P. Umberto Di Natale

"Morire sul campo di battaglia, è per ogni Missionario un onore e una gloria". 
Con queste parole, il Superiore della Comunità Passionista di Sekadau (Borneo - Indonesia) 
concludeva la lettera indirizzata al Superiore Provinciale in Italia per comunicargli 
la morte del P. Umberto di Natale avvenuta il 24 aprile 1971. 
Il P. Umberto morì veramente in maniera eroica nello svolgimento 
del suo ministero missionario in mezzo alle foreste del Borneo.

P. Umberto di Natale era nato a Mattere di Valle Castellana (TE) 
il 23 agosto 1942 da Emidio e Domenica Ferri. 
Ancora piccolo imparò ad affrontare la vita con coraggio, 
alternando la scuola con il lavoro di pastorello. 
Il papà ritornò dalla prigionia debilitato fisicamente e ben presto fu chiamato da Dio 
lasciando la sua cara moglie e i cinque figli nello sconforto. 
Suo fratello Giovanni che era entrato tra i Passionisti 
dovette tornarsene a casa per aiutare la mamma. 
Negli occhi pensosi di Umberto gli parve di leggervi un segreto disegno, 
e gli girò l'invito di prendere il suo posto in convento. 
Umberto ci pensò su e poi decise e finalmente il 18 settembre del 1954 
entrò nel seminario dei Passionisti. 



Il 14 settembre del 1960 Umberto, tutto felice, vestì l'abito passionista 
e l'anno dopo si presentò davanti all'altare per offrirsi al Signore con la professione religiosa. 
Era il 15 settembre 1961. 
Quando, tre anni dopo, scrisse al Provinciale per fare la Professione perpetua, disse: 
"In questi tre anni ho provata, studiata e meditata la vocazione religiosa passionista, 
ed ho deciso di emettere i voti perpetui. 
La mia volontà è quella di essere religioso sacerdote passionista fino alla morte… 
Io amo con tutto il cuore questa Congregazione, ed è l'unica che appaga tutti i miei ideali. 
Non mi basterà la vita per ringraziare il Signore per questo grande dono. 
Come mia donazione totale a Dio, e come servitore di tutti coloro 
che lo vogliono conoscere ed amare, 
le chiedo di servirsi di me come Missionario nell'Indonesia. 
Il mio desiderio è quello di andare ad annunciare ai popoli pagani la Buona Novella, 
a predicare Gesù Crocifisso. 
Quando c'è bisogno di operai da inviare nella Vigna del Signore, 
io sono pronto ad andare anche a costo della vita, anche per salvare un'anima sola: 
anche se dovessi morire appena arrivato in Missione…"



Dopo gli studi filosofici e teologici compiuti con impegno 
giunse il giorno dell'Ordinazione sacerdotale e ancora una volta espresse il desiderio 
di essere inviato come missionario in Indonesia. 
"Chiedo di essere ammesso all'Ordine del Presbiterato… 
Spero che il desiderio sia mezzo di salvezza per tutte le anime, 
e che possa svolgersi nella terra di Missione dell'Indonesia, 
e chiedo umilmente di accogliere questo mio desiderio". 
Nell'immaginetta ricordo della sua Prima Messa aveva fatto scrivere: 
"Gesù, amarti e farti amare, fino al sacrificio della mia vita". 
Dopo l'Ordinazione sacerdotale P. Umberto si preparò ad essere Missionario 
e finalmente il 10 maggio del 1970 poté partire per l'Indonesia 
insieme ad altri due Missionari: P. Vincenzo Carletti e P. Gabriele Ranocchiaro. 
Arrivato a Sekadau scrisse alla mamma rassicurandola sul clima, 
sull'accoglienza festosa della gente e sulla sua salute. 
Nell'ultima lettera alla mamma, P. Umberto parla ancora di felicità e di gioia. 
Le comunica che inizierà un giro per i villaggi in occasione delle festività pasquali 
e che starà via dal 28 marzo al 20 aprile. 
Alla fine di questa lettera c'è però un accenno alla morte: 
"Se si dovesse morire, non è una cosa dell'altro mondo; 
anche la morte è una cosa ordinaria; ma sempre sia fatta la volontà di Dio".


Convento passionista  Ss. Giovanni e Paolo: 
(in piedi da sinistra ) P. Jeroen Stoop, P. Paolo M. Totaro, P. Fabiano Giorgini, Sig. John 
(a sedere da sinistra) P. Vincenzo Carletti, P. Kanisianus Setiardjo, P. Umberto Di Natale. 
Anno 1970: prima di partire per l'Indonesia

Proprio durante questo giro per visitare i villaggi della foresta, 
la puntura di alcune spine causarono a P. Umberto una violenta infezione. 
Rimase isolato nei villaggi interni per più di 15 giorni, cosicché quando il 17 aprile rientrò a Sekadau, l'infezione aveva invaso tutto l'organismo. 
Ricoverato d'urgenza nell'ospedale cattolico di Pontianak distante più di 300 chilometri, 
vi giunse in condizioni gravissime. 
Gli fu amministrata l'unzione degli infermi e poi gli fu fatta una trasfusione di sangue 
grazie alla quale si riprese un po'. 
Quando sembrava fuori pericolo, una complicazione bronco polmonare lo ridusse in fin di vita. 
Assistito dal P. Michele di Simone si spense alle ore 8,45 del 24 aprile 1971.

La sua salma fu portata a Sekadau e sepolta nel locale cimitero cattolico 
alla presenza di tantissimi fedeli della Parrocchia. 
La sua morte fu sorgente di sviluppo per la Chiesa e per le vocazioni religiose e sacerdotali. 
Una domanda che sorse spontanea fu: "Perché non tornò subito a Sekadau 
quando si accorse della gravità delle sue condizioni (in un villaggio era anche svenuto)? 
La risposta la diede lui stesso: "Non volevo lasciare i miei Cattolici senza Sacramenti 
durante il tempo di Pasqua, tanto più che avevo promesso a tutti i villaggi 
che sarei andato in data determinata". 
Pur di servire i fratelli aveva sacrificato la sua giovane vita. Il Signore lo abbia nella sua gloria!