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Intervista a...Monia Di Biagio

di
Davide Morelli

Per  “Evidda” Sito Culturale.

1) A che età hai iniziato a scrivere ?
 
Ho sempre un po’ di timore, forse dovuto ad una personale ed innata timidezza, a rispondere a questa domanda, perché son certa che la mia risposta, nella mente di molti, mi farà apparire come il “Genio Incompreso”, un po’, insomma, come il Wolfang Amadeus Mozart della situazione, anche se io rispetto a lui ho incominciato a dedicarmi alla mia Arte, un po’ in ritardo….Avevo 9 anni, ecco l’ho detto, quando scrissi il mio primo libro, non un singolo racconto, ma proprio un libro intero! Tant’è vero, ricordo, riempii dalla prima all’ultima pagina un diario segreto. Quello scrigno prezioso, compagno e buon ascoltatore di ogni bambina, dove, le mie amiche celavano i loro segreti e vi imprimevano i loro “primi amorini” nero su bianco, io invece vi scrissi un’intera storia di fantasia! Insomma per farla breve, ho iniziato a dedicarmi all'Arte della Scrittura e del Narrare precocemente, questo mio primo “romanzo” si intitolava «Jaqueline», che poi era anche il nome che io stessa mi davo nel gioco preferito, “a fare le signore”, con le “amichette” e che ho dato ad ognuna delle mie 18 Barbies…Un po’ ripetitiva forse? Ma questo era veramente e fortemente il nome che avrei voluto, e la fantasia che imprimevo in quei giochi erano di volta in volta un nuovo capitolo del mio libro! Sperimentate praticamente, e sulla mia pelle, le future gesta della mia protagonista, passavo alla narrazione delle imprese di Jaqueline, ovvero di me stessa, che “in terza persona” diveniva la nuova Super Eroina, (sulla scia dei Super Eroi della Warner Bros) non con le mie fattezze, ma con quelle della Barbie, appunto!
Naturalmente questo mio primissimo libro è rimasto inedito, e a dirla tutta: avrei voluto custodirne gelosamente l’originale, ma non so più che fine abbia fatto!

2) Perché proprio a 9 anni?

L’unica risposta: è che non avrei potuto farlo prima, anche se avessi voluto, non sapevo ancora maneggiare la lingua Italiana, quando poi a scuola mi diedero tutte le nozioni per farlo, ed io sapevo di aver raggiunto un discreto livello, (forse e non a caso, la mia maestra, si fotocopiava tutti i miei temi!) decisi di cominciare: non più le favole dei Fratelli Grimm, non più i cartoni visti in TV, ma una storia tutta mia! A dire il vero, c’è una maestra dell’asilo che racconta insistentemente, ogni qual volta la incontro, che già da allora mostravo una spiccata capacità del raccontare storie fantasiose, inventate sul momento, con le quali tenevo buoni ed incollati ai banchi il resto della cucciolata. Al contrario del mio primo “romanzo”, stavolta, le prove di quanto sto dicendo sono rimaste: la maestra dell’asilo le ha tutte registrate su musicassetta, ma credo (troppe volte ho già tentato!) neanche vendendo l’Anima al Diavolo, riuscirò ad averne una copia….che con i mezzi tecnici di oggi, per i mezzi rudimentali di allora, sarebbe anche difficilissimo se non impossibile fare! La paura è che si rovinino: ergo non li avrò mai! Insomma, quel tempo, quello della prima fanciullezza, il mio unico mezzo, per raccontare quanto la mia mente aveva voglia di dire, era appunto la voce, o il disegno, pur avendo una mamma insegnante che ho assillato, per insegnarmi ante tempo il corsivo ancor prima del mio primissimo giorno di scuola. Pedagogicamente esatto, ora posso dirlo, ogni istruzione mi è stata data al giusto momento: e non ho più smesso di sfruttarla!

3) Ci sono stati dei periodi di crisi del linguaggio, in cui non hai scritto una riga, oppure hai scritto quasi quotidianamente?

