CLASSE II A

Luca Bolzon
Giulia Boscolo
Luana Brusa
Simone Brusa
Elisa Ferraro
Alberto Finotti
Carlo Gasparro
Stefano Ghio
Loris Laurenti
Alessandro Lombardo
Alex Magnotta
Chiara Manna
Marta Mazzucco
Valentina Papa

CLASSE II B

Gianluca Audone
Fabio Borgiatto
Emiliano Casellato
Diletta Coppo
Erika Cozzolino
Matteo Franchino
Giorgia Gibin
Giulia Guagliumi
Roberto La Rosa
Luigi Lesca
Elena Marolla
Francesca Michelini
Matteo Pezzoli
Luca Ranaboldo
Alessandra Romano
Giulia Rosa
Angelica Saviolo

 

MODALITA' DELLA RICERCA

Le insegnanti delle classi II A e II B della Scuola elementare Bertinetti hanno ritenuto didatticamente utile partecipare all'attività "Conoscere l'acqua" in quanto la programmazione didattica annuale dell'ambito antropologico prevede il raggiungimento delle capacità di "comprendere gli aspetti fondamentali del territorio", in questo caso attraverso l'osservazione del quartiere in cui è ubicata la scuola e il raggiungimento delle capacità di "conoscere, ricostruire e comprendere eventi e trasformazioni storiche", in particolare saper ricostruire la storia delle cose. Hanno, perciò, individuato il lavatoio di corso Palestro come soggetto di ricerca storica.
I1 lavoro di ricerca si è articolato in diverse fasi. Nella prima fase tutti gli alunni sono stati coinvolti nella ricerca di notizie relative al lavatoio. In seguito, attraverso le testimonianze del Professor Giuseppe Bo e della Signora Norma Previte, l'analisi del Regolamento di utilizzo del lavatoio e la lettura di notizie storiche inerenti tale edificio, gli alunni hanno potuto approfondire la conoscenza di un servizio pubblico a loro sconosciuto. Successivamente è stata effettuata la visita esterna dell'edificio, dalla quale sono scaturite osservazioni e proposte per un suo riutilizzo.

DIFFICOLTA' EVENTUALMENTE INCONTRATE

Si sono incontrate difficoltà nel reperire le immagini dell'edificio all'epoca del suo utilizzo e notizie storiche. Gli alunni avrebbero desiderato poter accedere all'interno dell'edificio, ma non è stato possibile. Le insegnanti hanno incontrato difficoltà nel reperire il tempo necessario per svolgere le varie fasi della ricerca. Infatti, il lavoro ha occupato parecchie ore per le attività svolte in classe con gli alunni e ancora di più per quel che ha riguardato il coordinamento e la programmazione delle varie fasi. Tale lavoro è stato svolto dalle insegnanti in orario extra scolastico in quanto le ore di programmazione settimanale non hanno potuto essere utilizzate per tali attività.

PARTECIPAZIONE DEGLI ALLIEVI

Gli alunni hanno partecipato con interesse alle attività proposte. Le insegnanti hanno cercato, il più possibile, di fare svolgere le varie parti della ricerca agli alunni. Alcuni genitori hanno collaborato al reperimento di notizie utili.

GIUDIZIO COMPLESSIVO

Nel complesso le insegnanti ritengono positivo il lavoro svolto in quanto, ricostruendo la storia del lavatoio, gli alunni hanno potuto effettuare il loro primo lavoro di ricerca storica scoprendo la necessita di reperire fonti utili.

