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"10 domande a..."

-Piergiorgio Leaci-

di

Monia Di Biagio 

Piergiorgio Leaci: E-mail Sito internet ufficiale http://www.infinito.it/utenti/giorgioleaci. Scrittore, poeta ed insegnante, è nato nel 1974 a Lecce. Nel 1999 si laurea in Lingue e Letterature Straniere ad Aarhus, Danimarca, gli anni successivi insegna Inglese, Spagnolo e Italiano nella Repubblica Ceca. Insegna scrittura creativa e scrive per la Gazzetta di Modugno, http://www.modugno.it. Ecco come lui stesso si racconta: “Chi sono? L'eterna domanda senza l'eterna risposta! Non lo so. Non è importante. Anni vagabondando per i paesi d'Europa, m'hanno insegnato che l'uomo è un animale solitario. Ci s'incontra, ci si ama, ci si odia, ci si dimentica, tutto nella più triste e isolata indifferenza. E' esattamente quello che provo. Indifferenza per voi, per il vostro dolore, per la vostra anima, per me stesso.  Siete solo una massa indistinta e febbricitante che arranca nella stessa direzione, senza fantasia, senza vita. Semplici decorazioni lungo il penoso cammino della vita. Ho conosciuto anche gente in gamba che è morta troppo in fretta per lasciare qualcosa. Ho conosciuto uomini che brillavano dopo un litro di vino e alzavano la mano al cielo in segno di sfida. Ma nulla di loro è rimasto. Solo caldi ricordi e fiori secchi sulle loro tombe. Amo la solitudine, perchè la gente comune mi annoia. Occupata dai mali quotidiani credendo che sia l’esistenza. Parlo solo con pochi intimi e trascorro il tempo con  qualche straccio di lavoro, poi scrivo, bevo, faccio sesso. Sono limitato e pieno di pregiudizi, ma non importa. Nel mio ghetto mi trovo a mio agio e al sicuro. Non ricordo esattamente come sia giunto alla scrittura. Un bel giorno mano alla penna e uscì fuori qualcosa. Non fu un gran che. Lasciai perdere. Anni dopo, in Danimarca, in una piccola stanza di uno scantinato, tra la polvere, l'umidità e l'odore di pulito di vestiti ad asciugare ci riprovai. Mi lasciavo assalire dalla depressione. Nevicava. Nessun quattrino. Nessun posto dove andare. Nessuno da chiamare. Aprii il quaderno, versai un bicchiere di vino e cominciai. Da allora non ho più smesso. Sono venuti fuori ventuno racconti, interamente scritti in Danimarca o pensati in Danimarca. Ho messo un titolo "Rød Grød Med Fløde (Fragole Caramellate con la Panna)" e poi trovai un editore. Domani? Spero non troppo diverso da quello che ho avuto   oggi.” Piergiorgio Leaci ha all’attivo le seguenti pubblicazioni: 29/10/04 “Biblioteca dell’Inedito” – Antologia di poesia inedite, CD Multimediale prodotto dalla Ed. Il Filo Multimedia http://www.ilfiloonline.it; 20/05/04 “L’altro Novecento, Giovane letteratura salentina dal 1992 al 2004”,  Antologia di giovani autori salentini, Luca Pensa editore (Lecce) – a cura di Stefano Donno; 08/08/04 “DA ZERO A SEI, il meglio di PB”, racconto Picari pubblicato nell’antologia di Progetto Babele edizioni http://www.progettobabele.it – a cura di Marco Roberto Capelli; 05/06/2003 “Pazzo come Van Gogh”, ISBN 88 - 7418 - 188 – 4, romanzo pubblicato con Prospettiva Editrice,  www.prospettivaeditrice.it di questo romanzo ci parla proprio Andrea Giannasi Direttore Editoriale della Prospettiva: "Il racconto di una fuga, dall'Italia, attraverso la Danimarca e la Repubblica Ceca. Nel tentativo di trovare una propria dimensione in una società egoisticamente preordinata. Una storia di vita tra rimpianti, alcol, sesso e alienazione, con personaggi bizzarri, menefreghisti, vocati alla mortificazione dello spirito e della carne. Il sesso sempre vissuto violentemente, come unica valvola di sfogo. "Lo si fa, perchè non si ha altro da fare."  Un senso di precarietà che fa chiaramente intendere come tutte le cose della vita tendano verso il nulla, e non rimane altro che bere, parlare e raccontare...” 05/12/2001 “Onde Stridule su Mare di Gomma”, ISBN 88-87926-23-9, raccolta di ballate beats, edito da Prospettiva Editrice www.prospettivaeditrice.it “è un libro "battuto" dall'incessante ritmo di questa inutile società.