Non ricordo un solo istante della mia vita in cui abbia smesso di scrivere! O perlomeno, di smettere di sfruttare il fatto di saperlo fare, ed in questo caso il verbo “sfruttare” non deve essere inteso in maniera negativa, anzi…

Se non scrivevo per me stessa, mettendo in rima ogni mia singola emozione, lo facevo con grande onore, per gli altri: ho perso ormai il conto di quante siano le lettere d’amore che ho scritto “per delle altre donne”, non ho mai teso al sesso femminile, ma sapevo cosa volevano sentirsi dire, ovvero esattamente quello che avrei voluto sentirmi dire io! Ed allora aiutavo gli amici, uomini, a non sbagliare il concetto con le loro fidanzate, li aiutavo a colpire nel segno, a far in modo, con il dono della retorica, che quel sentimento, già forte, badate bene, (perché la parola scritta è già amore non lo crea!) non finisse o continuasse ancora a lungo! Oppure ripenso agli anni del Liceo, quando fondavo associazioni, pur di scrivere sempre, oltre l’orario scolastico e durante….e per farmi accompagnare in questo mio bisogno impellente “di dire” anche da altre persone: le mie due “associazioni riunite”, più riuscite di quel tempo, erano “La triade perfetta” formata appunto da me ed altre due compagne di classe, con loro ho praticamente dato vita al primo credo esperimento “on line” di libro a più mani, ma senza computer, le nostre “botta e risposta”, manoscritte, si svolgevano in classe, anche durante le ore di lezioni meno interessanti. Oggi rileggendo, quelle pagine su pagine, scritte di getto e senza modificare alcuna bozza, potrei definirle “esperimento sociologico”: un vero e proprio “saggio diretto” sul “sentimento amoroso adolescenziale”….Materiale per Muccino insomma! La seconda associazione invece erano “Gli orti Orticellari”, un evidente omaggio alla letteratura Italiana, in questo caso ci riunivamo in case diverse, per leggere, erudirci autonomamente, commentare, trascrivere i nostri studi e i nostri pensieri, trasferirli al prossimo. Questi erano gli anni della passione culturale, poi come sempre accade la passione è diventata oggi, consapevolezza di quello che si ha e che bisogna mantenere accrescendolo, sempre! Poi ho scritto, ho scritto, e scrivo ancora, lo sto facendo in questo stesso momento: e non è diverso per me scrivere per un’intervista, per un Libro, per una lettera: è sempre scrivere ed è sempre dettato dalla passione di farlo! Il mio primo lavoro non a caso, si è svolto in una piccola redazione di provincia, dove però il mio compito era dar vita a dei “redazionali” appunto, che comparivano di volta in volta su “Gente Viaggi”, quindi dal piccolo laboratorio, dove ero unica e sfruttata artefice, al Nazionale! Una gran bella esperienza, finita per me, e per mia volontà, forse troppo presto! Ma all’Amore, al Matrimonio ed al trasferimento di città non si comanda! Ed è proprio per questo, che dopo aver lasciato quel lavoro che mi dava fin troppi grattacapi (vedi restare da sola in ufficio sino alle 22.00 della sera, con il portiere dello stabile che ogni tanto veniva a controllare se ero viva!) ma anche molte soddisfazioni, che ho deciso una volta, che con il mio novello sposo, ci siamo trasferiti nell’amabile Versilia che tanto mi ha portato fortuna, (su cui ho scritto anche un racconto “Versilia,Portafortuna” che ora fa parte della mia nuova raccolta “Destini” in fase di pubblicazione e spero presto nelle Librerie!)….Dicevo è proprio per questo che ho deciso di mettermi, per così dire “in proprio” ed iniziare a fare quello che facevo anche prima, scrivere, ma per me e non più per gli altri, un capo ufficio o un’agenzia! Molte altre volte da allora ho fatto le 22.00 della sera, ed anche oltre, senza rendermene conto, ma il sapore di quella fatica di ore ed ore sulla tastiera, da “libera professionista” è totalmente diverso!
 
4) Ci sono artisti, che non sono mai contenti delle loro opere. Licenziano un’opera non perché la ritengono Perfetta, ma perché sono ormai stanchi di rivederla e correggerla. Tu sei un’artista insoddisfatta o riesci a conciliarti con le tue opere ?
 
