Il nome “Pinerolo” è di origine latino-barbara. Si presenta nella sua forma più antica intorno all'anno 1000 come "Pinarolius", fino a comparire nel corso del 1200 in altre svariate forme, sino a "Pinerolum" che portò all'espressione italiana più comune, indicata per la prima volta all'interno di un atto redatto in italiano nel 1528. Per i francesi la cittadina era invece nominata "Pignerol" o "Pinerol".
Anche se sono ipotizzabili insediamenti da tempi più antichi, le prime notizie storiche su Pinerolo cominciano con la contessa Adelaide di Torino, figlia del marchese Olderico Manfredi e sposa, in terze nozze, di Oddone di Savoia. Adelaide, appartenente ad una delle più importanti famiglie italiane dell’impero carolingio, fu per trent’anni abile protagonista del suo tempo, capace di mantenere l’egemonia politica sul complesso territorio a cavallo delle Alpi .
La contessa, consapevole della necessità di ottenere il consenso al suo
potere da parte delle autorità ecclesiastiche, praticò una politica generosa
verso le istituzioni monastiche ed il primo documento certo che menziona
Pinerolo è proprio il diploma del 14 marzo 1044 con il quale la contessa
Adelaide e il suo secondo marito, Enrico di Monferrato, donano tre “mansi” alla
chiesa di San Donato. Il territorio di Pinerolo è nominato anche nel documento
dell’8 settembre 1064, con il quale Adelaide dota di un ingente patrimonio la
chiesa di Santa Maria.
La stessa abbazia vide poi incrementare i suoi beni con atti successivi. In
particolare, con documento del 26 ottobre 1078, posseduto in originale
dall’archivio storico cittadino, Adelaide fece dono agli abati di metà della
“curia” di Pinerolo.
A partire dalla seconda metà del XII secolo i crescenti interessi del comune di
Pinerolo entrarono progressivamente in conflitto con il potere degli abati, che
cercavano di limitare l’autonomia della città.
Di questa situazione seppe trarre profitto Tommaso di Maurienne, conte di Savoia, il quale garantì protezione alla città e l’osservanza degli statuti, in cambio dell’accettazione della sua signoria.
Il passaggio di Pinerolo dal dominio degli abati a quello dei Savoia fu
sancito il 27 febbraio 1243, con l’atto di cessione della città da parte
dell’abate Alboino al conte Amedeo IV e a suo fratello Tommaso II. Pinerolo
entrò così a far parte dei domini dei Savoia e nel secolo successivo, quando il
territorio sabaudo si scisse in due stati autonomi, la città divenne la piccola
capitale dei possedimenti al di qua delle Alpi , il “principato di Acaia”, così
chiamato dal titolo che Filippo di Savoia aveva acquisito nel 1301 grazie al
matrimonio con Isabella di Villehardouin, discendente di un crociato.
Con la morte, nel 1418, del principe Lodovico, si estinse il ramo dei
Savoia-Acaia e Pinerolo, passata sotto il dominio diretto dei duchi di Savoia,
cominciò a perdere il suo ruolo di capitale a favore di Torino (1431). La città
inoltre, per la sua posizione strategica verso la pianura italiana, era
destinata a diventare un possesso ambito per i monarchi francesi che miravano ad
estendere il loro dominio al di qua delle Alpi.
Nel 1536 Francesco I di Francia occupò Pinerolo dando inizio ad una dominazione che si concluse solo nel 1574 con l’arrivo di Emanuele Filiberto di Savoia, calorosamente accolto dalla popolazione. Il duca, riconoscente, con patenti del 3 marzo 1575 concesse a Pinerolo l’ambito titolo di “città”.
Nel 1592 la città rischiò di cadere nuovamente in mano francese ma, secondo
la tradizione, la prontezza con cui Ortensia di Piossasco, moglie del
governatore, diede l’allarme, fece fallire il tentativo delle truppe del duca di
Lesdiguières.
I Francesi tornarono ad occupare Pinerolo pochi decenni dopo quando, durante la
guerra di successione per il ducato di Mantova, il cardinale Richelieu assediò e
conquistò la città.
Il 31 marzo 1630 aveva inizio la seconda dominazione francese (1630-1696) che
accentuò la trasformazione di Pinerolo in città fortificata.
Il Cardinale Richelieu ad opera dell’architetto
Vauban, condusse alla definitiva perdita di centralità urbanistica della parte
alta della città, che venne pesantemente demolita per far posto alla cittadella.
