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E’ valoroso il pino che non cambia il suo colore sotto il peso della neve. Anche tu, o mio popolo, devi restare simile a lui. (Hiro Hito, imperatore)
Viva tutti i soldati sconfitti/ e tutti gli eroi schiacciati/ dal nemico nella battaglia perduta./ Perché la sconfitta/ non può togliere la gloria. (Walt Whitman)
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La guerra civile in Garfagnana: le forze
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Mario Pellegrinetti
APPUNTI PER UNA STORIA DELLA GUERRA CIVILE IN GARFAGNANA 1943-1945 Editrice Maria Pacini
Fazzi LUCCA , è esaurito. Esso, però, è reperibile
nei seguenti siti: http://digilander.libero.it/mariopellegrinetti ,
http://digilander.libero.it/guerra_in_garfagnana
e www.italia-rsi.org Narra le vicende degli anni 1943-1945
quando in Garfagnana, oltre al fronte di guerra,
infuriò anche la guerra civile. Il libro è citato da Giampaolo Pansa, che ne riporta ampi stralci, nel capitolo
dedicato alla Garfagnana del suo I vinti non dimenticano edito da Rizzoli.
La morte dei fascisti
Notizie sul sito e Bibliografia
Sommario storico
La Repubblica Sociale Italiana, che visse dal settembre 1943 all’aprile 1945 non fu, come l’antifascismo tentò di accreditare, una “repubblichina” senza o con poca autonomia, senza o con poco peso nelle vicende storiche di quel periodo, senza o con scarsa organizzazione dello Stato.
Essa fu, invece, uno Stato perfettamente organizzato: ebbe una organizzazione burocratica completa ed efficiente, la funzione legislativa produsse leggi importantissime, specie in campo sociale, tutti i Ministeri (difesa, interni, finanze, istruzione, lavori pubblici….) lavorarono a pieno ritmo, ebbe un esercito efficiente, costituito in gran parte da giovani volontari entusiasti e determinati, che seppe difendere con valore il territorio della Repubblica a fianco dell’alleato germanico, resistendo efficacemente all’offensiva anglo-americana, sulla “linea gotica”, per sei lunghi mesi. Ebbe anche una diplomazia attiva ed efficiente, che curò attivamente i rapporti con gli Stati alleati o che, comunque, avevano riconosciuto la R.S.I. : Germania, Giappone, Spagna e altri. Il riconoscimento di uno Stato da parte anche di un solo altro Stato sovrano è sufficiente a legittimare la sovranità di quello Stato sul territorio controllato e sulla popolazione che vi risiede. E’ il caso della R.S.I. che, come tutti gli Stati sovrani, aveva il totale controllo del suo territorio sul quale, attraverso i suoi Ministeri, organizzava tutti i servizi necessari.
D’altra parte lo stesso Tribunale Supremo Militare dell’attuale Repubblica Italiana cui erano ricorsi alcuni ufficiali della Legione “Tagliamento” che erano stati condannati dal Tribunale Militare di Milano, con sentenza n. 747 del 26 aprile 1954, afferma con chiarezza e con alto senso giuridico e storico la caratteristica di Stato sovrano, sia pure “di fatto” della Repubblica Sociale Italiana.
Durante il periodo della R.S.I.
furono perfino istituiti due Ordini Cavallereschi
di Stato.
Neppure l’industria
cinematografica fu trascurata. Gli studi di Cinecittà, devastata dai
bombardamenti anglo-americani, furono trasferiti a Venezia e l’attività
continuò per tutto il tempo della R.S.I.
Questo sito si propone di illuminare tutti
coloro che nutrono interessi storici, soprattutto i giovani, circa la realtà
obiettiva di quegli eventi che la vulgata antifascista ha deformato gravemente,
allo scopo di demonizzare coloro che aderirono alla R.S.I. ed esaltare la
Resistenza e gli antifascisti.
Per approfondire i vari aspetti si utilizzino
i collegamenti evidenziati in questa pagina.
Prima di passare agli approfondimenti, però, sarà opportuno richiamare
sinteticamente gli avvenimenti significativi di quel periodo.
1943-1945: Anni cruciali
0 ) Premessa (la 2°
Guerra Mondiale)
2 ) L’attacco al
territorio nazionale
3 ) Il 25
luglio e l’arresto di Mussolini
4 ) Il governo
Badoglio e l’8 settembre
5 ) La
liberazione di Mussolini. Il Fascismo risorge.
6 ) Il nuovo
Governo repubblicano
7 ) Il nuovo
esercito della Repubblica
8 ) Il
Tribunale Speciale Straordinario
9 ) Il
difficile funzionamento del nuovo Stato
11) Mussolini a Milano: il discorso del “Lirico”
15) Appendice: Il trattato di pace
Il 14 maggio
1943 la radio annunciava: “Ogni resistenza è cessata in Tunisia per ordine del Duce”.
Questo significava che l’ultimo lembo d’Africa era stato perduto dalle forze
dell’Asse. Il Gen. Messe, infatti, si era arreso dopo un’ultima disperata
resistenza contro le armate anglo-americane che assalivano le nostre truppe
dalla Libia e dall’Algeria. Le sorti della guerra volgono al peggio. Ora è il
territorio italiano esposto agli attacchi nemici.
L’ 11 giugno
1943 si arrende Pantelleria, e il 12 Lampedusa, rimaste senza rifornimenti.
E nella notte
fra il 9 e il 10 luglio 1943 scatta l’”Operazione Husky” : le armate quinta
americana agli ordini del Gen. Patton (66000 uomini) e ottava inglese agli
ordini del Gen. Montgomery (100000 uomini) sbarcano nella Sicilia sud-orientale
sopraffacendo le nostre difese.