Ricordo ancora oggi le parole del mio Editore, informato dal suo editor sbalordito, alla correzione e conseguente invio della prima bozza di “La Dama Bianca:un fantasma in cerca d’Autore” mi disse al telefono: “Neanche ad Umberto Eco, credo, sia mai stato corretto così poco….Il libro risulta praticamente intonso!” Difatti il bello di questo mio libro, almeno per me, è: che è proprio così, come l’ho scritto io, senza manomissioni altrui, come ce l’ho io salvato sul mio computer! Anzi se proprio vogliamo dirla tutta, il mio Editore Andrea Giannasi, direttore della Prospettiva, può confermare, proprio per la mia pignoleria innata, e per quella mia precisione, che negli anni mi ha fatto aggiudicare il nomignolo di “La precisa”, o per chi preferisce definirla cocciutaggine anziché precisione “Duchessina della tsella”, sono stata io stessa che prima dell’uscita definitiva in libreria ho preferito, rivedere, modificare, togliere ed aggiungere, fintanto non avessi raggiunto quella perfezione e scorrevolezza di lettura, che desideravo, state certi che “il manoscritto” sarebbe ancora qui con me! Ma questo non significa non essere contenti delle proprie opere! Ci si accorge della propria felicità a scrivere un certo qualcosa, sin dalle prime battute, che inarrestabilmente divengono righe, poi pagine……E quando, poi, si giunge alla fine, subito dopo quell’euforia che ti pervade la mente, il voler “rivedere” e “rileggere”, quel che si è scritto, specie per una come me invasata da una sottospecie di “scrittura automatica” è logico e giusto, non si può pensare di partorire sempre delle opere d’Arte e mettersi dalla parte di chi dovrà leggere è più che scontato e normale! La terminologia che usi tu Davide “Licenziare un’opera” non mi appartiene, piuttosto “conservo per tempi migliori”, e credo non appartenga a nessuno scrittore, forse ad un Editore, che però se ne vede passare sotto gli occhi di “cotte e di crude”, io ho potuto appurarlo con la mia presenza nella sede di Prospettiva, dove arrivano un centinaio di manoscritti al giorno! Tra questi, se tu fossi un editore, quanti ti sentiresti, dopo naturalmente il vaglio critico di una commissione di lettura esterna, di reputare: Poeti, Narratori, Saggisti! L’Italia, si sa, per tradizione o partito preso, è un paese di “Poeti e Navigatori”, ma quanti hanno le prerogative giuste per essere: l’uno, l’altro o entrambi, veramente? Per incidere ancor di più su questa mia affermazione che per molti potrebbe sembrare campata in aria, vorrei servirmi di alcuni dati, perché come si sa “la matematica non è un’opinione”, la mia invece, se presa come un pensiero personale, potrebbe esserlo: con Prospettiva, in base al resoconto annuale del 2003, di 40.000 manoscritti ricevuti dalla casa editrice nell’arco di un anno, siamo stati pubblicati in 162 autori!
 
Ciò detto io mi ritengo già abbastanza graziata, fortunata e quindi soddisfatta così! Tutto quello che verrà sarà un “in più” un accrescimento della presente felicità!
 
5) Chi è la prima persona a cui fai leggere le tue opere ?
 
Questa è facile e sarò brevissima. Non mi fido del parere di nessuno, più del mio istinto! Ad ogni modo se mi abbisogna di un consiglio impellente, mi rivolgo a chi mi è più vicino, fisicamente, e non solo mentalmente, in genere trattasi di mio marito. Ma devo dire che colui che più ama leggere i miei scritti in anteprima assoluta, è mio padre. Certo è: che nessuno dei due uomini della mia vita si è mai sprecato in elogi o complimenti, anzi…..Sono più puntigliosi di me! Ma di questo posso solo ringraziarli entrambi!
 
6) Quali sono i tuoi autori preferiti ?
 
