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"10 domande a..."

-Antonio Messina-

di

Monia Di Biagio

Premessa importante a questa “presentazione” prima di passare alle “10 domande” vogliono essere le parole stesse di Antonio Messina, con le quali mi si richiede: “Poche cose, poche, non desidero mostrare, non desidero.” Così, non avendo io medesima a sufficienza materiale informativo per raccontarvi la “parte bio-bibliografica” di questo bravissimo Autore, ed in netta contrapposizione alla mia ormai nota prolissità, cercherò di fare del mio meglio, raccontandovi quelle poche cose che conosco di Antonio Messina e che lui stesso vuole che io dica. Dunque iniziamo: Antonio Messina nato in provincia di Trapani e padovano d’adozione è l’ Autore de’ “L’assurdo respiro delle cose tremule” (Ed. l'Autore Libri Firenze,ISBN 88-517-0266-7). A questo link potrete trovare tutte le recensioni al romanzo, come quelle di: Pagina Zero, Lidia Guadaloni, Informavano, Giornale di Sicilia, La Tribuna, Il Mattino ed Il Gazzettino. Ma, realmente Antonio Messina  ha voluto così presentarsi alla sottoscritta ed al lettore, ed io amabilmente lo ringrazio, per avermi saputo in poche righe mostrare qual è il modo giusto per amare, con un incontro dialogato, la scrittura: “In prologo per evitare inutili "vanità", tenterò di comunicarle la mia passione, per la letteratura, per i sogni. Altro non aggiungo, gentile Monia, altro non desidero affermare, lei informazioni troverà, approfondite nel mio sito letterario www.antoniomessina.com Potrà visionare anche un racconto L'ombra bella Bottiglia, già presente in Frammenti di Lankelot.com, sulla rubrica Petali di luce e sui migliori portali di letteratura. Il racconto, in partenza testo per un cortometraggio sul tema dell'alcolismo  ha vinto il primo premio a Città di Castello e prossimamente (notizia ancora incerta) dovrebbe essere visibile su rai tre. M'occulto, gentile Monia, non prima d'aver ancora una volta espresso "lusinghe" per lei, la Sua "materia letteraria" e il suo sito. M'informi se l'interessa conversare con un "piccolo", nuovo autore italiano. Falsità, m’adombro, ed intorno vorrei, in fondo, onde, in questo mare stinto, affondo l’anima, ed altro vorrei, un aquilone, non per me, ma per i miei sogni. Cordialmente  Antonio Messina”.

1- Sul suo sito al posto della sua biografia compare questa frase di Arthur Conan Doyle: “La vita di uno scrittore ha i suoi guai, ma egli può però in cambio sperare di aver raggiunto, se solo riesce a interessare i suoi lettori, lo scopo principale di un uomo: lasciare gli altri uomini un poco più felici di come li ha trovati” La sua vera essenza dunque di uomo e di scrittore è in queste tre righe?

Le parole sono percorsi di luce, incidono, possono lasciare “segni” nell’anima, servono per modificare il destini del mondo, brillano o come direbbe il mio amico Gianfranco Franchi, fine letterato, esteta, persona nobile, riescono a “creare imperio”, quella forza che decide la bellezza, la passione, l’amore per tutto quello che attiene all’arte e che di quest’ultima si nutre. La letteratura fagogita la nostra anima, esprime voci, tenta di modificare le ombre, anzi le illumina, anzi vorrebbe creare un mondo migliore, qualcosa di limpido, un sole meno malato, un’aurora sgombra da incertezze, strade sicure, amore, amore e ancora amore.

2- Ha scelto per il suo ultimo libro, del quale in molti hanno già parlato, un titolo molto affascinante e coinvolgente “L’assurdo respiro delle cose tremule”. Senza dubbio è un gran bel titolo, pieno di suggestioni e ricco di fascino proprio perché è uno di quei titoli "azzeccati" che lascia il sapore della curiosità e della voglia di leggere. Perché questo titolo? Ed in più, a differenza di molti altri titoli che poi non attendono alle aspettative questo suo è un titolo “centrato” in relazione al contenuto e al messaggio che il libro vuole trasmettere?

