StarNavigator Astronomical Observatory
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L’Idea e le Premesse
Da molti anni nella mia mente alberga il pensiero di possedere un osservatorio astronomico; dapprima avendo esigenze di spostarmi verso luoghi dai cieli bui e limpidi, acquistai un camper (AlmadaVs su FordTransit) a questo scopo che risultò utile anche per partecipare ai vari StarParty come il mitico StarParty sul Monte Amiata insieme a Marco Fazzoli L’esperienza maturata mi suggerì di prendere un camper più performate e con meccanica più affidabile (Fiat-Ducato) così presi un MobilVetta Luna, che però aveva un gavone troppo piccolo, cambiai ancora e scelsi cosi l’attuale Rimor 727TC che rappresenta lo stato dell’arte sia come performance (Meccanica Mercedes da 156CV) che di capienza (Un gavone che tiene tranquillamente una moto grande da entraci quasi in piedi), insomma, un ottimo punto di appoggio sia come trasporto attrezzatura sia come riparo in alta montagna per le osservazioni, dotato di pannelli solari ed ottima autonomia. Attualmente lo uso per recarmi ai vari StarParty annuali come quello di Ostellato (FE) dove trovo colleghi ed amici astrofili con cui scambiare esperienze ed opinioni.
Col trascorrere del tempo i miei impegni per le osservazioni fuori casa divennero un lusso che potevo permettermi in poche occasioni durante l’anno; la postazione fissa assumeva il contorno di una vera esigenza se volevo continuare la passione per l’astrofotografia. Come immaginate la famiglia richiede sempre molta attenzione e disponibilità per cui l’astronomia e l’astrofotografia sono relegate ad un fattore secondario e spesso casuale, … infatti trovare una serata libera da impegni famigliari, con un bel seeing e non essere stanco morto è una pura circostanza fortuita; pertanto quelle poche serate, dedicate a questa passione sono veramente sospirate e se mi permettere anche molto sofferte ed agognate. Costruire un osservatorio divenne quindi una naturale esigenza per poter sfruttare al meglio l’attrezzatura, il proprio tempo ed il seeing; oltretutto la cosa doveva inoltre consentirmi finalmente di stare al riparo dal freddo e dall’umido di conseguenza essere completamento “pilotabile” da remoto. A questo scopo è da qualche anno che mi documento proprio per capire come altri abbiano affrontato il problema, mi restava quindi da definire un progetto che fosse in accordo con i seguenti punti: 1) Costruire un Osservatorio in accordo con il piano regolatore (che non permette “cupole”) 2) Definire gli ambiti e le esigenze famigliari di realizzare qualcosa che non fosse troppo ingombrante per il mio piccolo giardino e che contemporaneamente fosse carino da vedere 3) Definire una progetto che avesse un costo di realizzazione abbordabile ai miei risparmi senza intaccare il budget famigliare. Dopo aver fatto tutti i calcoli, avuto il parere favorevole del comune e soprattutto il benestare della famiglia dal punto di vista estetico e finanziario, decisi di realizzare finalmente il mio Osservatorio, che si differenzia dal progetto classico per alcune varianti che ritengo assai interessanti e che andrò a spiegarvi di seguito dopo una breve introduzione |
StarNavigator
Astronomical Observatory |
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La Soluzione “Alternativa”
Esistono molte metodiche di costruzione di un osservatorio, le principali si possono suddividere a grandissime linee in due, quelle con la “cupola” e quelle a tetto scorrevole o rotante su perno. Entrambe hanno lati positivi e negativi, che facilitano l’osservazione “stabile”; ma come già premesso dovevo sottostare al piano regolatore che non prevede “cupole” e contemporaneamente rendere la cosa accettabile anche dal punto di vista dei costi e dell’impatto sul piccolo giardino di casa. Scelsi la soluzione a tetto scorrevole di facile realizzazione, ma il classico progetto usato da molti non era accettabile nel mio caso, in quanto la struttura formata dai travetti che sostengono il tetto quando l’osservatorio si trova in posizione aperta, avrebbe letteralmente invaso il giardino riducendone lo spazio e sfigurando in un contesto estetico. Pertanto ideai una soluzione “Alternativa” dove gli stessi travetti avrebbero sostenuto il peso del tetto scorrendo insieme al tetto stesso su dei binari semplicemente appoggiati al terreno e quindi amovibili ad osservazione conclusa in pochi istanti. Questa soluzione