|
di Monia Di Biagio Eliselle nasce a Modena nel 1978. Frequenta internet dal 1999, dove attraverso varie esperienze e collaborazioni con portali e periodici on-line è diventata una praticante di comunicazione multimediale. Inoltre questo suo praticantato multimediale la vede collaborare con diversi portali on-line di contenuti vari: Eroxé su erotismo e attualità; M4Girl su ragazze e netgaming; NonSoloEros, inserto di RossoScarlatto su erotismo e attualità; LiberaEva, con una rubrica di “interviste impossibili” a donne celebri della storia e del fumetto. Lei stessa ci dice che: ”Fare la giornalista on-line è stimolante e assai divertente, permette di migliorarsi e di imparare dalle persone che si incontrano: ora è una passione e non ancora un lavoro, ma spero che lo possa diventare, un giorno.” La sua più grande passione è la lettura, seguita dalla scrittura e dal cinema. Ama i romanzi storici, ma le sue letture sono assai varie e non si fossilizzano su un particolare genere o argomento, così come i suoi scritti (racconti e romanzi) che spaziano dalla chick lit contemporanea al genere storico, dal fantasy all'erotico. Ha partecipato a diversi concorsi letterari, dopo aver ottenuto l'attestato di partecipazione a un corso di scrittura creativa nel Maggio del 2002. Coordina il portale Delirio.NET, che si occupa di attualità, cinema, musica, libri, interviste ad autori, imprenditori, artisti e scrittori, delirio dal mondo, eros, fotografia e tutto ciò che è degno di interesse o è argomento valido su cui ironizzare. Il suo sito personale è www.eliselle.com dove ha raccolto tutto ciò che la riguarda: le sue partecipazioni in rete, i racconti, qualche stralcio del suo primo romanzo in attesa di pubblicazione; tutti i link delle interviste e delle collaborazioni coi diversi portali on-line, in cui Eliselle è presenza attiva. 1- Eliselle, innanzi tutto una stretta di mano da intervistatrice ad intervistatrice. Ed è proprio dalle tue “interviste impossibili” che vorrei cominciare: come ti è venuta l’idea di intervistare personaggi della fantasia e dei fumetti, quali, come ho avuto modo ed interesse di leggere sul tuo sito, Eva Kant - Penelope - Beatrice – Eleonora d’Aquitania? Questa tua approfondita conoscenza delle donne famose nella storia e nell'arte, nasce forse dalla tua più grande passione, la lettura? Ti avviso, la mia è una stretta di mano assai energica! Quella delle “interviste impossibili” è stata una proposta di LiberaEva, scrittrice di erotismo con un sito seguitissimo, molto attenta ai sentimenti femminili: mi conosceva come autrice emergente, sapeva del mio amore per la storia e la mia passione per arte e fumetti, e ha colto la palla al balzo. E’ iniziata questa collaborazione quasi per caso, e la mia primissima intervista, quella su Eva Kant, ha avuto critiche positive anche dai curatori del sito di Diabolik. E così siamo andate avanti: ogni mese ne sforniamo una o due a testa, interrogandoci a vicenda per capire se si può fare meglio, correggendo, limando. E’ un progetto interessante, che mi dà modo di fare le ricerche che amo di più, quelle sulle donne che hanno lasciato una forte impronta nella Storia. E’ da sempre la mia materia preferita, è un amore che mi porto dietro da anni, e lo sto coronando con una laurea che spero arrivi presto. Però è vero: è la lettura dei miei romanzi preferiti che mi sprona a fare meglio. Ricreare un momento, un’epoca, un personaggio realmente vissuto è una sfida e non è affatto semplice. E’ piaciuta molto la mia intervista a Eleonora d’Aquitania: ci sono persone che mi hanno scritto per dirmi che leggere di lei li aveva commossi. E’ quando riesco a fare questo, a rendere così vivo il personaggio tanto che anche gli altri lo sentono tale, che sento di aver centrato l’obiettivo. E’ un’ottima palestra! |
2- Tra tutte le tue interviste ho voluto subito leggere quella da te fatta a Beatrice, forse perché anche a me sarebbe molto piaciuto poterla intervistare, la tua idea poi di essere catapultata come una turista, compressa in uno stretto corsetto, nella Firenze del 1200, l’ho trovata ingegnosa e di sicuro effetto su chi legge. Incontri Beatrice e di lei ci dici subito: “appare vestita di nobile colore, umile e onesto, sanguigno, cinta e ornata come conviene alla sua giovanissima età. Mi avvicino a lei e non appena mi vede mi saluta con un sorriso. E’ solo un attimo, ma noto guizzare nei suoi occhi una fiamma particolare, che nasconde forse un temperamento assai diverso da quello che Dante ha cantato nelle sue opere.” Dunque, senza svelare oltre come prosegue l’intervista, cosa hai tratto da questo straordinario incontro? Quale l’insegnamento?
