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"10 domande a..."

-Andrea Cambi-

di

Monia Di Biagio

Oggi vorrei presentarvi un giovane Autore che in molti di voi conoscerete già, essendo proprio lui il vincitore dell’edizione 2004 di “Poesie del Cazzo”, su nuoviautori.org concorso curato da Patrizia Mazzonetto. Si tratta di Andrea Cambi che di nuovi autori ci dice: "sembrerà paradossale, ma solo da poco frequento il mondo dei siti letterari e nuoviautori.org è stata una piacevole ma recente scoperta." Difatti sempre sul sito nella sezione racconti è presente una sua opera di narrativa, scaricabile, dal titolo “Ritrovare Carlotta”. Di Andrea Cambi in tutta sincera onestà, non saprei raccontarvi molto, avendo potuto trovare proprio su internet, poco o niente che lo riguardi personalmente, ed è per questo che anche io insieme a voi vorrei provare a conoscerlo meglio attraverso le mie “10 domande”. So però di Andrea, quello che mi ha raccontato lui di sé, e cioè che è nato a Pisa il 22/07/1971, ed oggi abita a Lari, (PI) ed è laureando in Architettura presso l’Università di Firenze. Nel 1996 la casa editrice LIBRO ITALIANO ha pubblicato una silloge di sue poesie, dal titolo “Parole da dentro”. La raccolta inoltre subito dopo è stata segnalata al premio letterario “Il Castello”. Nel 1997 due sue poesie vengono inserite all’interno di FUORILUOGO, inserto culturale de IL MANIFESTO. Nel 1999 il poeta Maurizio Cucchi recensisce alcune sue poesie su SI FA SERA, rubrica de’ LO SPECCHIO de’ LA STAMPA. Nel 2001 una sua poesia “Seminario due” viene segnalata al Premio Letterario “Gabriele Bellucci”. Nel 2003 la rivista STORIE inserisce la recensione di alcuni suoi lavori nella rubrica RECENSEIDE. E’ inoltre attualmente collaboratore della rivista on line PROGETTO BABELE. Entro il 2004 una sua poesia verrà pubblicata nella raccolta “La guerra, la pace, l’amore, i diritti umani”, scaturita da un’iniziativa di Aldo Forbice il conduttore di Zapping, il programma di RADIO RAI. Dal 16 al 21 novembre, nell’ambito del mese della pace, parteciperà all’installazione “Dov’è l’uomo” dell’artista Ivano Cappelli con due sue poesie a tema, sulla guerra.

1-Innanzi tutto mi è doveroso, come collaboratrice di nuoviautori, ma soprattutto personalmente gradito fare i miei più sinceri complimenti al vincitore di “poesie del cazzo”, Ed. 2004, concorso organizzato e curato dalla bravissima Patrizia Mazzonetto. E proprio a proposito di “P.D.C.” tu che come dici nella presentazione non sei poi un grande navigatore di siti internet letterari, come hai scoperto nuoviautori.org? Perché hai scelto di partecipare proprio a questo concorso, tra la miriade di concorsi poetici on line? Cosa hai riscontrato in esso, di diverso dagli altri concorsi? Sembrerà scontato ma: sei contento di aver vinto?

Grazie per i complimenti. nuoviautori.org l’ho scoperto per puro caso, girovagando in rete come un bambino curioso che muove i primi passi in un mondo sconosciuto. Che ci siano una miriade di concorsi poetici on line posso sospettarlo, ma non ne sono direttamente a conoscenza. Direi che, dal momento della scoperta, sono rimasto piuttosto fedele a nuoviautori e alle sue iniziative. Per quel che riguarda “Poesie del cazzo”,  si è rivelato subito come un concorso pieno di qualità. A mio parere si tratta di un risvolto interessante all’interno del sito dove regnano, a quel che mi pare d’aver inteso, spirito d’iniziativa fresco e controcorrente e democrazia. Nella fattispecie, l’idea di provocare il mondo della cultura ufficiale mettendovi all’interno una sorta di “cavallo di Troia” che sfati i luoghi comuni sugli autori emergenti, mi è parsa notevole. Questi, e altri aspetti che implicano la libertà e la non ufficialità, mi hanno reso felice nel partecipare al concorso…e, in ultimis, sì: sono contento di aver vinto.