Il 17 il Generale Alexander assume la carica
di governatore delle terre occupate.
Il 22 cade Palermo. La Sicilia è ormai
perduta. La popolazione, messa alla fame, si lamenta con scritte sui monumenti
(“ cu Mussolino ogni casa un mulino, cull’americani ni pasta ni pani”).
(La notizia
che tutti i siciliani avrebbero accolto con gioia gli
anglo-americani acclamandoli è sicuramente non vera. Infatti un po’ in tutto il
sud si ebbe una vera e propria resistenza fascista.)
Questo è lo
sconfortante quadro della situazione militare, che incide pesantemente sul
morale della popolazione e dell’esercito, e crea diffuse inquietudini a livello
politico, anche all’interno del Fascismo.
Il 19 luglio
1943 a Feltre avviene un incontro fra Mussolini e Hitler, durante il quale
Hitler accusa pesantemente l’esercito italiano di scarsa combattività.
A rendere più
angosciosa la situazione Mussolini riceve, durante l’incontro, la notizia del
bombardamento di Roma.
La situazione
politica è tesa. Diversi uomini politici, anche fascisti, hanno contatti col re
Vittorio Emanuele III e lo sollecitano ad assumersi personalmente il comando
dell’esercito e la responsabilità della conduzione della guerra. Il re
tentenna.
E alcuni
uomini politici fascisti, fra cui Grandi, chiedono la convocazione del Gran Consiglio del Fascismo. E il Segretario
Nazionale Carlo Scorza, d’accordo con Mussolini, lo convoca per il 24 luglio
alle ore 17.
Dopo la relazione di Mussolini e alcuni
interventi, prende la parola Grandi per illustrare il
suo ordine del giorno che propone, in estrema sintesi, di mettere la
situazione nelle mani del re. Mussolini avverte che l’approvazione di quell’
O.d.G. metterebbe in crisi il regime e propone di rinviare la discussione, data
anche l’ora ormai tarda. Ma Grandi e altri chiedono di andare avanti. Sono
ormai passate le ore 2 del 25 luglio allorchè si
passa alla votazione degli O.d.G. Quello di Grandi viene approvato con 19 sì, 7
no e 1 astenuto (Giacomo Suardo) Farinacci, il 28°
membro, vota il proprio O.d.G. Sono le ore 2,40 del 25 luglio 1943. Alle ore
3,30 Grandi incontra Acquarone, ministro della real casa e lo informa dell’accaduto.
La mattina del 25 trascorre senza che nulla
accada. Mussolini si reca a Palazzo Venezia come di consueto e sbriga le cose
correnti. Però chiede al re di anticipare alle ore 17 di quello stesso giorno,
domenica, la consueta udienza settimanale del lunedì.
E alle 17 va dal Re. Non si sa molto del
colloquio, nel quale il re comunica a Mussolini
che lo sostituirà con Badoglio. Il colloquio, però, si conclude con una
cordiale stretta di mano. Certo Mussolini non poteva immaginare che, uscito
dalla sala dell’udienza, avrebbe trovato i
carabinieri incaricati di arrestarlo.
Portato dapprima nella caserma della Legione
Allievi Carabinieri di Via Legnano a Roma-Prati dove
rimarrà tre notti, verrà poi, il 28 luglio, imbarcato a Gaeta sulla corvetta Persefone e trasferito prima a Ventotene
poi a Ponza, ove giungerà alle ore 13. Da qui, nella notte fra il 6 e il 7
agosto, con la corvetta Pantera verrà condotto alla Maddalena nella Villa
Weber, ove rimarrà fino al 28 agosto. In quella data con un idrovolante verrà
condotto a Vigna di Valle sul lago di Bracciano e, da qui, ad Assergi, nei pressi della funivia per il Gran Sasso. E
nella Villetta del Gran Sasso, all’inizio della funivia, rimarrà fino al 3
settembre. Finchè verrà condotto a Campo Imperatore
sul Gran Sasso e qui tenuto prigioniero nella camera 201 di quell’albergo.
Il re affida
l’incarico di formare il nuovo governo al Generale Pietro Badoglio che annuncia
subito che la guerra continua a fianco dell’alleato germanico e vieta qualsiasi
manifestazione. In un articolo su “La Nazione” del 4.9.05 pag. 24 Sergio Zavoli
ricorda gli ordini drastici impartiti ai militari chiusi nelle caserme: “”1)
Muovendo contro gruppi di individui che perturbino l’ordine e non si attengano
a prescrizioni di autorità militari, si proceda in formazione di combattimento
e si apra il fuoco a distanza anche con mortai e artiglieria; senza preavviso
di sorta, come se si procedesse contro truppe nemiche. 2) Non è ammesso il tiro
in aria. Si tira sempre a colpire. Come in combattimento. 3) I caporioni e gli
istigatori di disordini, riconosciuti come tali, siano senz’altro fucilati se
presi sul fatto. 4) Il militare che, impegnato in servizio di ordine pubblico,
compia il minimo gesto di solidarietà con perturbatori dell’ordine, o si
ribelli, o non obbedisca agli ordini, o vilipenda superiori o istiuzioni, venga anch’esso, immediatamente, passato per le
armi.”” E questi ordini non furono senza
effetto. Dice sempre Sergio Zavoli: “” Delle stragi consumate in Italia nei
famosi “quarantacinque giorni” si è parlato ben poco; ma furono molte, e la
censura cercò di nasconderle: Nove operai uccisi alle “Reggiane”, 23 morti e 70
feriti a Bari…., altri morti a Torino, a
Castellammare di Stabia e così via, qua e là per il
Paese. “” Senza dimenticare la vile uccisione di Ettore Muti da parte dei
carabinieri, per ordine di Badoglio. In realtà egli avvia da subito contatti
con gli anglo-americani per trattare le condizioni di un armistizio. Le
trattative proseguono ma gli alleati anglo-americani vogliono la resa senza
condizioni.
