Pizzo Bernina - Normale Italiana, Agosto 1996
(4.050 m - difficoltà PD, ore 5-6 dal Rifugio Marinelli)

Il Bernina è una montagna dal fascino magico. Avvicinandosi per la prima volta a questi posti, ci si accorge che l'austerità e l'isolamento creano l'atmostefa dell'alpinismo di una volta.
Percorso
Percorso
Cartina
Cartina
La mia ascensione al Pizzo Bernina è stato il mio vero battesimo del fuoco: il mio primo quattromila, senza ancora molta esperienza ma con un bell'allenamento nelle gambe. Solo qualche giorno prima, avevo affrontato la salita al Pizzo Scalino, e subito prima un tentativo di percorrere il Sentiero Roma, che però è fallito a causa del brutto tempo.
Compagno di questa grande avventura è stato Michele Comi, giovane guida alpina di Chiesa Valmalenco, che già conoscevo da qualche anno. La sua famiglia gestisce il bel Rifugio Bignami a 2.410 m, sopra il lago di Alpe Gera: se volete un consiglio, se passate in zona andateci, è un posto splendido e veramente accogliente.....solo che da qui, il Bernina è un "pochino" più lontano (almeno un paio d'ore).... All'ultimo minuto si è aggiunto alla cordata Livio, un fotografo professionista: così, i "tre temerari" alle 4.30 circa del 18 agosto prendono il sentiero che risale dal Bignami verso le Bocchette di Caspoggio: inizia l'avventura!
Purtroppo le previsioni meteo non sono dalla nostra, ma decidiamo di partire lo stesso e di raggiungere i ghiacciai....se il tempo regge, faremo un tentativo.
Così, con le frontali accese, percorriamo il pianoro retrostante il rifugio, oltrepassando il ruscello e seguendo il segni triangolari dell'Alta Via... la prima parte di sentiero è pianeggiante, ma ben presto si impenna su un lungo ghiaione che porta, dopo una serie di tornanti, alla base delle Bocchette di Caspoggio, dove si apre un piccolo pianoro. Lasciando la traccia che prosegue per le bocchette, si punta a destra dove, per sfasciumi e terriccio, su una pendenza quasi proibitiva, si guadagna l'intaglio di Bocchetta 3000. Ragazzi, arrivare a Bocchetta 3000 è un mezzo suicidio, il terreno è instabile e quindi si fa parecchia fatica....ma si spunta sopra il ghiaccio di Fellaria Occidentale e davanti si aprono i bastioni dello Zupò e dell'Argent: non ci sono parole!
L'alba da Bocchetta 3000
L'alba da Bocchetta 3000
Il Ghiacciaio di Scerscen Inferiore dal Passo Marinelli
Il Ghiacciaio di Scerscen Inferiore dal Passo Marinelli
Dopo aver impugnato le picozze, pieghiamo verso destra restando molto alti rispetto al piano del ghiacciaio...decidiamo di non legarci e di non mettere i ramponi, la condizione della neve è buona e la zona è esente da crepacci....così saremo un po' più veloci.
Passando sotto a Punta Marinelli, arriviamo al grosso gobbone di ghiaccio di Passo Marinelli Orientale (3.200 m), dove incrociamo la traccia che dal Rifigio Marinelli sale verso i Sassi Rossi per proseguire verso il Giro delle Belleviste.
Poco prima ci vivacizzano la mattinata una colonia di camosci e l'inseguimento di Livio, che con cavalletto e macchina fotografica li ha marcati stretti per una mezzoretta (eh sì, avete capito bene.....lui si può permettere di portare un cavalletto fotografico fino in cima al Bernina.....come faccia, è un mistero!).
Ci leghiamo mentre davanti a noi si apre la valle dello Scerscen e il Ghiacciaio di Scerscen Inferiore, sovrastata da cime stupende, dalla Sella alle Tremoggie. Percorriamo il gobbone in discesa, verso Nord-Ovest,per guadagnare Passo Marinelli Occidentale, poco più in basso, da dove si accede al Ghiacciaio di Scerscen Superiore.... davanti a noi incominciamo a vedere la nostra meta: tra le nuvole appaiono i rifugi Marco e Rosa e dietro di loro il Bernina.
Lo Scerscen Superiore non da grossi problemi: il ghiacciaio è pressochè pianeggiante e la traccia ben marcata e tranquilla. Arrivati sulla verticale dei Rifugi Marco e Rosa, si gira attorno un grande crepaccio (...ugghh...), lasciando alla sinistra la traccia che va verso il Bivacco Paravicini.
Si ritorna sui propri passi per qualche metro, ma dalla parte opposta del crepaccio e, dopo un tratto un po' esposto, si attaccano le roccette, seguendo la corda fissa. Si attraversa la parte bassa della parete da sinistra verso destra, poi le corde fisse puntano più decise verso la verticale e con facile arrampicata si raggiungono i rifugi la Marco e Rosa De Marchi, a 3.600 m....per me era la prima volta così in alto e, vi giuro, pensavo di non farcela, ma di colpo, viste le piccole costruzioni, mi tornano tutte le energie.
