Capitolo 2
Le simulazioni

 

2.1 Scienze dell'uomo e scienze della natura

Nelle scienze che hanno successo le teorie sono subito paragonate ai fatti per trovare una conferma o una smentita. Questo è quello che avviene per le scienze della natura, le quali appaiono, infatti, come scienze avanzate e capaci di fare costanti progressi. Si pensi alla fisica, la biologia, la chimica: se occorre una previsione in uno di questi campi gli scienziati sono oggi in grado di fornirla con notevole precisione. Non così per le scienze dell'uomo (l'economia, la sociologia, la storia, l'antropologia, la psicologia, …), in queste scienze quasi mai si è realizzato il dialogo costante tra teorie e fatti osservati, quasi mai le teorie sono state formulate in termini quantitativi, quasi mai ha potuto essere adottato il metodo degli esperimenti di laboratorio. Inoltre, se si considerano le stime o le previsioni dei fenomeni studiati nelle scienze umane (si pensi all'economia in particolare) gli scienziati non sono in grado di fornire dati precisi, ma, anzi, spesso sbagliano completamente, prevedendo aumenti piuttosto che diminuzioni o peggio. Nelle scienze dell'uomo si raccolgono e si descrivono una grande quantità e varietà di fatti empirici che però non si capisce quale teoria confermano o smentiscono. Non c'è, nella maggior parte dei casi, un collegamento tra teorie e fatti che caratterizza la scienza in generale e le scienze della natura in particolare. È per questo che le scienze dell'uomo fanno pochi progressi e non riescono a raggiungere e ad accumulare nel tempo una vera conoscenza e comprensione della realtà. Le teorie vengono discusse, magari all'infinito, ma raramente vengono sottoposte a una vera e propria verifica empirica; sono sostenute o criticate con argomenti e ragionamenti, ma non con fatti osservati.
Di questa differenza per le scienze dell'uomo rispetto alle scienze della natura occorre tener conto perché, proprio per la loro arretratezza, le scienze dell'uomo hanno più bisogno delle simulazioni.


2.2 Perché le simulazioni?

Il metodo della simulazione differisce radicalmente dai metodi tradizionali della ricerca scientifica perché non mira solamente a descrivere, prevedere o spiegare i fenomeni della realtà, ma cerca di ricrearli; inoltre tale metodologia formula le proprie teorie e ipotesi sotto forma di progetti per la costruzione di sistemi artificiali, costruisce tali sistemi e verifica la loro capacità di descrivere la realtà oggetto di studio. Per la simulazione ha fondamentale importanza l'informatica: attraverso la programmazione e alcuni specifici strumenti, quali Swarm, (per una descrizione di Swarm si veda il paragrafo 4.2), Ascape, Starlogo, si può scrivere un programma in grado di simulare un mondo paragonabile ad un laboratorio sperimentale virtuale.
Una volta costruita una simulazione lo scienziato la può usare come un laboratorio in cui controllare variabili e manipolare il loro valore osservando gli effetti di queste operazioni. Questo è quello che fondamentalmente avviene nel laboratorio sperimentale reale e che ne spiega il grande valore per la scienza. In laboratorio lo scienziato non si limita a osservare la realtà empirica, ad aspettare che avvengano i fenomeni cruciali che possono dirgli se le sue teorie sono corrette o sbagliate. In laboratorio lo scienziato interroga lui la realtà, le pone le domande giuste per decidere se una teoria è corretta o sbagliata, e fa in modo che la realtà risponda. Lo stesso avviene nel laboratorio virtuale costituito da una simulazione. Se una teoria/simulazione riesce a riprodurre i fenomeni osservati nella realtà, la teoria/simulazione può essere considerata confermata. Se non ci riesce, il ricercatore può aggiungere, togliere e modificare variabili, può manipolarne i valori, e può modificare in altri modi la teoria/simulazione fino a che non viene raggiunta una corrispondenza soddisfacente tra teoria/simulazione e dati empirici.
Tuttavia non è necessario che ciascun essere umano capisca i simboli che costituiscono il programma perché la teoria-simulazione svolga i suoi compiti di produrre predizioni e spiegazioni. È il computer che produce le predizioni. La teoria espressa come programma di computer, girando nel computer, produce direttamente i fenomeni simulati che debbono corrispondere con i fenomeni osservati nella realtà. Il compito dello scienziato è solo di osservare i fenomeni simulati prodotti dalla teoria, osservare i fenomeni della realtà e verificare se i due corrispondono.
Le simulazioni non servono solo ad osservare fenomeni, ma anche per elaborare teorie, per esplorarne e valutarne le caratteristiche e le implicazioni quando sono ancora nella fase di costruzione. Più specificamente, con le simulazioni diventa possibile sviluppare e valorizzare un metodo di ricerca che viene usato, ma solo marginalmente e implicitamente, nella scienza: il metodo degli esperimenti mentali. Si possono anche definire, quindi, come delle "macchine" per automatizzare gli esperimenti mentali.
Per gli esseri umani esiste la realtà naturale, ma esiste anche la realtà artificiale in quanto è prodotta dalle loro azioni. La realtà artificiale sono le tecnologie, le modificazioni dell'ambiente provocate dall'uomo, i segnali comunicativi… Innanzitutto le simulazioni sono teorie e quindi sono dei mezzi per comprendere la realtà, tuttavia sono anche realtà, questo comporta un'ulteriore novità e cioè, che le teorie (espresse attraverso la simulazione) siano realtà; ciò differisce dalla tradizione, che propone una visione non solo differente, ma opposta, asserendo che le teorie sono una cosa mentre la realtà è un'altra.
Sono realtà artificiale dato che esse soddisfano i tre criteri che definiscono la realtà: 1) ciò che può essere percepito attraverso un'azione dei nostri sensi o delle nostre percezioni; 2) quello su cui possiamo agire e che corrisponde alle nostre azioni; 3) ciò che costituisce un vincolo alle nostre azioni e allo stesso tempo un mezzo per svolgerle.
Una simulazione può essere osservata guardando sullo schermo di un computer, si può agire su di essa agendo sui comandi del computer ed essa risponde a tali azioni, costituisce un vincolo poiché si possono fare certe cose ma non altre e nello stesso tempo costituisce un mezzo mediante il quale si possono svolgere delle azioni.