E il 3 settembre 1943 a Cassibile,
presso Siracusa, il Gen. Castellano firma l’armistizio.
Lo stesso giorno gli alleati sbarcano in Calabria e cominciano a risalire la
penisola. Badoglio e il re, che temono le reazioni della Germania, cui fino
all’ultimo si è giurata amicizia e rispetto del patto di alleanza, vorrebbero
ritardare l’annuncio dell’armistizio (intanto, ad armistizio già firmato, i
bombardieri americani continuano a seminare morte in Italia), ma la radio
americana, alle ore 17,45 dell’8 settembre diffonde la notizia. E due ore dopo
anche Badoglio è costretto a dare l’annuncio. Alle 19,45 di quel mercoledì 8
settembre la sua voce registrata scandiva alla radio : “Il governo italiano,
riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante
potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure
alla Nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in
capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta.
Conseguentemente ogni atto di ostilità contro le forze angloamericane deve
cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad
eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza.”
Subito dopo fugge con il re, la sua famiglia e
alcuni generali. Nelle prime ore del 10 a Ortona si imbarcano in 57 sulla
corvetta Baionetta e dopo poche ore sono a Brindisi, in territorio già
occupato dagli ex-nemici.
L’esercito italiano, lasciato senza ordini, si disperde, la flotta, ancora in piena efficienza, vergognosamente va a Malta a consegnarsi agli inglesi. Molti italiani sono indignati e non riescono ad accettare la resa ignominiosa. Il comandante Fecia di Cossato, eroico sommergibilista atlantico, non reggerà alla vergogna e il 27 agosto 1944 a Napoli si toglierà la vita lasciando scritto alla madre “” siamo stati indegnamente traditi e ci troviamo ad avere commesso un gesto ignobile…”” Lo stesso Eisenhower nel suo “Diario di guerra” pare abbia scritto: “”…la resa dell’Italia fu uno sporco affare. Tutte le nazioni elencano nella loro storia guerre vinte e guerre perse, ma l’Italia è la sola ad aver perduto questa guerra con disonore, salvato solo in parte dal sacrificio dei combattenti della R.S.I….””.
In effetti quando all’armistizio “corto” firmato il 3 settembre e che constava di soli 12 articoli e contemplava soltanto la cessazione delle attività militari, seguì l’armistizio “lungo” firmato da Badoglio a Malta sulla nave “Nelson” il 29 settembre (erano presenti Badoglio, Ambrosio, Roatta, Sandalli, De Courten per il regno del Sud ed Eisenhower, Cunningham e altri per gli alleati), ci si rese conto della eccezionale durezza delle condizioni: Il nuovo testo, composto da 44 minuziosi articoli, stabiliva che al governo italiano veniva tolta, praticamente, ogni potestà. Tutto, assolutamente tutto, doveva passare sotto il controllo degli anglo-americani, che imposero, addirittura, delle modifiche legislative. In pratica l’Italia del sud perdeva ogni sovranità. (1)
E i tedeschi,
che, dopo l’arresto di Mussolini avevano fatto affluire numerose truppe,
catturano e deportano in Germania molti sbandati. Regna il caos. Modesti
tentativi di resistenza ai tedeschi si hanno a Roma ma cessano subito. Il 10
settembre il Gen. Carboni si arrende ai tedeschi.
Il 13 ottobre Badoglio, contraddicendo
clamorosamente la sua dichiarata volontà di voler ottenere la pace, dichiara
guerra ai tedeschi.
NOTA:
1) Ogni legge
e ogni decisione del governo italiano del sud doveva necessariamente passare al
vaglio del Governo Militare alleato il quale, valutata l’opportunità di farlo,
ne ordinava l’esecuzione. A titolo di esempio: Il 18
ottobre 1944 sulla Gazzetta Ufficiale del Regno n. 70 veniva pubblicato il Decreto Luogotenenziale
5 ottobre 1944, n. 249 “Assetto della legislazione nei territori liberati” (col
quale venivano dichiarati “privi di efficacia” le leggi e gli atti della
R.S.I.). Ebbene: Tale decreto entrò in vigore soltanto il 26 ottobre 1944,
allorché la sua entrata in vigore fu ordinata dal Governo
Militare alleato. Fra le DISPOSIZIONI E COMUNICATI DEL GOVERNO MILITARE
ALLEATO, infatti, comparve quel giorno la disposizione seguente: “”Io,
Brigadiere Generale G.R. Upjohn,
Sottocapo di Stato Maggiore della Commissione Alleata di Controllo, con la
presente ordino che i decreti contenuti nel n. 70 del 18 ottobre
1944 della Gazzetta Ufficiale entrino in vigore ed abbiano piena forza
ed effetto di legge in ogni provincia del territorio soggetto al Governo Militare
Alleato a partire dalla data in cui il Prefetto di tale Provincia riceverà
dalla Commissione Alleata di Controllo una copia del presente numero della Gazzetta
Ufficiale. E’ escluso dalla presente ordinanza il decreto sottoindicato, il quale viene pubblicato nel detto
territorio a solo titolo informativo.
In data 26 ottobre 1944 Firmato: G.R.UPJOHN
Brigadiere Generale Sottocapo di Stato Maggiore della Commissione Alleata di
Controllo.
Il 12
settembre un audace commando di SS atterra con degli alianti a Campo Imperatore
e libera il Duce. Il comportamento del
Gen. Fernando Soleti e dei carabinieri di guardia
evita il conflitto e ogni spargimento di sangue. Una “Cicogna”, piccolo
apparecchio da ricognizione, lo conduce a Roma da dove, su un aereo militare,
raggiunge Monaco di Baviera.