 

C'ERA UNA VOLTA... UN LAVATOIO

Località e ubicazione:
Vercelli, corso Palestro 25

DESCRIZIONE: com'è il lavatoio oggi.
Il lavatoio ha una facciata formata da una parte centrale a due piani e da due laterali a un piano solo con sopra una terrazza. Nella parte centrale c'è il portone d'ingresso e sopra, sul muro, c'è la scritta "Lavatoio".
Il lavatoio ha ormai l'aspetto di un edificio abbandonato. I muri sono scrostati, scoloriti e scarabocchiati, le finestre hanno le grate arrugginite e i vetri rotti, il portone scarabocchiato, scolorito e chiuso con il lucchetto, la scritta è sbiadita. Guardando dentro si vede un locale pieno di polvere e ragnatele, sedie, banchi, tavoli tutti rotti, un furgoncino con delle biciclette, stracci, coperte, materassi.
Anche il retro è brutto e vecchio. I muri sono scrostati, le finestre sono state murate. Il cortile, dove prima si stendevano i panni lavati, ora è pieno di erbacce, sterpaglie e rifiuti ed è cintato da una rete metallica rotta in alcuni punti.

DATA DI COSTRUZIONE:
Il lavatoio venne costruito nel 1911-12. Fu inaugurato il 16 marzo 1913.

NOTIZIE RELATIVE ALLA COSTRUZIONE
Il fabbricato risulta edificato dal Comune di Vercelli negli anni 1911 e 1912 con la funzione di lavatoio pubblico al piano terreno e con un modesto alloggio per il custode al primo piano.
E' stato usato come lavatoio fino alla fine degli anni trenta per passare poi all'Ente "Gioventù Italiana del Littorio", poi "Gioventù Italiana". E' passato poi in proprietà alla Regione Piemonte e dato in uso al Comune di Vercelli fino al 12 luglio 2.015 a titolo di concessione d'uso.
L'edificio non risulta apprezzabile dal punto di vista architettonico.
(Notizie fornite da Elio Marolla, padre di una alunna).

ESISTENZA EVENTUALE DI VECCHIE FOTOGRAFIE E/O DISEGNI
Non è stato possibile reperire vecchie fotografie o disegni. Provenienza dell'acqua che alimenta il lavatoio (sorgente, incanalazione e da dove è captata). Dove l'acqua è successivamente dispersa e come.
Secondo alcune informazioni l'acqua del lavatoio era sorgiva, secondo altre proveniva da una roggia vicina. L'acqua utilizzata veniva poi dispersa nel Cervetto.

UTILIZZO NEL PASSATO
L'edificio è stato sempre utilizzato come lavatoio, tranne per un breve periodo negli anni cinquanta che fu utilizzato dall'Ufficio Leva.

TRADIZIONI E LEGGENDE
Non rinvenute.

ATTUALE STATO DI CONSERVAZIONE
Dalla visita effettuata dalle classi il 22 marzo 1999 l'edificio appare in pessimo stato di conservazione.

ATTUALE UTILIZZO
L'edificio è completamente abbandonato. L'ultimo utilizzo risale agli anni sessanta.

QUALITA' E CARATTERISTICHE DELL'ACQUA
L'acqua non è più presente.

EVENTUALI ALTRE NOTIZIE NON INDICATE NELLA TRACCIA DELLA RICERCA
E' stato possibile reperire il Regolamento per l'utilizzo del lavatoio da parte degli utenti.


Verso il lavatoio

 

Solo il nome è intatto

 

 


Le due ali laterali del lavatoio con la terrazza

 

Gli imbrattatori hanno colpito anche il lavatoio

 

 


Il retro del lavatoio

 

Le finestre al piano terreno sono state murate

 

 


Nel cortile, dove un tempo le donne stendevano, ora regna il degrado

 

Nonostante la rete metallica i soliti ignoti hanno colpito!

 

 

CITTA' DI VERCELLI

REGOLAMENTO PER L'USO DEL LAVATOIO PUBBLICO

Art. 1 - Orario
L'orario di apertura e di chiusura del Lavatoio Pubblico è così stabilito:

Nov./Dic./Gen./Feb. dalle ore 08.00 alle ore 11,30 - dalle ore 13.00 alle ore 17.00
Mar /Apr./Set./Ott. dalle ore 07.00 alle ore 11,30 - dalle ore 13.00 alle ore 18.00
Mag./Giu./Lug./Ago. dalle ore 06.00 alle ore 11.30 - dalle ore 13.00 alle ore 19.00

Nei giorni di domenica, Capodanno, Epifania, ultimo giorno di Carnevale, Giovedì Santo, Corpus Domini, 20 settembre, Ognissanti, Natale, la chiusura ha luogo alle ore 13.00.
La Giunta Municipale ha facoltà di apportare agli orari quelle modifiche che ritenga opportuno nell'interesse del servizio.

