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mostra pittorica di Massimo Fedele il 14 agosto 2008
massimo.fedele64@libero.it
“RIVELAZIONI”
L'astrattismo visionario di Massimo Fedele
Quel che colpisce a primo acchito lo sguardo di chi ha seguito il
percorso artistico di Massimo dagli esordi è la novità
rispetto al passato: dallo stile essenzialmente figurativo delle
mostre precedenti ad uno stile astratto, indefinito, frammentato, a
volte eclettico di quest’ultima. Tuttavia, pur essendo presente
una decisa e netta rottura con quanto prodotto prima, si può
cogliere un importante elemento di continuità che da senso alla
svolta attuale e la configura come assolutamente necessaria e non come
gratuita ed estemporanea sperimentazione: la forte connotazione
emozionale dei soggetti “figurativi” è presente nei
nuovi dipinti come oggetto privilegiato della rappresentazione.
Mentre nel passato l’artista riusciva a comunicare
attraverso forme definite emozioni, sensazioni, stati d’animo,
ora rappresenta il flusso emozionale stesso che per sua stessa natura
viene espresso tramite forme indefinite, giochi cromatici, simboli
attinti dal proprio mondo interiore.
Per tale motivo si è scelto il titolo “rivelazioni”,
poiché ogni tela rivela uno stato d’animo profondo
rappresentato con un metodo di lavoro immediato, istintivo, intuitivo,
a-razionale.
Se si osservano in senso cronologico i dipinti, si può ricavare
la presenza di un percorso, una sorta di viaggio/esplorazione interiore
di cui i singoli quadri rappresentano/costituiscono delle tappe.
E’ tuttavia necessario e nello stesso momento interessante
rilevare che questo percorso è stato fatto inconsciamente
dall’artista, la sua unica consapevolezza era la determinazione
di superare lo stile precedente per ricercare nuove forme espressive
che permettessero una comunicazione forte, empatica, ad alto impatto
emozionale.
L’artista si è inoltrato in una ricerca/sperimentazione
senza sapere dove sarebbe arrivato e cosa avrebbe
realizzato. Di fronte alla tela bianca ha seguito
l’ispirazione del momento; non ha progettato nessuno dei
quadri realizzati, li ha concepiti nell’attimo stesso in cui li
ha prodotti. E’ come se avesse dipinto ad occhi
chiusi, per rivelare non la realtà esterna, ma quella interiore
che è fuoriuscita seguendo un percorso a-razionale,
intuitivo-emozionale.
Di conseguenza questa modalità di lavoro, questo
“stile” o poetica potrebbe essere definita
“rivelativa”, poiché rivela una dimensione
interiore, il territorio inesplorato della propria anima.
Si possono cogliere “a posteriori” alcune tematiche:
La sfiducia dell’artista nei confronti della razionalità
(rappresentata attraverso quadrati a volte luminosi, a volte ciechi).
La sovrabbondanza della dimensione emotiva, ipersensibilità
rappresentata come flusso di colori molto spesso grondanti di colature.
Il dolore causato dal percepire la solitudine,
l’incomunicabilità, il lutto e la morte come dimensioni
esistenziali.
L’individuazione di vie di fuga, di speranza, di qualcosa di
risolutivo che potrebbe essere la Fede rappresentata nei punti luminosi
che si stagliano dallo sfondo e che talvolta vengono indicati dai
personaggi.
Le “chimere”/illusioni. Momentanei stati di grazia,
serenità, ottimismo. La noia, il non-senso, lo spleen. Il
ricordo. L’eros. La morte/il lutto. Qualche elemento
giocoso/burlesco.
astrattismo visionario
Intervento della gallerista Maria Grimaldi Gallinari in occasione
dell’inaugurazione della mostra pittorica di Massimo Fedele il 14
agosto 2008.
Incontrare l’artista Massimo Fedele e aver avuto quindi
l’opportunità di porre attenzione alle sue opere
recenti è stato per me stimolante e di sincero
interesse. Con questo non voglio togliere
niente alle opere del periodo precedente certamente valide e
significative.
Vorrei precisare comunque che ogni artista autentico sente fortemente
la necessità di sperimentare il nuovo, non solo per essere stato
stimolato dalle svariate tecniche pittoriche, e da tutte quelle
innovazioni di carattere culturale, scoperte scientifiche e biologiche,
dalle problematiche in continuo mutamento dei rapporti sociali, ma
soprattutto penso per il rapporto che si è venuto a creare fra
l’artista e la materia, quasi che la materia, ossia colore,
marmo, ferro, vetroresina, ecc., desideri di esserci, di esprimere
attraverso l’oggetto artistico la sua energia che vive dentro di
lei.
Infatti la diversità tra il design e l’oggetto artistico
è proprio quello che l’oggetto design deve essere di
utilità, deve servire, oppure il bell’oggetto deve
contribuire all’arredamento per rendere il luogo più
confortevole e piacevole, mentre l’oggetto artistico deve solo
comunicare sensazioni non importa se piacevoli o spiacevoli, ma parlare
attraverso la poesia al cuore, all’anima, all’energia
spirituale
dell’uomo.
L’artista, il vero artista, sente tutto questo coscientemente, ma
alle volte solo in modo confuso e contraddittorio, eppure questa cosa
che io chiamo grazia, che vive dentro di lui e che spesso si manifesta
in depressione, in gioia, sofferenza, in una continua e lacerante
insoddisfazione, da’ vita all’opera d’arte.
Infatti in arte non c’è progresso, le opere non si pongono
nel tempo più in alto dell’altro, non si escludono a
vicenda, ma si muovono in un solo complesso, come un organismo che vive.
Per questo non credo che si debba spiegare, confrontare, dare dei
giudizi affrettati e inutili sulle opere recenti di Massimo Fedele, le
sue opere parlano da sole e certamente a ognuno di
voi. Massimo Fedele è come avesse
sentito dentro di lui la necessità di una rottura traumatica col
conforme, con lo schematico, con il già visto, per partire nella
ricerca avventurosa del nuovo, tra le tenebre di potenzialità
inesplorate o da esplorare, che solo l’arte può
illuminare. astrattismo visionario
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