Alcune fonti ritengono che Mussolini, stanco e
sfiduciato, avrebbe considerato anche la possibilità di ritirarsi, ma avrebbe
poi accettato, su insistenza di Hitler, di creare il nuovo stato per evitare
all’Italia le probabili rappresaglie dei tedeschi, furiosi per il vile
tradimento.
Fatto sta che
il 15 settembre 1943 Mussolini emette e comunica via radio 5 Ordini del Giorno:
1)
Ai fedeli camerati di tutta
Italia. Da oggi, 15 settembre 1943, assumo di nuovo la suprema direzione del
Fascismo in Italia.
2)
Nomino Alessandro Pavolini alla carica provvisoria di segretario del Partito
Nazionale Fascista, che da oggi si chiamerà Partito Fascista Repubblicano.
3)
Ordino che tutte le autorità
militari politiche amministrative e scolastiche, nonché tutte quelle che
vennero esonerate dalle loro funzioni da parte del Governo della capitolazione,
riprendano immediatamente i loro posti e i loro uffici.
4)
Ordino l’immediato ripristino di
tutte le istituzioni del Partito con i seguenti compiti: a) di appoggiare
efficacemente e cameratescamente l’Esercito germanico che si batte sul
territorio contro il comune nemico; b) di dare al popolo l’immediata effettiva
assistenza morale e materiale; c) di riesaminare la posizione dei membri del
Partito in rapporto al loro contegno di fronte al colpo di stato della
capitolazione e del disonore, punendo esemplarmente i vili traditori.
5)
Ordino la ricostruzione di tutti
i reparti e le formazioni speciali della Milizia Volontaria per la Sicurezza
dello Stato.
Il
16 settembre, poi, detta l’O.d.G. n. 6:
6)
“Completando gli ordini del giorno precedenti ho incaricato il Luogotenente
Generale Renato Ricci del comando in capo della M.V.S.N.”
E,
il 17 settembre detta l’O.d.G. n. 7 :
7)
“Il P.F.R. libera gli ufficiali delle forze armate
dal giuramento prestato al Re, il quale, capitolando alle condizioni ben note e
abbandonando il suo posto, ha consegnato la nazione al nemico e l’ha trascinata
nella vergogna e nella miseria”.
Il
18 settembre Mussolini parla da
Radio Monaco, e gli italiani possono riudire la voce ben nota (anche se la
qualità dell’ascolto è pessima). Egli, dopo aver sottolineato la bassezza del
tradimento di Casa Savoia, che con la sua fuga ha perso ogni diritto di
regnare, richiama le tradizioni repubblicane italiane e Giuseppe Mazzini e
riafferma la volontà di costituire un nuovo Stato Repubblicano che sarà
“nazionale e sociale nel senso più lato della parola; sarà cioè fascista nel
senso delle nostre origini.” Tale stato
ricostituirà un proprio esercito e riprenderà la lotta a fianco dell’ alleato
germanico.
I fascisti, che fin dal 9 settembre avevano riaperto molte sedi, si riorganizzarono rapidamente. Il 1 marzo 1944 Pavolini, in una relazione a Mussolini, comunicherà che “sono stati ricostituiti 1072 Fasci con 487.000 iscritti”. Roma ne contò 35.000, Milano 20.000, Ferrara, dopo la morte di Ghisellini, 14.000.
Il 22 febbraio 1944 il Duce nominerà il nuovo
Direttorio del P.F.R. Esso è composto da: Pietro
Asti, Fulvio Balisti, Carlo Borsani,
Alfredo Cucco, Giuseppe Dongo, Franco Corrado Marina,
Giulio Gai, Carlo Gigliolo, Bruno Gemelli, Gino Meschiari, Franz Pagliani,
Alessandro Palladini, Giuseppe Pizzirani,
Sergio Stoppiani, Leo Todeschini,
Agostino Vandini, Aldo Vidussoni.
Il 23 settembre
Mussolini rientra in Italia e, alla Rocca delle Caminate,
sua residenza personale, costituisce il Governo della
nuova Repubblica. Il giorno 23 stesso alle ore 14 si ha, nella sede
dell’ambasciata germanica a Roma, la prima breve riunione del governo,
presieduta da Pavolini.
Il nuovo
stato si chiamerà Repubblica Sociale Italiana (Tale denominazione, però, verrà
deliberata dal Consiglio dei Ministri il 24 novembre 1943). Essa avrà Mussolini
come Capo dello Stato e del governo e Ministro degli Esteri, con Graziani
Ministro della Difesa Nazionale, Buffarini Guidi
Ministro dell’Interno, Ferdinando Mezzasoma Ministro
della Cultura Popolare e tutti gli altri (vedi alla voce “Governo”).
Il 28
settembre inizia il funzionamento del nuovo Stato. In quella data, infatti, ha
luogo la prima riunione del Consiglio dei Ministri al completo. Queste le prime
cinque deliberazioni:
1)
A seguito della conferma della
dichiarazione di città aperta per Roma, il Governo fissa la propria sede in
altra località presso il Quartiere Generale delle Forze Armate.
2)
L’attuale senato di nomina regia
è disciolto ed abolito. La Costituente prenderà in esame la opportunità della sua eventuale
ricostruzione secondo gli ordinamenti del nuovo Stato Fascista Repubblicano.
3)
Nella riorganizzazione in atto
delle Forze Armate, le forze terrestri, marittime ed aeree vengono
rispettivamente inquadrate nella Milizia, nella Marina, e nell’Aeronautica
dello Stato Fascista Repubblicano. Il reclutamento avviene per volontariato e
per coscrizione. Per gli ufficiali e i sottufficiali, mentre sono rispettati i
diritti acquisiti, il trattamento morale ed economico viene adeguato all’alto
compito di un moderno organismo militare ed alle nuove esigenze della vita
sociale.