2.3 Vantaggi delle simulazioni

In Parisi (2001) si legge che nelle scienze dell'uomo le simulazioni possono avere conseguenze dirompenti e rivoluzionarie. Tale metodologia consente, infatti, di rimuovere alcune delle debolezze strutturali che hanno ostacolato e rallentato lo sviluppo delle scienze dell'uomo - il carattere soggettivo dei fenomeni oggetto di studio, la mancanza di un legame stretto tra teorie e osservazioni empiriche, l'impossibilità di ricorrere ad esperimenti di laboratorio - e che hanno reso lo studio dei fenomeni umani un compito più difficile rispetto allo studio dei fenomeni naturali.
Le simulazioni sono un nuovo strumento che la scienza ha oggi a disposizione per conoscere e capire la realtà, usare il metodo della simulazione come metodo di ricerca ha delle conseguenze sul modo in cui la scienza concepisce la realtà e sul modo in cui la scienza si organizza per studiare la realtà. Una scienza che adotti le simulazioni come strumento di ricerca tenderà a cambiare in due direzioni: tenderà a vedere la realtà non come fatta soprattutto di sistemi semplici, ma come fatta di sistemi complessi. Dopo questa affermazione occorre fare una digressione per chiarire il significato del termine "complesso", per non confonderlo con l'apparentemente simile "complicato". L'esempio è tratto da Terna (2002a): "un motore a scoppio è certamente molto complicato, ma smontandolo riusciamo a comprendere come ciascuna sua parte interviene nel sistema, di cui afferriamo molto bene il funzionamento; un formicaio è un sistema complesso (Hölldobler e Wilson, 1997), il cui funzionamento è difficile da comprendere; soprattutto, l'esame isolato delle diverse componenti (i diversi tipi di formiche) ci dice pochissimo sul ruolo delle diverse parti e sulla meccanica del sistema".
Apparirà dunque chiaro che per comprendere il formicaio sarà necessario studiare contemporaneamente le componenti ed il sistema aggregato che ne deriva, questo è possibile attraverso il metodo della simulazione.
La scienza fino ad oggi si è occupata quasi esclusivamente di sistemi semplici poiché essi si prestano meglio ad essere studiati con gli strumenti tradizionali, ma la realtà è fatta soprattutto di sistemi complessi, dunque si pone il problema per la scienza di dotarsi degli strumenti idonei, che, ovviamente, non possono più essere quelli tradizionali. La simulazione è uno di questi, anzi, ad oggi, è probabilmente il più importante.
Le teorie espresse nei modi tradizionali (il linguaggio, le equazioni…) sono appropriate ai sistemi semplici ma non ai sistemi complessi perché esse sono vincolate dai limiti cognitivi della mente umana, limiti di memoria, di attenzione, di ragionamento. Una teoria espressa tradizionalmente deve essere tenuta insieme all'interno della mente di un essere umano e deve essere comunicata a un altro essere umano usando i simboli del linguaggio e della matematica. Ciò è possibile se la teoria ha come oggetto un sistema semplice, non se ha come oggetto un sistema complesso. La teoria di un sistema complesso è anch'essa complessa, riguarda molti elementi, ha molte parti, e fa giocare questi molti elementi e molte parti tra loro, con un insieme di interazioni che le capacità di memoria, di attenzione e di ragionamento della mente umana non sono in grado di gestire.
Il vantaggio di una simulazione al computer è dato dal fatto che le "risorse cognitive" del computer, le sue capacità di memoria, di attenzione, di ragionamento, suppliscono ai limiti umani. Gli esseri umani possono inserire gradualmente nel programma le diverse parti della teoria, modificare la teoria incorporata nel programma, verificarne il funzionamento osservando i risultati della simulazione e manipolandone le variabili, ma è il computer che osserva dentro di sé tutta intera la teoria e, soprattutto, che la fa "girare" in modo da permettere all'essere umano di osservarne il funzionamento e i risultati e dunque di capirla.
Le simulazioni seguono la via della sintesi della realtà, dove sintesi vuole dire partire dalle componenti per studiare cosa emerge quando queste componenti vengono messe insieme e fatte interagire. Infatti le simulazioni si basano sull'assunzione che la realtà non può essere conosciuta solo analizzandola nelle sue componenti, ma è necessario ricrearla a partire dalle sue componenti. Il principio è: se riesco a riprodurre la realtà, questo vuol dire che l'ho capita.
