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"10 domande a..."

-Reno Bromuro-

di

Monia Di Biagio

Ancora una volta (ormai forse è un mio vizio, ma come si fa a non raccontare, capire, queste personalità artistiche e letterarie che tanto ci danno ogni qualvolta poggiano “la biro” su d’ un foglio immacolato?) dicevo ancora una volta ho il piacere e l’onore di chiacchierare con un grande e completo artista: Reno Bromuro poeta, commediografo, scrittore, regista, attore e giornalista è nato a Paduli in provincia di Benevento. Debutta in teatro con un atto unico «Pascalino 'o piscatore», nel 1953, in cui affronta il problema degli invalidi permanenti di guerra e, per la prima volta, l'esperienza del teatro che amalgami parola – gesto - suono in contrapposizione alla tradizionalità del teatro italiano. Nel 1957 fonda a Napoli il «Centro Sperimentale di Ricerca per un Teatro Neorealista», manifestandola nel dramma «Il vaso dei sogni perduti» rappresentato dal 13 dicembre dello stesso anno al Teatro Bracco. Nel 1970, fonda a Roma la Compagnia di Prosa «I Corinti» con la quale, rappresenta nei teatri De' Satiri, delle Muse, de' Servi un dramma sui pericoli della droga dal titolo «...Quella Maledetta...» in cui i segni fondamentali parola-suono-gesto-illuminazione sono tutt'uno con l'azione teatrale, che tende a sviluppare nello spettatore l'immaginazione della scenografia e del luogo di azione. Per la prima volta, lo spettatore è chiamato anche a «scrivere» ogni sera, il finale dell'opera. Nasceva il «Teatro dell'Immagine o dell'Immaginazione». Dal 1986 continua la sua ricerca teatrale, con i giovanissimi della Scuola Media Statale San Giorgio di Fregene, Torrimpietra, La Rustica  fondata sulla teoria del Teatro povero grotowskiano. Bibliografia analitica: la seguente bibliografia è integrale per gli anni della maturità in cui l'attività dello scrittore è più intensa 1971-1995, escludendo le polemiche intorno alle conferenze sul tema: «Il Racket dell'Arte e il valore umano della Poesia». L'esperienza con gli alunni della scuola media statale continua. Con loro sono stati allestiti e realizzati (negli anni 1988 al 2002), spettacoli ideati e scritti dagli stessi alunni, eccetto «... Quella maledetta...» un dramma sui pericoli della droga. «L'imperatore... ore» una commedia sul problema dell'incomprensione coniugale. «Sulla spiaggia» una pièce che abbracciando e sviluppando l' ABC  dell'Educazione Teatrale mette in luce la comprensione effettiva della disciplina teatrale. «Peplomania» un dramma in cui il profano si divinizza attraverso «la fede». «Ricorrenza» come una favola, nel gioco di ragazzi, si può tramutare in tragedia se la conoscenza è male amministrata. «Atti in tre minuti» la problematica quotidiana, nei suoi molteplici aspetti, si manifesta attraverso il gioco del teatro. «Il gioco della vita» come una favola realista può far capire che cosa è veramente vivere. «Il gioco delle maschere» il gioco politico e del potere tentennante in cui il conflitto d’interesse, macchia la nazione che governano. «Policeman gold» una commedia parodistica del romanzo giallo sceneggiato per il cinema o la televisione. «Arianna e il Nonno» come la complicità tra i giovani e i vecchi può dare agli uni e agli altri la forza di essere buoni e comprensivi i primi, la forza di continuare a lottare per la vita i secondi (secondo premio alla «Rassegna Teatrale Ragazzi Insieme», per il testo e il premio quale migliore attrice, in mezzo a trecento partecipanti, a Arianna Del Vecchio. «Viva il Natale» come con la fede e la volontà anche i tiranni, trasformati nei re Magi non donano oro, incenso e mirra al Bambinello, ma chiedono il regalo di perdere la parola se dovessero pensare alla guerra.