4)
In conformità dell’indirizzo di
politica sociale perseguita dal P.F.R., e quale
necessaria premessa per le ulteriori e rapide realizzazioni, viene decisa la
fusione delle Confederazioni Sindacali in una sola Confederazione Generale del
Lavoro e della Tecnica. La Confederazione opera nell’ambito e nel clima del
Partito il quale le conferisce tutta la propria forza rivoluzionaria.
5)
La commissione per
l’accertamento degli illeciti arricchimenti dei gerarchi fascisti, costituita
dal cessato governo, rimane in funzione
estendendo, per altro, l’accertamento sugli illeciti guadagni a tutti coloro,
senza distinzione di partito, che hanno, negli ultimi trenta anni, ricoperto
cariche politiche od incarichi pubblici, ivi compresi i funzionari e i
militari.
A
chiusura dei lavori un comunicato diceva:
“” Con l’indirizzo approvato dal Consiglio dei
Ministri del 27 settembre si da inizio al funzionamento del nuovo Stato
Fascista Repubblicano il quale troverà nella Costituente , che sarà
prossimamente convocata, la promulgazione dei suoi definitivi ordinamenti
costituzionali. Da oggi e fino a quel giorno il Duce assume le funzioni di Capo
dello Stato Fascista Repubblicano.””
Da questa
data del 28 settembre 1943, quindi, nasce ufficialmente anche l’esercito della
R.S.I. Esso finirà col contare complessivamente (tenendo conto anche dei
lavoratori militarizzati) oltre un milione di uomini fra volontari e giovani di leva delle classi 1923, 1924 e 1925. In realtà
fin dall’annuncio dell’armistizio ci fu chi si rifiutò di accettarlo, come il
Principe Junio Valerio Borghese e la sua “Decima
Flottiglia MAS” a La Spezia, il Maggiore Edoardo Sala che, con il III Btg del 185° Rgt Paracadutisti,
già nel settembre combatteva in Calabria a fianco dei tedeschi, il XII Btg della Div. Nembo del Magg. Rizzatti
che non si arrende e dalla Sardegna l’11 settembre passa in Corsica, alcuni
Battaglioni della Milizia, i sommergibilisti del Comandante Enzo Grossi a
Bordeaux, reparti della DICAT e altri reparti minori. Vedi, ad esempio, il Ten.
Rino Cozzarini, di 25
anni, volontario, che subito dopo l’8 settembre raccolse soldati sbandati e
formò un reparto (Btg Bersaglieri “ M” Mussolini”)
che arrivò a contare 1200 uomini e che già a fine ottobre era sulla linea di
combattimento a fianco dell’alleato germanico. Il Cozzarini,
promosso capitano, suscitò l’ammirazione degli alleati e dei nemici. L’11
novembre 1943 egli cadde a Mignano Montelungo e fu insignito di M.d’O.
alla memoria. Vedi anche il caso del Capitano Ulrico Ripandelli
che inviò al Duce il seguente telegramma: “ Gli ufficiali, sottufficiali e
carristi usciti dalle fila del III Btg carri,
schieratisi con i loro carri al fianco dei camerati tedeschi fin dall’11
settembre, esultano di poter continuare a combattere ai Vostri ordini per la
liberazione e la grandezza della Patria immortale. Vinceremo ! F.to: Comando
118° battaglione carri della 218° Divisione alpini tedesca. Il comandante
capitano: Ulrico Ripandelli”. Borghese non
ammainò mai la bandiera della sua Decima Flottiglia Mas e aprì immediatamente a
La Spezia una campagna di arruolamento che vide migliaia di giovani e di giovanissimi
accorrere per arruolarsi. Già il 14 settembre Borghese stipulò con i tedeschi
un accordo che riconosceva l’esistenza della Decima e le concedeva ampia
autonomia. Sala non sciolse il suo reggimento di paracadutisti e si mise a
disposizione dell’alleato tedesco per continuare la guerra al suo fianco. Lo
stesso fecero la Legione “Tagliamento”, i sommergibilisti di Bordeaux e le altre unità minori.
E immediatamente dopo si ricostituirono
reparti di bersaglieri (Btg. “9 settembre”, Btg. “Goffredo Mameli”, Btg.
“Benito Mussolini”) , di Camicie Nere, di SS italiane e alcune unità speciali.
Il 1° ottobre il Maresciallo Graziani parlerà
a Roma al Teatro Adriano a una platea di 4000 ufficiali esortandoli ad una
scelta “per l’onore”. Ben 400 ufficiali della “Piave” aderiranno e si
arruoleranno immediatamente. In totale aderiranno alla R.S.I. 300 generali e
62000 ufficiali.
Intanto anche fra i militari internati in
Germania ci furono molte adesioni alla R.S.I. e, con 12000 di questi uomini, si
iniziò la costituzione delle quattro Grandi Unità (Divisioni Monterosa, San Marco, Italia e Littorio) che sarebbero
state addestrate in Germania e avrebbero costituito il nerbo del nuovo
esercito. Alla cosa fu data la massima importanza. E Mussolini si recò in
Germania a visitare le divisioni in aprile 1944 (il 22 è in visita alla “San
Marco”) e in luglio (il 16 visita la “Monterosa”, il
17 la “Italia”, il 18 la “San Marco” e il 19 la “Littorio”). La divisione
“Italia”, poi, sarà visitata da Mussolini anche il 24-25 gennaio 1945 in
prossimità del fronte della Garfagnana. Qui il Duce
consumerà il rancio coi soldati.
Oltre a ciò, in data 1° dicembre rientrano
dalla Germania diecimila ex internati per riprendere le armi contro gli anglo-americani.