Quando avrò un solo autore preferito, il mio encefalogramma risulterà piatto! Posso amare a dismisura qualsiasi autore mi stimoli sentimentalmente, oggi potrebbe essere “Tizio” domani scopro “Caio” che mi piace molto di più! Ad esempio per esser pratici, ho un sito Letterario & Laboratorio di Scrittura Creativa, “Messaggi Dalla Rete”, di cui sono fondatrice ed amministratrice, ergo Poeti e Scrittori, iscritti a questo mio sito, ma anche diverse decine di “Amici di penna” che mi inviano le loro opere giorno per giorno, come potrei non giudicarne silenziosamente alcuni, ed amare gli altri? La mia fedeltà nella vita di coppia è inversamente proporzionale alla mia infedeltà nella vita letteraria! Posso girovagare su internet e trovare un autore strepitoso, e magari inedito, e glielo dico; ultimamente ho letto una tra le più in vista delle scrittrice americane del momento, Linda Sue Nathanson, che non sapevo esser tale finché non ho visto quante copie ha venduto del suo “Rivelazione di un Angelo” ed ho tenuto con lei una fitta ed interessantissima corrispondenza, solo perché il suo libro mi è piaciuto, solo perché ho voluto farglielo sapere. Non ho modelli, forse “pilastri”, e già dal titolo del mio Libro “La dama Bianca: un fantasma in cerca d’autore” il primato nel mio cuore è scontato: Pirandello. Anche se, e di questo il mio Vate non se ne voglia, e speriamo  non mi invii una saetta da là ove si trova ora: tra “Il fu mattia Pascal” e “La coscienza di Zeno” non saprei chi mettere al primo posto. L’Ex Equo non è cortese….Svevo o Pirandello? Quando districherò questo enigma ve lo farò sapere…..E’ un po’ come dire, per versi e meriti diversi naturalmente, Totò o Charlie Chaplin? Poi restando in tema di incostanza letteraria assoluta, ad esempio: nella mia prima Silloge di Poesie “Sentimento Nuovissimo”,  inedita e che mai pubblicherò, ma vincitrice di numerosi premi letterari “Victor Hugo”, “Goldoni” “Nosside”, per citare solo quelli più importanti, ho deciso di utilizzare come prefazione un passo de’ “Il Piacere” di D’annunzio, che in questo breve brano riportato secondo me può essere considerato irraggiungibile da chiunque si accinga a fare della poesia anche buona, o della prosa di un certo livello……solo la parte finale, sentite qua, dice: “Ora io mi domando: che voglio? Quale scelgo delle due vie? Rinunziare? Accettare? Rinunziare è ormai come strappare, con le mie unghie una parte viva del mio cuore. L’angoscia sarà suprema, lo spasimo passerà i limiti di ogni sofferenza. Accettare è l’eroismo che viene coronato, premiato dalla divina dolcezza che segue ogni forte elevazione morale, ogni trionfo dell’anima sulla paura di soffrire. Accetterò. Ara con pianti, anima dolorosa, per mietere con canti d’allegrezza!” -G. D’Annunzio- Solo il silenzio, un sipario che scende lentamente e fiori profumati e coloratissimi sul palco scenico della vita possono essere di commiato a quanto abbiamo appena letto. Ma la mia schizofrenia letteraria non può arrestarsi qui ed allora debbo assolutamente riportare un altro passo di un certo, Luigi La Rosa, neanche lo conosco, che ha curato la prefazione dell’ “Enciclopedia dei Poeti Italiani Emergenti” stilata e pubblicata da Aletti Editore, dove anche io dopo lunghe ed accurate selezioni sono stata inserita, proprio sul finale tale prefazione dice così: "Ogni Poeta sa di aggiungere poco, probabilmente un filo d'erba, una goccia d'acqua o la luce di un minuscolo sorriso tra le algebre baluginanti della storia. Non conta il peso di ogni singola partecipazione. Non conta chi scrive di più, ne’ chi adopera parole più risonanti. Conta essere qui, nel forte travaglio dell'attimo e del suo morire, testimoniando che la voce di chi fa poesia è irrimediabilmente condannata all'eterno." E che vogliamo dirgli a Luigi La Rosa, non è forse bravo a scrivere così? Potrebbe esser mai il mio preferito? In quello stesso istante ho letto questa frase di chiusura di certo lo era! Sarà che io son dentro quel librone ma queste parole mi hanno fatto paura e riflettere al tempo stesso!
 