Altri vantaggi del metodo della simulazione derivano dal fatto che questo metodo è un linguaggio comune che può essere parlato da qualunque disciplina e attraverso il quale tutte le discipline possono parlarsi. La frammentazione disciplinare è un problema per la scienza, spesso diventa un ostacolo: una scienza divisa in più discipline ha difficoltà a studiare fenomeni collegati ad altri fenomeni non tutti appartenenti alla stessa disciplina. Le simulazioni sono tendenzialmente non disciplinari, pertanto è prevedibile che, quando questo metodo comincerà a penetrare nella formazione degli scienziati, i vantaggi derivanti dalla sua non disciplinarietà saranno notevoli in numerose discipline. Il computer è una macchina molto potente, con grandi capacità di memoria e di calcolo. Se le spesso insensate divisioni disciplinari tra le scienze sociali sono in parte dovute al fatto che non si può pensare di costruire un'unica teoria, espressa nei modi tradizionali della scienza, che abbia come oggetto nello stesso tempo la cultura, le istituzioni sociali, l'economia, le istituzioni politiche, e la storia passata di una società umana, si può invece benissimo pensare di costruire una simulazione di una società che incorpori tutti (o almeno molti) di questi suoi diversi aspetti. Il computer è in grado di gestire teorie di questa complessità, salvo ovviamente il fatto che per ogni fenomeno studiato le simulazioni, come tutte le teorie scientifiche comunque formulate, semplificano rispetto alla realtà, e fanno capire in profondità la realtà proprio perché la semplificano. Ci si può quindi aspettare che con la progressiva adozione della simulazione come strumento di ricerca nelle scienze sociali le tradizionali divisioni disciplinari perderanno di importanza e di senso.
Le scienze sociali studiano fenomeni che spesso rimangono lontani dall'osservazione e dalla manipolazione diretta da parte dello scienziato, molto più di quanto avvenga per i fenomeni studiati dalle scienze della natura. Per questo le scienze sociali sono molto più "verbali" delle scienze della natura. I concetti, i termini, usati dagli scienziati, essendo così lontani dalla realtà empirica, finiscono per prendere il posto della realtà empirica. Di qui il pericolo di entificare la realtà, di vederla costituita da entità rigide, dotate di una loro essenza, non graduate e non quantitative, divise da confini netti, prive di variabilità interna. Di qui anche il rischio, molto reale, che uno stesso termine significhi cose diverse per scienziati diversi, dato che il riscontro del termine nella realtà empirica è così flebile, con la conseguenza di discussioni interminabili sui termini piuttosto che sulla realtà da studiare e di ricerche che ci dicono più sulla cultura, i valori, l'apparato concettuale del ricercatore che sui fenomeni da lui studiati.
Che differenza fanno le simulazioni da questo punto di vista? Le simulazioni agganciano i termini a dati quantitativi, a strutture esplicite di dati, a processi e meccanismi espliciti e ben identificati. Non è più necessario discutere, ad esempio, cosa è una città o uno stato (cioè che cosa vogliamo chiamare così), e quando hanno avuto origine. Sono esistiti individui che vivevano vicini, con certi tipi di interazioni e di strutture in comune, in certi ambienti geografici, dove ogni elemento introdotto tende ad avere un valore quantitativo e quindi graduabile, e il problema è di scoprire (simulare) le condizioni che hanno dato origine a una varietà di entità (che possiamo chiamare o non chiamare città o stato) e le conseguenze dell'esistenza di tali entità.
Vi è anche un aspetto tecnico di questo problema. Oggi, con gli sviluppi recenti delle tecnologie informatiche, simulazione vuol dire in buona misura visualizzazione. La simulazione non è basata più su una interazione tra utente e computer mediante simboli: simboli del linguaggio, dei numeri, dei grafici e tabelle. Oggi una simulazione più probabilmente farà "vedere" all'utente/scienziato i fenomeni studiati e come cambiano nel tempo, cioè sarà basata su una interazione/comunicazione tra computer e scienziato di tipo visivo, mediante immagini visive (e talvolta acustiche), con la sofisticazione offerta dalle tecnologie informatiche attuali, cioè immagini in movimento, immagini tridimensionali, immagini di realtà virtuale (cioè basate su un coordinamento senso-motorio che le modifica in funzione dei movimenti dell'utente). Le visualizzazioni poi possono rendere visibili anche cose, fenomeni, processi, meccanismi, che nella realtà non sono visibili, inventandosi le opportune metafore e soluzioni visive. In questo modo, non solo lo scienziato può scoprire pattern, regolarità ed effetti nei fenomeni che studia che gli rimarrebbero sconosciuti se il mezzo di comunicazione e di espressione fosse semplicemente quello dei simboli linguistici e numerici, ma può agganciare il significato dei concetti e dei termini che usa nelle sue teorie a quello che vede e che manipola. In questo modo il linguaggio delle teorie non rimane più soltanto chiuso in se stesso e lontano dalla realtà che vorrebbe descrivere e spiegare, ma ha un riferimento esterno a una realtà (per quanto simulata).


