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"10 domande a..."

-Angela Buccella-

di

Monia Di Biagio

Angela Buccella, giovanissima, 21 anni, nata a Milano residente a Cesano Boscone, è laureanda in Linguaggi dei Media, e farà una tesi sul “Cannibalismo” (la corrente letteraria). Ha una carriera letteraria già molto ben avviata: racconti, prose poetiche, sceneggiature teatrali, premiata e segnalata a diversi concorsi letterari. Autrice edita: due suoi racconti "Loro fanno questo" e "Astratta Profondità" sono reperibili in una raccolta a cura dell'associazione culturale Energheia ("I racconti di Energheia"), "Non è Facile" sarà presto edito sulla rivista "Il foglio letterario". I suoi ultimi racconti sono Delirio ed Eroine. Siti in cui si possono visualizzare le sue opere sono:

www.nuoviautori.org; www.buffonimaledetti.org; www.kultunderground.it e tanti, tanti atri.

********

1- Angela quando hai iniziato a scrivere, a sentirti “una scrittrice”, se ti senti tale, ed il termine è fatto su misura per la tua spiccata personalità artistica? Sentirsi di appartenere ad una categoria lo trovi banale? Puoi raccontarci qualcosa in più della tua Vita Letteraria?

Nulla credo sia banale. Nulla credo sia noioso. Non mi sento una scrittrice. Ma vorrei. Vorrei che ogni mia singola parola avesse un dannato senso per qualcuno. Vorrei essere respirata. La mia vita letteraria inizia dalle scuole medie. Solo che venivo privata dei miei termini. Semplicemente troppo crudi per gli altri.

2- Una frase detta da te e che mi ha molto colpito nella tua lettera di presentazione è stata: ”Amo la romantica violenza ovvero la violenza talmente estrema da diventare dolcezza e la dolcezza così forte da apparire nauseante.” Dolcezza e violenza, due estremi ben delineati: sei un’estremista? Un’artista “border line” come si direbbe in gergo? Gli estremi fanno parte anche della tua vita di tutti i giorni o solo del tuo mondo interiore rinserrato su bianchi fogli dalla parola scritta?

L’estremo è qualcosa di talmente affascinante, non credi? Ne sono fortemente attratta. Ma la mia vita non è estrema. Non può esserlo, almeno nel suo insieme. Il mio modo di pensare lo è.

3- Ho letto il tuo blog, www.angelabuccella.splinder.com, che non a caso si intitola “Angela Buccella, violentemente romantica” e devo dire che mi ha piacevolmente colpito ed incuriosito. Il testo che più mi ha interessato è “Eroine” vorrei riportarlo per intero poi passo alla domanda:

"Sto morendo. Fanculo.

Sto morendo.

Cristo. Cristo.

Le tue parole sono come te stessa  hai definito.

Ti ho in testa.

La tua incredibile bellezza. Crudele. Cattiva. Dolorosa.

Sale.. Sale..

Come quando mi sono fatta incidere il braccio sinistro.

Di sera.

Avevo bevuto. Ero fuori. E lo desideravo. Lo volevo.

Più forte che mai.

Per avere coscienza di esistere.

Di esserci.

Di vivere.

Con un bisturi mi hanno scarificata. Era dolce.

Era violento.

Era romantico.

E lo sguardo mi si perdeva tra le rosse strisce.

Che colavano sporcandomi.

Ho provato amore.

Ho provato odio.

Come ora.. mentre ti guardo..

Te, dolce strega, sporca di sangue davanti allo specchio…

Sei la mia stronza coscienza.

Maledettamente reale e vera come faccio a non essere pazza di te?

Scopa la mia vita. Fottila. Thank’s."

("Eroine" Angela Buccella.)

Cos’hai perso nella vita? Cos’è che l’ha così violentemente marchiata a fuoco? La tua coscienza che definisci “strega” e che pure non riusciresti a non amare a dismisura (ancora due estremi!) cosa vorrebbe fortemente tu facessi ora?  Cosa ti mormora-urlandoti nella testa, lì dinnanzi quello specchio, davanti al quale tu riesci a ridere delle tue cicatrici?

Questo è solo una parte di “Eroine”, non è l’intero testo. Parlo della ricerca di stimoli per combattere la noia di vivere, l’assuefazione dovuta al male che si impossessa di noi. Ci sono esperienze nella vita di ognuno talmente atroci da dover ricorrere a scarificazioni e marchi a fuoco per tornare a credere di respirare. Non volere essere come ti vogliono gli altri. Fregarsene di quello che pensano di te, se quello che fai ti fa sentir bene.