Art. 2 - Prezzi di tariffa
La tariffa per l'uso del lavatoio sarà stabilita annualmente dalla Giunta Municipale e il pagamento della stessa sarà comprovato da un biglietto che gli accorrenti riceveranno e che dovranno ritenere fino all'uscita del lavatoio con l'obbligo di presentarlo ad ogni richiesta del Funzionario Municipale per gli eventuali controlli.
E' distribuita acqua calda mediante il pagamento di centesimi 5 per ogni secchio.

Art. 3 - Norme per il pubblico
E' vietato al pubblico di fermarsi nel lavatoio.
L'Amministrazione non assume responsabilità degli oggetti di biancheria od altri che fossero lasciati nei locali nelle ore di chiusura temporanea (dalle ore 11,30 alle ore 13.00).
E' vietato l'ingresso al lavatoio a quelle persone le quali vi si recassero per fini estranei nell'uso cui e destinato lo stabilimento.
Art. 4
E' rigorosamente proibito di lavare coperte di lana, lana in bioccoli od altri oggetti che non siano pannolini, biancheria, e tessuti a maglia; di lavare oggetti schifosi o che avendo servito per malattie contagiose debbano essere preventivamente disinfettati ed espurgati.
Art. 5
E' proibito inoltre di spremere, torcere o sospendere fuori dalle vasche oggetti grondanti d'acqua, di versare o gettare altrimenti acqua al suolo dovendo questo essere mantenuto il più possibilmente asciutto.

Art. 6
E' pure vietato di cantare, schiamazzare, tenere discorsi sconvenienti o disturbare in qualsiasi altro modo la pubblica quiete, come anche di usare scanni o di portare nello stabilimento oggetti quali siano d'ingombro o servano di pretesto per ritenere determinati posti.
A tale scopo i cesti e le carriuole che avevano servito al trasporto della biancheria da lavare dovranno essere depositati nel sito a ciò destinato.
Art. 7
E' proibito altresì di accendere fuoco nell'interno del lavatoio; sarà poi tollerato nella stagione invernale l'uso degli scaldini.
Art. 8
Gli accorrenti dovranno inoltre attenersi nell'interno del lavatoio a tutte quelle altre prescrizioni che fossero impartite dal Municipio per mezzo dei suoi Agenti.
Art. 9
Gli oneri, le tariffe e le disposizione del presente Regolamento devono essere affissi in modo visibile nello stabilimento.
Art. 10 Penalità
Per l'accertamento delle controversie alle prescrizioni del presente Regolamento, per le conciliazioni ed il procedimento si osservano le Norme di cui agli art. 218-219-220 della Legge Comunale e Provinciale (T.U. 21 maggio 1908 n. 269), salvo sempre l'immediata espulsione del contravventore dallo stabilimento e le maggiori penalità in cui fare ricorso.

Vercelli, 5 marzo 1913

Per la Giunta Municipale: il Sindaco Avv. Ettore Borgogna

Il Segretario Capo: Avv. Bruschetti


INTERVISTA ALLA SIGNORA NORMA PREVITE

COM'ERA IL LAVATOIO?
Il lavatoio era un po' vecchiotto. C'erano le vasche con l'acqua calda, che si pagava, e vasche con l'acqua fredda dove si poteva risciacquare.

QUANTE VASCHE C'ERANO?
Ce n'erano tante. Non so quante una ventina, anche di più. Era pieno di vasche: a destra e a sinistra.

QUANTE PERSONE RIUSCIVANO A STARE NEL LAVATOIO?
Ne potevano venire di persone a lavare con tutte quelle vasche. Quando una persona aveva una vasca ne aveva abbastanza.

SI STAVA RISTRETTI?
No, ce n'era di spazio!

QUANTE PERSONE UTILIZZAVANO LA STESSA VASCA?
Una persona per ogni vasca.

