I
• Il suono
I.1 Il Suono .
Il segreto dell’armonia sta nel magico potere dei numeri
Pitagora
È
assolutamente vero.
Sono i numeri, tanto cari
anche ai nostri poliedrici artisti rinascimentali, a creare l’armonia,
ed è attraverso i numeri che si entra in un sistema ordinato come
può essere una qualsiasi forma d’arte universalmente accettata
[1]
e considerata tale. Dalle messe cicliche di Ockeghem
al Gesang der juenglinge di Stockhausen, dalle proporzioni umane di Policleto
all’Uomo vitruviano di Leonardo,
dalla Flagellazione di Piero
della Francesca alla facciata di Santa
Maria Novella (Firenze) dell’Alberti, i rapporti matematici e
quindi i numeri hanno da sempre giocato un ruolo da protagonisti per
la realizzazione del bello.
La musica è costituita da
suoni, ma non è detto che i suoni siano necessariamente musica!
I suoni sono onde che si
propagano in un mezzo, questo mezzo per noi è l’aria.
Disegniamo quindi un suono:
Lo chiameremo tono puro,
in quanto è la più semplice parte del suono, non è ulteriormente scomponibile
e la somma di più toni puri dà origine ad un suono complesso; stiamo
parlando della sinusoide, mattone del suono.
Toni puri in natura non
esistono, l’onda sonora del diapason tuttavia si avvicina molto (di
conseguenza anche il suono) ma non è ancora un tono puro; questi,
sono riproducibili solo attraverso oscillatori.
Una qualsiasi onda per essere
generata ha bisogno di almeno due parametri:
·
Ampiezza
·
Frequenza
L’ampiezza dell’onda determina l’intensità del tono.
La frequenza (misurata in Hertz) determina l’altezza tonale (picht),
ed è il numero di cicli che compie un onda in un secondo. Vediamo
sotto:
Per essere percepito da
un essere umano, un suono, deve avere una frequenza compresa tra i
20 Hz e i 16-20 KHz (16000-20000 Hz); se si superano tali limiti non
sentiamo più nulla. Oltre i 20 KHz entriamo nel campo degli ultrasuoni
(percepibili però da pipistrelli e cani), sotto i 20 Hz in quello
degli infrasuoni (delfini e balene).
Attorno ai 20 Hz avviene
uno strano fenomeno: la scala dell’altezza diventa quella del tempo!
Abbiamo detto che sotto i 20 Hz non percepiamo più suoni, ma allora
cosa percepiamo?
Prendiamo degli impulsi
(suoni di brevissima durata simili al click del metronomo) ed emettiamone
uno ogni secondo, ciò che sentiremo sarà un impulso al secondo. Ora
aumentiamo la velocità, 10 al secondo, ovvero uno ogni 1/10 di secondo,
ovvero 10 Hz; sentiremo sempre degli impulsi, ma con ritmo più veloce.
Ora portiamo la velocità a 30 impulsi al secondo: sentiremo un suono
stazionario con una frequenza di 30 Hz, non percepiremo più i singoli
suoni. Aumentando ancora sentiremo questo suono salire lungo la scala
dell’altezza tonale.
Attorno ai 20 Hz ci sarà
quindi una zona di transizione.
Un suono complesso è un
insieme di toni puri dove il più basso prende il nome di fondamentale
(o armonica fondamentale) e tutti gli altri di sovratoni (chiamati
anche armoniche). I sovratoni sono sempre multipli della fondamentale,
sono dunque disposti in rapporto armonico cosicché troviamo la seconda
armonica di frequenza doppia rispetto alla fondamentale, la terza
armonica sarà il triplo, la quarta sarà il quadruplo e così via.
È questo rapporto armonico
che determina l’armonia naturale.
f |
|
Tono
puro a 100 Hz |
Armonica
fondamentale |
Fondamentale |
|
Tono
puro a 200 Hz |
Seconda
armonica |
Primo
sovratono |
|
|
Tono
puro a 300 Hz |
Terza
armonica |
Secondo
sovratono |
|
f + |
Suono
complesso a 100 Hz
[2]
|
Timbro
complessivo |
I.2 Armonia
Naturale .