Il titolo è nato per caso. L’esigenza mia non era quella di trovare un titolo che colpisse il lettore. Quando uno scrittore già decide, ancor prima di distendere le parole, il titolo e il percorso da seguire, credo che commetta un errore imperdonabile, almeno secondo il mio modestissimo parere. Io credo che la scrittura all’inizio sia caos, magma, subitanea esigenza di liberare l’animo, percorso ancora irrisolto, follia se vuole cara Monia; lei potrà comprendere,lei tenta di far danzare le parole, lei spera di tracciare percorsi di luce. L’assurdo respiro delle cose tremule è nato dal caos e non poteva essere altrimenti, dato la natura dei miei pensieri che spesso s’aggrovigliano, poi rientrano e creano”misura”, forse passione, forse. Certo non sarò io ad affermare la” qualità” delle mie parole, altri, lei e i lettori, potranno argomentare e trovare bellezza nei miei pensieri.

3- Del suo libro si è detto: ”Una prova d'esordio convincente, sorretta in particolare da una scrittura mai banale e piatta, ma sempre sostenuta, vivida, incisiva.” Ed altresì: “Il libro vive di contrapposizioni. Prima di tutto fra il mondo reale e il mondo fantastico, fra il mondo com'è e come dovrebbe essere, fra il bene e il male. L'irrealtà della vita a Ritron si scontra con la realtà distaccata e fredda di Terramare, il terrore di una possibile catastrofe che si può abbattere si contrappone alla speranza, al sogno, all'immaginazione. Questa dicotomia non è casuale e Antonio Messina la conduce fino a farla diventare metafora della nostra vita, del nostro quotidiano, delle nostre relazioni. Tutto il libro è simbolo di quello che accade, è ammonizione, è volontà di indicare le cattive strade fino ad ora seguite e sognarne altre. Per questo, "L'assurdo respiro delle cose tremule" potrebbe essere inserito nel cosiddetto filone delle opere letterarie distopiche, come "Il Mondo Nuovo" di Huxley, "La macchina del tempo" di Wells o "1984" di Orwell. In questo scarto, in questi mondi reali e irreali vivono i personaggi, alcuni dei quali descritti in modo perfetto rispetto alla narrazione. Personaggi che si spostano anche loro sulle linee di confine dell'assurdo e del reale, seguendo le ambientazioni in una sorta di tutt'uno che poi, con il passare delle pagine, si delinea sempre meglio.” Ma direttamente dall’Autore potremmo sapere di cosa si parla in questo libro? Cosa racconta in queste pagine che già dal titolo stesso sembrano poter essere molto avvincenti? E da dove è nata, cresciuta e poi realizzata l’idea della trama stessa?

Ritorno al caos e dal magma cerco d’uscire, per dare ordine alle cose. Il nostro mondo oggi purtroppo non produce correttamente”felicità”, anche se potremmo, io e lei dissertare per giorni sul significato dell’effimera parola. L’amore? L’altruismo? La bontà? L’esigenza di porre un freno al fiume melmoso che tracima nel nostro vissuto, mi ha esortato a lanciare un monito e liberare una voce di dissenso verso tutto quello che oggi è maledettamente banale, verso quella sensazione che molti trattengono tra i pensieri: continuare ad eludere il problema, stoicamente perseverare in superficialità, trivialità, mancanza d’amore e di contenuti, credo ci condurrà verso l’oblio. I libri  devono, oltre a far sognare anche a lanciare un messaggio, incidere, far riflettere su cosa noi poveri mortali intendiamo per esistenza, felicità, passione. Non credo ci sia ancora molto da argomentare, né è mia intenzione ergermi a paladino dell’arte, dell’amore, della bellezza e dei sogni. Io desideravo raccontare una storia e tramite quella indurre alla riflessione il lettore, oltre naturalmente a farlo sognare. La trama, lei mi chiede, Monia? Vorrei lasciare ancora incertezza e rimanere nell’ombra.