Per quanto concerne alcuni CENNI CRITICI Di LETTORI E DI GIORNALISTI SUL TEATRO DI Reno Bromuro, bisogna innanzitutto ricordare che «II 1972 è stato l'anno della rivelazione della compagnia di Prosa «I CORINTI» diretta da Reno Bromuro e molti giornali hanno criticato positivamente, sia l'argomento del dramma che la regia». Come ad esempio: «LA VOCE NUOVA DELLA REGIONE» Bari  «Un processo che a tutte le apparenze si riferisce ad avvenimenti abbastanza recenti propone un esame dei motivi che possono indurre un gruppo di giovani a diventare vittime d'un certo "giro" in cui l'irrequietezza di alcuni si mescola alla desolazione e allo squallore di altri...». «MOMENTO SERA» Roma «I CORINTI dopo aver rappresentato "...QUELLA MALEDETTA..." una denuncia sui pericoli della diffusione della droga fra i giovani, ritornano con una novità di Reno Bromuro "CHIAMMALE COMME TE PARE (Chierechella)". Diciamo subito che non si tratta di una formulazione sperimentale e di avanguardia, come negli ultimi  tempi se ne sono viste nell'area partenopea, bensì di una Compagnia tradizionale, con il chiaro proposito di denunciare in forma popolare e realistica determinanti realtà sociali del nostro tempo. La commedia di Bromuro, in due tempi, (dopo un prologo drammatico che vede, durante una violenta manifestazione di massa, la morte di un giovane innocente), si sviluppa nell'ambito di un quadretto familiare all'insegna del bisogno, reso maggiormente teso dalle gravi difficoltà economiche. «MOMENTO SERA» Roma «...I due giovani Marcella ed Enrico, si dedicano con passione alla contestazione per un domani migliore. Tra i due poli - negativo e positivo - si svolge la vicenda della commedia che potrebbe agevolmente inserirsi in un certo filone di teatro popolare dialettale» «IL MESSAGGERO» Roma «...La commedia di carattere popolare e sociale, s'inserisce nel solco della migliore produzione napoletana». «LA SETTIMANA A ROMA» Roma «...La nuova commedia in due tempi di Reno Bromuro dal titolo: "CHIAMMALE COMME TE PARE (Chierechella)", si inserisce nel solco della migliore produzione partenopea. Il suo autore si può, senz'altro, definire uno dei maggiori eredi di una tradizione che con Eduardo De Filippo ha conquistato respiro universale". Nino De Tollis - Roma «Va dato atto della buona riuscita della manifestazione, al regista Reno Bromuro che ha saputo realizzare uno spettacolo veramente vivo, attuale e interessante, mettendo in luce una delle piaghe più cancerose che affliggono la nostra società". "PENSIERO ED ARTE" – Bari "I GIORNI DEL CAOS: - una trasposizione al presente della passione del Cristo del cui martirio siamo tutti responsabili come Umanità che - senza limiti di tempo e di spazio - vive colpevole del sangue della Croce, della fine dell'innocente che ieri, come oggi, continua a morire. "Io non volli capire ... e fu la guerra. - Io non volli capire e continuo a tradire chiamandomi Giuda". - Io non volli capire e lacrime e sangue ribollono nella gelida tomba del Cristo: un Cristo al femminile, nella sofferta interpretazione di Viviana Buzzoli, perché, nellafratellanza universale. Cristo è Umanità che si fa Amore. Ed è questo amore di cui oggi noi abbiamo bisogno. Un bisogno che è necessità di vita, necessità di credere per andare avanti nonostante tutto, in un mondo che noi uomini abbiamo disumanizzato". IL CORRIERE DI ROMA (Mariella Grande) Quanto riguarda le recensioni per gli spettacoli teatrali, le pochissime ricevute fanno onore allo scrittore perché non si è mai piegato alla volontà di certi critici, i quali, pretendono che queste siano stilate dallo stesso autore e attore-regista. Numerosissimi sono inoltre i PREMI E RICONOSCIMENTI Letterari ricevuti da Reno Bromuro: 1975 – 4° classificato  al “Città di Oplonti” per la poesia Diploma d’onore al “San Benedetto” per la poesia Diploma d’onore al “San Valentino”  per la poesia Encomio solenne al “Pluralismo” per la poesia Premio “Millepini” – San Polo de’ Cavalieri 1° Classificato “Città di Roma” per la raccolta “Occhi che non capivano” 1976 – 3° Classificato al “Il Letterato” (Edizioni Pellegrini di Cosenza) per la silloge di poesia “Camminare cantando” e per il dramma “I giorni del Caos”, con proposta di pubblicazione. 1980 – 2° classificato al “Città di Tolfa” per la saggio “Il Racket dell’arte e il valore umano della poesia” 4° classificato al “Città di Tolfa” per la narrativa “La pazza ed altri racconti” Diploma di merito per la poesia 1° Premio al “Pavaglione” Bologna, per “Occhi che non capivano” Edizioni Andromeda Roma Encomio solenne per la poesia religiosa Finalista ad “Arte Viva” per la poesia 1982 – 3° classificato al “Città di Boretto” per la poesia Menzione d’onore al “Contea di Modica” per la poesia 1983 – Diploma d’onore per una poesia per la pace 2° Premio al Città di Palestrina– L’Autore dell’anno per il romanzo “La figlia di Pulcinella” Premio E. Berlinguer” per la poesia Coppa “Bontempelli – Marinetti” – per la silloge di poesie inedita Il vaso di cristallo 1986 – Primo premio al Città di Roma per la silloge di poesie inedita Il vestito più bello Diploma di merito al Premio Montesacro per la poesia Segnalazione speciale al Città di Benevento  per la saggistica Paduli sul