Era noto già ai greci che
in un monocordo
[3]
, l’intonazione è direttamente proporzionale alla
lunghezza ed avevano espresso tali rapporti in semplici frazioni.
Pitagora per esempio, è
giunto alla conclusione che il diapason
[4]
è inversamente proporzionale all’intonazione (altezza
tonale); mettendo quindi il ponticello a metà del nostro monocordo
otterremo una frequenza doppia rispetto alla corda a vuoto, ad un
terzo la frequenza sarà tripla.
La stessa sequenza la ritroviamo
in un suono complesso, dove se scomponiamo tutte le compononenti troviamo
delle sinusoidi tutte multiple di quella più bassa, la fondamentale.
Porzione di corda |
Spettro |
Rapporto frequenza /lunghezza |
Altezza tonale |
Estendiamo quindi la serie
degli overtoni generati da una corda in vibrazione intonata a 110Hz
(LA2)
[5]
. Balza subito all’occhio che al crescere delle
armoniche, gli intervalli musicali diventano via via più stretti (1°
- 2° arm = ottava; 7° - 8° arm = tono): questo perché la stessa nota
si ripete all’ottava superiore con frequenza doppia. Se tra 110 e
220 Hz abbiamo un’ottava, anche tra 220 e 440 Hz, anche 440 e 880Hz!
Concludiamo infine che lunghezza
d’onda è proporzionale alla porzione di corda ed inversamente proporzionale
alla frequenza dei cicli. È interessante notare (lo si può vedere
nella pagina seguente) la costante del numero 2.
Pitagora sostiene giusto!
I.3 Tavola
delle Armoniche .
In questo specchietto sono
illustrate 256 armoniche di tre suoni intonati. Si noti che la fondamentale
appare all’ottava in modo esponenziale a 2:
1° |
2° |
4° |
8° |
16° |
32° |
64° |
128° |
256° |
e così via... |
1 |
2 |
22 |
23 |
24 |
25 |
26 |
27 |
28 |
Significa che all’interno
di queste ottave ci saranno tanti suoni quanto è il numero dell’armonica
rispetto alla fondamentale.
esempio:
Tra
la 16° e la 32° armonica ci saranno sedici suoni.
Tra
la 64° e la 128° armonica ce ne saranno sessantaquattro.
|
|
|
Va ricordato che l’orecchio
percepisce frequenze che vanno dai 20 ai 20.000Hz; sono segnate in
grigio le frequenze non percepibili.
I.4 Il Timbro .
In natura,
il timbro è dato dai rapporti d’ampiezza tra i vari sovratoni. Il
timbro è ciò che ci permette di riconoscere per esempio il suono di
un clarinetto da quello di un oboe. Il timbro è quindi il colore del suono.
Rappresentiamo
sotto un suono di 100 Hz in cui sono presenti le prime otto armoniche
e indichiamo per ognuna la frequenza seguita dal rapporto d’ampiezza
rispetto alla fondamentale.
Fondamentale = 100 Hz – 1
1° sovratono = 200 Hz – 1/2
2° sovratono = 300 Hz – 1/3
3° sovratono = 400 Hz – 1/3
4° sovratono = 500 Hz – 1/6
5° sovratono = 600 Hz – 1/2
6° sovratono = 700 Hz – 1/8
7° sovratono = 800 Hz – 1/2
La somma delle armoniche
determina il timbro, mentre la percezione dell’altezza possiamo dire
in linea di massima che avviene grazie alla fondamentale (Teoria sulla
percezionedel pitch di Helmoltz)
[6]
, l’intensità invece dall’ampiezza di queste onde.