Ho descritto Beatrice citando direttamente Dante, visto che nessuno potrebbe farlo meglio di lui! Ma ho aggiunto qualcosa di mio, naturalmente, e spero che il Sommo non me ne voglia! L’intervista a Beatrice è stata una di quelle che mi hanno impegnato di più, non tanto per l’inquadramento del personaggio, per il quale mi sono affidata anche alla mia fantasia, quanto per il mio desiderio di disseminare “l’incontro” con la protagonista di indizi e citazioni dirette dalle opere dantesche. Chi è esperto e conosce bene l’Alighieri si divertirà a cercarle. L’ho resa sanguigna, un’adolescente piena di ardore, un caratterino, perché così me la immagino. Mi ha fatto riflettere la sua condizione di fanciulla così diversa dalla mia, senza possibilità di scelta e senza la libertà di condurre autonomamente la propria vita: io ho subìto questa condizione per un periodo, e alla fine sono letteralmente scoppiata, lottando con le unghie e con i denti per riappropriarmi della mia individualità. E’ un privilegio: Beatrice non si sarebbe potuta permettere il lusso di agire come ho fatto io. Benché io ami molto studiarle, non sarei mai riuscita a vivere nelle epoche passate, dove la condizione della donna era di subalternità e di sottomissione: mi sta già stretto il mondo di oggi, col suo maschilismo strisciante (a volte lampante) ancora attivo. Spero che in futuro le cose cambino: lo stato ideale di cose sarebbe non avere più la necessità di parlare né di maschilismo né del suo opposto, perché significherebbe che si è compresa finalmente l’importanza dell’interazione e della solidarietà tra sessi, nel rispetto delle loro differenze, e senza discriminazioni o pregiudizi stupidi.
3- Fumetti e cinema, per cui credo certamente anche un trascorso nell’infanzia di allegri momenti passati in compagnia dei cartoni in tv. Come per me, durante i fanciulleschi giochi è stato facile creare, narrativamente parlando, un personaggio che avesse le fattezze della Barbie ed era una nuova super eroina, sulla scia di quelli coniati dalla Warner Bross, tu hai mai dato vita ad un tuo personaggio speciale, che vivesse nella tua stessa mente, e che uscendo dal tubo catodico e dalle pagine di un fumetto, è poi divenuto reale compagno di giochi?
La Barbie è stata la mia rovina! Sai per quanto tempo ho pensato che si potesse cuccare solo grazie ai capelli biondi, alle gambe chilometriche e all’automobile rosa?! E io, piccola e morettina, che me ne andavo in giro in bicicletta, mi dicevo che sarei rimasta sola tutta la vita! Battute a parte, non ho mai avuto un amico immaginario, ma ho sempre trovato nell’altra me stessa un’interlocutrice abbastanza logorroica. Il mio problema è che a volte parlo da sola ed è un’abitudine che mi porto dietro sin da bambina. Schizofrenia? No, nulla di così preoccupante. Semplicemente mi chiedo un’opinione e mi rispondo, e succede quando sono in completa solitudine: non avviene spesso. Sono duale, molto emotiva ma anche assai razionale, e a volte queste due parti di me stessa vanno in conflitto tra loro. Sono spaccona ma anche ipersensibile, e capita che una parte risponda all’altra per farle coraggio, o per dirle di smetterla di essere così dura. Mi piace pensare che sia il mio angelo custode che interagisce con me in questo modo, aiutandomi a mantenere un equilibrio quando questo, per qualche motivo, se ne va.