oltre ad indubbi vantaggi estetici e di ingombro doveva essere solida, in grado di sostenere il peso di un eventuale abbondante nevicata, e resistente al vento almeno un vento moderato in quanto purtroppo dalle mie parti qualche anno addietro una tromba d’aria ha addirittura demolito una chiesa e scoperchiato parecchi tetti di garage in lamiera. Nelle foto a fianco, si può vedere, l’osservatorio, nelle due posizioni di chiusura ed apertura; si possono notare i binari dove scorrono i travetti di sostegno che sono amovibili a fine osservazione, lasciando libero il prato e garantendo fluidità, solidità e scorrevolezza. In una delle foto si può vedere il piccolo SkyWatcher 80 ED PRO APO montato sulla colonna con la EQ6, che uso normalmente per foto ad ampio campo, mentre per il profondo cielo prediligo un MEADE LXD55 da 10” seguito poi per uso planetario dal Celestron C11. Link-Attrezzatura.htm
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La Base
Per la base è stata individuata un una zona del giardino ove fosse possibile montare il tutto cercando di avere quanto più cielo libero possibile. Inizialmente usai delle semplici piastre in ghiaino lavato su un terreno reso quanto più pianeggiante possibile. Poi però per le mie esigenze e per la stessa colonna adottai una piccola colata di cemento che mi garantisse molta più stabilità e solidità. Insieme al carissimo collega Aron Lazzaro, spostammo il caminetto già presente, per far posto alla base dell’osservatorio, smontandolo letteralmente pezzo per pezzo e ricostruendolo a tempo di record; tanto che in 24 ore èra già nella nuova posizione, ridipinto a nuovo con l’aiuto del mio figlioletto Michael che con il pennello e molto impegno ottenne una soddisfazione enorme ad aiutare il papà, tanto da convincermi a ridipingere tutta la mura perimetrale esternamente ed internamente scrostando muschio ed intonaco con una bravura e costanza incredibile per un bimbo di quattro anni e mezzo (non tacciatemi di sfruttamento minorile, per lui fu un bellissimo gioco ed un onore aiutare papà in questi lavori da grandi …. Non chiedetemi poi come era ridotto dopo un paio d’ore, ci voleva di più a ripulirlo che non a fare da soli, ma questo è anche il bello di essere un papà). |
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La Realizzazione
Effettuata la Base occorreva trovare una buona ditta che mi portasse a casa una casetta prefabbricata di ottima qualità, e che mi realizzasse alcune modifiche alla struttura del tetto oltre che darmi del materiale grezzo per realizzare tutti i travetti, i binari ed i sostegni. Quindi i vari “BricoCenter” visitati nonostante i prezzi appetibili non erano in grado di fare tutto ciò, e dovetti girare alla ricerca di una ditta valida vagliando addirittura tre province (PD,RO,FE). Alla fine ottenni ciò che volevo, a scapito del prezzo finale che salì non di poco rispetto al previsto. La casetta in ordine misurava 2.60mt (L) x 2mt (P) x 2.50mt (A), pareti in abete seccato ed impregnato in autoclave, dello spessore minimo di 320 millimetri, con struttura auto-portante, pavimento galleggiante e capriate del tetto auto-sostenenti. Dall’ordine alla consegna passarono due mesi e mezzo circa a causa delle ferie estive, ed ai primi di settembre 2006 consegnarono il materiale grezzo, in 3 mezze giornate venne montata la struttura delle pareti e realizzato in Ditta la struttura che doveva rendere il tetto un unico blocco solido. Portarono in camion il solo tetto già montato in blocco calandolo con maestria sopra la struttura tramite una piccola gru, insieme al materiale grezzo (travetti) che mi occorrevano per i sostegni. Poi in una sola giornata detti l’impregnate color “Tek” su tutta la struttura grezza esterna e nel giro di pochi giorni arrivò anche il materiale per gli scorrevoli richiesto direttamente alla Ditta Comunello, l’unica che costruisse tutto il materiale e che mi fornì a suo tempo dei cataloghi e delle specifiche tecniche che mi servirono per i calcoli statici e dinamici oltre che di tenuta. (Allego lista materiale ed i codici d’ordine) LINK-Comunello Con l’aiuto prezioso di mio padre Renzo e di mio cognato
Alberto le parti più importanti vennero tagliate, forate ed installate,
mentre nei giorni successivi grazie anche ai consigli di Aron Lazzaro,
realizzai tutta la struttura portante dei travetti gli attacchi regolabili
delle ruote, dei fine-corsa e di chiusura e fissaggio del tetto.
