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"10 domande a..."

 -Monia Di Biagio-

Intervista redatta da Enrico Mattioli, per la mia rubrica "L'intervista" , su nuoviautori.org

1- Lei è una scrittrice. Questa rubrica pensa che possa essere intesa anche come un immaginario luogo di scambio, una sorta di "caffè on line" dove scrittori e scrittrici s'incontrano e scambiano rispettivi pensieri e modi di lavoro?
 
Esattamente, Enrico, e togliendo “immaginario”, la sua definizione mi sembra più che appropriata. Difatti, a breve, suddetta rubrica verrà anche accompagnata da un’apposita sezione sul forum di nuoviautori.org, dove potrà appunto avvenire, con l’ausilio e l’uso dei posts, questo “scambio” tra gli autori intervistati e non. Altresì la rubrica “L’intervista”, nasce in pieno accordo e collaborazione di idee e di intenti con Carlo Trotta, per offrire un’ulteriore vetrina agli “autorevoli autori” presenti nel sito, ed alle loro belle ed affascinanti storie letterarie. Per quanto riguarda la mia presenza, oggi, da intervistata è grazie ad una sua allettante idea e proposta di conoscere meglio attraverso le “10 domande” l’intervistatrice. Per quest’ultimo mio compito, quello che più mi è proprio, all’interno di questa rubrica, spero di esser sempre all’altezza degli autori che intervisto!
 
2- Ha una metodica di lavoro? Voglio dire, segue un suo programma, degli orari prestabiliti, una musica in sottofondo, oppure è totalmente anarchica, letteralmente parlando …
 
“Letteralmente parlando” lo sono.
L’idea di un nuovo racconto, di una nuova poesia, nasce spontanea e momentanea in me e subito su bianca pagina deve essere rinserrata, affinché la mia labile memoria non dimentichi l’intreccio dei fatti o il susseguirsi dei versi, creati repentini ed inaspettati dalla mia immaginazione. Per quanto riguarda gli orari e rumori di sottofondo: (secondo quanto è lungo il lavoro) dalla mattina alla sera, ma mai dopo cena, durante le ore notturne con un buon sonno, ho bisogno di “riformattare il chip” e spesso, mi sveglio con una idea nuova di zecca in testa; quando scrivo non posso sentir volare neanche una mosca, solo la voce mentale che mi detta quello che debbo scrivere, nient’altro! Come spesso ho ripetuto la mia potrebbe esser definita una sorta di “scrittura automatica” e dato che la mia mente va sempre più veloce delle mie mani sulla tastiera, non posso ascoltare altro se non quella, altrimenti mi distraggo e rischio di perdere per sempre parti importanti di discorso.

3- Nel panorama culturale attuale, appiattito da televisione, media, musica, cinema ecc., a mio avviso il mondo della narrativa ne rappresenta uno dei pochi tratti dignitosi insieme al teatro. Ne è convinta anche lei?

Il panorama mediatico e comunicativo oggi, sembra fatto su misura per “chi sente ma non ascolta”, se solo ci soffermassimo un attimo a prestare più attenzione a quanto ci ripropinano ogni giorno, forse spegneremmo per sempre la televisione ed il nostro edicolante di fiducia ci darebbe per dispersi. A mio avviso è sempre meglio un buon libro, ma visto una recente statistica dei lettori incalliti in Italia, solo l’1%, forse non tutti siamo della stessa idea e forse io ho sbagliato mestiere, se ne avessi avute le fattezze mi sarebbe convenuto fare la Show girl! 

4- Ho letto di lei che ha vissuto a Massa Carrara, città che ama moltissimo. Pensa che esista un posto dove una scrittrice riesca a scrivere con maggiore fluidità? Crede che un luogo piuttosto che un altro, possa influire sulla sua creatività?

Lo credo fermamente ed io ne sono l’esempio pratico in piena regola.

La Versilia, che a malavoglia ho dovuto lasciare, mi ha ispirato moltissimo e portato fortuna; i mesi di passaggio che sono seguiti, ad oggi quasi un anno, ho dovuto forzatamente reputarli per me “un anno sabbatico”. Mi sono accadute nel frattempo altre cose interessanti, e diciamo che avendo avuto modo di tirare un po’ il fiato ho potuto raccogliere i frutti di quanto in precedenza seminato, ma per riprendere a scrivere e creare, per quello debbo aspettare di riprendermi prima la mia vita, e di ricrearmi su misura il mio angolo nascosto ed invalicabile di mondo. Ma ormai ci siamo quasi, la cocente attesa di ciò è quasi finita, difatti a giorni un nuovo tremendo e spero definitivo trasloco, pende sulla mia testa come una spada di Damocle.