4- Chi ama i fumetti, in genere è molto bravo anche a disegnare personaggi tipo “anime manga”, tra l’altro tra i tuoi intervistati reali c’è un bravissimo disegnatore Roberto Baldazzini: tu disegni? Sei colei che potrebbe essere definita un’ artista completa: musica, scrittura ed arte grafica?
Amo all’inverosimile hentai e manga, e per quel che riguarda il panorama orientale adoro il tratto sublime di Masamune Shirow. Inoltre mi fa impazzire lo stile dei disegnatori italiani che preferisco, Baldazzini e Manara. Da ragazzina disegnavo a matita i miei personaggi preferiti dei cartoons giapponesi, adesso ho un po’ lasciato andare per motivi di tempo, ma non ho abbandonato questa passione e mi dedico a qualcosa di più semplice. Nessuna scuola d’arte, sono autodidatta. E quindi puoi immaginarti come sorrido, se penso ai miei acquerelli! Non sono una professionista, ma quando mi dedico al disegno lo trovo così rilassante... sono alquanto minimalista però! Niente di incredibile: un po’ di acqua, i miei colori, un paio di pennelli e tanta tranquillità. I soggetti che prediligo sono la Natura, i particolari di castelli, ville antiche o vecchie case di campagna fatte di pietra, decorate dall’edera spontanea. Mi ispirano, non so perché. Altre volte disegno cose davvero particolari, animaletti, simboli. Di solito i miei acquerelli finiscono in regalo alle persone che amo: sia chiaro, solo quelli decenti! Per quel che riguarda la musica, è una parte importante della mia vita, perché è fonte di divertimento: cantare e scrivere testi è davvero liberatorio, soprattutto quando i testi sono satirici e umoristici, puoi immaginare le risate! Comunque, sarebbe già un passo avanti potermi definire artista!
5- La data di inizio che ti vede scrittrice di racconti d’ogni genere storico, fantasy erotico, coincide con quella della tua primissima frequentazione di Internet, quale mezzo comunicativo?
Ho iniziato da piccina a scrivere. Favole, racconti, diari... ero molto chiusa, e mettere su carta le mie emozioni mi aiutava, mi liberava. Poi con internet mi si è aperto un nuovo mondo, e i giochi di ruolo mi hanno spinto a ricreare ambientazioni fantasy a volte anche molto particolari e gotiche. Gli altri generi sono arrivati col tempo, piano piano. Quando leggi molto, se sei una persona curiosa, hai anche tanta voglia di sperimentare e di affrontare soggetti e temi diversi tra loro, per metterti alla prova e per capire con quale ti trovi più a tuo agio. Principalmente scrivo quello che sento, in base a esperienze personali o altrui: il fatto è che non scelgo a priori che cosa scrivere e in quale stile, arriva come un fiume e butto giù i racconti di getto. La rete mi permette di condividerli con altre persone, e questo mi piace. Per i romanzi è un’altra cosa: il mio Una medievista con la faccia da cartone animato, che al momento sta vagando di editore in editore, mi ha visto combattere contro la mia famosa pigrizia e con la mia proverbiale incostanza, perché ha richiesto due mesi e mezzo di lavoro. E’ stata un’esigenza scriverlo, per raccontare la mia esperienza e quella di tanti altri miei colleghi che si trovano ad affrontare l’Università come viene concepita in Italia. Uno sfogo ironico, a volte sarcastico. Esperienza indipendente dal web, quindi. Internet comunque rimane un grandissimo strumento, se ben utilizzato: ti può aiutare a conoscere giornalisti, artisti e autori, chiedere consiglio direttamente a loro, iniziare collaborazioni interessanti. E’ una miniera di possibilità!
6- Proprio come i tuoi racconti anche le tue collaborazioni on line spaziano tra portali di vario genere, come onnivora quindi di scrittura e di lettura, quale è il genere letterario che realmente oggi ti affascina di più? E potendo sceglierne uno del passato, ossia una corrente della nostra eredità letteraria nazionale o internazionale, quale citeresti come più vicina alle tue esigenze di lettrice in primis e di scrittrice poi?