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Materiale Ordinato della Ditta Comunello LINK-Comunello
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La Colonna
La colonna invece fù un parto difficile, in quanto dapprima pensai ad una colonna in cemento, poi la realizzai metallica da 113 cm direttamente fissata al cemento tramite viti, del diametro di 9 cm ed avente nelle estremità due flange da 20 cm dello spessore di 2 cm già forate, pronte per la messa in bolla. Purtroppo dopo averla realizzata e montata mi resi subito conto che era troppo sottodimensionata ed vari colpetti assestati tendevano a produrre vibrazioni per 4-5 secondi. Decisi così di ricorrere al progetto iniziale che prevedeva alcuni tubi in PVC di recupero da lavori stradali di diametri vari, da 40 cm fino a 20 cm di lunghezze diverse. Decisi quindi cercando di calcolare gli smorzamenti dovuti a materiali diversi di realizzare una cosa un po’ strana cercando di recuperare anche la colonna metallica già realizzata. Alla fine una unica struttura in cemento armato e calcestruzzo formavano la colonna suddivisa in una base da 30 cm di diametro colata nel terreno tramite un tubo in PVC che fuoriusciva di 60 cm di altezza, che conteneva al suo interno in maniera concentrica un altro tubo in PVC da 25 cm di diametro che partiva 10 centimentri dentro la sommità di quello da 30 di diametro, che a sua volta conteneva la colonna metallica da 9 cm a sua volta riempita di cemento, colando anche l’intera flangia inferiore nella struttura facendo spuntare a mo di “prigionieri” le 4 barre filettate da 16 mm da fissare con l’ultima flangia. (Per semplicità date un occhiata al Disegno ed alle foto). PDF-Disegno-Colonna Disegno-Flangia-EQ6 |
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L’Impianto Elettrico
L’Impianto
elettrico richiese uno scavo per portare una guaina contenente un cavo di
opportuna sezione (3 x 2.5) ed una buona dose di muscoli per tagliare un
pezzo di marciapiede e far passare la guaina interrandola. La soluzione adottata fu di un quadretto a norma che
possedesse un differenziale seguito da 2 magnetotermici e due spie, che di
fatto costituiscono due linee, una di forza a cui attaccare le luci e le
prese di utenze base, l’altra invece direttamente collegata ad un UPS (Gruppo
di Continuità Assoluta da 1200 Volts/Ampere) che alimenti tutte le utenze
“Astronomiche” dell’Osservatorio (Portatile, CCD, WebCam, Montatura, Sistema
Anticondensa, HUB-USB HUB-Ethernet,
Focheggiatore, controller vari ecc.ecc.).