5- Ne "La dama bianca", tratta di un fantasma. Ha mai immaginato un suo personaggio in un altro contesto? Se un personaggio passa indenne lo spazio temporale, quel personaggio funziona davvero, oppure ci sono dei personaggi legati a quel particolare ambiente o esclusivamente a quel tempo. Lei che ne pensa?

Io e lei siamo volenti o nolenti legati ad un certo ambiente, i personaggi di una storia pure ! La Dama Bianca, pur essendo un’eterea apparizione, per così dire è un personaggio reale, della cronaca e non immaginario. Come reali sono i personaggi di “Il messaggio degli Angeli” dove i protagonisti siamo io e mio marito; quelli di « I Sogni in un baule » dove i protagonisti veri-reali sono i miei nonni ; proprio come, ancora, ne’ “Il vestito celeste” dove la protagonista è una ragazzina di 16 anni, oggi mia nonna. Tutti gli altri miei personaggi « irreali » ma per me realissimi, nascono e si muovono nello stesso contesto in cui essi stessi hanno voluto nascere e vivere. Io li ho solo aiutati a muoversi ed a districare le loro vicende in tali ambiti. Io sono il loro portavoce e sono loro che hanno permesso il mio ingresso nel loro strabiliante mondo. In “un tuffo nel passato” la famiglia Ferrisi e Nonna Adele vivono le loro vacanze estive in una splendida tenuta sul lago, se solo sapeste come è bello quel luogo, la prima volta che con la mente vi sono stata ospitata è stata per me una vera sorpresa di meraviglia; in « Café deuxième fois » i protagonisti sono Giulio e Sara che per la prima volta si incontrano al «Café Deuxième fois », per poi rincontrarsi incredibilmente su un treno deragliato e dar così futuro continuo a quel loro primo incontro! In « Volo 757 i protagonisti sono i 90 bambini morti a bordo sul Lago di Costanza, ricordate? In « il funerale » è uno strano, simpatico e geniale conte Mario Monti che sulle orme de’ « Il fu Mattia pascal » ce le farà vivere delle belle ; In « Ultima lettera » Gervaso guidetti è un giornalista che si stacca completamente dal mondo perentorio dela cronaca per seguire la sua vera essenza di uomo ; In « Vite parallele » Silvia e fabio, marito e moglie, entrambi all’interno della loro casa, non riescono ad incontrarsi perchè in una delle stanze al piano di sopra si è incredibilmente aperto uno « stargate » che fa loro vivere delle « vite parallele », appunto, ma uno all’insaputa dell’altra……Insomma a parte i personaggi reali e gli irrreali, eppur così reali, pensate veramente che possa essere stata io l’artefice delle loro vite? O questi personaggi così veri esistevano già ed attendevano solo qualcuno, come me che desse loro voce?
 
6- In "Destini" lei fa una premessa: “Ci si stupisce a volte di quanti turbinosi giri, possa fare una Vita prima di giungere sulla soglia del proprio “compiuto” Destino.” A proposito di questo, molte persone frequentano cartomanti, diventano maniache di oroscopi e segni zodiacali. Lei crede che nella maggior parte dei casi, si resta ad "attendere" il proprio compiuto destino per paura di vivere o semplicemente per insoddisfazione?
 
La raccolta “Destini” inizialmente era solo “un contenitore” dove io riponevo i miei racconti che man mano scrivevo per partecipare e poi fortunatamente anche vincere ai vari concorsi letterari nazionali. Solo dopo, mi sono io stessa resa conto che tra tutti questi racconti c’era e c’è un filo conduttore “il destino”, così la raccolta-contenitore è diventato un vero e proprio libro, (ora in fase di pubblicazione e spero presto in tutte le librerie italiane), con il suo nome proprio “Destini”, la sua copertina, la sua dedica, la sua premessa, prefazione e conclusione. Io credo nel Destino e nel Libero Arbitrio dell’uomo, due terminologie che potrebbero sembrare in contraddizione e che sono invece indistricabilmente legati l’uno all’altro. Per quanto riguarda cartomanti, maghi, stilatori di oroscopi, c’è proprio un racconto in “Destini” che si intitola “La vecchina” (storia a me realmente accaduta) ed un mio Pensiero-Poesia (contenuta in “Sentimento Nuovissimo”) che contraddittoriamente al racconto citato, mi ha fatto scriver ciò, ve la cito:
 
“Il giardino dei Tarocchi”
 
Stolto colui,
che vuole
da subito sapere,
tra fiori taroccati
si mise a sedere.
<<Chi diventerò?>>
<<Che farò della mia vita?>>
 
Se un giorno,
d’avvero,
giungessimo a conoscenza,
di ciò che ci attende,
forse ancor di più
potremmo amare la Vita
o rimpiangere di essere nati !
 