Altezza |
frequenza |
grave,
acuto… |
Intensità |
ampiezza |
forte,
piano… |
Timbro |
forma
d’onda |
metallico,
nasale… |
Si osservino un paio di esempi; oltre alla rappresentazione
dell’onda, viene illustrato al di sotto l’ampiezza delle singole armoniche
che formano l’onda tonale.
I.5 Consonanza
e Dissonanza .
Brevemente: la consonanza
si ha quando due o più suoni suonano bene al nostro orecchio, la dissonanza
quando suonano male. Più che da un fattore estetico e culturale, la
consonanza (di conseguenza la dissonanza) deriva, come tutta l’armonia
e il percorso evolutivo musicale
[7]
, dall’armonia naturale, cioè la serie delle armoniche:
la consonanza tra due
o più suoni è direttamente proporzionale alle armoniche in comune.
I.5.1 Consonanza d’ottava
Delle prime 8 armoniche
ben 4 sono in comune ai due suoni.
Più armoniche sono in comune
a due suoni, più si può dire che essi formano un intervallo consonante.
I.5.2 Consonanza di quinta
Anche l’intervallo di quinta
è molto consonante, ben 2 armoniche in comune.
Dopo l’ottava, l’intervallo
più consonante è la quinta.
I.5.3 Dissonanza del tritono
Molto dissonante, tra le
prime otto armoniche, nessuna combacia, anzi, essendo molto ravvicinate
creano un effetto simile ad un ululato chiamato battimento, molto
utile in fase d’accordatura, infatti, se siamo accordati quando non
percepiamo più alcun battimento.
Il
battimento è un fenomeno di modulazione in ampiezza
[8]
tra due suoni molto vicini percepiti come un unico
suono. Oltre una certa distanza (microintervallo) questi sono percepiti
separatamente.
Dati
due toni (f1
ed f2), inizialmente di frequenza
uguale, si fa crescere il secondo. Iniziamo a percepire una lenta
modulazione in ampiezza, che aumenta in frequenza man mano che sale
di tono il secondo suono. Aumenta così tanto che ad un certo punto
sentiamo un suono “ruvido”, dopodiché percepiamo chiaramente i due
suoni distinti.
I
battimenti sono alla base del tirato all’unisono nella chitarra: mentre
una nota rimane ferma, un’altra viene tirata (alzata) di tono fino
a raggiungere l’unisono con la prima. Se il suono passa inoltre attraverso
un amplificatore a valvole e magari le satura anche, siamo a nozze!
Sentiamo la chitarra urlare.
Nella
letteratura chitarristica esempi certo non mancano, l’inizio di Crying machine di Steve Vai
I.7 Carta delle
Frequenze .
Stiamo attenti
a non prendere per oro colato questa tabella. Come già detto, essa
è frutto di un compromesso: il temperamento equabile. Non ha quindi
nulla, a che fare con l’armonia naturale, è una convenzione. È stato
scelto di fissare il LA4 a 440 Hz, di conseguenza sono
state trovate e quindi stabilite anche le altre frequenze.