Ora i soldati
italiani sono equiparati, come trattamento, ai soldati germanici (Decreto del
Duce in data 2 novembre).
E il 20 novembre 1943 nasce la Guardia
Nazionale Repubblicana, con a capo il gerarca carrarino
Renato Ricci. Essa “è formata dalla M.V.S.N.,
dall’Arma dei Carabinieri ( Il Consiglio dei Ministri del 27 ottobre aveva
stabilito che “Restano in servizio per il mantenimento dell’ordine pubblico i
Carabinieri e la Guardia di Finanza”) e dalla Polizia dell’Africa Italiana (P.A.I.)” . Essa, il 15 agosto 1944, verrà definita “primo
corpo combattente dell’Esercito Repubblicano” e non avrà più compiti di
polizia. E il 21 agosto il Duce in persona assume il comando della G.N.R.
Dalla data del 2 dicembre 1943, ufficialmente,
truppe regolari della R.S.I. sono sul fronte di combattimento.
Il 17.1.1944
reparti della X° MAS e del Btg. SAN MARCO pronunciano
giuramento.
Il 29 gennaio
i gladi circondati da fronde di quercia e di alloro sostituiscono le stellette.
Il 9
febbraio, anniversario della Repubblica Romana del 1849, le nuove truppe della
R.S.I. giurano solennemente con la formula “” Giuro di servire e difendere la
Repubblica Sociale Italiana nelle sue istituzioni e nelle sue leggi, nel suo
onore e nel suo territorio, in pace e in guerra, fino al sacrificio supremo. Lo
giuro dinanzi a Dio e ai Caduti per la unità, l’indipendenza e l’avvenire della
Patria””.
Il 19
febbraio il Battaglione “Barbarigo” della Decima
riceve dal Comandante Borghese la bandiera di combattimento.
E il 20
febbraio è in linea a Nettuno e riceve il battesimo del fuoco.
Il 9 marzo
viene costituito il Servizio Ausiliario Femminile (S.A.F.)
Il 12 marzo
viene emesso il primo Bollettino di Guerra della R.S.I.: Calma sul fronte di
Cassino e lotta accanita su quello di Anzio.
Il 16 marzo
il Btg paracadutisti “Nembo” e il Btg
“Barbarigo” della “Decima” si coprono di gloria ad
Anzio.
Il 22 maggio Kesserling in persona si compiace per il comportamento del Btg “Barbarigo”.
E il 31
maggio va in linea sul fronte di Roma il Btg. Paracadutisti “Folgore”, che il
10 giugno verrà citato nel Bollettino germanico.
Con Decreto del 30 giugno 1944, poi, il PFR si
trasformerà in una struttura militare con la formazione delle “Brigate Nere”.
Il giorno 11
novembre 1943 furono costituiti i Tribunali Straordinari Provinciali per
giudicare i fascisti che avevano tradito e un tribunale
straordinario speciale per giudicare
i membri del Gran Consiglio che avevano votato l’O.d.G. Grandi, accusati di
tradimento. Fra essi c’era anche Galeazzo Ciano, marito di Edda figlia del
Duce. Il processo ebbe inizio alle ore 9 dell’8 gennaio 1944 a Verona in
Castelvecchio. Il 10 gennaio alle ore 13,40 fu emessa la sentenza. Furono
comminate 18 condanne a morte (Cianetti, che aveva
ritirato il suo voto a favore fu condannato a 30 anni di reclusione). Ma la
maggior parte dei condannati a morte aveva riparato all’estero e furono
condannati in contumacia. Solo cinque erano presenti al processo : Ciano, De
Bono, Marinelli, Pareschi e
Gottardi. Essi furono fucilati l’11 gennaio 1944.
Il 20 gennaio 1944 furono deferiti al
Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato anche Carlo Scorza e Alessandro Tarabini. Il 15 aprile ebbero il processo e il 20 furono
assolti.
Per il loro comportamento a seguito dell’8
settembre il 28 gennaio 1944 e il 5 febbraio furono deferiti al Tribunale
Speciale anche alcuni ammiragli e generali. L’11, il 20 e il 22 maggio si
ebbero i processi con alcune condanne e il 24 si ebbe l’esecuzione di Campioni
e Mascherpa, condannati a morte.
Quanto ai Tribunali Straordinari Provinciali
c’è da dire che il 6 giugno 1944 archiviarono tutti i casi non riguardanti iscritti
al P.F.R. e mandarono liberi tutti gli imputati.
E in data 28 ottobre 1944 furono condonate
tutte le pene fino a 3 anni di carcere.
Intanto il nuovo stato aveva cominciato a funzionare regolarmente. Le condizioni erano drammatiche: le città erano martoriate dai bombardamenti (il 20 ottobre 1944 suscitò orrore il bombardamento della scuola di Gorla a Milano, dove trovarono la morte 184 bambini. I civili morti per bombardamenti assommeranno in totale a 64.000), il problema degli approvvigionamenti era impellente (tuttavia in data 22 ottobre fu disposto che la razione del pane passasse dai 150 ai 200 grammi giornalieri. E in data 27 novembre il Ministro dell’Agricoltura dispose che tale aumento avesse vigore per tutta la durata della stagione invernale. In data 10 febbraio, poi, il Duce impartisce precise disposizioni per la campagna agricola), i rapporti spesso non facili con i tedeschi complicavano ulteriormente le cose…. A tutto questo, poi, cominciò ad aggiungersi il problema dei partigiani, con i primi assassinii di fascisti. Si trattava in prevalenza di giovani renitenti alla leva che si erano rifugiati in montagna, ma anche di vecchi antifascisti, specie comunisti, che intravedevano la possibilità di abbattere il Fascismo.