Il genere letterario che mi affascina in assoluto, sia del passato che del presente, è quello storico. Non mi stanco mai di leggere romanzi storici, di qualunque autore (di oggi, adoro Manfredi e Cornwell) in qualsiasi epoca siano ambientati, anche se prediligo Antichità e Medioevo: credo di essere una delle poche, durante l’iter scolastico, che ha letto con piacere I promessi sposi a scuola, per ben quattro volte e senza la nausea comune a quasi tutti gli studenti italiani, che devono leggerselo per forza! La scuola com’è organizzata qui non aiuta certo a coltivare la passione per la lettura come puro piacere, e spesso è proprio colpa di questo sistema se i ragazzi non riescono a sviluppare l’amore per la letteratura. Un altro genere che mi piace è quello erotico, ma non ho mai nascosto il mio sogno di scrivere un bel romanzo storico: pensa, ho già in mente titolo e linee generali. Sta cuocendo a fuoco lento da qualche anno dentro la mia testa, sento che prima o poi la cottura arriverà a puntino e mi metterò a scrivere: nel frattempo, però, non voglio accelerare i tempi o lasciarmi prendere dalla frenesia perché sarebbe sbagliato, e così faccio pratica. E perché no, anche con generi tanto diversi tra di loro!
7- La grafica del tuo sito è molto curata, lineare ed accattivante, sei una artista che cerca di giungere alla perfezione in ogni sua opera e come lettrice cerchi la perfezione nel modo di scrivere di un altro autore?
La scelta della grafica del sito è nata dalla voglia di rendere tutto molto semplice e immediato: da navigatrice abbastanza esperta di internet, sono spesso incappata in siti dove c’era troppa apparenza e poca sostanza, o in altri in cui magari c’era molta sostanza, ma messa alla rinfusa. Ho quindi optato per la chiarezza: i miei racconti, le mie collaborazioni, il mio curriculum, tutto ordinato. La rete è un punto di partenza per alcuni autori, ed è un’ottima vetrina: se ti presenti disordinata hai meno possibilità di colpire positivamente. Vorrei che il visitatore che arrivasse sul mio sito potesse trovare quel che cerca senza fare fatica, e magari sia invogliato a ritornare. La perfezione, ahimé, non è di questo mondo! Quindi figurati, da me, piccola esordiente, non riesco a pretenderla ancora, anche se spesso mi arrabbio perché non riesco a scrivere quel che voglio esprimere: che nervi quando mi succede! Quand’è così, chiudo e riprendo in seguito. Agli autori che leggo chiedo solo una cosa: coinvolgimento. Io mi immedesimo molto, quando leggo rido, piango, vivo dall’interno le vicissitudini dei personaggi: è questo che come lettrice chiedo agli scrittori, la possibilità di emozionarmi.
8- Nel maggio del 2002 hai seguito un corso di scrittura creativa: commenti? Sei in linea o in antitesi con quanto Gordiano Lupi afferma nel suo libro, ormai un cult, “Quasi quasi faccio anch’io un corso di scrittura” (sottotitolo “Manuale per difendersi dagli scrittori inutili”)?
Il corso l’ho fatto per curiosità, ed era tenuto da Pignatti Luciano, un grande davvero! E’ stato lui il primo a insegnarmi due regole fondamentali: leggere tanto ed essere umili. Quando ricevi critiche alle tue opere, racconti o romanzi, è sempre dura, durissima. Ma chi ha detto che la vita di un aspirante autore è facile? Spesso non lo è nemmeno per gli scrittori affermati. Bisogna quindi armarsi di santa pazienza e accettare le critiche che ti vengono mosse, vagliando quelle costruttive da quelle superflue, correggendosi, migliorandosi, per aumentare la propria capacità comunicativa attraverso la scrittura. Secondo Gordiano Lupi le librerie italiane sono piene di scrittori inutili, e sinceramente mi trovo d’accordo: una buona parte dei libri che vengono editi in Italia, di autori di casa nostra, li lascio dove sono perché li trovo senza senso. Chissà, se mai arriverò a pubblicare (è quello che mi auguro, più per coronare il mio sogno di bambina), forse anche io sarò annoverata in questo gruppo. Ma c’è una cosa che ho imparato, ascoltando le parole del mio mito, lo scrittore Valerio Massimo Manfredi, che ho avuto l’onore di incontrare e intervistare: “scrivi una grande storia e non avrai nessun problema”. E io vorrei dare a me stessa una chance, senza il bisogno di peccare di superbia o di misurarmi coi mostri sacri, ma solamente perché scrivere per me è un piacere: perché togliermelo?