4- A proposito del contenuto più intimistico del suo libro lei ha precedentemente affermato: “Ogni libro racchiude l'essenza dei nostri pensieri, esso svela la fragilità che giace in noi, mette le ali ai sogni, è sensualità, desiderio e ancora desiderio. Questo libro è nato da una passione ignota, o forse è la sintesi di tutte le passioni nascoste che agitano i pensieri dell'universo.” Dunque cosa ha celato Antonio Messina in questo libro, risultato della sua irrequieta , febbricitante anima che colta da improvvisa passione tanto ha avuto voglia di dire?

Le risponderò brevemente, cara Monia, altro non trovo d’espressivo in questo istante ed altro non saprei affermare: Son io, son solo, sono una multitudine, il nulla e l’aurora. Ecco dunque la risposta, naturalmente breve e forse “infelice”: ecco dunque l’anima mia.

5- Lidia Guardoni Guida di superava ha detto del suo “L’assurdo respiro delle cose tremule”: “L'antico popolo di Ritron si trovava di fronte a una tragedia senza confini, un subdolo flagello che stava devastando l'anima del pianeta e il cuore dei suoi abitanti. I Solitari soffrivano nel vedere la terra fertile tramutarsi in fogne putride... All'inizio, in quella culla di felice estasi, la gente si era illusa di poter vivere la propria esistenza dimenticando le incertezze del quotidiano, ma non aveva fatto i conti con le forze del male...Per quale oscuro motivo quel mondo umidiccio era trafitto da una forza ostile?...A chi somigliano quelle presenze delicate, quegli uomini che tentavano di rubare sogni e desideri?C'era un futuro a Ritron?...” Molti pensano e definiscono Ritron “un mondo lontano creato dalla potenza immaginativa dell’Autore”. Ma lei realmente riscontra, sente afferra, questo stesso flagello nella nostra umana realtà quotidiana dei fatti? E’ questo secondo lei un precarissimo momento storico che potrebbe condurci ad un “flagello” certo?

Ritron potrebbe essere un città governata da un gruppo di potenti, gente che del denaro han fatto il loro Dio. Ritron potrebbe rappresentare il denaro, il plagio, la manipolazione della nostra coscienza tramite messaggi occulti o manifesti. Palese è oggi l’incapacità dell’uomo di “gustare” la felicità, una sofferenza malcelata che spesso produce una serie infinita di eventi catastrofici. Gli Auluch dell’assurdo respiro sono esseri  che si nutrono d’energia, di sogni, essi per sopravvivere hanno bisogno del debole, del fragile, dell’uomo che non cerca luce, che s’abbandona. L’ombra è in agguato sempre e l’ombra produce ombre e le ombre sono dannose, l’anima avvolgono rendendo i nostri pensieri privi di spessore. Non voglio argomentare oltre e dunque termino il mio ragionamento, ma sono convinto che questa Era apparentemente colma di bellezza invece è solo “corte senza anima”, sito dove tutto appare e tutto s’occulta in un batito d’ali. La vera esistenza dispiega i”segni” in altro modo. Vorrei parlare d’amore adesso, di musica e di bellezza, di sentimenti veri e passioni. Vorrei trovare l’aurora in ogi notte, cara Monia e fiumi e luci. La vera esistenza si svela in altro modo e la “ corte” e colma di uomini Eletti, gente che ama, sogna, produce gioa e respiri. Vorrei altro per me, per lei e per tutti gli uomini dell’universo: nel mio cuore, nel tuo cuore, nel cuore degli uomini giace il segreto delle felicità.