Calore – Origine – Tradizioni - Superstizioni –“ poi edito il 1990 dalla C.E. Menna di Avellino 1° Classificato al Villa Alessandra per la saggistica Narciso e la totalità dell’esistere nella poesia di Giuseppe Selvaggi 1987 – 1° premio al Calabria Domani  per la narrativa La figlia di Pulcinella (Romanzo) 1988 – 1° premio al Città di Paestum per la saggistica Narciso e la totalità dell’esistere nella poesia di Giuseppe Selvaggi, poi edito da Vincenzo Ursini Editore 1994. Diploma d’onore «Per aver contribuito con la sua opera alla elevazione dei valori morali artistici e culturali dell’umanità» ricevuto dal Centro Italiano di Cultura Pensiero ed Arte  - Bari 1989 – 1° premio al Città di Palestrina – L’Autore dell’anno per la silloge di poesia Dove vai, Uomo, pubblicato poi da Vincenzo Ursini Editore 1991, nella racconta Poesie della vita che raccoglie la 2° edizione di Occhi che non capivano e Zolle profumate di terra 2° classificato al “Città di Venezia” 1990 – 3° classificato al Città di Venezia per la poesia edita Camminare cantando – Edizioni  A. I. A. “Poesia della Vita” 2° classificato al Città di Paestum per la poesia 2° classificato al Città di Avellino per la saggistica Scuola attiva e Teatro 1991 – 3° classificato al Silarus Battipaglia per il saggio Crisi dei valori umani della poesia 2° classificato al Città di Venezia per la silloge di poesie Zolle profumate di vita Premio Accademia Ferdinandea per il volume Occhi che non capivano 1992 – 1° classificato al Premio Orione città di Messina per il giornalismo. 1993 – 2° classificato al Premio Nazionale Histonium  per la poesia 1994– Diploma per merito speciali dall’Accademia Ferdinandea di Catania Premio Città di Valletta Malta per il saggio Narciso e la totalità dell’esistere nella poesia di Giuseppe Selvaggi ed altri saggi Vincenzo Ursini Editore Catanzaro  Premio giornalistico Camerlengo d’oro per il saggio Dalla vitis vinifera al Chianti 1995 – Premio speciale unico Histonium per il racconto Aiscia 1997 – 2° Classificato al Rassegna Ragazzi Insieme  Isola del Liri, per il teatro: Arianna e il nonno. 2000 – 2° e 3° Caffè col rum e Il Duca mangiapatate –Rassegna Teatrale Tulliana – Arpino – 20 maggio – ED inoltre ecco qui di seguito elencate tutte le “Cariche Accademiche” ricevute negli anni da Reno Bromuro: 1954 – Cenacolo Spadaro  - Napoli 1969 – Convivio letterario   - Milano 1972 – Nuovi autori- Milano 1973 -  Classe Nobel           Milano 1974 – Gentium pro pace    - Roma 1975 – Académie International de Lutéce Parigi (Direttore organizzativo per i programmi culturali in Italia) 1975 – Columbian Accademy St. Louis Missouri 1975 – Guglielmo Marconi    - Roma 1976 – Consigliere di merito Classe Nobel – Milano 1983 – D’Onore Città di Boretto 1985 – Di merito Internazionale di Pontzen – Napoli 1988 – Di Merito “Accademia di Paestum” per il contributo notevole offerto alla rivoluzione del patrimonio letterario italiano con la sua vasta opera di poeta e di saggista “Pensiero ed Arte” per meriti artistici e culturali conseguiti in campo nazionale ed internazionale 1991 – Ad honorem “Centro Cultural Litirario e Artistico de Gazeta de Felgueiras” Portogallo. (Nota bio-biblografia tratta da http://skorpiona.webcindario.com/reno_bromuro.htm) Sito ufficiale della Poesia di Reno Bromuro è http://www.poesiavita.com/ il sito dell'A.I.A. Associazione Internazionale Artisti  di cui Reno Bromuro è presidente  e dove sarà inoltre possibile leggere “Il Baricentro”  mensile di scienze umane dell'A.I.A. ove sono raccolte le "Poesia della Vita" e molto, molto altro, cui direttore editoriale è appunto Reno Bromuro. Sempre per la Poesia altro sito molto interessante, tutto da sfogliare è il sito dedicato a Reno da una sua “Amica di Lettere” visionabile a questo link: Nostalgia&Tenerezza.it dove potrete leggere molte delle “poesie della vita” dell’Autore. Qui invece http://www.letteratour.it/TOURismi/index.asp troverete saggi “LetterTouristici”, come: Passeggiando per Napoli” (Viaggio romanzato alla scoperta di Napoli). Recanati città della poesia: un viaggio nella città natale di Giacomo Leopardi, vista dagli occhi di uno scrittore e della sua memoria. “Marie-Henri Beyle - detto Stendhal - 'La Certosa di Parma”: uno sguardo ad uno dei capolavori di Stendhal, viaggiando nell'Italia che tanto amò. “Davanti San Guido. Giosuè Carducci e i cipressi della fanciullezza”: un viaggio alla riscoperta di uno dei luoghi più suggestivi della Maremma toscana, ispirati dai celebri versi del Carducci. Tra rievocazioni e critica letteraria. “Gita al Faro, Virginia Woolf. L'escursione a una delle isole Ibridi”: le affascinanti isole Ibridi fanno da cornice ad uno dei romanzi più innovativi e complessi del Novecento europeo. “L'antica pieve di Furfalo a Serra Pistoiese”: una piccola incursione artistica alla scoperta di un gioiellino toscano del X secolo, da poco restaurato [di Cinzia Poli e Raffaele Marchitelli]. “Luigi Pirandello, I Vecchi e i Giovani e la "Valle dei Templi": un romanzo storico dettato dal più cupo pessimismo sulle sorti della terra natale, nel trapasso dalla generazione risorgimentale a quella post-unitaria italiana. E moltissimi altri, TUTTI d’un fascino ed interesse entusiasmanti!