2- Potresti riportarci qui di seguito la Poesia con la quale hai vinto “P.D.C.” 2004? E soprattutto raccontarci poi, quando l’hai composta e cosa ti ha ispirato a scriverla?

"EVA" 11/2/2003

“La pensione Etna

ha chiuso:

è un ricordo

che sfolgora improvviso,

restituito in ritardo

all’inverno già magro di febbraio.

Ora è un gigante muto,

ricoperto di edera:

le aiuole che ondeggiano

in minuscole dune d’erba.

E le radici dei pini

irradiano il piazzale.

(…)

Sputava fuori

il rumore della vita

all’ora di pranzo,

dagli occhi metallici

delle serrande aperte.

E come un velluto

con il monile,

la moquette dei pavimenti

custodiva il tuo cuore adolescente,

il manto dei capelli

indorato dall’estate.

“Eva,

anche tu ripensi

alla pensione Etna,

qualche volta…?”

Nella scatola

di quel tuo ricordo

vorrei esserci anch’io…

Le poesie selezionate a dir la verità sono tre. Ho riportato questa perché mi pare abbondantemente rappresentativa del mio modo di pensare, sentire, e scrivere, molto spesso tutto teso al ricordo. Eva è una sorta di alter ego di Carlotta, la protagonista del mio racconto apparso su nuoviautori, una figura femminile eterea e un po’ distante con la quale avere un ipotetico dialogo dell’anima. E la pensione Etna nella sua immagine attuale e distante rappresenta un mondo lieto e vagheggiato che non esiste più: quello dell’adolescenza, dei primi innamoramenti al mare, in Versilia…

3- Come Autore ti senti più poeta o narratore, o meglio ti cimenti più volentieri, quando la smania di scrivere si fa forte, a comporre Poesie, o immaginare per poi trascrivere brani in prosa?

Si tratta di due situazioni letterarie ed emotive molto diverse, anche se talvolta possono apparire assimilabili a livello di contenuti. La poesia è più momentanea, estemporanea: è pertinente a stati d’animo forti e improvvisi, a un ricordo, a un odore che rimanda a quel ricordo. Sembra quasi scritta perché dettata da una voce esterna, ed è riferibile a una sfera dell’emotività che poco ha a che fare con la ragione. Il racconto nasce invece per estensione, per sovrapposizione a un’ idea che attraversi la mente. Non so se mi sento più poeta o più narratore, ma posso dire che molto spesso la mia poesia è un risvolto della sofferenza e di un’emotività alterata, il racconto è più divertito e divertente, un po’ autocompiaciuto.

4- Quando “fai poesia” segui una metrica, utilizzi figure classiche e retoriche della poetica oppure lasci che i tuoi pensieri spazino liberi sulla pagina bianca, come nascono nella tua mente? Rivedi mai, quindi modifichi, le tue poesie dopo averle composte?

Devo essere assolutamente sincero: non riuscirei mai a scrivere poesie ritmate da una metrica precisa. Forse è una mia caratteristica, forse un limite, non so… Quello che so è che tento a tutti i costi di modernizzare il più possibile il mio linguaggio, di renderlo fresco e “attuale”. E quindi questo implica una lontananza da modelli ufficiali e precostituiti.

5- Qual è la tua poesia che entro il 2004 verrà pubblicata nella raccolta “La guerra, la pace, l’amore, i diritti umani”, antologia promossa da Aldo Forbice il conduttore di Zapping, il programma di RADIO RAI. Di cosa parli in questa tua poesia? Quanto ti senti personalmente ed interiormente legato ad importanti parole come: Pace, Amore e diritti Umani?

 La poesia  è questa:

"DIDASCALIE DI GUERRA" 5/4/2003

Non sono un individuo responsabile.

Manipolo ad arte didascalie di guerra:

“AQUILE. I coniugi Richardson

entrambi piloti di elicotteri”:

ora forse intuisco cosa significa,

nella coppia:

avere obiettivi comuni.