6- Nella recensione che è stata fatta al suo libro su Pagina zero si esordisce così: “Voglio cominciare questa recensione sottolineando come, nel panorama editoriale italiano, sia difficile che un libro pubblicato da una piccola casa editrice, come in questo caso "L'Autore Firenze Libri", riesca a vendere in poco tempo oltre un migliaio di copie. Questo di per sé non è una dato di merito, quanto una piacevole constatazione del fatto che se vi sono testi di valore adeguatamente promossi e pubblicizzati, questi "miracoli" italiani possano diventare meno miracoli e più consuetudine.”  Si parla dunque di “Miracolo italiano”  in riferimento, naturalmente, alla situazione tangibile dell’editoria italiana, dove un solo editore pubblica 10-20-100…Romanzi al giorno e nessuno di questi viene poi realmente pubblicizzato, se non, più o meno, tramite internet. A parte sentirsi “un miracolato”, visto che il merito va solo ed esclusivamente alla sua evidentissima bravura stilistica, lei si trova in accordo con tutto ciò? Riconosce la pecca dell’editoria italiana della quale lei evidentemente grazie al suo stile e grazie a “l’Autore Firenze libri” non ha risentito?

Esagerato naturalmente definire miracolo il ”cammino delle mie parole”. Ringrazio comunque il direttore di Paginazero che con me è stato magnanimo. Un buon risultato di vendite il mio, non grandi cifre ma comunque un buon risultato suffragato dagli ottimi giudizi dei lettori. Sulla mia scrittura non desidero argomentare, già lei cara monia è stata benevola, riportando commenti dei lettori e regalandomi l’opportunità di “mostrare” quello che d’espressivo giace in me. In letteratura(adesso prendo in prestito un concetto espresso da quel magnifico letterato che è Gianfranco Franchi di Lankelot) oggi purtroppo non sempre gli scrittori usano il loro linguaggio e le loro storie per produrre”bellezza”, spesso al contrario, anche quelli bravi ed attenti allo “stile letterario” vengono travolti dalle leggi del mercato: vendite da capogiro per opera che sinceramente valgono poco, non hanno stile, né lasciano segni nell’animo. Con Gianfranco abbiamo avuto ultimamente una fitta corrispondenza epistolare, io sinceramente sorpreso dalla sua somma bravura, lui forse colpito dal mio immenso amore per la scrittura. Gianfranco è un letterato illuminato, una voce importante, un ragazzo che possiede stile, classe e talento: i suoi consigli, in particolar modo per la revisione del mio secondo romanzo, sono stati preziosi. Il mio stile, Monia? Io non posso risponderle naturalmente, non posso scovare la vanità, non voglio. Io amo scrivere e liberare i pensieri, amo sognare  e vorrei: “lasciare gli altri uomini un poco più felici di come li ha trovati”.

7-Nella Primavera di un anno imprecisato, si apre il suo racconto “L’OMBRA NELLA BOTTIGLIA” da lei scritto in settembre 2004 e così commentato da una sua lettrice: “Quel mare che diventa oceano e frammenta l'immagine, quel nulla è certo nell'incertezza, quel volo basso delle rondini, quella luce dei lampioni che si sdraia esile sulla strada, e solitudine correva lungo i marciapiedi, solitudine che trova sfogo e annullamento o annientamento nella bottiglia a forma di ballerina. E il mare, l'oceano, le rondini, le barche, il molo, il barista tutto diventa ombra e s'infila dentro l'animo attraverso il collo di una bottiglia ballerina divenendo l'anima stessa ombra fra le ombre, mille ombre a disegnare la solitudine. Bellissimo racconto. Immagini potenti. Lirica dolcissima. Straziante solitudine. Incolmabile vuoto. La fugacità dell'amore. La bottiglia che uccide. Grazie Antonio. Lucia” Se questo è ciò che realmente ha voluto rappresentare con questo suo racconto, che io mi sono già permessa di definirle come “una sublime prosa poetica”, può dirci invece da cosa, da quale idea, da quale sentimento il brano è realmente scaturito?