ERA SEMPRE APERTO?
Si, tutto il giorno.

C'ERA UN LIMITE DI ORARIO?
Dalle 8 alle 12 e dalle 2 alle 6.

ERA MOLTO DISTANTE DA CASA SUA?
No. Avevo solo da attraversare la strada. Ero vicinissima.

PORTAVA DA CASA IL SAPONE?
Si. Il sapone lo portavo da casa.

ERA FATICOSO LAVARE IN UN LAVATOIO?
E, insomma, lavare a mano è un po' fatica. Mi posavo il mio mastello e mi mettevo a bagnare i panni. Al mattino andavo a mettere a bagno la mia biancheria e al dopopranzo me la risciacquavo e me la portavo a casa.

COME TRASPORTAVATE LA BIANCHERIA?
Dentro al secchiello.

CHI L'AIUTAVA?
Nessuno. Da sola. Facevo tutto da sola.

LE PIACEVA ANDARE A LAVARE AL LAVATOIO?
Sì, sì. Mi piaceva.

ERA NOIOSO?
No, no. Non era noioso. C'erano tante donne: si chiacchierava del più e del meno. Andavamo lì e si passava anche il tempo.

FREQUENTAVANO IL LAVATOIO PERSONE CHE LEI CONOSCEVA?
Sì, sì, tante. Tutte quelle che abitavano vicino a me. Venivano fin da là in fondo. Arrivavano dal fondo di corso Palestro, dal fondo di corso Magenta. Era l'unico lavatoio che c'era in zona.

CHE ETA' AVEVANO LE PERSONE CHE FREQUENTAVANO IL LAVATOIO?
Avevano quasi tutte la mia età. A quei tempi ero giovane: avevo 30 anni. Erano tutte mamme.

C'ERANO DEI BAMbiNI?
Si, delle volte c'erano anche dei bambini. Mentre le mamme lavavano, i bambini giocavano. Andavano nel cortile e giocavano.

C'ERANO ANCHE DEGLI UOMINI?
No, uomini no. Non venivano a lavare gli uomini.

CAPITAVANO DELLE LITI?
No, no, non si bisticciava là.

SI RICORDA QUALCHE EPISODIO PARTICOLARE?
Quello del topo. C'era un bel topo lungo che veniva da sotto il lavatoio, girava e poi scappava. E un giorno ha morsicato il piede della custode del lavatoio.

IN QUEL PERIODO PENSAVA CHE UN GIORNO AVREBBERO INVENTATO QUALCHE COSA PER CAMBIARE IL MODO DI LAVARE?
No, non ci pensavamo proprio che inventassero le lavatrici. Eravamo abituate ad andare lì. Io abitavo proprio lì vicino. Quando sono andata ad abitare in corso Palestro c'era una casa dove ora c'è il Liceo Scientifico ed io abitavo lì, perciò dovevo solo attraversare la strada. Poi lì c'era un grande orto e i proprietari producevano tanta verdura, così oltre ad andare al lavatoio andavo anche a comperarmi la verdura fresca fresca.

ABBIAMO SAPUTO CHE C'ERA IL CUSTODE AL LAVATOIO: COSA FACEVA?
I1 custode teneva pulito, apriva e chiudeva le porte. Riscaldava l'acqua calda. C'era un vascone grande e facevano il fuoco di sotto e riscaldavano l'acqua. Ma era bollente! Cinque lire un secchiello d'acqua. Io andavo là, ne prendevo tre o quattro secchielli e mettevo a bagno i panni.Eh, con cinquanta lire sapesse quanta acqua si poteva prendere. Facevo tutto il bucato con cinquanta lire. poi portavo a casa la roba bagnata e la stendevo in cortile. Il lavatoio era pulito, per terra non era bagnato. Le vasche erano grosse, noi salivamo su un palchetto di legno e perciò non si bagnava il pavimento. Ma sapeste come era bello andare a lavare al lavatoio! Era bello perchè si sciacquava con l'acqua che scorreva sempre ed i panni venivano belli. Poi si chiacchierava una davanti all'altra. Questa era la vita di una volta. Le donne che non venivano al lavatoio facevano il bucato a casa, perché avevano il lavatoio in cortile. Io però preferivo andare lì. Sono andata a lavare al lavatoio fino a trenta anni fa. Abitavo già nella casa nuova, ma andavo ancora lo stesso a lavare lì. L'hanno poi chiuso quando ha incominciato ad andarci poca gente. Cosa volete? Cinque lire al secchiello l'acqua. Era più la legna che usavano per riscaldarla che il guadagno per la vendita dell'acqua. Non si pagava l'entrata, ma solo l'acqua calda. L'entrata era libera. Venivano anche da lontano con la loro roba sporca nelle borse o col secchiello appeso alla bicicletta: venivano lì, se la lavavano e poi se la portavano a casa. Adesso è più comodo...c'è la lavatrice...E chi lava più?

