andata mi prende la curiosità di sapere come va a finire e scrivo fino a quando mi sembra concluso.
6-In “La storia di Faith” racconto del 2002, parli di una bella alta ragazza nigeriana di 17 anni, che giunta nel nostro paese viene costretta a prostituirsi. Quanto influiscono su di te, sulla tua Anima, sulla tua psiche, i cocenti, sprezzanti fatti di “ordinaria cronaca”?
Più che alla cronaca mi interesso alle persone. “Faith” è una ragazza che ho conosciuto davvero durante il servizio civile e quell’incontro è diventato un racconto perché avevo bisogno di rielaborare le forti emozioni che avevo vissuto conoscendo la sua storia.
7- Su nuoviautori, sotto il tuo alias “due di due”, sono presenti tuoi racconti come: “LETTERA AL MIO PROSSIMO FIDANZATO” (agosto 2004) “OSPITI” (Marzo 2004) “La mamma” (aprile 2003) “Oltre la porta” (Marzo 2003) “Jenny” (Marzo 2003) “IL RE LEONE” (Febbraio 2003) “LA STORIA DI FAITH” (febbraio 2002) LADRO DI EMOZIONI (agosto 2002). In ognuno di questi, tutti ben scritti e leggibilissimi, descrivi una diversa emozione interiore, che molto spesso viene descritta non solo attraverso la narrativa dell’autrice ma per bocca e quindi attraverso il discorso diretto, pensieri, lettere, dei tuoi protagonisti. In definitiva sono loro a parlare per te o tu per loro?
Credo che non si possa scrivere di qualcosa che non si conosce quindi molti dei miei personaggi alla fine vivono, anche se in contesti diversi e in modi diversi, molte delle mie paure, ossessioni, idee. Creo delle situazioni in cui liberarmi, attraverso il personaggio, di quello che mi pesa.
8- E sempre in riferimento alla precedente domanda i tuoi protagonisti: Eliana, Francesca, Patrizia e Gaia, Fabio, Jenny solo per citarne alcuni tra quelli che più mi hanno colpito, nascono nella tua mente e poi vivono su carta solo per farsi conoscere così come sono o anche per insegnare qualcosa a chi leggendo farà la loro conoscenza?
Non ho la presunzione di insegnare niente a nessuno. Scrivo per me, su argomenti che mi colpiscono. Al massimo spero di far riflettere su qualcosa o di regalare alcuni minuti di piacevole lettura ma niente di più. Spero sempre di non fare del moralismo anche se a volte sarei tentata…
9- Pubblicherai su carta i tuoi racconti? Come vivi la pubblicazione cartacea? Speranze e desideri in merito a questa? Ed al tempo stesso cosa significa attualmente per te pubblicare su Internet?
Mi piacerebbe molto pubblicare un vero romanzo. Vederlo nella vetrina delle librerie e poter pensare che quello l’ho scritto io e che finirà sui comodini, nei bagni, negli zaini o nelle borse della gente. Allo stesso tempo penso che bisogna avere qualcosa di importante da dire e bisogna dirlo bene, e spesso non basta questo per pubblicare (a meno che uno non pubblichi a sue spese). Quindi non penso di essere ancora pronta per questo passo anche se ho tentato di scrivere due romanzi che sono solo degli aborti di una quarantina di pagine. Pubblicare su internet è fin troppo facile, ci sono dei siti in cui non fanno alcuna selezione e pubblicano automaticamente tutto. L’unico motivo per cui pubblico su internet è che a volte mi capita che qualcuno che ha a che fare con centinaia di persone che scrivono pensi che quello che scrivo io è bello e questo mi spinge a continuare.
10- Eccoci giunti alla classica immancabile domanda di ogni mia intervista: un consiglio all’esordiente? Ed in questo senso, una tua risposta a tal proposito, potrebbe risultare altrettanto interessante, visto che tu stessa da esordiente ti sei “sottoposta” a concorsi letterari, corsi di scrittura, presenza su vari siti internet e forse già nella mente una futura pubblicazione cartacea. Come ci si deve muovere in tal senso? Cosa è conveniente e sconveniente fare per entrare a far parte del mondo Letterario?
Penso di non poter rispondere a questa domanda visto che sono esordiente io stessa. Avrei proprio bisogno che qualcuno mi dicesse cosa fare, come muovermi ecc. Credo che “non basta desiderare, ma bisogna desiderare ardentemente”, soprattutto bisogna essere umili, accettare le critiche e non ritenersi mai arrivati. Nella scrittura soprattutto il momento creativo è brevissimo, il resto è tutto lavoro di lima, perfezionamento, riscrittura…
Grazie a Silvia Pillin, per la sua cortese e graditissima partecipazione.
Caramente, Monia Di Biagio.
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