Il testo mi era stato richiesto dal direttore artistico di un teatro scuola e fa parte di un cortometraggio che ha vinto il primo premio a Città di Castello. Poi il testo è divenuto racconto vero e proprio, dopo naturalmente alcune modifiche. Il tema era delicato. Si parlava d’alcolismo e dell’incapacità dei giovani di reagire alle “ingiustizie” dell’esistenza. I giovani oggi sono fragili, tutto in verità è divenuto precario, insicuro e i ragazzi in modo particolare subiscono questo processo che scompone e crea malumore nell’animo. Io non desideravo ammonire, non potevo, desideravo invece sensibilizzare, creare il dubbio, far riflettere. L’alcol conduce alla morte e la morte non è un bell’affare. Io sono un”minuscolo” autore, non ho platea, ma nel mio angusto ambito posso naturalmente contribuire a fare un po’ di chiarezza. L’ombra è una storia intrisa d’amore e sofferenza, una storia colma di presagi d’antica e struggente malinconia. L’ombra nella Bottiglia è stata scritta con il cuore ed io durante il processo di scrittura ho sofferto come il protagonista, ho visto le Ballerine di Vetro danzare, osservato il dolore colare. Amare per non sentirsi soli: amare per sconfiggere l’oscurità. Questo è il messaggio contenuto nel racconto, il mio messaggio, quello che io speravo il lettore percepisse.

8- E’ pur vero che sappiamo poco di lei, ma è sufficiente leggere anche un solo suo brano per capire molte cose della sua Persona e non solo della sua Arte poetica ed espressiva. Se mi permette vorrei riportare questo suo passo e poi porle la domanda: ”La notte era limpida, tante stelle orlavano la periferia dell’orizzonte, quasi un lungo tappeto opalino che dal mare si allungava fino a sfiorare il cuore dell’universo. Il vento quella notte si era intrufolato tra le strade polverose, e la luce dei lampioni, esile, si sdraiava sulla strada. Ombre lunge, contorni non perfettamente decifrabili, mezze figure, era tutto un caleidoscopio d’ immagini vicine in apparenza, ma invece così lontane; figure evocative di un universo misterioso, dove il tempo si era fermato estasiato, ad ammirarne la bellezza. Questo ricordo ancora vive in me, parecchio tempo dopo il primo vagito, nel tempo, in un groviglio di pensieri in fuga, lontani in apparenza e invece così vicini al mio cuore. E’ ancora un luogo sospeso, immaginifico, quella striscia di terra dove son nato, un tratto di spazio dove il blu del cielo si confonde ancora con l’azzurro del mare. Ho sempre negli occhi il fiume perduto e nelle narici il profumo di vino e limoni,; d’aranceti i campi sconfinati la visione ancora in sogno mi appare: osservo i giardini, i viottoli, la luna, la vecchia fontana e il tempo, che prima torna indietro, gironzola lesto tra i cespugli e, poi con impeto si allunga sul mondo, tentando di rimettere ordine tra i movimenti delle cose perdute. C'è ancora luce tra le strade perlacee, al tramonto, quando il vagito del nuovo vento africano accarezza gli steli e, la campagna accoglie nel grembo le stelle, tante che a grappoli scendono, fluttuano, s’incamminano ad una ad una in fila indiana verso le colline. Esiste una traccia nel cuore degli uomini, un percorso, una strada ampia e luminosa che svela la nostra appartenenza tra i segreti dell’esistenza; io non ho mai dimenticato il mio tempo passato, né voglio farlo, ancora adesso, quando nelle notti d’estate, lontano in un posto altrettanto bello e remoto, sento il tramestio delle onde: è una sinfonia magnifica quella che odo, e in quell’attimo il mio cuore si apre alla luce e icone sfumate accarezzano la mia giovinezza, ricordandomi le voci e i profumi della mia terra.” Perché ha dovuto, o forse voluto, lasciare la sua terra? Credo si riferisca a Trapani…..

La Sicilia mi è rimasta nel cuore, come nel cuore adesso trattengo il Veneto. Son tra color che son sospesi, con i pensieri proiettati verso il borgo natio e l’anima incastonata tra le mutevoli nebbie del nord. La Sicilia ha problemi gravi, anzi gravissimi direi, oltre ad essere naturalmente isola felice, fucina d’arte e di storia, fabbrica di sogni e passioni. Manca il lavoro e per i giovani istruiti e “moralmente sani” tutto diventa maledettamente difficile . Io ero un giovane “moralmente sano”, ma mal disposto a” leccare”: perdoni l’espressione cara Monia. Ecco dunque il motivo della mia partenza, ecco dunque svelato l’arcano. Oggi ritornerei a risentir il respiro delle onde. Da piccoli andavo a Selinunte e dentro il tempio pensavo d’esser filosofo e con occhi sognanti ammiravo il mare e le rondini, che libere volavano radenti gli scogli. Comunque resterò: son io, son solo, sono una moltitudine, il nulla e l’aurora.