 

I RICORDI DEL PROFESSOR GIUSEPPE BO

Sul lavatoio di corso Palestro non c'è una documentazione; allora io ho dovuto rifarmi ai miei ricordi.
La costruzione del lavatoio risale al 1911/1912, in un momento molto felice per lo sviluppo della città. Era il momento in cui Vercelli si stava ampliando e si accingeva a superare la cinta dei viali costruiti sulle mura che circondavano la città.
Quando fu fatto il lavatoio la città era appena arrivata alla cinta del viale. Lo stile di questa costruzione si rifà alle costruzioni nobili del periodo, come l'Istituto Cavour e il Credito Italiano.
Dal momento che non è mai stato modificato, il lavatoio è un bell'esempio di costruzione utile per la popolazione del quartiere di Porta Milano e delle case circostanti.
Cosa c'era in quegli anni attorno al lavatoio? Dietro alla costruzione esistevano orti e prati fino al monumento solitario al generale Bava e alla caserma Garrone immensa. E il lavatoio com'era fatto? Correva fra quegli orti una roggia, cioè una via d'acqua più piccola rispetto a un canale. La roggia derivava dal Molinazzo che passava vicino al lavatoio, seguiva via Vinzaglio e finiva nel Cervetto. Questa roggia passava in mezzo a questi orti e questi prati.
Nella costruzione dominava la caldaia, al centro. Se voi entravate da quel portone di ferro, che c'è ancora adesso, c'era una grossa caldaia che forniva acqua calda. Vi erano poi vasche in cemento appositamente inclinate nella parte superiore. Nella parte superiore dell'edificio c'era una terrazza dove si stendevano i panni e che aveva lo scopo di non appesantire lo stile della costruzione.
Il complesso della costruzione era utile alla comunità. Chi abitava vicino al lavatoio andava solamente a prendere l'acqua calda che veniva venduta a secchi. Ognuno arrivava con la sua secchia. Molti venivano da lontano, cioè da Porta Milano, dal quartiere di Porta Casale, non dal Cervetto, perché al Cervetto c'era proprio una categoria di lavandaie che costituivano come una corporazione e che usava un ruscello vicino al canale Cervetto per lavare i panni. Chi veniva da lontano generalmente aveva una carretta con i panni da lavare oppure si portava i panni sulla testa. Il vantaggio per la popolazione era quindi grande.