Da leggere e conservare le poesie di questo autore alla ricerca incessante di un posto dove poter alzare la mano.” 03/07/2000 “Fragole Caramellate con la Panna”, racconti Pulp, edito da Prospettiva Editrice, www.prospettivaeditrice.it Hanno scritto della sua produzione letteraria: “Quello che l'autore descrive in tutta la sua produzione letteraria è un mondo che striscia ai margini di una società che non condivide e che si consuma lentamente in saghe autodistruttive fatte di incontri (dis)umani, copule, dissennatezze varie in un campione umano in disfacimento e  personaggi femminili ridotti a semplici oggetti di piacere in un atmosfera discretamente pesante. Nelle sue pagine si scandiscono sbronze, risvegli difficili, alienazione, solitudine ed erotismo in ‘unicum’ estremamente cinico, attraente, divertente e ributtante allo stesso tempo. I personaggi sono bizzarri e menefreghisti, vocati alla mortificazione dello spirito e della carne e si muovono al margine di una società fredda come la vita e i rapporti. Ci sono amicizie tenute insieme dalla bottiglia, relazioni umane consumate in una scopata. Un senso di precarietà che fa chiaramente intendere come tutte le cose della vita tendano verso il nulla. C'è quindi molta rabbia e dolore nelle sue parole, raccolte in una scrittura fastidiosa, asciutta, cruda e  incalzante”

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1-Buongiorno Piergiorgio, forse solo per una mera questione di età, la medesima nostra, mi permetto di darti del “tu” durante questa intervista. In realtà però, mi scopro a voler utilizzare il “tu” forse solo per riuscire ad entrare in contatto con un’Anima che tanto mi attrae, che sembra celata da un muro invalicabile, invece non lo è, proprio come può attrarre il biancore di un edelweiss sull’orlo di un abisso! Questa sarà la mia sfida quotidiana, varcare anche solo per un attimo la soglia del tuo mondo e con le nostre parole farla varcare per un solo breve istante al lettore. Comincio così chiedendoti: esiste un’insormontabile differenza tra scrivere “per se stessi” o “per gli altri”? In apertura del tuo sito hai voluto proporci questa massima di Ralph Waldo Emerson (1803-1886): ”I libri e la letteratura appartengono agli occhi di chi li  vede”. Suppongo quindi che per aver scelto tale frase come tuo “biglietto di presentazione” questa abbia una consistente importanza per te, che forse rispecchia appieno la tua Arte scrittoria, dunque: tu, ogni qualvolta inizia a scrivere un nuovo libro per chi scrivi?

Scrivere per me è liberatorio e istintivo. Ho l’impellente bisogno di fare uscire quello che mi brucia dentro e vomitarlo sulle pagine, dolore, paure, il mio sangue. Quando non lo faccio e sono costretto a tenermi tutto dentro, a stringere la bocca dello stomaco, divento nervoso, dislessico, aggressivo. Non sono un grafomane che riempie pagine e pagine per nutrire il proprio ego letterario. Leggo, rielaboro, trasformo, plasmo, mi lascio consigliare e difficilmente sono davvero soddisfatto, perché so che posso fare sempre meglio. È come trovarsi davanti un blocco di pietra a cui si vuol dare una forma, ma per arrivare alla scultura finale ci vuole tecnica, pazienza, una serie infinita di rifiniture. Scrivo per me, perché racconto la mia storia, ma lo faccio in modo che anche gli altri la possano leggere, altrimenti sarebbe inutile. La mia stessa scrittura è cresciuta negli ultimi anni. Mi sono allontanato molto da quello che è stato “Fragole Caramellate con la panna”, o da quello che di mio si può trovare su internet, molto pulp. Ora prediligo una scrittura più viva, aggettivata ed emotiva.   