NOTA |
OTTAVA |
FREQUENZA |
DO |
0 |
16.35 |
DO#/REb |
17.32 |
|
RE |
18.35 |
|
RE#/REb |
19.44 |
|
MI |
20.60 |
|
FA |
21.83 |
|
FA#/SOLb |
23.13 |
|
SOL |
24.50 |
|
SOL#/LAb |
25.96 |
|
LA |
27.50 |
|
LA#/SIb |
29.14 |
|
SI |
30.87 |
|
DO |
1 |
32.70 |
DO#/REb |
34.64 |
|
RE |
36.71 |
|
RE#/REb |
38.89 |
|
MI |
41.20 |
|
FA |
43.65 |
|
FA#/SOLb |
46.25 |
|
SOL |
49.00 |
|
SOL#/LAb |
51.91 |
|
LA |
55 |
|
LA#/SIb |
58.27 |
|
SI |
61.75 |
|
DO |
22 |
65.41 |
DO#/REb |
69.30 |
|
RE |
73.42 |
|
RE#/REb |
77.78 |
|
MI |
82.41 |
|
FA |
87.31 |
|
FA#/SOLb |
92.50 |
|
SOL |
98.00 |
|
SOL#/LAb |
103.83 |
|
LA |
110.00 |
|
LA#/SIb |
116.54 |
|
SI |
123.47 |
|
DO |
3 |
130.81 |
DO#/REb |
138.59 |
|
RE |
146.83 |
|
RE#/REb |
155.56 |
|
MI |
164.81 |
|
FA |
174.61 |
|
FA#/SOLb |
184.99 |
|
SOL |
196.00 |
|
SOL#/LAb |
207.65 |
|
LA |
220 |
|
LA#/SIb |
233.08 |
|
SI |
246.94 |
|
|
|
|
|
|
|
DO |
4 |
261.63 |
DO#/REb |
277.18 |
|
RE |
293.66 |
|
RE#/REb |
311.12 |
|
MI |
329.62 |
|
FA |
349.23 |
|
FA#/SOLb |
370.00 |
|
SOL |
392.00 |
|
SOL#/LAb |
415.31 |
|
LA |
440 |
|
LA#/SIb |
466.17 |
|
SI |
493.88 |
|
DO |
5 |
523.25 |
DO#/REb |
554.36 |
|
RE |
587.33 |
|
RE#/REb |
622.25 |
|
MI |
659.26 |
|
FA |
698.46 |
|
FA#/SOLb |
739.99 |
|
SOL |
783.99 |
|
SOL#/LAb |
830.61 |
|
LA |
880.00 |
|
LA#/SIb |
932.33 |
|
SI |
987.77 |
|
DO |
6 |
1046.50 |
DO#/REb |
1108.73 |
|
RE |
1174.66 |
|
RE#/REb |
1244.51 |
|
MI |
1318.51 |
|
FA |
1396.91 |
|
FA#/SOLb |
1497.97 |
|
SOL |
1567.96 |
|
SOL#/LAb |
1661.22 |
|
LA |
1760.00 |
|
LA#/SIb |
1846.65 |
|
SI |
1975.53 |
|
DO |
7 |
2093.00 |
DO#/REb |
2217.46 |
|
RE |
2349.32 |
|
RE#/REb |
2489.01 |
|
MI |
2637.02 |
|
FA |
2793.83 |
|
FA#/SOLb |
2959.96 |
|
SOL |
3135.96 |
|
SOL#/LAb |
3322.44 |
|
LA |
3520.00 |
|
LA#/SIb |
3729.32 |
|
SI |
3951.07 |
|
DO |
8 |
4186.01 |
DO#/REb |
4434.93 |
|
RE |
4698.64 |
|
RE#/REb |
4978.04 |
|
MI |
5274.05 |
I.7 Temperamento .
Temperare significa mescolare nelle giuste proporzioni. Nel nostro caso indica la suddivisione
dell’ottava, appunto nelle giuste proporzioni, che saranno in ogni
modo dettate da canoni estetici o da esigenze pratiche. Il temperamento
stabilisce quindi le proporzioni tra le altezze, da cui si estrapolerà
la scala musicale, ovvero una successione ordinata e ripetibile di
suoni (note musicali), il magma sonoro da dove il compositore attinge
per creare. La tavolozza del pittore. Il temperamento è infine la
parte nascosta della musica, è l’ossatura matematica del sistema musicale,
sconosciuta alla maggior parte dei fruitori di musica, ma di assoluta
importanza.
Nel
nostro caso, temperare,
significa quindi come e
quanto suddividere l’ottava:
I.7.1 Temperamento pitagorico
Fu Pitagora a proporre,
già nel VI sec a.C., la scala diatonica a sette suoni; un po’ per
celesti proporzioni (numero 7), ma soprattutto per i semplici rapporti
che la costituiscono; operando dunque sulle relazioni tra lunghezza
della corda vibrante e suono emesso, attraverso l’intervallo di quinta
al monocordo Pitagora trova ed organizza i sette suoni che da allora
si usano.