Il Cervetto, invece, aveva proprio, come ho detto, una categoria di lavandaie che lavava i panni non solamente per il quartiere o per sé, ma li lavava per la città, per molti che abitavano nel centro storico e non avevano voglia di lavare i panni.
L'atmosfera del lavatoio era per noi bambini attorno agli anni quaranta, che lo frequentavamo, di allegro lavoro e di chiacchiere intervallate da qualche battuta più pungente. Alle volte litigavano. Il lavoro era ritmico, sempre uguale e allora per non annoiarsi le donne scambiavano tutte le notizie del quartiere, passandolo in rassegna. Si veniva a sapere dei fidanzamenti, dei matrimoni, delle difficoltà della vita di ogni giorno, se un commerciante rubava cambiando i prezzi della merce, se un oste annacquava il vino. Dalle macchie dei vestiti intuivano anche ciò che era avvenuto in famiglia: una tovaglia macchiata di vino voleva dire che avevano fatto una festa oppure che erano dei grossi sporcaccioni...
Che cos'erano importanti in questo lavatoio? La terrazza del lavatoio, il breve prato vicino e il cortile attorno erano pieni di lenzuola e di panni. Si capiva che era un ambiente dove si lavava, perché erano stesi i panni e specialmente lenzuola. Noi bambini giocavamo spesso nascondendoci dietro la biancheria pesante. Il lavatoio aveva anche una funzione sociale, perché i bambini non venivano lasciati a se stessi. In quegli anni c'erano ben poche automobili. Passavano invece molti carri trainati da cavalli. Questi cavalli lasciavano cadere gli escrementi che erano ritenuti molto importanti per coltivare i gerani e i pomodori. Allora capitava di sentire qualche lavandaia che gridava ai propri figli o ai nipoti di andare a raccogliere...
Naturalmente quando ci avvicinavamo troppo alle lenzuola venivamo scacciati e sgridati in dialetto, perché la lingua italiana la si conosceva solo a scuola.

Il professore Giuseppe Bo racconta ai bambini la storia del lavatoio

Come si lavava una volta
Le lavandaie del rione Cervetto

 

LE NOSTRE PROPOSTE. IL LAVATOIO POTREBBE DIVENTARE...

SE A VERCELLI ARRIVASSERO I PROFUGHI
Abbiamo visto alla televisione la gente del Kosovo che è costretta ad abbandonare la propria casa. Migliaia di persone vengono ammazzate. Nei campi profughi arrivano uomini, donne, bambini, anziani e ammalati. Non hanno un letto per dormire, non hanno cibo, non hanno acqua per lavarsi: mancano di tutto.
Se i profughi venissero a Vercelli, io avrei pensato che potrebbero essere ospitati nel locale ristrutturato dell'ex lavatoio di corso Palestro.
(Andrea, Carlo)

GIOCHI PER TUTTI NEL QUARTIERE
Siamo andati a vedere il lavatoio che potrebbe essere riutilizzato come sala giochi per il quartiere.
Di sotto ci sono sale per i ragazzi, di sopra per le persone anziane. Nel giardinetto potrebbero fare il parco per i bambini, con uno scivolo, un'altalena, della sabbia e le panchine.
(Valentina, Erika, Elisa)

PRIMA LAVATOIO, ORA...
Secondo noi si potrebbe fare una casa di riposo e secondo noi può andare bene soprattutto per gli anziani. Noi sappiamo che c'è già una casa di riposo a Vercelli, ma per noi è necessario aggiungerne un'altra.
All'interno ci potrebbero mettere delle stanze per gli anziani.
Il colore della casa di riposo può essere rosso, rosa o bianco. Ci dovrebbero essere anche degli armadi con i vestiti che la gente gli dà.
(Davide, Stefano, Simone, Alberto)

TANTE PROPOSTE PER UN LAVATOIO
Noi abbiamo visitato il lavatoio di corso Palestro: è un edificio abbandonato. Il lavatoio potrebbe essere utilizzato nella nostra città come caserma dei Carabinieri, supermercato, ambulatorio medico, ambulatorio veterinario, centro di accoglienza per i profughi della guerra, ufficio postale, officina meccanica, biblioteca, negozio di fiori, palestra.
(Alex)

UTILE OGGI... COME ALLORA
Nel mese di marzo, dopo averne lungamente parlato in classe, siamo andati finalmente a vedere il lavatoio. E' un edificio molto vecchio, abbandonato ed in disuso. L'edificio del lavatoio potrebbe essere utilizzato per tante cose: come area verde, sala giochi, pub, ecc., ma per me sarebbe un peccato abbatterlo in quanto nel passato è stato molto utile.
(Luca
)