2-Ti definisci un solitario, che odia la gente: “Amo la solitudine, perchè la gente comune mi annoia.” e definisci gli altri nella tua auto-presentazione “Semplici decorazioni lungo il penoso cammino della vita”. Un’affermazione molto forte credo e non certo campata in aria, suppongo, ma allora mi chiedo: cosa c’è oltre te, oltre il tuo mondo? Quando ti affacci alla finestra della realtà quotidiana cosa vedi?  E perché nonostante tu dica ”Indifferenza per voi, per il vostro dolore, per la vostra anima, per me stesso.” doni agli altri, di volta in volta, proprio tutto te stesso, i tuoi pensieri, la tua Anima rabbiosa, annoiata eppure così febbricitante e vogliosa di uscire, vista la tua ricca produzione letteraria?

Sono come degli strumenti monocordi che ripetono sempre gli stessi argomenti, all’infinito, come se il loro cervello si fosse inceppato su determinati pensieri. Intendo soprattutto gli uomini. O si parla di lavoro con loro, allora c’è una conversazione, oppure si cade sulla smaniante voglia di sesso o sul calcio o sulle macchine e moto, e quasi tutti sono così. Per fortuna ho incontrato gente interessante tra scrittori e artisti, ma anche in questo caso il più delle volte manca l’umiltà, la voglia di crescere, di migliorare, di mettersi in discussione e di rischiare. Molti preferiscono continuare a muoversi in tondo nel proprio giro di conoscenze, oppure nella solita associazione culturale perché solo lì possono essere qualcuno, avere un nome e una credibilità, e rimangono per tutta la loro esistenza infossati in una semplice mediocrità culturale. Hanno già la terra in bocca e non lo sanno. E quando ne ho davvero abbastanza, allora preferisco starmene nella mia “rumorosa solitudine”, scrivendo, leggendo, lavorando con Andrea Giannasi e altro. 

3-Eppure, ciò nonostante sei un uomo di mondo, “Anni vagabondando per i paesi d'Europa, m'hanno insegnato che l'uomo è un animale solitario.” per così dire quindi, un girovago, che da ogni sua esperienza estera ha riportato in Patria qualcosa di magico, di fraterno, di erotico come  dopo l’esperienza Danese in “Fragole Caramellate con la Panna”, tutte esperienze emozionali che senza un confronto, un contatto umano proprio con quella gente di cui si parlava e dalla quale cerchi fortemente “l’alienazione” di certo non avresti potuto provare. Chi erano dunque queste persone che tanto ti hanno arricchito, diversamente dalla massa informe “che arranca nella stessa direzione, senza fantasia, senza vita.”?

Sono proprio quelle che riempiono le pagine dei quotidiani, dei telegiornali. Profughi di qualunque nazionalità. Iraniani, palestinesi, pakistani, angolani, indiani, tutte persone che hanno lasciato la loro terra d’origine e ora vivono in Scandinavia o altrove, chi integrato chi meno, ma comunque con il cuore aperto e l’anima vibrante. Sentivo che qualcosa nelle nostre disperazioni ci univa, il disadattamento, la solitudine, la forza di reagire stringendo i pugni. Immagina un Iraniano che ha lasciato la propria patria all’età di sei anni e che ha vissuto in Europa fino ad oggi. Non è mussulmano perché è nato e cresciuto in un contesto diverso, libero e mitteleuropeo, non è iraniano perché non ha un senso di appartenenza per quello stato che gli ha ammazzato i genitori, non è europeo perché non ha mai avuto una famiglia nel paese che lo ospita. E allora cos’è? Un senzapatria, ed è proprio questa la storia che racconto. Gente che fugge, che corre perché non riesce a mettere radici. Ogni stato, ogni cultura dopo un po’ non sono quelle giuste. Oggi ci incontriamo ancora e c’accorgiamo che dopo dieci anni, poco è cambiato per entrambi. Sempre quel forte senso di precarietà che fischia nelle orecchie, quell’affanno che pesa sulle spalle e le gambe scattanti pronti per correre ancora.