Monia Di Biagio.


7- Una domanda curiosa: le è mai capitato, riguardo ad un suo personaggio, di aver preso spunto da un familiare o un conoscente? Se sì, è accaduto che questi restassero, poi, inibiti di fronte a lei?
 
Sì. Come ho detto prima i miei nonni. Mio nonno è dipartito nel 1992, Lui mi avrebbe voluto Medico Chirurgo, ma io svengo di fronte il mio stesso sangue, spero sia comunque soddisfatto di avere una nipote Senatrice Accademica Letterata….ma mia nonna ancora vivente, gioisce ad ogni racconto che le dedico e scrivo su di lei. Perché ne ha di storie da raccontare, essendo lei vissuta in uno dei periodi più faticosi e tristi della storia Italiana quella della Grande guerra. La sua inibizione si è fermata nel momento in cui ha dovuto affrontare questo stesso periodo storico per cui, quando, su di lei ho scritto “Il vestito celeste” ed “I sogni in un baule”, si è un po’ sentita come la protagonista di un film, ed è così che l’hanno presa anche i suoi compaesani ai quali era già nota, ma che la fermavano per chiederle se le narrazione di quei fatti fosse proprio così dannatamente reale, quando il secondo racconto è uscito su il giornalino “il tuo paese”. Sono certa che le ha fatto piacere, l’ho visto dal suo sguardo e dal suo sorriso. Ed ha fatto piacere anche a me renderla così felice, per aver scritto su di una storia che lei considerava di poca importanza e che invece si è dimostrata agli occhi dei più così straordinaria.
 
8- Mi collego alla domanda precedente: una scrittrice è sempre alla ricerca di spunti, fotogrammi o frasi particolarmente profonde, oppure c'è il momento nel quale si stacca la spina? In sostanza, il quotidiano o minimale che dir si voglia, è narrativa?
 
La vita stessa è spunto, è narrativa. Il diario segreto delle bambine o il diario di bordo di un comandante pur riportando solo fatti giornalieri sono narrativa. Vivere il quotidiano come fantasia, e la fantasia come quotidiano, significa già scrivere nella nostra mente. Dopo bisogna avere la voglia, la coerenza, la capacità di mettere il tutto nero su bianco. Non per esser ripetitiva, ma “Destini” raccoglie, racconti onirici, fantastici e di vita realmente vissuta. Questo significa che si può scrivere su tutto. Nei momenti in cui si “stacca la spina” è perché questo tutto non ci parla più. Al contrario se quei fotogrammi quotidiani o immaginari ci solleticano la mente, poi trascriverli è facile!
 
9- Ho letto in una sua intervista che è stata "La dama bianca" a cercare lei ed a trovarla. Al di là della comune passione per le tematiche pirandelliane, crede che ci sia veramente un "destino" artistico anche per i personaggi? Cioè, un autore "scriverà prima o poi…" quella tal cosa perché solo lui poteva scriverla?
 