Scopo di Pitagora era trovare
semplici rapporti che regolassero lunghezza e intonazione di una corda
vibrante, riuscì peraltro a trovare la consonanza per gli intervalli
di ottava quinta e quarta; mentre per la terza sesta e settima, non
ancora perfettamente consonanti, si dovrà aspettare il II secolo cristiano;
giocava a suo favore che la musica del tempo era prettamente monodica
[9]
, non creava quindi grossi problemi un intervallo
non perfettamente intonato (una non perfetta consonanza crea più danni
in un’armonia che in una melodia).
Ordinate su un’unica ottava:
Ed
ecco ora i rapporti tra i vari intervalli trovati da Pitagora:
Grado della scala |
Rapporto |
Intervalli (in cent
[10]
) dal I grado |
Intervallo (in cent.) |
Nome Intervallo |
I |
1/1 |
0 |
- |
- |
II |
9/8 |
204 |
204 |
Tono |
III |
81/64 |
408 |
204 |
Tono |
IV |
4/3 |
498 |
90 |
Semitono |
V |
3/2 |
702 |
204 |
Tono |
VI |
27/16 |
906 |
204 |
Tono |
VII |
243/128 |
1110 |
204 |
Tono |
VIII |
2/1 |
1200 |
90 |
Semitono |
I.7.2
Temperamento zarliniano o naturale
Fu Tolomeo (II sec d.C.)
che trovò la terza naturale mancante a Pitagora, e con essa (con un
salto di quarta) arrivò alla sesta, ed alla settima (salto di quinta).
Il suo sistema, chiamato anche giusto, dovette però attendere Zarlino
(XVI sec d.C.) per poter essere valorizzato e Monteverdi per poter
essere utilizzato. Il temperamento naturale è il più genuino che possa
esistere in quanto ricalca la disposizione delle armoniche di un suono
intonato; le relazioni tra i gradi della scala rispetto alla tonica
sono quindi le stesse che intercorrono tra le armoniche e la fondamentale.
Non c’è mai stata terza così consonante!
Ma come ben sappiamo, nessuno
regala nulla, e anche nel meraviglioso temperamento c’è un prezzo
da pagare: l’impossibilità di modulare
[11]
ai toni lontani.
Questi rapporti risultano
così perfetti perché generati da un'unica nota (tonica
[12]
), modulare significherebbe quindi cambiarla, ed
i rapporti stessi verrebbero compromessi. Se si modula a toni vicini
l’errore è ancora accettabile (di fatto viene cambiato un solo suono,
e le relazioni tra i gradi viene leggermente modificata), ma risulta
improponibile modulare ad un tono lontano in quanto lo strumento risulterebbe
completamente scordato.
Per offrire ai compositori
la possibilità di una modulazione vicina venivano realizzate le “tastiere
spezzate”, tastiere con doppie alterazioni, in modo da avere un suono
per il DO# ed uno per il REb. Celebre è l’archicembalo
ideato da Nicola Vicentino (XVI sec), dove l’ottava viene spartita
tra due tastiere rispettivamente di 17 e 19 tasti, ottenendo così
(escluse note doppie) un’ottava con 31 suoni!