4- Carismatico, pungente, tagliente, alienato, cinico, attraente, divertente, “Pazzo come Van Gogh”, qualcuno ha anche tentato di dire misogino, questi tutti gli aggettivi che di volta in volta ripetendosi, tentano di descriverti. Ed io leggendoli in concomitanza, invece con le tue di parole, ho in mente solo una domanda: una personalità troppo forte, troppo spiccata per restare a lungo silenziosa? E’ questa prepotente voglia di uscire della tua anima che ti ha spinto ad iniziare a scrivere? E’ dopo quella prima lettera  messa nera su bianco che la tua anima si è finalmente sentita viva e libera da un corpo che altrimenti avrebbe preferito la solitaria pace dei sensi, pur di evitare quel confronto con l’altrui banalità tanto aborrata?

Mi sento spogliato dalle tue parole. Da qui nasce la mia “Esigenza’ di scrivere.  Non voglio spegnermi come la maggior parte di quelli che mi circondano. Mi sento vivo, mentre la mia terra “è senza colonna sonora”.    

5-Quando oltre che autore diventi lettore delle tue stesse parole, forse quando scopri in te stesso la giusta dose di sensibilità per poterlo fare? Chi può leggerti? Non certo i “menefreghisti, vocati alla mortificazione dello spirito e della carne e si muovono al margine di una società fredda come la vita e i rapporti.” Allora chi?

Leggo sempre i miei scritti a distanza di tempo per quel processo di revisione e riscrittura di cui ti parlavo, perché ci sono sempre nuove idee, vecchie incoerenze da correggere, nuove storie che si aggiungono o si sovrappongono a quelle scritte. I miei lettori credo che siano prevalentemente maschili, o perlomeno è questo quello che ho notato dalle e-mail che sinora ho ricevuto, molti anche che amano la scrittura e che si vogliano cimentare nel primo romanzo. Altri che mi chiedono con chi pubblicare. Una volta pensavo che fossero gli scrittori ad essere pieni di donne, invece ora so che gli editori se la passano meglio.  

6- Se anomalo, in un certo senso, può essere considerato il tuo rapporto con il lettore, qual’è allora quello con il mondo editoriale, con i concorsi letterari, con le parole inutili la falsità di tutto questo business letterario? Come ti poni verso quella “non sensibilità” che è difficile da trovare in un lettore che prende in mano il tuo libro per leggerlo, forse per amarlo o forse per odiarlo, e che quindi comunque sulle tue pagine riversa un proprio forte sentimento, e che invece è molto più facile trovarla in chi, quel libro, quei sentimenti, vuole solo venderli?

Sembrerà strano, ma questa volta non parlerò male del sistema editoriale. C’è del marcio, ma quello c’è ovunque. Lamento solo la poca chiarezza verso gli esordienti, il più delle volte costretti a pagare la pubblicazione molto di più di quella che vale, sia per la qualità del loro lavoro, sia per il servizio che viene offerto e la distribuzione. I grandi editori non s’interessano ai giovani scrittori perché non ci sono scrittori abbastanza interessanti. Oggi basta leggere cinque libri ed etichettarsi “emergente”. Questo l’ho capito guardando dall’interno di alcune realtà editoriali in cui mi sono mosso e lavorato. Gli stessi editori erano frustrati da emergenti che pretendevano mille accorgimenti, senza andare a nessuna delle numerose presentazioni che organizzavano. Non erano interessati a promuovere la loro opera, perché agli emergenti sembra che interessi solo pubblicare. E invece il lavoro più duro comincia proprio dopo la pubblicazione. Dei concorsi letterari non me ne occupo, sia come organizzatore che come autore partecipante. Quelli sconosciuti, messi in piedi da un’associazione, da un ente culturale, da un comune, se non davvero accreditati, servono davvero a poco. I lavori non vengono nemmeno letti per intero. Ma chi avrebbe veramente voglia di leggere per intero centinaia di romanzi di sconosciuti alle prime armi? Perdere o vincere un concorso letterario non significa nulla e non serve a niente.