E mi rivedo scolaro in un angolo,

additato di immaturità

da una donna consapevole.

Se in salita percorro

la strada di questi scavi:

scanso le chiazze di ghiaia

contento di non tremare per la pioggia,

di non temere le aritmie del mio cuore…

Ho pensieri ancora più letterari e inguardabili:

allestire metafore e analogie,

fra tubi arancioni e gasdotti:

questa Beirut di cartone,

con carrarmati-caterpillar a riposare…

So che il sole dietro la burrasca

è più di una vana allusione:

preme con forza e riporta

il tempo di vecchie gite scolastiche,

pettinature a zazzera in discesa,

fatte con la pentola,

impermeabili trasparenti la moda di quei giorni,

le prime telecamere un ordigno:

da temere e ammirare…

….e si tratta, a mio parere, di una poesia un po’ irresponsabile, che forse mi allontana da temi importanti e profondi come quelli che tu riporti nella domanda. Questo perché trae spunto da una didascalia apparsa su un giornale e finisce a trattare di temi a me consueti: l’amore negato, l’ipocondria, il rimando all’infanzia. Anche se, a volerla guardare bene, finisce per diventare responsabile di un messaggio contro la guerra quando ironizza su questi “ coniugi Richardson”, un po’ troppo autocompiaciuti del loro ruolo che, in definitiva, è quello di dispensatori di morte.

6- E sempre in riferimento alla precedente domanda: quale vuol essere il tuo grido contro la guerra? Ovvero quel messaggio poetico gridato con il cuore, con il quale parteciperai durante il mese della pace, (dal 16 al 21 novembre) all’installazione “Dov’è l’uomo” dell’artista Ivano Cappelli con due tue poesie appunto sulla guerra?

Involontariamente ho già risposto a questa domanda: il mio messaggio, oltre certi risvolti letterari e personali, non può che essere quello dell’ironia che, dalla sua posizione abbastanza defilata, riesce comunque a mettere in ridicolo quell’atteggiamento di cameratismo familiare che fa molto “essere Americani”, e quindi troppo spesso vicini a una retorica che distorce la realtà. La seconda poesia che “partecipa” all’installazione deriva dalla lettura de “Il Rinvio”, un romanzo di Sartre, e quindi allude a un conflitto più distante da noi, ormai storicizzato, quello della seconda guerra mondiale. L’installazione multimediale, fra scultura e sonoro, di Ivano Cappelli è una bella riflessione metaforica sul sentimento dell’alienazione umana che deriva dalla guerra.

7- Sempre su nuoviautori è presente il tuo racconto “Ritrovare Carlotta” che mi è piaciuto molto leggere, perché sin dalle primissime righe mi ha ricordato i miei tre anni “Versiliesi” o “versiliani” qual si voglia, e soprattutto quelle calde estati al mare, in quei bagni che costeggiano tutto il Lungomare di Levante. Tu però sei di Pisa. E quindi ti chiedo hai ambientato solo il racconto in Versilia, o conosci veramente questo magnifico tratto di terra bagnato dal Tirreno ed abbracciato dalle Alpi Apuane? E nel caso cosa ti lega a questi marini luoghi? Forse proprio una tua personale ipotetica Carlotta?

Ho trascorso le mie estati in Versilia dai primi anni ’70 fino alla metà degli anni ’80. e tutt’ora, quando posso, torno volentieri a Lido di Camaiore. Quindi direi proprio che conosco piuttosto bene la Versilia e le sue atmosfere estive. Sono felice che questo racconto abbia prodotto anche in te il suo effetto da “macchina del tempo”, permettendoti di riapprodare con la mente a quelle tue lontane vacanze. Alcuni personaggi sono reali, altri puramente inventati, così come l’intera vicenda, a parte una lettera realmente spedita all’amica Stefania, è frutto della mia fantasia. Carlotta non è un personaggio ipotetico o inventato. L’ho realmente conosciuta, quasi vent’anni fa. Ti confesso che mi piacerebbe incontrarla di nuovo: l’ho molto amata, anche se più col rimpianto e col ricordo che non in una maniera “tangibile”.