2.4 Critiche alle simulazioni

Il metodo delle simulazioni, per quanto presenta vantaggi rivoluzionari per la ricerca scientifica, ha anche, come tutte le cose, alcuni problemi e alcuni limiti. Si noti, però, che molte delle critiche rivolte alle simulazioni non si riferiscono ai reali limiti che esse hanno, ma sono per lo più imputabili ad una scarsa conoscenza delle loro caratteristiche. Tali critiche verranno ora descritte e discusse:
"Le simulazioni sono troppo semplificate rispetto alla realtà". Questa critica nasce da una visione delle simulazioni tale da farle apparire come dei giochi. Giochi forse divertenti, ma inutili se l'obiettivo è conoscere la realtà. Ma tutte le teorie sono semplificatrici, esse ci sono utili proprio perché semplificano, in quanto semplificando cercano di cogliere l'essenziale. Non ha senso, quindi, criticare le simulazioni perché semplificano, il problema, invece, è capire se fanno le semplificazioni giuste, ma questo vale per ogni teoria.
"Le simulazioni non ci dicono nulla di nuovo". Questa critica sostiene che per simulare una cosa bisogna conoscerla, ma se già la si conosce, a cosa serve simularla? La risposta è formulabile semplicemente nel modo seguente: una simulazione non ci ridà soltanto quello che noi le abbiamo messo dentro. Da una simulazione possono emergere fenomeni (simulati) nuovi, diversi da quelli su cui ci si era basati per costruire la simulazione. In ogni caso è tipico di una simulazione che si abbia interesse ad osservarne i risultati, a manipolare condizioni e variabili per vedere quali sono gli effetti di queste manipolazioni. E questo mostra che le simulazioni sono tutto tranne che un ridirci quello che già sappiamo. Ma soprattutto le simulazioni ci informano di qualcosa che prima non sapevamo, e cioè ci informano sull'effettivo contenuto empirico delle nostre teorie.
"Le simulazioni non si possono fare perché non conosciamo ancora bene la realtà che vogliamo simulare". Se le cose stessero veramente così, se dovessimo aspettare di conoscere completamente qualcosa per simularlo, non si capirebbe più a cosa servirebbero le simulazioni. Simulare serve per poter conoscere e capire meglio qualcosa che non conosciamo e non capiamo.
"Le simulazioni sono opache: anche quando riproducono qualcosa con successo, non ce la spiegano". Secondo questa critica la simulazione corre il rischio di diventare una "scatola nera": sappiamo cosa c'è dentro e cosa ne esce, ma ignoriamo cosa ci succede dentro. Ma a chi sostiene questa critica bisogna rispondere che una simulazione appare come "opaca" solo a chi la osserva passivamente da fuori. Una simulazione è un laboratorio sperimentale in cui il ricercatore può intervenire e modificare ogni aspetto della simulazione per vedere che effetti derivano da queste sue manipolazioni, osservando non solo i fenomeni, ma anche ciò che sta dietro ai fenomeni.