Grado della scala |
Rapporto |
Intervalli (in cent) dal I grado |
Intervallo (in cent.) |
Nome Intervallo |
I |
1/1 |
0 |
- |
- |
II |
9/8 |
204 |
204 |
Tono grande |
III |
5/4 |
386 |
182 |
Tono piccolo |
IV |
4/3 |
498 |
112 |
Semitono |
V |
3/2 |
702 |
204 |
Tono grande |
VI |
5/3 |
884 |
182 |
Tono piccolo |
VII |
15/8 |
1088 |
204 |
Tono grande |
VIII |
2/1 |
1200 |
112 |
Semitono |
Il temperamento di Tolomeo/Zarlino
[13]
è chiamato anche naturale, perché i rapporti da
lui trovati sono quelli presenti in natura, il suo temperamento non
è stato inventato, è stato scoperto. Proviamo ora a trovarci i suoni
della scala di LA maggiore e a vedere in che rapporto sono con l’armonia
naturale:
grado |
frequenze da rapporto |
I |
110 * 1/1 = 110 |
II |
110 * 9/8 = 123.75 |
III |
110 * 5/4 = 137.5 |
IV |
110 * 4/3 = 146.666666666667 |
V |
110 * 3/2 = 165 |
VI |
110 * 5/3 = 183.333333333333 |
VII |
110 * 15/8 = 206.25 |
VIII |
110 * 2/1 = 220 |
|
|
* 146.666666666667 * 3 = 440 (quarto armonico,
ottava) La terza armonica è la quinta,
quindi, la quinta della quarta è l’ottava. ** 183.333333333333 * 3 = 550
(quinto armonico, terza maggiore) La terza armonica è la quinta,
quindi, la quinta della sesta maggiore è la terza maggiore |
Come abbiamo visto, TUTTI
i gradi sono ora PERFETTAMENTE intonati secondo le armoniche.
Ma facciamo ora un piccolo
esperimento: proviamo a raggiungere il DO8 partendo dal
DO1 attraverso salti di diversa ampiezza (intervalli),
per primo proviamo il salto di quinta, dopodiché quello d’ottava e
vediamo che succede. Per altro, il salto di quinta è usato da Pitagora
per trovare i suoni sul monocordo; il nostro esperimento in realtà
è il suo.
Salto
di quinta
·
sappiamo che la terza armonica
(3f) sommata alla fondamentale (f) forma un intervallo di ottava più una quinta giusta; per averla
sulla stessa ottava basterà dividere per 2 la frequenza, ottenendo
così il rapporto di 3/2 per l’intervallo di quinta
[14]
.
Quindi: 3/2 dalla fondamentale (DO) per trovare
la prima quinta (SOL)
(3/2)2 dalla fondamentale per trovare
la seconda quinta (RE) [3/2 * 3/2]
(3/2)3 dalla fondamentale per trovare
la terza quinta (LA) [3/2 * 3/2 * 3/2]
ecc…
fino ad arrivare al SI#, cioè il DO
Per trovare il DO8 dobbiamo moltiplicare
la frequenza del DO1 per (3/2)12 quindi:
32,70 Hz * (3/2)12 = 4.242,7
Hz |
Salto
d’ottava
·
Stesso procedimento, cambia il
rapporto, che ora è 2:1 e ovviamente, essendo i salti più ampi ce
ne saranno di meno:
32,70 Hz * 28 = 4.185,6 Hz |
Matematicamente possiamo
scrivere
27 > (3/2)12
128,000 > 129,746
In effetti, il 27
ottenuto sovrapponendo le ottave, è inferiore al (3/2)12
delle quinte.
Quale dei due DO sarà giusto?!
Non esiste giusto o sbagliato,
vanno accettati per come sono. Sappiamo (e se non lo sappiamo viene
detto ora) che il rapporto di quinta equivale a 702 cent, mentre l’ottava
ne copre 1.200. Da DO1 a DO8 sono 7 ottave,
e quindi 1.200 * 7 = 8.400 cent. Queste sette ottave però le abbiamo
raggiunte attraverso 12 salti di quinta (che ricordiamo occupa 702
cent) e quindi: 12 * 702 = 8.424 cent. Questo eccesso viene chiamato
comma pitagorico, ed è presente in tutti i temperamenti con quinta
naturale (ovvero con un rapporto di 3/2). Abbiamo trovato la spirale delle quinte! Sarà compito del temperamento equabile chiuderlo.