Ed infine su questi siti potrete trovare suoi lavori che vanno dalla poesia alla narrativa al teatro alla saggistica: www.guttacavat.com/ ; www.club.it/autori/sostenitori/reno.bromuro ; www.elbasun.com/L_angolo_della_lettura/recensioni/Reno_Bromuro/index.htm ; xoomer.virgilio.it/andrleon/new__entry.htm ; www.poetilandia.it/ ; www.raccontare,com ; www.aziendabari.it ; www.dentronapoli.it/Personaggi/Bruni_sergio.htm ; www.nonsoloparole.com ; http://digilander.iol.it/wholt/indice_reno_bromuro.htm  (ci sono recensioni letterarie); www.sfairos.it/teatro_reno_bromuro.htm ; www.nuoviautori.org ; www.carlotrotta.it .

* * * * * * *

1- Gent.mo Reno mi permetta innanzitutto di ringraziarla per il tempo che ha voluto mettere a nostra disposizione per “raccontarsi un pò” ed altresì di porgerle i miei più sinceri complimenti per la sua mastodontica Opera Letteraria. Ed è proprio da qui che vorrei prendesse il via la nostra chiacchierata, ovvero dalla sua completezza artistica: Reno Bromuro poeta, commediografo, scrittore, regista, attore e giornalista. Insomma una vita dedicata alla scrittura, quella bella, quella che può esser rappresentata e prende vita su d’un palcoscenico teatrale. Vorrebbe raccontarci di quando l’Arte ha fatto “prepotente” ingresso nella sua vita, credo gestendola, oggi,  in grandissima parte?