7) Per il tuo libro “La Dama Bianca” avevi un modello precostituito ?
 
Tu Davide mi chiedi di parlare dell’indicibile! Perché per questa domanda così composita brevità non può esistere! Sono stanca ora…Risponderò domani!
Come promesso ieri mi rimetto all’opera! Allora dicevamo Davide? Ah, sì: modello precostituito? Sì, quello nella mia mente! Io non inizio mai a scrivere nulla se non ho già chiaro come sarà dall’inizio alla fine, anche il singolo racconto quando mi giunge improvviso alla mente, mi “arriva” come un lampo a ciel sereno, ma tutto intero dal titolo che gli assegnerò alla frase di chiusura! In questo momento, ti svelerò, che c’è un romanzo già cominciato nel mio cassetto, che come si diceva prima, “non ho licenziato”, ma “riposto per tempi migliori”. Questo romanzo “Un tuffo nel passato” è già tutto scritto nella mia mente, parola per parola, so già quello che faranno o diranno i personaggi, come andrà a finire, è stato tutto stabilito quando improvvisamente un giorno mi sono detta: questa storia potrei intitolarla “un tuffo nel passato” ma la storia era già lì, bella e pronta solo da trascrivere, e presto credo proprio finirò non di scriverla ma di “trascriverla”. E così è stato anche per “La Dama Bianca”, l’unico modello precostituito era quello nella mia mente! Quando trovai quell’articolo su Internet del Quotidiano “Il Tirreno” dove si parlava di questa eterea figura, che guarda caso, appariva proprio sotto casa mia, ovvero nella nuova via dove ci eravamo appena trasferiti con mio marito, il libro era già deciso, il titolo pure non poteva non intitolarsi “La dama Bianca: un fantasma in cerca d’autore” visto si diceva apparisse sotto il mio balcone. Sapevo già da subito alla fine della lettura di quell’articolo, chi e cosa dovevo cercare, come avrei impostato l’intero discorso, le ricerche, trattandosi di un saggio, che avrei dovuto fare. Ci ho messo 6 mesi per finirlo, sono 2 volumi, per un totale di 300 pagine e la giornalista che mi aiutò all’inizio a scartabellare tutti gli articoli del giornale, che parlavano appunto delle apparizioni della Dama bianca sulla cronaca locale, mi disse, quando le portai il libro per scrivermi la prefazione, che ero stata troppo veloce! Ma quando, bisogna solo trascrivere quello che è già precostituito nella tua mente dall’inizio alla fine è più semplice! E poi io non mollo l’osso finché non metto il punto! E così è stato! E così è anche per le poesie: io non scrivo e non immagino mai un verso dopo l’altro, la poesia nasce intera in rima e comprensiva di titolo nella mia mente, poi magari mi devo sbrigare a trascriverla, perché con la metrica è più complicato mantenere il pensiero stabile! E così per concludere è stato anche per questa intervista, prima ho letto tutte le domande che mi ha posto Davide, poi lo schema mentale di dove dovevo rispondere questo o quello era precostituito!
 
8) Un’opera che tratta di un fantasma ad esempio può prendere come spunto  “Giro di vite” di Henry James. Per questa tua fatica letteraria quali sono stati i tuoi riferimenti , se ci sono stati?
 
Chi è Henry James? No, nessun James. Anche se leggo moltissimo e seguo assiduamente documentari in tv che parlano di “misteri irrisolti”. Quando ho cominciato “La Dama Bianca” sul filone misteri avevo già un buon bagaglio culturale, ma quando ho iniziato il saggio sapevo già che i miei unici punti di riferimento sarebbero state tre persone, i tre testimoni oculari: un Parapsicologo, una Sensitiva, ed un Ufologo. Che per trovare e scovare, senza avere all’inizio neppure i loro nomi, e poi intervistare, mi sono dovuta trasformare sin da subito in vero e proprio detective! Ogni mia ulteriore ricerca informativa è scaturita ed è stata seguita in base a quello che mi hanno raccontato loro! Ciò detto: se avessi avuto già bello e pronto “il modello James” da seguire, non mi sarei fatta mezza Versilia in macchina, su e giù, tra mare ed Alpi Apuane, per scovare chi fossero e dove abitassero! Poi li ho trovati e da quel momento il mio libro ha iniziato a prendere vita!
 