7- Nelle tue opere, come ad esempio in “Pazzo come Van Gogh” esprimi anche “un senso di precarietà che fa chiaramente intendere come tutte le cose della vita tendano verso il nulla” lo stesso senso di vita fatua ce lo fai chiaramente intendere, sempre sul tuo sito, con questa frase: “Siamo fatti di nebbia e ci dissolveremo nell’aria sottile” Cosa resterà dunque del Piergiorgio Leaci uomo? Forse solo il Piergiorgio Leaci scrittore o forse molto di più? Sai già, vero, che scrivendo hai “condannato” la tua Anima a far parte di questo mondo umano troppo umano e quello delle generazioni che verranno e che forse tu stesso avresti bistrattato come le prime?

Mi chiedo anche adesso cosa ci sia di me, come uomo. C’è un cervello, un cuore, un’andatura brilla e nervosa dopo le undici di sera, tante idee, sogni, progetti che si materializzano, una pioggia di parole, una tempesta di parole, donne che mi sono lasciato alle spalle, altre che rincorro, qualche poesia e un caminetto pieno di mozziconi.

8- Mentre stai rispondendo, credo, spero, di aver saputo gradevolmente trattenere la tua mente qui, su questo foglio. La tua Anima invece dov’è in questo momento?

Chiusa e anestetizzata.

9- Ho vinto la mia sfida? Sono riuscita a far sfiorare anche per un solo istante l’essenza di Piergiorgio Leaci?

Penso che tu abbia fatto di più. Mi hai conosciuto. Anzi ci siamo conosciuti, perché sono  rimasto piacevolmente colpito dalla tua fresca personalità e dalla tua pungente intelligenza. È difficile che una donna mi sorprenda per queste doti. Difficile trovarle.

10- Se con l’ultima domanda ho voluto chiaramente allontanarmi e salutare il tuo mondo interiore, è perché ho bisogno di tutta la tua concretezza fisica e mentale per rispondere a questa ultima, la classica “10ma” domanda di ogni mia intervista: un consiglio all’esordiente, a chi un bel giorno si sveglia con un progetto ben definito e tutto ancora da realizzare nella mente: diventare uno scrittore. Cosa suggerisci a questo ipotetico interlocutore, che nella sua immaginazione rappresenta un vastissimo gruppo di persone che ogni giorno anelano consigli per potersi muovere bene in questo mondo, troppo spesso, come dico sempre, “fatto solo di parole”?

Prima di tutto trovatevi un buon lavoro, o comunque un lavoro, perché le parole riempiono  la bocca e le pagine, ma non lo stomaco. Poi leggete tanto, digerite Fenoglio, Primo Levi, Pavese, Kerouac, i Russi classici e contemporanei e quando pensate che sia abbastanza ricominciate daccapo, confrontatevi con la letteratura d’Avanguardia, con i grandi scrittori, con gli scrittorucoli, con altri esordienti, con la gente per strada e fatene della letteratura la vostra passione, la vostra amante, la vostra stessa vita  e se mai, per merito o per fortuna, pubblicherete il vostro primo libro, non è detto che ce ne sia sempre un secondo.

Grazie allo stimatissimo Piergiorgio Leaci, per la sua cortese e graditissima partecipazione.

Caramente, Monia Di Biagio.

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