Questa fondamentale caratteristica delle simulazioni appena descritta permette anche di rispondere ad un'altra critica, secondo la quale "ogni modello è esprimibile sotto forma di equazioni alle differenze finite, dunque il metodo delle simulazioni è inutile": simulare è uno spreco di tempo ed energie se la ricerca che ci interessa potremmo affrontarla con un metodo, in molti casi difficile, ma tradizionale e sicuro. L'esprimibilità di sistemi complessi sotto forma di equazioni alle differenze finite è possibile, probabilmente, in qualsiasi caso. Ma un'altra questione è la risoluzione di tali equazioni, non sempre possibile. In una simulazione gli agenti possono essere dotati di intelligenza e quindi prendere decisioni, nella stessa simulazione è possibile sostituire tali agenti con esseri umani, tramite una simulazione il ricercatore può intervenire e modificare dall'esterno ogni aspetto della simulazione. Gli agenti di un modello possono essere scritti uno per uno alle differenze finite, ma certe interazioni sicuramente no: si pensi, per esempio, all'accodamento degli ordini in un modello di borsa, simularlo è relativamente facile e agevole, scriverlo alle differenze finite è impossibile. Riassumendo, i vantaggi dati dalle caratteristiche delle simulazioni si possono avere anche con le equazioni alle differenze finite? La risposta è no, dunque le simulazioni sono un metodo di ricerca che è sicuramente più potente delle citate equazioni per quanto riguarda la simulazione di mondi artificiali e lo studio di sistemi complessi.


2.5 Problemi delle simulazioni

Oltre alle citate critiche confutabili rivolte alle simulazioni, è innegabile che esse abbiamo dei veri e propri limiti e problemi. Forse ciò è dovuto al fatto che non si sa ancora bene come usarle, quindi è auspicabile che in futuro tali difetti possano essere superati.
Un primo problema può derivare dalle semplificazioni che si fanno. Il risultato della simulazione sarà quasi sicuramente errato se non si fanno le semplificazioni giuste, cioè non si distingue tra aspetti rilevanti e aspetti irrilevanti della realtà da includere nelle simulazioni.
Un altro problema è che spesso chi usa le simulazioni come metodo di ricerca tende a dare un peso maggiore alla verifica interna delle teorie che a quella esterna. La verifica interna consiste nello stabilire se da una determinata teoria derivano effettivamente le predizioni empiriche che si pretende che da essa derivino e quindi se la teoria spiega effettivamente certi fatti empirici. Inoltre la verifica interna di una teoria si preoccupa di derivare dalla teoria tutte le predizioni implicite in essa e non soltanto quelle che fanno comodo perché la teoria sia verificata. Se la teoria è espressa come simulazione, i risultati della simulazione sono le predizioni derivate dalla teoria, e perciò diventa chiaro e osservabile da chiunque quali predizioni empiriche derivino dalla teoria e quali no, e diventano chiare tutte le predizioni empiriche, non solo quelle desiderate. Perciò la verifica interna di una teoria viene fatta semplicemente usando la simulazione. Ma è nella verifica esterna delle simulazione che la ricerca attuale che fa uso delle simulazioni spesso è ancora carente. Chi fa simulazioni spesso si accontenta di osservare e analizzare i risultati, ma non si preoccupa molto di stabilire qual è la corrispondenza tra i risultati della simulazione e la realtà empirica. Ovviamente un confronto c'è, ma esso tende a essere solo intuitivo, non sistematico, parziale. Invece è necessario un confronto esplicito, dettagliato e ampio tra i risultati delle simulazioni e le evidenze empiriche conosciute.