Come attore il 23 maggio 1936, interpretavo un capitano di marina che dopo aver ordinato alla ciurma di salvarsi si lascia affondare con la nave; come poeta il 4 ottobre 1937 con la lirica:

«Oggi è il mio primo giorno di scuola

fino a maggio scorso sono andato

all’asilo volevo bene a suor Anna,

ma suor Anna è fuggita con un bersagliere…»

2- Leggendola e cominciato così a visitare il mondo letterario, quello che la circonda e di cui lei stesso è il sapiente artefice e rimanendone deliziata, smisuratamente colpita, ho colto di come e quanto che Teatro e Poesia sono le sue passioni più grandi attraverso le quali mai manca di esprimere tutto se stesso, primo interprete di ogni sua opera, la sua umanità, il suo amore verso il prossimo. E’ così? Questo che io ho inteso fortemente è ciò che veramente per lei più conta quando si accinge a scrivere qualsivoglia, che sia poesia, romanzo, articolo, commedia teatrale?

Il mio primo pensiero è l’amore, divulgare questo sentimento il più possibile. Come lei stessa ha affermato questo stato d’animo fuoriesce già dai titoli delle opere: «Il vaso dei sogni perduti – Desiderio d’amore - » è il titolo della prima commedia edita da Carlo Armanni Napoli 1956, ma già dal 1941 con pochi compagni di scuola allestivo copioni scritti da me. Ad esempio ricordo la trama di una commedia (andata perduta) che titolai «… e il treno corre»: su questo treno (che rappresenta la vita) ne accadono di tutti i colori: «una donna anziana negli anni sta per partorire, ma non si trova il medico condotto che la levatrice avrebbe voluto vicino, perché era compare d’anello al matrimonio di una sua nipote e l’esperienza e le capacità chirurgiche della levatrice non bastano alla donna che muore nel mettere alla luce una bambina. Il marito della donna, morta durante il parto, va fuori la chiesa dove incontra il medico e gli mette tra le braccia la bambina appena nata, gridandogli: “Crescila tu!” Il medico risponde e cerca di far capire all’uomo, il cui dolore non lo fa ragionare, che la vita è come un treno, quando l’hai perduto è inutile piangere sul latte versato». La rappresentammo al teatro dell’asilo e molte donne uscirono piangendo»: avevo otto anni, dieci mesi e otto giorni.

3- Molte le sue opere poetiche edite, che nello specifico elencheremo, per comodità di lettura, di seguito all’intervista e che vanno dal 1953 al 2003. Sebbene io sia la prima a supporre che ogni opera sia una creatura amata in egual modo per lo scrittore che le ha dato vita, riuscirebbe a dirmi quale tra queste rispecchia di più il Reno Bromuro Poeta, quello di ieri e di oggi, quello che resterà inalterato negli anni, pur evolvendosi come è giusto e lecito per chiunque scriva?

Andiamo con ordine. Quella di ieri è una poesia ancora acerba, sebbene abbia avuto il suo spazio di celebrità nel campo della scuola, non per merito mio ma per il nome che aveva scritto la prefazione, il Professor Enzo V. Mormorale, eccelso filologo, direttore del «Giornale di filologia italiana» e titolare di cattedra di latino alla Facoltà di Magistero. L’anno successivo sulla scia del successo di «Note e Motivi» pubblicai con lo stesso editore un dramma popolare «Il vaso dei sogni perduti – desiderio d’amore -» rappresentato 366 volte e alla SIAE, grazie a colui che fungeva da amministratore della compagnia «Talia», il copione non risulta depositato; di lui non seppi più niente dopo che fuggì con la cassa. Nello stesso periodo una commedia musicale, imbastita con canzoni che avevano già una musica loro, si rappresentava a San Paolo del Brasile, ogni sera da oltre un anno, dal Canale televisivo di Ciro Canoro. Seppi di questo evento da un cronista della RAI che venne ad intervistarmi, fu la mia prima intervista, andò in onda alle ore 21,00 del 7 settembre 1955. Per quanto riguarda oggi il mio mondo poetico è rappresentato da opere teatrali che hanno toccato, in vario modo, scotendo vari problemi nell’animo dell’ascoltatore, argomenti di attualità e di denuncia della società, annovero: Teatro «Pascalino ‘o piscatore» 1953/54; «…Quella maledetta…» (1971/72); «Chiamale comme te pare – Chierechella» 1974/75; «Le mani su…» 1979/80 – 1982/83 – 1985/86 – 1991/92;  per la poesia l’opera che più si avvicina al mio sentire è senza dubbio «Occhi che non capivano», poesie diario che vanno dal 1937 al 1945, e l’ultima raccolta «Il tempo della vita», che i critici hanno catalogato tra i classici canti greci.