9- Nell’altro tuo portale personale Delirio.NET, raccogli temi di ogni genere, un “tutto” informativo che tu stessa definisci “delirio dal mondo”. Quanto questo nostro mondo, oggi, secondo te è in delirio? Quanto potrebbe essere considerato oggi anormale essere troppo normali? Della serie: ”sappiamo da dove siamo partiti e perché, ma non sappiamo dove e quando finirà.” ?
Delirio.NET è quello che definisco la mia valvola di sfogo on-line. Un posticino pubblico, una finestra da cui mi affaccio e dico: “ragazzi, qua stiamo davvero andando fuori di testa!”. Non è un blog, perché oggi come oggi un blog ce l’hanno tutti. Non è una testata giornalistica on-line. E’ una via di mezzo. Ed è molto interessante giocare a fare la giornalista. Questo mondo sta diventando piano piano invivibile. Io ho la fortuna di avere alcuni punti fermi, ma ammetto che, stramba come sono, se non avessi quelli sarei parte del delirio collettivo: devo essere sincera, mi sento un pesce fuor d’acqua. Ebbene sì, lo confesso: sono anormale! Non amo i cellulari, le feste dei VIP, le auto di lusso, non guardo praticamente mai la TV se non in rari casi, non impazzisco se non ho la targhetta dell’abito firmato in bella mostra. Non amo gli estremismi e i fanatismi, non mi azzanno con gli amici per la politica o per una fede sportiva diversa, non mi va di fare la velina né di sposare un calciatore, non sono brava a mentire. Sono terribilmente noiosa e banale! Però ci sono due cose che amo: ridere e avere la mia libertà. Vanno di pari passo. E se penso a chi non ha la possibilità né di ridere né di fare quel che più desidera fare, mi sento una privilegiata e al contempo mi rattristo. Sappiamo da dove siamo partiti, e se solo volessimo, sapremmo anche fin dove arrivare per poter ridere tutti insieme: è che manca la volontà, e quella serve da parte di tutti.
10- Ultima immancabile domanda, di ogni mi intervista: un consiglio? Naturalmente a chi si appresta in questo stesso momento a seguire le tue orme, nel mondo della comunicazione, in quello della scrittura multimediale.
Sono io che di solito devo chiedere consiglio, non so se sono brava a darne! Dai, ci provo. A mio avviso e secondo la mia piccola esperienza, la chiave di tutto sta nel divertimento: se trovi stimolante quello che fai, se hai un pizzico di intraprendenza e di determinazione, allora vinci davvero! Io mi sto laureando in storia, e in apparenza non c’entra nulla con la mia passione per la scrittura e il giornalismo. Eppure tutto serve. Ho iniziato a mettermi in gioco. Mi sono detta “mi piacerebbe... e allora tanto vale provare!”. Leggere tanto, tenermi informata, cercare in rete notizie su quello che attrae di più il mio interesse, e poi propormi, agire. Tempo fa ero sempre io a fare la prima mossa. Ora c’è anche chi mi scrive per presentarsi e farsi conoscere attraverso il mio spazio web o attraverso i siti a cui collaboro, ed è una bella soddisfazione perché amo interagire con autori e artisti che sanno il fatto loro: ogni occasione è ottima per imparare qualcosa di nuovo. In definitiva, l’unico consiglio che mi sento di dare è quello di non perdere mai l’entusiasmo: e per qualcuno che ti chiude la porta in faccia, si deve tenere bene a mente che ce ne sarà un altro che, invece, avrà voglia di scambiare quattro chiacchiere con te. Non vale la pena mollare!
Grazie ad Eliselle, per la sua cortese e graditissima partecipazione.
Caramente, Monia Di Biagio.
|
Copyright © 2005 [Monia Di Biagio]. ® Tutti i diritti riservati ai rispettivi autori.
N.B. Per l'utilizzo di questa "intervista" è necessario richiedere il consenso della Redattrice e dell' Autore intervistato.