2.6 Le simulazioni e le scienze dell'uomo

Le simulazioni sono una novità per tutta la scienza, e in tutte le scienze permettono di fare cose che non si possono fare con i metodi tradizionali. Ma mentre per le scienze della natura le simulazioni sono un'aggiunta a un apparato teorico e metodologico molto robusto, per le scienze dell'uomo le simulazioni possono avere conseguenze rivoluzionarie perché rimuovono alcune delle debolezze strutturali che affliggono queste scienze e risolvono alcuni dei problemi che rendono lo studio degli esseri umani un compito più difficile per la scienza dello studio della natura. Le simulazioni favoriscono l'integrazione tra teorie e dati empirici che finora è stata così difficile nelle scienze dell'uomo. Le simulazioni sono teorie e quindi, se una scienza lavora con le simulazioni, questa scienza necessariamente lavora su teorie. Non è più possibile che vi siano scienze senza teorie, come la storia o l'antropologia.
Che differenza fa esprimere una teoria come una simulazione? E in che modo questo può essere specialmente vantaggioso per le scienze sociali, economiche e storiche? Se una teoria è espressa come una simulazione, è una simulazione; questo comporta che necessariamente la teoria è formulata in termini precisi e non ambigui, è internamente coerente e completa, e non contiene assunzioni non dichiarate. La ragione è che altrimenti la teoria/simulazione non riesce a girare nel computer (il computer è soltanto una macchina che esegue ciecamente il programma e si ferma se il programma non è preciso, univoco, coerente e completo) o, anche se riesce a girare nel computer, semplicemente non riproduce i fenomeni che vorrebbe spiegare. Perciò quando le teorie delle scienze dell'uomo sono espresse come simulazioni questo costituisce un passo avanti importante per queste discipline, che può aiutarle a superare la distanza di credibilità scientifica che le separa dalle scienze della natura.
Le simulazioni possono essere per le scienze dell'uomo quello che il metodo sperimentale è per le scienze della natura, possono dunque cambiare i difficili rapporti che le scienze dell'uomo hanno con i fatti empirici. In una simulazione è possibile mettere in gioco un numero molto grande di cause che determinano un dato fenomeno e studiare le interazioni anche complicate tra queste diverse cause, ed è possibile inserire il fenomeno nel suo contesto, simulando non solo il fenomeno, ma anche il suo contesto.
Le scienze dell'uomo sono scienze di sistemi complessi per cui non si possono studiare come se fossero sistemi semplici. Le simulazioni sono fatte apposta per studiare i sistemi complessi e perciò esse sono lo strumento metodologico di elezione per le scienze dell'uomo, le quali fino ad oggi, non potendo usare, se non in rari casi, il metodo degli esperimenti di laboratorio, non ne avevano veramente nessuno.
Le simulazioni, inoltre, serviranno a costruire una scienza dell'uomo non disciplinare. La suddivisione della scienza in discipline e sottodiscipline ha evidenti vantaggi pratici, ma ha anche un prezzo dato che una scienza divisa in discipline non corrisponde a una realtà che è un insieme integrato di fenomeni tutti collegati tra loro. Ma il prezzo pagato è maggiore nelle scienze dell'uomo che nelle scienze della natura. Dalle simulazioni ci si aspetta un grande aiuto per lo sviluppo di una scienza non disciplinare degli esseri umani. L'aspettativa di tale aiuto si basa sulle caratteristiche delle simulazioni.
Se una scienza non disciplinare degli esseri umani finora è stata difficile o impossibile da realizzare in quanto gli esseri umani e le loro società sono fenomeni troppo complessi e risultano dalla interazione tra troppe componenti diverse per poter essere affidate alla mente di un singolo scienziato, il computer può con le sue grandi risorse di memoria e di calcolo riuscire là dove il singolo scienziato non può arrivare. Se la scienza dell'uomo fino ad oggi è stata inevitabilmente disciplinare perché i diversi fenomeni umani sono stati studiati con schemi teorici e metodi di indagine diversi e non si può pretendere che un singolo scienziato li padroneggi tutti, le simulazioni con il computer rappresentano un metodo univoco e uniforme applicabile a tutte le scienze dell'uomo.

 

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