Ci furono anche dei tentativi di sciopero. Il 4.3.44 si ebbe uno sciopero nelle industrie dell’alta Italia. L’8 marzo il Ministero dell’Interno comunicò che gli scioperanti erano stati 208549 per un tempo variabile da 11 minuti a 4 giorni. Non ci furono conseguenze per gli scioperanti ma furono arrestati due industriali: Guido Donegani e Franco Marinotti.
E il 1 maggio ci fu un secondo tentativo di sciopero che, però, ebbe scarse adesioni: 4000 a Genova, 260 a Milano, 1100 a Imola…
Malgrado tutto ciò i trasporti continuarono a
funzionare anche se fra mille difficoltà, le fabbriche continuarono il loro lavoro,
le scuole riaprirono regolarmente, l’amministrazione pubblica faceva il proprio
dovere, l’economia era governata con mano ferma (l’inflazione, ad esempio, era
insignificante se paragonata con quella scatenatasi al sud, nelle terre
occupate). Subito dopo l’8 settembre i tedeschi avevano introdotto i Marchi
d’occupazione. Una delle prime preoccupazioni del Ministro delle finanze fu
quella di farli ritirare. Ciò accadde il 25 ottobre 1943. Da quella data essi
persero ogni valore legale. In data 1° dicembre venne costituito un Comitato
Economico Italiano col compito di studiare le questioni economiche, con
particolare riguardo all’economia di guerra. E in data 5 dicembre viene
istituito un Comitato nazionale dei prezzi, con Carlo Fabrizi Commissario, alle
dirette dipendenze del Duce.
A riprova di come le cose abbiano sempre
continuato a funzionare a dovere durante la R.S.I. sta la testimonianza davvero
non sospetta del Maggiore americano Michael Noble del
15° Gruppo di armate alleato. Egli, inviato a Milano per riorganizzare l’uscita
dei quotidiani, vi giunse il 27 aprile 1945 e rimase stupito per l’ordine e la
normalità che vi regnavano. Lasciamo la parola a lui: “” …Per
prima cosa restai sorpreso vedendo grandi palazzi pieni di una vita normale, i
tram che funzionavano, i cinema e i teatri aperti regolarmente, gli uffici
pubblici in piena attività, la gente che stava seduta ai caffè vestita
decorosissimamente. Era uno spettacolo nuovo ed estremamente civile….”” (intervista rilasciata a Silvio Bertoldi e pubblicata
nel libro “La guerra parallela” I Record Mondadori 1966 pag.174)
Molto intensa fu l’azione di governo tesa a
mantenere integro il potere di acquisto della moneta, a mantenere ad alti
livelli la produzione agricola e industriale, a mantenere su buoni livelli il
tenore di vita della popolazione. Si ricorse anche a misure drastiche come la
requisizione delle fabbriche di alimentari, che furono gestite da commissioni
sindacali. Il 29 dicembre 1944 trattorie e ristoranti furono trasformati in
“mense di guerra”, dove si poteva mangiare anche con sole quattro lire.
Funzionavano, inoltre, mense gratuite per gli indigenti, gestite dal P.F.R.
E anche in tale situazione di assoluta
emergenza (si pensi alle ingentissime spese militari, alle spese per mantenere
in efficienza i servizi continuamente devastati dalle incursioni aeree…), il bilancio dello Stato chiudeva rigorosamente in
pareggio. Nell’anno 1944 il Ministro delle Finanze Pellegrini Giampietro, con
abilissime manovre finanziarie riuscì ad avere entrate per 379 miliardi e 11
milioni, contro un ammontare delle uscite di 360 miliardi. Si ebbe, cioè, un
attivo di circa 20 miliardi.
Anche l’Opera
Nazionale Balilla era risorta. In una relazione di Renato Ricci del 19 febbraio
1944 si dice che si sono “costituiti 66 centri provinciali, 2255 vecchi
ufficiali rispondono alle chiamate; 50000 organizzati, 8740 ospiti nelle
colonie; 300.000 refezioni scolastiche giornaliere”.
Né furono dimenticati gli italiani internati
in Germania che avevano rifiutato di aderire alla R.S.I. In data 11.10.1944 si
apprende che la Croce Rossa Italiana assiste 520.000 connazionali in Germania.
Il 22
novembre 1943 il filosofo Giovanni Gentile viene nominato Presidente
dell’Accademia d’Italia.
Ma è soprattutto da rilevare l’impegno che fu
subito posto nel delineare, fin dai primi giorni, il carattere e gli impegni
del nuovo Stato.
Ciò fu fatto
con la prima Assemblea Nazionale (o Congresso) del P.F.R.
che si riunì a Verona in Castelvecchio il 14 novembre 1943. Ad esso
parteciparono: 3 rappresentanti per ogni federazione (furono assenti Chieti,
Grosseto, Macerata e Rieti), in gran parte elettivi, i delegati regionali, i
capi delle organizzazioni sindacali, i membri del governo, i direttori dei
giornali quotidiani e dei principali settimanali, i rappresentanti delle
associazioni combattentistiche e degli Enti Morali della Nazione. Il Congresso
fissò nei 18 punti di un Manifesto Programmatico quella che sarebbe stata la
politica interna, estera e sociale della nuova Repubblica. Nacquero, così, i
famosi “18 punti di Verona”. E la politica
sociale fu quella che caratterizzò veramente la R.S.I. Il 30 giugno 1944 entra
in vigore la legge sulla socializzazione che era stata approvata il 12
febbraio. Il 22 gennaio 1945 viene socializzata la FIAT, il 1 febbraio la
Pirelli, la Morelli, la Snia Viscosa, la Marzotto, i
Lanifici Rossi… E il 5 aprile 1945 la socializzazione
viene estesa a tutte le aziende. (1)
In data 15 gennaio 1945 era stato creato il Ministero del Lavoro, trasformando in Ministero il Commissariato Nazionale del Lavoro che funzionava fin dal 7 dicembre 1943. Il nuovo ministero assorbì anche la politica sociale che era di competenza del Ministero dell’Economia Corporativa, il quale, da allora, assunse la denominazione di Ministero per la Produzione Industriale. Il 22 dello stesso mese viene nominato Ministro del Lavoro l’operaio tipografo Giuseppe Spinelli, già Podestà di Milano.