4 - E restando sulla stessa linea ideologica e di pensiero, quale delle rappresentazioni teatrali di cui è stato autore, regista ed attore, le ha dato maggiori personali soddisfazioni? Quale quella che una volta resa “più viva” dalla recitazione, e quindi gesti, musica parole in un magico unisono, le ha fatto più forte traballare il cuore?

«…Quella maledetta…» perché affronta il problema della droga e di come un giovane può cadere nel giro e tutte quelle rappresentate dai ragazzi della scuola media inferiore che fanno laboratorio con me, che mi permettono di sedermi in platea e godermi la rappresentazione, cosa che con gli adulti non capita mai. Due commedie rappresentate dai ragazzi mi hanno fatto piangere contro la mia volontà: «L’imperatore… ore» (la storia di un gruppo di donne che si riuniscono alla stessa ora per seguire insieme una telenovela e per questo hanno messo il televisore sopra un baldacchino (trono) e loro, sedute a semicerchio, commentano l’accaduto durante lo stacco pubblicitario; fino a quando giunge un addetto delle pompe funebri a portare la notizia che il marito della padrona di casa è rimasto vittima di un incidente ed è morto), in cui c’era un ragazzo con handicap, tutti lo relegavano, nessuno lo prendeva in considerazione le stesse insegnanti mi scongiurarono di non perdere tempo con lui. Infatti ogni qualvolta toccava a lui, fermava tutto e gridava: “adesso tocca a me, vero professò?” gli dissi che non doveva fare così altrimenti avrebbe rovinato la rappresentazione, doveva ricordarsi quando doveva entrare ed entrava senza dire niente a nessuno ma di  non dimenticare di dire la battuta in palcoscenico. Al debutto, stetti col cuore in gola fino alla sua entrata. Chiusi gli occhi e strinsi le mani sulle orecchie per non vedere e non sentire, invece sentii molto bene: «Scusate, cerco la signora Tore. Siete voi? Vi volevo annunciare che vostro marito è morto sotto una macchina e sono venuto per accordarci per i funerali». I genitori piansero, gli insegnanti piansero, la preside volle sapere come avevo  compiuto quel miracolo, ed io piansi perché improvvisamente un ragazzo ignorato per otto anni nella scuola media,ora per il miracolo che solo il teatro sa compiere, finalmente aveva parlato e non aveva avuto paura di farlo. Ecco questo è il momento più bello che mi porto nel cuore ogniqualvolta inizio un nuovo corso di educazione teatrale.

5 - Il 1972 è stato l'anno della rivelazione della compagnia di Prosa «I CORINTI» da lei diretta, che in molti giornali (come già citato nella presentazione) hanno criticato positivamente, sia per quanto l'argomento del dramma che per la regia. Cosa ha significato e significa per lei tutt’ora questa compagnia teatrale?