9) Hai definito il tuo libro “La dama bianca” un saggio romanzato. Potresti spiegarmi meglio. Non trovi che questa commistione possa causare un dispendio di energie ?
 
Parto dall’ultima domanda che mi hai appena posto: ti assicuro che almeno a me scrivere un “saggio romanzato”, come lo definisco io, ha causato “molto dispendio di energie”!  Potrebbe causare la stessa cosa nel lettore dici tu? Non credo! Anche perché se ho deciso sin da subito di scrivere un “saggio romanzato”, è stato proprio per evitare di sottoporre al lettore uno di quei testi barbosi, pieni di nozioni e basta, quali spesso sono i saggi! “Saggio romanzato” a mio avviso ed io in questo senso io lo uso, significa semplicemente che si sta comunque leggendo un saggio, ma la mia presenza continua e di dialogo con il lettore, a tratti ironico, proprio come se stessi raccontando una bella favola, lo rende romanzo! E questo si capisce subito sin dalla prefazione, dove appunto scrivo che mi immagino un bel caminetto acceso e scoppiettante ed io “cantastorie di turno” che racconto questa strana storia, fin giù alle conclusioni dove saluto dicendo che spero essere stata di buona compagnia. Quindi la parte romanzata è sempre presente dall’inizio alla fine, ciò non togli che le informazioni che vengono date riguardino pienamente la saggistica: parlare di Storia delle Religioni, Filosofia, Psicologia e parapsicologia, Universi Paralleli, Archeologia O.O.P.art (out of place artifacts), di Zed, di miti, di Leggende, di Maya e linee Nazca, di crop circles, sino appunto all’ufologia……in forma romanzata, come io fortemente l’ho voluta, sin dall’inizio, ti assicuro che non è semplice, e certo per me è stato un durissimo ma soddisfacente “dispendio di energie”. In pratica ed in conclusione, la scelta è, quando si inizia a scrivere qualcosa, che potrebbe essere annoverata tra la saggistica, dove è appunto annoverata la mia “Dama Bianca”: mi metto in cattedra e faccio il professore parlando di questo e di quello ed annoiando a morte chi mi ascolta seppur parlo di cose a mio avviso interessantissime, oppure mi siedo fianco a fianco al lettore, e stile Decamerone, inizio a raccontare la mia storia? Io ho scelto la seconda via! E da subito ho capito che sarebbe stata quella che mi avrebbe impegnato di più, perché non stavo scrivendo solo un saggio, ma anche un romanzo al tempo stesso: di qui la definizione di “Saggio romanzato”!
 
10) Per scrivere il tuo libro hai dovuto senza ombra di dubbio documentarti su varie discipline dello scibile umano.  C’è mai stato un momento in cui hai pensato di rinunciare ?
 
Ti risponderò con una battuta: quando ci si abbevera alla fonte della sapienza e della cultura, la sete non passa aumenta sempre di più! Mai, neanche un istante, ho pensato di rinunciare a scrivere questo libro, mi stavo divertendo troppo a farlo! Anzi fremevo di giungere alla fine di vederlo completo, ed è forse per questo che “ci ho messo solo 6 mesi!”come dicono in molti, che sono a conoscenza di tutte le varie peripezie per cominciare a scriverlo e poi finirlo.
 
11) Quale è secondo te l’elemento più originale del tuo libro ?
 
La protagonista! Lei la Dama Bianca! Lei mi ha cercata, lei mi ha trovata, lei, secondo me, ha voluto che io facessi conoscere la sua storia. Era un fantasma in cerca d’autore, e mi ha trovato! Credo sia abbastanza originale non capita tutti i giorni essere cercati dai fantasmi….A me perlomeno era la prima volta che mi capitava!
 
12) Quanto tempo c’è voluto per giungere alla versione definitiva del tuo libro ? Quante stesure ?

 
6 mesi, un’unica stesura!