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Il Controllo Remoto
Questa
parte è quella che da molti anni ha occupato di più i miei pensieri, infatti
fin dalle prime realizzazioni delle mie centraline elettroniche (I vari
StarNavigator e FocusNavigator), lo scopo era quello di rendere possibile il
pilotaggio da remoto di tutta l’attrezzatura astronomica, quindi apertura
sessione osservativa, accensione, spegnimento automatici, unparking,
puntamento e sincronizzazione, ripresa, scarico sequenza di immagini,
pre-elaborazione, produzione di supporto di backup per post-elaborazione
selettiva, distribuzione dati via Ethernet e Wireless su computer per
post-elaborazione, parking del telescopio chiusura sessione osservativa,
controlli ambientali automatici, visualizzazione stato osservatorio tramite
sensori e webcam ecc.ecc. Capite
quanto lavoro ho dovuto affrontare e quante cose bisogna controllare, ma
questa è la parte che più mi è piaciuta in quanto ho potuto sbizzarrirmi con
le mie conoscenze di elettronica e di programmazione dei MicroControllori
oltre che lavorative in quanto mi occupo per lavoro di reti di trasmissione
dati con annessi e connessi. |
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L’Inizio e la Fine delle Osservazioni
Finalmente
dopo anni il SetUp e l’UnSetUp di ogni serata osservativa, non mi portavano
via le solite 2-3 ore regalandomi il solito mal di schiena, sonno arretrato, freddo
e perdita di tempo enorme magari per sole poche riprese di qualche decina di
minuti. Ma si
sa, questo fa parte della vita di ogni Astrofilo J |
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Il Nome
Il nome
è stata una cosa strana, infatti ho addirittura chiesto consiglio agli utenti
delle mailing list che modero, cercando da loro un indicazione, le basi
erano: 1)
Nome di un Astronomo Famoso 2)
Nome di Stella,
Costellazione, od altro oggetto Astronomico 3)
Nome del Luogo di
Osservazione 4)
Nome di Sponsor 5)
Nome di Fantasia Molti suggerimenti
mi sono arrivati e stavo per scegliere il nome di un caro astrofilo scomparso
recentemente, ma sono stato dissuaso da alcuni amici che mi hanno detto
semplicemente di usare il nome che avevo già usato in precedenza per le mie
realizzazioni elettroniche cioè “StarNavigator”, in quanto cosa più di un
osservatorio serve per navigar fra stelle ???? Potevo
dargli torno o rinnegare il nome delle mie precedenti creazioni ??? Ed ecco
nato lo StarNavigator Astronomical Observatory, un nome un po’ troppo
altisonante per i miei gusti, ma giudicato da molti adatto allo scopo. |
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Le Meridiane dell’Osservatorio
Questa è una passione ereditata la Lorenzino Corrà, mio
carissimo amico Astrofilo e responsabile della zona di Rovigo per i quadranti
solari, allego i disegni delle meridiane che presto adorneranno l’esterno
dell’osservatorio.
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Ecco le mie creazioni ringrazio l’autore del programma ShadwPro per l’ottimo programma messo a disposizione gratuitamente. Meridiana Verticale Meridionale Il tutto è stato realizzato tramite il programma SHADOW-PRO, creato da François Blateyron LINK: SHADOW-PRO |
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L’Inaugurazione e la Prima Luce
Una vera
e propria inaugurazione non l’ho ancora fatta, in quanto il SetUp operativo
di tutta l’attrezzatura non è ancora completato, alcune riprese di comete e
lunari sono state fatte, ma attendo serate migliori che mi permettano di sbizzarrirmi
sul profondo cielo, la mia vera passione. Ecco un
paio di esempi: M1 La Crab Nebula 500 secondi di
esposizione in HiresSelfGuide M27 La
Nebulosa Planetaria Dumbel Nebula 1200 Secondi di esposizione in
HiresSelfGuide. Elaborazione
con sottrazione del Darkframe, maschera sfuocata e sintesi colore. |
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Ringraziamenti
In
primis a Mia Moglie Debora, a mio Figlio Michael, a mio Padre Renzo, a mio cognato
Alberto, al mio carissimo amico Aron Lazzaro senza il quale avrei commesso
parecchie baggianate, e che mi ha dato una mano anche per i lavori di forza
bruta e pesanti nel vero senso della parola. A tutti
gli utenti che mi hanno scritto ed agli utenti della lista Italian Dome
Makers, che ho l’onore di moderare insieme a Cristiano Tenerani. Ed a
tutti i sostenitori che in tutti questi anni mi hanno dato consigli e che non
hanno smesso mai di aiutarmi fra cui il mitico Corrado Pidò e gli amici
dell’APAN. |
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