UN TEATRO PER NOI
Io per il lavatoio toglierei tutte quelle erbacce. Farei un giardino e davanti il teatro pubblico, dove possono entrare i bambini a vedere il teatro.
Nel giardino si potrebbe togliere l'erba e seminare dei fiori e degli alberi e togliere la rete metallica.
Dentro si potrebbe togliere il camioncino con le biciclette rotte, vasche, tavolini, banchi, stracci sedie e topi. Fuori togliere le finestre rotte e metterle nuove, ridare la tintura color giallo ocra.
Mettere dentro delle sedie, un palco, la scalinata, delle tende rosse, la biglietteria, i cartelli con scritto gli appuntamenti, la porta di emergenza l'antifurto, i w.c. Si potrebbe dare anche la merenda.
(Erika,Giulia, Giorgia)

UNA NUOVA SCUOLA MATERNA
Abbiamo pensato di utilizzarlo come una Scuola materna con delle classi; dentro alle classi tanti banchi, dei giochi, tanti mobili d'appoggiare gli zainetti, la mensa per chi si vuole fermare, i giochi nel salone, nelle classi la televisione; poter fare la recita, avere cartelloni dei bambini, avere un acquario in tutte le classi, addobbare le finestre. Nel giardino alberi, giochi, sabbia, erba, panchine, fiori.
Insomma, noi la vorremmo così.
(Marta, Clara, Alessandro)

IL LAVATOIO... UN RISTORANTE
Piccoli tavoli al piano di sotto, con sedie della giusta misura. Poi nel piano al centro c'è a destra la cucina. E lì anche tavoli da sei. E all'ultimo piano ci sono tavoli anche di otto, e lì c'è la vetrina con i dolci. Al primo piano c'è anche un appendino dove si appendono le giacche, poi c'è la porta d'ingresso. Il pavimento, al piano di sotto, è di cemento, un cemento ben posato. Così come gli altri pavimenti, poi lì ci sono anche sedie per aspettare la gente.
Al secondo piano fanno i menù per i bambini, pizze, pesci e cose fritte. Poi lì si vedono le macchine che passano, così l'ultimo piano. Le due colonne vicino sono due piccoli bagni, quella a destra per i maschi mentre quella a sinistra per le femmine. All'ultimo piano fanno anche una gara di disegno e c'è il carretto dei dolci e fanno i gelati.
(Angelica)

UNA CASA PER I KOSOVARI
Abbiamo visto alla televisione che nel Kosovo tanta povera gente soffre a causa della guerra. Le immagini ci mostrano ogni giorno bambini e adulti strappati dai loro paesi, sono senza lavoro, senza denaro. I profughi sono costretti a scappare a causa di una guerra crudele.
Dove ospitare tutte queste persone? Nella mia città esiste un grande locale chiamato "lavatoio" che potrebbe essere utilizzato a questo scopo. Tutti noi bambini potremmo portare i nostri vestiti e i nostri giochi ai bambini kosovari. Sarebbe il nostro piccolo aiuto per cercare almeno per un momento di renderli felici e farli soffrire un po' di meno.
(Luana)

IO UTILIZZEREI IL LAVATOIO COME...
Il lavatoio si potrebbe utilizzare come: centro pubblico per i bambini dove possono giocare e divertirsi.
Il prato incolto dietro il lavatoio, adesso pieno di arbusti e rifiuti, si può ripulire e far diventare un giardino pubblico per i bambini. Nel prato si possono mettere altalene, scivoli e giochi come in tutti i parchi gioco.
All'interno del lavatoio si possono mettere altri giochi per quando piove e dei tavolini per fare merenda.
(Francesca, Elena, Fabio)

UN MUSEO PER RICORDARE…
Il lavatoio potrebbe diventare un museo delle lavandaie. Si potrebbero mettere tante bacheche e dentro molti oggetti usati a quel tempo per lavare.
Gli oggetti sono: tavole per lavare, secchielli, sedie, vasche, cesti e mastelli.
I bambini, visitandolo, potrebbero conoscere così come si lavava una volta e a cosa serviva il lavatoio.
(Gianluca
)

 

POESIE ACROSTICI E STORIE

La filastrocca che cantavano i nostri nonni ora la cantiamo noi.