Per imparare ed avere un comportamento reale sul palco, frequentai per circa un anno e mezzo, la Scalinata di Trinità de’ Monti e il Pincio. Passavo le serate con loro, anzi le nottate a volte. La cosa che più mi commuove è la risoluzione finale della storia iniziata sul prato del Pincio, quando tutti, ascoltandomi fumavano uno spinello; cercai e trovai un tipo di tabacco da pipa che aveva lo stessa odore acre della marjurana, lo comprai e mi preparavo gli spinelli a casa con quel tipo di tabacco, poi al momento, con la scusa di cercare il fiammifero in tasca, scambiavo lo spinello vero con quello preparato da me, convincendo i giovani che se non ci si voleva drogare non c’erano spinelli che lo potevano e allora, perché buttare dei soldi quando si sa che non ci si vuole drogare? Due ragazzi mi seguirono e li ospitai a casa facendoli dormire nel salone dove facevamo le prove. Il 3 aprile del 1972, eravamo al Teatro De’ Servi, mi vennero a trovare chiedendomi i soldi per ritornare a casa, glieli diedi e il martedì dell’angelo ricevetti una cartolina: «Grazie Reno, papà mi vuole ancora bene». Cosa ha significato la compagnia teatrale del 1970/72? Tante cose. Ragazzi che sono diventati professionisti ed hanno lavorato e lavorano con registi col nome altisonante. Uno solo di questi, durante un’intervista, quando lavorava con Giustino Durano ed aveva riscosso un successo personale, affermò che se si trovava davanti a loro in quel momento lo doveva a me, gli altri?… Ognuno sta percorrendo la sua strada ed io gioisco leggendo dei loro successi.

6- Il 15 maggio 1975 sul settimanale “Messaggio d’oggi” di Benevento ha pubblicato un articolo dal titolo: “Poesia della speranza: Tutto l’uomo”. A distanza di quasi 30 anni esatti, qual’ è il suo “messaggio di speranza” oggi per “tutto l’uomo”?

Ritornare a sentirsi fratello figlio dello stesso padre. Ma in quella recensione mi riferisco alla raccolta di poesie di un poeta triestino, aveva abbracciato il mio credo: amare tutto e tutti  senza riserva, affinché l’uomo si sentisse veramente tale. 

7- Tra i suoi articoli invece vorrei citare quello che già dal titolo forse mi ha interessato di più: “Scrittore è destino, ma c’è un racket dell’arte” pubblicato su idea Roma nel 1986. Quell’articolo quanto e come è ancora, aggiungo io “attualissimo”?

Sono convinto che poeta si nasce, e non ci sono scuole che possano capovolgere il destino, quindi lo scrittore è predestinato, se non scrive la testa gli scoppia, ma… viviamo un periodo molto diseducativo e provincializzante per la cultura, non solo italiana. All’estero, specialmente in Spagna, i giovani trovano sbocco, sono pubblicati (e ripubblicati in lingua italiana da grandi editori, da noi), però i giovani non riescono a trasformare in carta «odorosa d’inchiostro» le loro opere, perché c’è un racket letterario che ha chiuso loro le porte «a priori». Mi sono sempre occupato, di giovani o comunque nuovi autori validi ignorati da certa editoria, li ho pubblicati con i miei risparmi o con i soldi che ricavavo dalle opere teatrali. Con l’avvento di internet li ho pubblicati nel mio sito. Avevo scoperto un vero talento letterario, pubblicai nel sito il suo romanzo, dopo un anno e mezzo ch’era sul sito, un editore gli promise la pubblicazione purché lo facesse sparire dal web; lo accontentai, ma dopo tre anni il romanzo è fermo nel cassetto della sua scrivania. Quel romanzo narrava di mercanti di schiavi che dalle coste africane attraverso il Mediterraneo giungevano in Sicilia o nelle isole limitrofe, cosa che oggi è cronaca, ieri sarebbe stato un fenomeno letterario; perciò, l’articolo di cui parla, è di un’attualità spaventosa.

8- Passando invece alla sua di Rivista Letteraria vorrebbe parlarci del mensile “Il Baricentro” di cui è direttore editoriale, diffuso dall’A.I.A. Associazione Internazionale Artisti di cui è presidente? Quali le finalità di questa sua Rivista ed Associazione, senza alcun dubbio da parte mia, dai nobilissimi scopi?