4- Altra tua frase che mi ha affascinato non poco: ”Amo sentire voci a riempir il silenzio della mia testa.” Chi ti parla  è sempre la voce della tua amica-nemica coscienza? Potresti essere più esplicita, magari utilizzando per noi, una tua prosa poetica, fatta sul momento? Potrebbe essere un bell’esperimento di scrittura creativa per così dire quasi “automatica”. Non trovi?

La mia vita è come un palcoscenico…troppi attori…Li puoi riconoscere sono quelli che fingono… basta guardarli negli occhi per capire…..Per questo ti parlo. Vorrei sentire la tua voce. Ora. Sapere che ci sei. Mi piace parlare con sconosciuti. Per essere me stessa. Solo. Per. Essere. Me. Stessa.

5-Ho letto che ami i libri della Santacroce le cui parole questo lo hai detto tu “mi scorrono nelle vene come sangue.” Ami Anne Sexton, Sylvia Plat, Sarah Kane….ed i loro suicidi. Cosa ami in realtà di queste donne, oltre i loro scritti naturalmente,  la loro forza estrema e risolutiva o forse al contrario rispetti e temi la loro codardia nei confronti della vita?

Isabella Santacroce la amo quanto la stimo. Gran parte della mia tesi sarà incentrata su di lei. E’ di una delirante bellezza. Amo Anne Sexton, Sylvia Plath per le loro parole e vedo nel loro gesto un compimento della loro arte. Due donne estremamente sublimi. Di Sarah Kane amo la sua psicosi, così vicina alla mia. I suoi testi teatrali sono cibo per la mia affamata mente.

6- E’ al loro medesimo amaro destino che ti riferivi quando hai scritto:” Fuori è estate. Nella mia testa è inverno. E' tutto ghiacciato. Si rischia di scivolare. Mi sono affacciata al balcone. Un ampio lago scuro. Provo il forte desiderio di annegarci. Profondo lago di morte che mi sta davanti. E' il dimenticatoio. Non scordatevi di me. Non dimenticatemi. Ripeto. Non dimenticatemi.” ?

Parlavo della mia scatola cranica. Ci pensi…tutto è racchiuso lì. Non temo la morte. Ma l’essere abbandonata, dimenticata.

7- Scrivi “prose poetiche” per depressione, per rabbia, per ribellione? Riesci a scriverle comunque anche nei periodi di totali serenità che certamente segnano la tua vita? Esiste questo estremo nella tua vita: quello di non sentire, di non riuscire a dire quando “tutto tace”?

Periodi di totale felicità penso di non averli mai vissuti. Io scrivo quando sto male. Quando ho appena conosciuto qualcosa che mi ha svuotato e mi ha lasciato un ulteriore cicatrice sulla mia pallida pelle. Non credo in chi scrive determinate ore al giorno e lo vive davvero come lavoro.

8- I tuoi racconti, ne cito alcuni: “Astratta profondità”, “Delirio” “Eroine” “Non è facile” , da cosa nascono e prendono spunto, solo ed esclusivamente dalla realtà contingente che ti circonda o da una prepotente voglia di mettere nero su bianco, solo interiore?

Nascono da episodi reali della mia vita. Nascono dalla realtà e fottono l’ipocrisia e la finzione. Non sono totalmente autobiografici (almeno non tutti). Si svolgono e terminano senza il “vissero felici e contenti” ma con la loro vera e reale estrema conseguenza.

9- Smetterai mai dei scrivere o pensi, sin da ora, che questa necessità incombente non ti abbandonerà mai?

Per me la scrittura è terapia. Metto su carta ciò che vivo, penso e provo. Ciò che mi fa male talmente male da essere rigettato. Partorisco il mio dolore per poi elaborarlo.

10- Hai partecipato a dei Concorsi Letterari, sei stata recentemente pubblicata da importanti Fanzine e riviste letterarie: come vivi il mondo dell’editoria italiana? Quello dei Premi? Cosa consiglieresti ad un esordiente?

I premi, per come la vedo servono solo per farti rendere conto che i tuoi scritti valgono qualcosa e non son da cestinare. Sono ancora io un’esordiente cosa potrò mai consigliare? Di raccontare se stessi, ignorando chi al contrario sostiene che la tua vera faccia sia una maschera.

Con amore, Angela .

Grazie ad Angela Buccella, per la sua cortese e graditissima partecipazione.

 Caramente, Monia Di Biagio.

 

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