I.7.3
Temperamento equabile
(scala ben temperata)
Il temperamento
equabile nasce
[15]
per chiudere la spirale delle quinte permettendo
finalmente ardite modulazioni mantenendo intatto il solo intervallo
di ottava; in poche parole, vengono “limati” tutti gli intervalli
al fine di renderli equabili, risultando quindi un compromesso dove
l’esigenza pratica supera quella estetica, mirando però ad un più
completo utilizzo del materiale sonoro.
Grado della scala |
Rapporto |
Intervalli (in cent) dal I grado |
Intervallo (in cent.) |
Nome Intervallo |
I |
1/1 |
0 |
- |
- |
II |
1/6 |
200 |
200 |
Tono |
III |
1/3 |
400 |
200 |
Tono |
IV |
5/12 |
500 |
100 |
Semitono |
V |
7/12 |
700 |
200 |
Tono |
VI |
3/4 |
900 |
200 |
Tono |
VII |
5/6 |
1000 |
200 |
Tono |
VIII |
2/1 |
1200 |
100 |
Semitono |
I 12 semitoni occupano tutti 100 cent, insieme
compongono l’ottava (1.200). Il problema del comma pitagorico ora
non c’è più, perché 700 * 12 = 8.400. Si è dovuto fare una scelta
però: si è dovuto rinunciare alla consonanza di terza (si parla di
uno scarto di 14-15 cent, non tantissimo ma abbastanza per non renderla
perfetta), guadagnando però una maggior libertà compositiva, tuttavia
gli intervalli di quarta e quinta rimangono pressoché inalterati (per
entrambi ci sono circa 2 cent di scarto).
Risulta
che ogni tonalità suona allo stesso modo
[16]
, perché la distanza tra i gradi sarà sempre la
stessa. Per affermare l’universalità di questo temperamento J. S.
Bach scriverà il celebre Clavicembalo ben temperato toccando tutte le tonalità della scala
cromatica ben temperata.
Confrontando
infine il temperamento naturale a quello equabile, ci accorgiamo che
gli intervalli meno sacrificati coincidono con quelli di notevole
importanza per una corretta armonia, ovvero quarta, quinta ed ottava.
I.8 Analisi
dell’Ottava .
Analizziamoci
ora l’ottava, e mettiamo in ordine crescente tutti gli intervalli
che abbiamo trovato:
Rapporto |
Cent |
Nome/Tipo intervallo |
|
|
|
1/1 |
0.000 |
Unisono perfetto |
25/24 |
70.672 |
Semitono piccolo zarliniano |
256/243 |
90.225 |
Semitono pitagorico |
1/12 |
100.000 |
Semitono del sistema equabile |
16/15 |
111.731 |
Semitono grande zarliniano |
10/9 |
182.404 |
Tono piccolo (minore) zarliniano |
1/6 |
200.000 |
Tono del sistema equabile |
9/8 |
203.910 |
Tono grande (maggiore) zarliniano |
32/27 |
294.135 |
Terza minore pitagorica |
1/4 |
300.000 |
Terza minore del sistema equabile |
6/5 |
315.641 |
Terza minore zarliniana |
5/4 |
386.314 |
Terza maggiore zarliniana |
1/3 |
400.000 |
Terza maggiore del sistema equabile |
81/64 |
407.820 |
Terza maggiore pitagorica |
4/3 |
498.045 |
Quarta perfetta (rivolto della
quinta perfetta) |
5/12 |
500.000 |
Quarta giusta del sistema equabile |
1024/729 |
588.270 |
Tritono piccolo pitagorico |
45/32 |
590.224 |
Quarta eccedente zarliniana |
1/2 |
600.000 |
Tritono del sistema equabile |
64/45 |
609.776 |
Quinta diminuita zarliniana |
729/512 |
611.730 |
Tritono grande pitagorico |
7/12 |
700.000 |
Quinta giusta del sistema equabile |
3/2 |
701.955 |
Quinta perfetta (terza armonica) |
128/81 |
792.180 |
Sesta minore pitagorica |
2/3 |
800.000 |
Sesta minore del sistema equabile |
8/5 |
813.686 |
Sesta minore zarliniana |
5/3 |
884.359 |
Sesta maggiore zarliniana |
3/4 |
900.000 |
Sesta maggiore del sistema equabile |
27/16 |
905.865 |
Sesta maggiore pitagorica |
16/9 |
996.090 |
Settima minore piccola pitagorica |
5/6 |
1000.000 |
Settima minore del sistema equabile |
9/5 |
1017.596 |
Settima minore zarliniana |
15/8 |
1088.269 |
Settima maggiore zarliniana |
11/12 |
1100.000 |
Settima maggiore del sistema equabile |
243/128 |
1109.775 |
Settima maggiore pitagorica |
2/1 |
1200.000 |
Ottava perfetta |
[1]
“Universalmente” intende popolare,
massa..