"LA BELLA LAVANDERINA"
La bella lavanderina
che lava i fazzoletti
per i poveretti
della città
Fa un salto,
fanne un altro,
fai la riverenza,
fai la penitenza,
guarda in su,
guarda in giù,
dai un bacio a chi vuoi tu!

 

IL LAVATOIO

Il lavatoio è ormai vecchio
prima brillava come uno specchio,
ha lavorato come un compagno,
prendendo acqua dallo stagno.
Quante vasche le donne occupavano,
ogni giorno i panni lavavano.
Era faticoso, noi ci pensiamo,
e alla fine noi ci crediamo.
Tutti i bambini le donne portavano,
ed in cortile loro giocavano.
Ma ora i bambini vanno a vedere
e guardano con dispiacere
il lavatoio com'è ridotto,
ormai è tutto rotto.
I muri sono scrostati,
i portoni sono scarabocchiati.
Dentro ci sono ragnatele,
sedie, banchi, e non ci sono candele.
E' tutto vecchio, rotto e brutto,
anche se prima aveva di tutto.
Ora pensiamo al futuro,
anche se sarà duro.
Noi immaginiamo una camera da letto,
candele accese, fiori per un tavolo perfetto.

IL LAVATOIO

Donne donnine,
che andate a lavare,
tutte le mattine,
lavate i vostri panni,
li mettete nel secchiello
e usate il mastello.
Portate i vostri figli a giocare,
e state attente a non farli sporcare:
tovaglie, camicie, gonne, lenzuola...
portate sulla carriola.
Li fate asciugare sul terrazzo al sole.
Poi scendete
e li raccogliete.
A casa stanche tornate
e siete tutte sudate.
Povere donnine che faticavate
e l'esistenza della lavatrice ignoravate...

 

CHE SPAVENTO!!
(storia di paura)

Un pomeriggio d'estate due bambini, Marco e Filippo, decisero di andare a giocare vicino al lavatoio, davanti alla loro casa. Era una costruzione vecchia e abbandonata, con tutti i muri scrostati. Tutte le finestre avevano i vetri rotti e il portone, vecchio e scheggiato, era chiuso con un catenaccio. All'interno era tutto impolverato e qua e là penzolavano fili di ragnatele. Nella stanza c'era di tutto: banchi e sedie rotte, coperte, stracci, perfino un camioncino e delle biciclette. Marco e Filippo si avvicinarono guardinghi al portone e cercarono di forzarlo.
"Dai Filippo, spingi forte che devo entrare io per primo", disse Marco.
"Io spingo, ma tu sei troppo ciccione. Come faccio a farti passare attraverso a questa fessura stretta?" protestò Filippo.
"Ehi, tu, stecchino, continua a spingere con me! Prima o poi entreremo", disse Marco un po' seccato. Finalmente la porta si aprì e i due amici entrarono, mentre fuori cominciava a gocciolare. Il cielo si era annuvolato e si stava alzando un forte vento che sollevava polvere, foglie, carta. In cielo apparivano bagliori di fulmini, ma Marco e Filippo, intenti a curiosare fra i rottami non si accorsero di nulla. Ad un tratto sentirono un forte colpo e videro una luce terrificante entrare dalle finestre rotte.
Si guardarono spaventati con il cuore in gola.
Udirono strani scricchiolii tra le sedie. Fili di ragnatele sfiorarono i loro capelli e ombre strane si muovevano sul muro. Improvvisamente dal camioncino si alzò una massa bianca con due occhi paurosi che lamentandosi si spostava verso di loro.
Marco e Filippo lanciarono un urlo, cominciarono a tremare e a battere i denti. Erano impietriti dal terrore. Si abbracciarono forte forte: speravano che il fantasma non li vedesse. Chissà com'erano preoccupati i loro genitori!
All'improvviso un raggio di sole illuminò la stanza colpendo il fantasma che cadde a terra. Marco e Filippo si accorsero che era solo un lenzuolo rotto e si misero a ridere.

 

 

 

Direzione didattica III CIRCOLO

INSEGNANTI

Laura Aldone
Emilia Cagnoni
Mariarosa Nolli