9- Su di una precedente intervista, quella che le è stata proposta da “Parole di Sicilia“ ha detto: ”Conversare, liberare i pensieri, amare, sempre alla ricerca di qualcosa di sottile che possa renderci unici, molteplici, persone in grado di sconfiggere la terribile malinconia che spesso avviluppa la nostra esistenza, è sempre un evento straordinario. Allungare i propri pensieri, e ancora conoscere l'ignoto nel suo poliedrico moto, e indagare sulla propria anima, apre le porte della conoscenza. L'universo è dentro di noi, caro Mauro, in te vive, nei sorrisi innocenti dei pargoli, tra le pieghe del tempo, dentro città pullulanti e vocianti, dentro gli abissi dei nostri tormenti. La comunicazione è magia, gioco misterioso, evento straordinario, bisogno estremo d'abbattere le distanze, necessità di stabilire un contatto. Affascinante è comunicare senza conoscersi, smarriti dentro percorsi evanescenti, sospesi in un tempo che riduce le distanze e che ci aiuta ad immaginare "l'ignoto essere," un altro piccolo abitante del nostro sconfinato universo.” Porgendolo anticipatamente i miei complimenti che scaturiscono da sincera stima per ogni frase, ogni parola che riesce a scrivere rendendola così vivida e palpitante, proprio come se ogni suo pensiero nascesse già “Poesia”, vorrei analizzare più approfonditamente alcune sue frasi appena citate, per conoscere un po’ meglio "-l'ignoto essere-, abitante del nostro sconfinato universo”. Cosa sarebbe dunque l’uomo senza linguaggio espresso in molteplici straordinarie forme?

Nulla sarebbe, per tutti i Ruscelli Cascanti, proprio nulla sarebbe un uomo “muto”. Il linguaggio impera e rende snelli i nostri pensieri, certo a volte crea caos. Dal caos bisogna partire, dal caos il cosmo ha preso forma e ancora dal caos nasce l’arte e tutti nel caos rientreremo, ma almeno abbiamo espresso parole e con le parole siamo riusciti ad amare, con le parole ci siamo sentiti vicini. Ti amo: una parola apparentemente insulsa, apparentemente pervasa da insignificanti contenuti. Invece tramite quella parole si dispiegano le forze, tramite quel sussurro i cuori palpitano e gli animi s’adombrano di luce tremule e angeli lievitano, mentre le onde danzano e l’oceano traballa e noi… Una sola parola, Monia, una soltanto: ti amo. Una rivoluzione, per tutti i criceti del torrente.

10- Ahimè anche stavolta, anche se ancora a lungo avrei voluto comunicare con lei, siamo giunti all’ultima classica domanda di ogni mia intervista. Quella che vuol provare a tirare un filo conduttore, a misurare un’unità di intenti tra i vari intervistati, nel chiedere, appunto, a voi tutti, di dare un consiglio spassionato all’esordiente. E Lei Antonio Messina, dopo le sue oltre 1000 copie vendute e dopo che il mondo letterario, ma soprattutto il lettore, l’hanno accolta così bene, permettendogli l’accesso, a questo magico mondo costellato di parole, dalla porta principale, cosa consiglierebbe a colui che ancora anonimo ed esordiente la soglia di questo magico universo,  la sta varcando proprio adesso?

Io intanto auguro e lei, cara Monia, un percorso letterario fulgido e colmo di”felicità”, per gli altri invece invoco umiltà, speranza, perseveranza e letture appassionate e poi: liberare i sogni, perché senza i sogni la vita non ha significato.

Grazie ad Antonio Messina, per la sua cortese e graditissima partecipazione.

 Caramente, Monia Di Biagio.

 

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