[2]
La percezione dell’altezza di un
tono complesso avviene grazie alla fondamentale.
[3]
Strumento costituito da una corda
in tensione ed un ponticello mobile che ne modifica la lunghezza.
[4]
La lunghezza
della corda vibrante viene chiamata diapason.
[5]
Il numero arabo che
segue la nota indica l’ottava di appartenenza. Il DO4
è il tasto centrale del pianoforte, il LA4 è il famoso
LA del diapason a 440Hz. Consiglio comunque di dare un occhiata
alla carta delle frequenze.
[6]
È la psicoacustica che studia la
percezione del suono; ci sono almeno tre teorie su come viene percepita
l’altezza, possiamo dire che anche se manca la fondamentale o le
prime armoniche, il nostro orecchio comunque percepisce un suono
di tale altezza, perché gli overtoni sono in rapporto armonico,
ed il nostro orecchio la ricostruisce (Teoria di Schouten).
[7]
Henry Cowell, sostiene
che il percorso musicale occidentale, abbia seguito la serie delle
armoniche: il primo intervallo armonico usato (nella prima polifonia,
durante il medioevo) è stato l’ottava, poi le melodie vennero raddoppiate
alla quinta ed alla quarta, raramente alla terza. Tutta l’armonia
tonale (dal
[8]
Variazioni di intensità di un suono
nel tempo. Queste variazioni possono avere una regolarità, in tal
caso vengono misurate anch’esse in Hz; possiamo avere quindi un
tono di 5000Hz con una modulazione d’ampiezza di 200 Hz; 200 volte
al secondo il livello sonoro di questo tono si attenuerà e ritornerà
allo stato originale.
[9]
Monodia è in contrasto con polifonia. Significa ad una sola voce,
ovvero un’unica parte melodica che si muove. Polifonia invece indica più voci, più parti melodiche. Da non confondere
con Monofonia e Stereofonia, che si riferiscono ai canali
per la diffusione del suono, rispettivamente uno e due canali.
[10]
I cent derivano dal temperamento
EQUABILE. 100 c. formano un semitono equabile, 1200 l’ottava; per
questo motivo, nel temperamento naturale, a differenza di quello
equabile, non abbiamo cifre tonde, ad eccezione dell’ottava.
[11]
Non essendo ancora stato sviluppato
il concetto moderno di armonia, non avrebbe nemmeno senso parlare
di modulazioni, con questo termine si indicano quindi quei cromatismi
che in un qualche modo anticiperanno le modulazioni.
[12]
Lo strumento veniva effettivamente
accordato su una nota.
[13]
Gioseffe Zarlino, Istitutioni
Harmoniche (1571)
[14]
Se per alzare di un’ottava
si raddoppia la frequenza, per abbassare si dimezza. Per trovare
il rapporto di quinta si dovrà moltiplicare 3/2.
[15]
Inventato da un ignoto e pubblicato
in Musikalische Temperatur
da Andreas Werckmeister.
[16]
Prima infatti ogni tonalità aveva
un suo particolare colore, dato dalle diverse proporzioni microintervallari.