8- Nel 1996 la casa editrice LIBRO ITALIANO ha pubblicato una tua silloge di poesie, dal titolo “Parole da dentro”, con la quale hai poi anche vinto il Premio letterario “Il Castello”. Dato che già il titolo lascerebbe supporre che in questa raccolta sia la tua Anima a parlare, a comporre poesia, come d’altronde sempre è per il Poeta: mi chiedo dunque, nello specifico, di cosa parli in questa tua prima silloge poetica edita? Potresti qui di seguito riproporci la poesia che di quella stessa raccolta più ami e magari spiegarci il perché sia la tua preferita?

“Parole da dentro” è un po’ il documento più fedele della mia tarda adolescenza, è il racconto di un viaggio esistenziale che insegue un amore molto vagheggiato e inseguito e molto poco raggiunto: sì, direi solo sfiorato. A mio parere la poesia più emblematica è questa:

“SOGNO”

Chiara.

Per primo poterti

respirare al mattino,

quando ancora sai di sonno,

e dell’ultima notte d’amore.

Sogno…

E’ questa la sola vita che voglio.

….che è poi la poesia inaugurale della raccolta. Anche se oggi la riconosco come un po’ datata e sdolcinata, tuttavia rivedo in lei un certo mio modo di essere e di sentire. Ero un personaggio un po’ goffo e un po’ eroico tutto teso, come dicevo prima, all’inseguimento di un amore dai risvolti vagamente stilnovistici. Mi è capitato con un’amica, proprio ieri, di dare una definizione di questa vecchia raccolta: un concentrato di depressione giovanile e di sentimento.

9- Nel 1997 due tue poesie sono state inserite all’interno di FUORILUOGO, inserto culturale de IL MANIFESTO. Quando è che realmente ritieni le tue parole, le tue poesie “fuoriluogo”?

Le poesie e le parole diventano “fuoriluogo” quando vengono relegate in una dimensione aulica e distante, lontana dalla vita vera e vissuta. Io vorrei che, al contrario, la mia poesia fosse sempre uno strumento di discussione vitale e attuale. E’ una sorta di testimonianza di vita, analoga e assimilabile a molte altre espressioni, tutte valide e degne di essere ascoltate. La poesia non dev’essere un modo per distinguersi, per autodiscriminarsi. Per questo provo un gran senso di imbarazzo e di frustrazione quando mi sento chiedere : “…ma scrivi ancora ?” , come se la poesia, e più in generale lo scrivere fossero un vizio momentaneo, un passatempo, o una strana malattia che prima o poi deve guarire….

10- Ultima, classica, immancabile domanda di ogni mia intervista, quella che vuol tracciare un filo conduttore tra le varie vedute degli intervistati a proposito di un consiglio da dare all’esordiente. Cosa consiglierebbe dunque, in primis, Andrea Cambi ad uno scrittore esordiente, che nel mondo letterario sta muovendo i primi impacciati passi?

E’ difficile dare un consiglio a chi scrive, visto che ognuno, inevitabilmente, scrive per se stesso e di se stesso e quindi, le sue motivazioni e le sue aspirazioni saranno personalissime e quasi insondabili. Io stesso, poi, sono uno che muove quelli che tu chiami, giustamente, “i primi impacciati passi” nel mondo letterario. Per molto tempo, e soprattutto ai tempi della pubblicazione di “Parole da dentro”, ho fatto dello scrivere uno strumento di strana recriminazione sentimentale, una sorta di arida vendetta di carta per qualche amore andato male. Ma col passare del tempo questo sentimento in me è andato scemando. Inutile inseguire la fama e la gloria letteraria, nessuna donna tornerà mai ! Mi sento solo di consigliare, perché includo me stesso fra i destinatari, di leggere il più possibile e di tentare di apprendere da chi “ne sa” più di noi: tutto per una crescita spirituale e culturale. Questo apporterà sicuramente dei miglioramenti che gratificheranno noi stessi, ben più di qualche vittoria a un premio letterario, o di una pubblicazione.

Grazie ad Andrea Cambi, per la sua cortese e graditissima partecipazione.

 Caramente, Monia Di Biagio.

 

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