«il baricentro» è nato perché mi resi conto che c’era un vuoto incolmabile nella cultura italiana e fondando L’Associazione Internazionale Artisti “Poesia della Vita” avremmo potuto fare da contrappeso ed equilibrarla. Proprio questo fu l’argomentare del 1° Convegno, ma soprattutto il nostro intento era ed è vedere le sale dove si fa cultura affollate di persone interessate, ero stanco di vedere (nel mio giro di conferenze sul tema «Il Racket dell’Arte e il valore umano della Poesia») le sale dei vari circoli culturali di Roma, di Napoli, di Trieste, di Bologna... mai affollate perché la cultura italiana è settoriale, ora anche esplicitamente «settoriale» (è il volere del Racket dell’Arte). Era ed è un appello di vedere gli iscritti del Circolo X frequentare il Cenacolo Y e quelli del Centro Z assistere ai «recitals» del Circolo X per non disperdere la forza basilare di una società, come la nostra, sezionandola in settori, quando potrebbero essere scambiati gli indirizzi permettendo al cultore artistico di essere libero di scegliere l'argomento letterario che preferisce; visto che la stampa ufficiale (certa stampa) ignora queste manifestazioni, se non sono garantite da una etichetta politica. Auspicavo che tutti i presidenti di Circoli o Cenacoli si mettessero in contatto, noi de "II Baricentro" siamo a loro disposizione per un contatto diretto, tra di loro per una possibilissima unione che sarebbe, a mio parere, salutare per la cultura italiana e, perché no, anche internazionale, unendosi in Confederazione, senza per questo rinunciare alla propria autonomia. Ne guadagnerebbe l'Arte, perché, in questo modo, sparirebbero i particolarismi e le sette, le possibilità finanziarie permetterebbero di far amare la poesia anche agli increduli e l'Arte ne uscirebbe avvantaggiata: l'Arte con una grande "A", con lo sguardo rivolto ai giovani o comunque nuovi autori.

9- Numerosissimi i Premi Letterari vinti, riconoscimenti ricevuti, cariche accademiche assegnatole Honoris Causa, che si susseguono dal 1953 ininterrottamente sino ad oggi. Sono questi preziosi doni ad una vita dedicata all’arte ed alla letteratura e per lei anche spinta a proseguire e fare sempre meglio?

Non sono i premi e i riconoscimenti che mi hanno spinto a fare sempre meglio, questi sono venuti perché sono andato verso l’uomo, con il cuore in mano, ho offerto il mio amore, se l’hanno raccolto o meno io ho seminato senza pretese di mietere premi e riconoscimenti, ma per donare la mia esperienza il mio amore.

10- Ultima, classica, immancabile domanda di ogni mia intervista, quella che vuol tracciare una linea continua tra le vedute degli intervistati a proposito di un consiglio da dare all’esordiente, ed oggi chi meglio di lei a cui porla, visto che del mondo letterario ha fatto la sua prima dimora. Cosa consiglierebbe dunque, in primis, Reno Bromuro ad uno scrittore esordiente, che in quel suo stesso mondo sta muovendo i primi impacciati passi?

Di leggere, leggere, leggere. Per scrivere ciò che la mente divina gli detta senza aver fretta di trovare un editore che dopo pochi giorni gli ritorna indietro il manoscritto, con la solita letterina prestampata, senza aver nemmeno aperto o letto una sola riga del manoscritto. I miei primi passi sono stati accompagnati da mani amorevoli: sono stato fortunato, sia con il giornalismo, Amedeo Greco, direttore e fondatore del quindicinale «Pusilleco» che mi diede la responsabilità della redazione e non avevo ancora sedici anni, sia con la pubblicazione e la divulgazione della mia opera prima di poesie «Note e Motivi» fatta pubblicare e divulgata da Marmorale, cose che ho cercato e cerco di ricambiare ogni giorno ai giovani o comunque nuovi autori che si affacciano al grande pubblico, contro qualsiasi volontà del Racket dell’Arte, anche se, dopo aver tolto dal cartellone una mia commedia dopo un mese di prove per rappresentare quella di un altro. Quest’altro (che mi aveva pregato di lasciare il teatro libero per i sui studenti, che per cinque sere non si sono mai visti) ha affermato nel web di aver rappresentato una sua opera, peccato che l’hanno vista solo le sedie vuote. A me, il racket dell’arte, mi ha messo in ginocchio ma non è riuscita a spezzarmi. Ad ogni caduta mi sono rialzato con la testa sempre più dritta e pronto alla tenzone. Sono felice quando posso togliere dalle sue «grinfie» un solo soggetto che può ridare alla cultura italiana quell’onore che l’ha fatta «unica» bellezza ammirata e studiata nel mondo.

Grazie allo stimatissimo Reno Bromuro, per la sua cortese e graditissima partecipazione.

Cordialmente, Monia Di Biagio.

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