13) Sei stata una giornalista ed allo stesso tempo hai avuto importanti riconoscimenti come poetessa. Anche se sembrano due attività simili, non trovi che ci sia una certa distanza ed una certa differenza tra queste due attività ?
 
Sono solo due Arti, due forme diverse e preziosissimo dono, del medesimo scrivere, del gestire la parola. C’è chi sa farlo solo in prosa, chi solo in Poesia. Io mi ritengo fortunata a sapermi esprimere in tutte e due i modi! Perlomeno credo di saperlo fare stando a quanto dice chi ha potuto giudicarmi, criticarmi, selezionarmi e poi….tirando un sospiro di sollievo, premiarmi!
 
14) Il grande poeta Maurizio Cucchi recentemente in una sua intervista ha dichiarato che le donne sono più aggressive degli uomini nell’ambito della scrittura. Tu ti consideri aggressiva?
 
Chiederei personalmente a Cucchi: perché esiste una singola donna al mondo anche al di fuori della scrittura che non sia più aggressiva dell’uomo?  
E per rispondere alla tua domanda “Tu ti consideri aggressiva?”: io mi sento donna!
 
15) Che differenza trovi tra la poesia  moderna e la prosa ?  Leggendo giovani poeti mi sembra che la maggioranza utilizzino i versi liberi. Non trovi che la linea di demarcazione tra poesia e prosa si stia sempre più assottigliando, anzi forse non esiste nemmeno più ?
 
Altroché! Hai toccato un tasto che non sai quanta rabbia mi mette addosso! C’è chi: gli viene un pensiero in mente, lo trascrive e poi va dire in giro fiero: ho scritto una poesia!
Ma scherziamo? La poesia è Arte, ragionamento quasi matematico! Che ci vuole a scrivere un breve pensiero in prosa: senza versi, capoversi, strofe, dittonghi, rime, conteggio delle sillabe…..E poi dire ho scritto una poesia….Hai scritto un pensiero, semmai! Il primo che ti è venuto in mente e neanche lo hai degnato di un benché minimo rivestimento poetico! Povera Poesia, solo questo riesco a dire! Ma non incolpiamo sempre e solo i giovani, sapessi quanti adulti e vaccinati, dopo la pensione si mettono a fare poesia! Se lo si fa per passatempo, ben venga, ma se poi ci si inizia a sentire il Pascoli della situazione, beh allora c’è qualcosa che non va, e qualcuno quel piedistallo, dove ci siamo innalzati da soli, bisogna che cominci a farlo tremolare! Andrò ad ottobre ad un Convegno di “Poesia contemporanea” a rispondere proprio alla stessa domanda che mi hai fatto tu! Direi che sono pronta ad iniziare a far tremolare quel piedistallo! Intendiamoci l’Arte è e deve restare LIBERA, è di tutti ed ognuno può esprimerla come meglio crede, ma io quando pronuncio la parola Poesia, dico solo una cosa, ed a questa voglio portare rispetto! Adesso mi viene in mente un’ultima cosa: ti è mai capitato di leggere quelle poesie che cominciano così: “Cmq, volevo dirti che t.v.t.t.b xché tu 6 qui!” Cos’è un sms? Una poesia, dislessica? Il non rispetto per la lingua italiana e per questa immensa Arte, faranno morire la poesia! Ed in stato comatoso già c’è!
 
16) Franco Fortini in una delle sue ultime interviste dichiarò che la poesia aveva essenzialmente due significati: discorso in cui prevalgono ritmi ed immagini oppure un’espressione, che susciti commozione o sentimenti elevati. Tu che significato attribuisci alla poesia ?

 
In accordo con i due significati di Fortini per me la poesia semplicemente è: uno dei doni più grandi in cui può esprimersi la mente e l’intelligenza umana! Anche un animale pensa, ma all’uomo è stata data la possibilità di legare, manovrare, giocare con quel pensiero. Può trascriverlo (in varie forme) e renderlo immortale. Esiste un dono più prezioso? Un preziosissimo dono che va rispettato!

Grazie Davide per l’interessantissima Intervista! 

Cordialità, Monia Di Biagio.

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