Attenzione alle roccette: tecnicamente sono semplici, ma insidiate dalle scariche di sassi, sempre in agguato. Non guasta mai un bel moschettone passato nella corda fissa e d'obbligo, assolutamente, il caschetto....e, mi raccomando, se potete, attaccate al mattino presto!
Le Roccette della Marco e Rosa
Le Roccette della Marco e Rosa e dietro le nuvole il Bernina.
Le Belleviste dalla Marco e Rosa
Le Belleviste dalla Marco e Rosa
Arriviamo alla Marco e Rosa quasi a mezzogiorno (...direte "per fortuna diceva di arrivarci presto", ma noi siamo partiti dal Bignami, non dalla Marinelli....e Livio ha fatto uno sproposito di foto, che volete è il suo lavoro...), quindi breve sosta per mangiare qualcosina e poi via, le ultime due orette per la cima.
Il tempo sembra tenere ancora bene, anche se da lontano arriva qualche nuvolone....
Si risale lo Spallone nevoso, di solito le tracce sono molte in questo tratto ma non ci sono problemi...a parte la gran fatica! Dopo uno scambio di borraccia tra me e Michele degna della grande storia del ciclismo, la traccia diventa unica e punta decisa verso sinistra, prima di fare un tornante ed arrivare in un canalino roccioso. Con facile arrampicata, si superano due gendarmi di una decina di metri e qualche cresta aerea ci porta in cima alla Punta Perrucchetti, la cima italiana (la vetta è completamente in territorio svizzero...). Da qui inizia l'ultima vera emozione della salita: cento metri i attraversata su uan cresta aerea, con strapiombi imponenti su entrambi i lati e, udite udite, larga una quarantina di centimetri.....siete davanti a un "cimelio" dell'alpinismo, chissà quante volte ho sentito parlare di gente che per tenere il compagno caduto si è buttata dalla parte opposta....ed ora capisco il perchè.
Seguo i passi di Michele come la sua ombra, non oso guardarmi in giro.....ma dopo poco, TERRA, come Cristoforo Colombo ho raggiunto la mia meta, ancora qualche roccietta finale e siamo in cima.
Sono quei momenti della vita in cui ti senti grande, hai fatto qualcosa fuori dal normale, ed è una soddisfazione enorme!
Una cosa la devo confessare: in cima sono stravolto, al punto che la sofferenza arriva a non farmi assaporare completamente la gioia enorme che ho in corpo...dimostrazione è la foto di vetta, che non pubblico per rispetto del genere umano.
Ma il bello (...o il brutto...) deve ancora arrivare: mentre mangiucchiamo qualcosina, inizia a cadere qualche fiocco di neve trasportato dal vento, e le nuvole iniziano ad alzarsi.
Velocemente, riguadagnamo la cima italiana (....ancora la cresta...) e sotto una nevicata sempre più copiosa scendiamo i gendarmi e arriviamo alla Marco e Rosa ("arriviamo"....ci picchiamo il muso, visto che mi accorgo di esserci solo quando siamo a pochi metri).
Finalmente al riparo, ci mangiamo qualcosa di caldo (...mi ricordo un bel piattone di ravioli ma non il loro sapore: che me li sia divorati??? Noooooo....). Fuori nevica, ma da un piccolo spiraglio tra le nuvole appare qualche raggio di sole. In fretta ci prepariamo per la discesa: riusciamo così a discendere il primo tratto di corde fisse senza neve, ma a metà ricominci a nevicare, tanto che arrivati in fondo alle roccette abbiamo un centimetro di neve sullo zaino....ma ormai siamo in sicurezza, ci aspetta solo un lunghissimo ed estenuante ritorno sotto la neve prima e la pioggia poi, quasi fino a Bocchetta 3000.
Pizzo Bernina dallo spallone...sulla sinistra, la cresta
Pizzo Bernina dallo spallone...sulla sinistra, la cresta aerea che porta alla cima.
Michele...Signori, un grande!
Michele...Signori, un grande!
Dal pianoro sotto le Bocchette di Caspoggio, i miei compagni mi distanziano: ormai la meta è vicina, non ci sono pericoli e io....beh, ricordo che dalla stanchezza ho guadato i ruscelli senza tanti problemi di bagnarmi i piedini (...di per se già completamente zuppi). All'arrivo al rifugio, il papà di Michele, Peppino, mi aspetta con un "Allora come è andata"" La risposta poteva essere solo "Ma in che pianeta sono???? ".Avevo appena salito il Bernina dal Bignami, in giornata, senza l'uso dei ramponi (mi raccomando, voi calzateli, noi avevamo delle condizioni splendide, difficili da ritrovare) e con una discesa un po' travagliata.

Dopo l'esperienza al Bernina mi sono deciso ad andare in montagna con molta più continuità, ho cominciato ad arrampicare....mi ha aperto veramente un mondo nuovo, ma non per questo meno mio!
Il Bernina è un'ascensione non banale ma alla portata di qualsiasi buon alpinista. E' però veramente magica, di grande soddisfazione. Consigliata vivamente, io di sicuro ci torno....presto!