Anche la parte bassa della città subì importanti interventi edilizi collegati
all’assetto difensivo, con la costruzione dell’arsenale, di una fonderia di
cannoni, di un ospedale militare, di caserme, in parte ancora esistenti. Furono
questi massicci interventi a conferire a Pinerolo l’immagine di imponente città
fortezza consegnataci dalle raffigurazioni iconografiche del Seicento.
La cittadella divenne anche prigione di stato francese, ospitando tra gli altri
Fouquet, scortatovi da d’Artagnan nel 1665 (com’è testimoniato da documenti
conservati nell’archivio storico cittadino), ed il personaggio passato alla
storia come “la Maschera di ferro”.
La città, decimata dalla peste scoppiata nel 1630, pesantemente segnata dalle
trasformazioni subite, impoverita nella sua vita economica e civile, fu infine
riconsegnata ai Savoia con il trattato di Torino del 29 agosto 1696, che
comportava per i duchi l’obbligo dello smantellamento delle fortificazioni,
protrattosi nei primi anni del XVIII secolo.
Perse le caratteristiche di città militare, a Pinerolo iniziarono a rifiorire i
commerci e le attività produttive sia manifatturiere che agricole, con una netta
ripresa anche demografica.
Gli ultimi anni del XVIII secolo tuttavia furono nuovamente difficili per il
Piemonte, invaso dalle truppe francesi, percorso da fermenti rivoluzionari,
impoverito da carestie.
Dal settembre del 1798 fino al 1814 (con l’intervallo di una breve
occupazione austro-russa) Pinerolo visse la terza dominazione francese,
rivoluzionaria e napoleonica, ricca soprattutto di innovazioni di stampo
illuministico e di nuove libertà (abolizione della censura, abolizione delle
limitazioni di culto per i valdesi, promozione della cultura e dell’istruzione).
Caduto Napoleone, il 21 maggio 1814 Vittorio Emanuele I di Savoia, rientrato a
Torino, ordinava che ogni cosa fosse reintegrata “sul piede in cui era prima
della rivoluzione” . Ma la società era in movimento e molte città, tra cui
Pinerolo, conobbero dai primi decenni dell’Ottocento un vivace sviluppo urbano,
definito sulla base di nuovi piani regolatori tesi a garantire i collegamenti
della città con il territorio circostante.
Nell’amministrazione comunale appariva chiara la volontà di garantire a Pinerolo
un aspetto decoroso ed ordinato, di dotare la città di edifici pubblici per
accogliere le nuove istituzioni scolastiche, di modernizzare i trasporti (la
stazione ferroviaria venne inaugurata nel 1858), sistemare il verde pubblico,
dare respiro al centro storico.
Ugualmente, fin dagli inizi dell’Ottocento, si delineò una ripresa
dell’industria laniera e serica, secondo i criteri della moderna impresa, pur
rimanendo ancor rilevante la presenza in Pinerolo di laboratori artigianali.
Maturava intanto anche negli operai la coscienza della propria condizione e la
spinta a dar vita ad associazioni di mutua solidarietà. Si costituì così a
Pinerolo nel 1848, prima tra le Società generali operaie italiane, la Società di
Mutuo soccorso ed Istruzione fra gli Operai, aperta a tutte le categorie
professionali, che garantiva agli iscritti sussidi in caso di malattia o altre
difficoltà.
Pinerolo si affaccia al Novecento come città industriale, fortemente caratterizzata in politica dalla figura di Luigi Facta, con il permanere di un rilevante aspetto militare,come testimoniato dalla presenza della Scuola di Cavalleria e dalla costruzione della Cavallerizza, dedicata al capitano Federico Caprilli, inventore di un nuovo metodo di cavalcata che rese celebre la Scuola Pinerolese di Cavalleria nel mondo.
Dopo il fascismo e dopo la Resistenza, cui Pinerolo partecipa attivamente e con il sacrificio di molti giovani Partigiani, durante la liberazione la città mantiene il ruolo di “capoluogo” amministrativo e commerciale per le vallate e la pianura circostante, pur accentuando nel secondo dopoguerra un forte pendolarismo verso Torino.
Infine nell’ultimo decennio, anche in risposta alle difficoltà del comparto industriale, Pinerolo si muove con rinnovato impegno per valorizzare le sue potenzialità anche turistiche, che possono trovare radici significative non solo nel paesaggio e nel clima, ma anche nella sua storia e nelle istituzioni culturali che la conservano e valorizzano.
Pinerolo ieri e oggi...