Forse per me “La Dama bianca” come dice lei è già “quella tal cosa perché solo lui poteva scriverla”! Tra l’altro questa domanda credo ben riassuma quello che realmente è il mio Libro “La Dama Bianca” ed il perché lei abbia cercato proprio me. Come spiegavo recentemente alla presentazione del mio libro che ho tenuto a Canazei sulle Dolomiti: la mia ultima fatica letteraria, tratta di un vero e proprio mistero, tutto Italiano e forse, ancora tutto da scoprire. Argomento su cui non hanno scritto in molti...A dire il vero per ora siamo solo in due, forse tre (compresa Grazia Deledda che vi scrisse una sola novella), ovvero io e Lord Alfred Tennyson che nel 1887 scrisse appunto "The Lady of Shallott" opera meglio conosciuta nel mondo come "The white Lady" appunto! Sulla copertina del mio libro, come potrà notare, ho difatti voluto fortemente proprio l'effige della Dama Bianca, la unica esistente, quella che si trova al Tate Gallery di Londra, dipinta nel 1888 da John Waterhouse, rimasto per l'appunto estremamente affascinato dalle pagine di Tennyson. Questo mio libro, che io amo definire un "saggio romanzato", prende spunto dall' eterea apparizione d'un affascinante fantasma, quello della Dama Bianca, appunto, in una calda estate di tre anni fa nella città di Massa, bagnata dal Tirreno mare ed all'ombra delle Apuane, dove io andai ad abitare e non a caso, visto il titolo, (omaggio a Pirandello, ma non solo) “La Dama Bianca: storia di un fantasma in cerca d’autore” che appariva proprio nella via dove ben presto scoprii si diceva vedessero l’ormai trapassata bella Dama d’altri tempi! Molto probabilmente quindi come i Mass Media (quotidiani locali e nazionali e Tv) vogliono lasciare intendere ora, quella bella signora dai capelli biondi, lunghi, sciolti sulle spalle ed un lungo abito sempre rigorosamente bianco, era veramente: "Un Fantasma in cerca di Autore"! Come io ho incontrato questa eterea figura, ammesso che io l’abbia “fisicamente” incontrata, però, non posso svelarvelo, è scritto nelle primissime pagine del libro.....eh,eh! Posso però di certo anticiparvi che le argomentazioni da me trattate non si fermano a codesta strana e misteriosa apparizione anzi, proprio quest'ultima prendono spunto un turbinio di argomentazioni tra l’altro di un certo interesse letterario e culturale, come: Filosofia, Storia, Archeologia, Storia delle Religioni, Letteratura Classica, Letteratura Scientifica, Misteri dell'Universo, Parapsicologia e non ultima l'Ufologia! Tutti argomenti che ho trovato lungo il mio cammino, posti già lì in bella mostra io non ho dovuto far altro che raccoglierli e metterli nero su bianco, intervistando coloro, che con "la Dama Bianca" si sono, per così dire "scontrati" veramente! Tre sono i Testimoni oculari più importanti: un Parapsicologo, una Sensitiva ed un Ufologo! Basta vi ho rivelato già troppo! Non mi resta quindi che augurami ed augurarvi che sia per voi una gradita ed interessante lettura!
 
10- Più che un consiglio ai giovani scrittori, vorrei che concludesse con un consiglio per i lettori. Cosa deve possedere un racconto per definirlo onesto?
 
Il rapporto diretto, sincero con il lettore. Ovvero sentirsi mentre si scrive “il cantastorie di turno” e non lo “scrittore che tutto già sa”….Difatti se, ancora a proposito de’ “La Dama Bianca”, ho deciso sin da subito di scrivere un “saggio romanzato”, è stato proprio per evitare di sottoporre al lettore uno di quei testi barbosi, pieni di nozioni e basta, quali spesso sono i saggi! “Saggio romanzato” a mio avviso ed io in questo senso lo uso, significa semplicemente che si sta comunque leggendo un saggio, ma la mia presenza continua e di dialogo con il lettore, a tratti anche ironico, proprio come se stessi raccontando una bella favola, lo rende romanzo! E questo si capisce subito sin dalla prefazione, dove appunto scrivo che mi immagino un bel caminetto acceso e scoppiettante ed io “cantastorie di turno” che racconto questa strana storia, fin giù alle conclusioni dove saluto dicendo che spero essere stata di buona compagnia. Quindi la parte romanzata è sempre presente dall’inizio alla fine, ciò non toglie che le informazioni che vengono date riguardino pienamente la saggistica: parlare di Storia delle Religioni, Filosofia, Psicologia e parapsicologia, Universi Paralleli, Archeologia, O.O.P.art (out of place artifacts), di Zed, di miti, di Leggende, di Maya e linee Nazca, di crop circles, sino appunto all’ufologia……in forma romanzata, come io fortemente l’ho voluta, sin dall’inizio, non è semplice, e certo per me è stato un durissimo ma soddisfacente “dispendio di energie”. In pratica ed in conclusione, la scelta è, quando si inizia a scrivere qualcosa, che potrebbe essere annoverata tra la saggistica, dove è appunto annoverata la mia “Dama Bianca”: mi metto in cattedra e faccio il professore parlando di questo e di quello ed annoiando a morte chi mi ascolta seppur parlo di cose a mio avviso interessantissime, oppure mi siedo fianco a fianco al lettore, e stile Decamerone, inizio a raccontare la mia storia? Io ho scelto la seconda via! E da subito ho capito che sarebbe stata quella che mi avrebbe impegnato di più, perché non stavo scrivendo solo un saggio, ma anche un romanzo al tempo stesso: di qui la definizione di “Saggio romanzato”! Di qui il contatto diretto con il lettore, di qui, anche e come la definisce lei, l’onestà di questo libro, e certamente di tutti gli altri che scriverò.

Grazie Monia.

Grazie a Lei Enrico per questa bella, accattivante, interessantissima intervista alla quale cordialmente ha voluto sottopormi per i nostri Amici-Lettori de'  "L'intervista".

Caramente, Monia Di Biagio.

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