Il governo della RSI aveva sede sul lago di
Garda, a Salò e dintorni. Mussolini aveva la sua sede a Gargnano
nella Villa Orsoline, mentre la sua residenza era a Salò nella Villa
Feltrinelli.
(1)
A
testimonianza di quanto era considerato importante, dai combattenti della
R.S.I., questo aspetto – l’aspetto sociale – dell’ultimo Fascismo sta anche
l’esperienza del C.I.S.E.S. (tentativo di dare vita ad
aziende socializzate) realizzata dal 1972 al 1984 da un gruppo di reduci della
R.S.I.
E,
naturalmente, impegno prioritario del governo della RSI era quello di
contrastare, a fianco dei tedeschi, l’avanzata degli anglo-americani.
Che, però,
non si arrestava.
Dopo la rapida occupazione della Sicilia, fu
attaccato il territorio metropolitano con lo sbarco in Calabria (Operazione Baytown) del 3 settembre e, successivamente, con quello
della 5° Armata U.S.A. a Salerno del 9 settembre alle ore 6 (Operazione Avalanche). Il Gen. Kesserling il
12 tenta un contrattacco ma, dopo due giorni, massicci attacchi dal cielo e dal
mare lo costringono a ritirarsi.
Il 1° ottobre Napoli è perduto. Una prima
linea di difesa si stabilì a Nord di Napoli, sul fiume Volturno, ma la
pressione degli anglo-americani costrinse le truppe tedesche a ritirarsi sul
fiume Garigliano. Tale linea, che si chiamò “Gustav”, comprendeva Montecassino e, lungo il fiume Sangro giungeva all’Adriatico. Il 31 dicembre i tedeschi
sono attestati su queste linea. Essa resistette alcuni mesi.
Ma il 22
gennaio 1944 gli anglo-americani sbarcarono a Nettuno e riuscirono a stabilire
una testa di ponte fra Anzio e Nettuno. I tedeschi, con il valido contributo
dei primi reparti combattenti della R.S.I. (Btg
“Nembo” dal 12 febbraio, Btg “Barbarigo”
dal 4 marzo, il Gruppo “San Giorgio” dall’11 marzo, le SS italiane dal 17 marzo
e il Rgt “Folgore” dal 28 maggio) ne bloccarono
l’espansione, ma non riuscirono a ricacciarli in mare, malgrado l’impiego di
cinque divisioni: la 26° e la Herman Goring corazzate, la 3° e la 90° di granatieri corazzati e
la 4° paracadutisti. Il 1 febbraio si ebbero durissimi combattimenti fra
Aprilia e Cisterna di Latina.
Il 7 aprile
riprende l’iniziativa degli anglo-americani e i combattimenti si riaccendono
durissimi da Cassino al mare. L’11 maggio l’offensiva si intensifica e i
tedeschi, fra il 15 e il 16 maggio iniziano a ritirarsi.
Montecassino, la cui abbazia fu distrutta dai
bombardieri anglo-americani il 15 febbraio 1944, fu occupata dai polacchi del
Gen. Abders (reparto condotto dal Ten. Podolski) il 18 maggio 1944 e gli anglo-americani
risalirono verso Nord.
Il tentativo di costituire una nuova linea
difensiva più a nord, la linea “Hitler” non portò risultati apprezzabili.
E il 23 maggio la 5° armata americana si congiunge
con le truppe di Anzio e Nettuno a Borgo Grappa.
Ormai la
strada per Roma è aperta. Ai primi di giugno a contrastare le divisioni
anglo-americane sono rimasti solo gli italiani della R.S.I. Reparti del “Barbarigo”, del “Nembo” e, soprattutto, i paracadutisti del
“Folgore” del Maggiore Rizzatti, che si immolarono
fra Pratica di Mare e Castel di Decima. Di 980 uomini
ne sopravvissero 30, che si ritirarono combattendo. Fra i caduti il comandante Rizzatti, caduto mentre attaccava un carro armato con le
bombe a mano. Gli fu conferita la Medaglia d’Oro alla memoria.
Il 4 giugno
1944 alle ore 19,15 un’avanguardia dell’88° Divisione di Fanteria U.S.A. arriva
in Piazza Venezia a Roma. La caduta di Roma suscitò un’impressione fortissima.
E imbaldanzì gli alleati che, anche sfruttando la carica psicologica che tale
conquista aveva dato agli eserciti inglese e americano, il 6 giugno sbarcarono
in Normandia, aprendo così un nuovo fronte ad occidente. L’11 agosto cade
Firenze. L’avanzata del nemico è contrastata passo passo,
ma si è costretti ad arretrare. Ai primi di settembre gli italo-tedeschi
si arroccano su quella che sarà l’ultima linea di difesa: la linea “gotica”,
che va dalla Versilia all’Emilia a sud di Bologna.
Intanto, in agosto, gli alleati erano sbarcati
anche a Tolone, nel sud della Francia.
La situazione della RSI si fa sempre più
drammatica. Eppure lo Stato continua a funzionare, Mussolini difende con le
unghie e con i denti l’autonomia della sua Repubblica e tenta disperatamente,
anche con atti di grande clemenza, di attenuare gli effetti nefasti della
guerra civile. E anche l’attività legislativa non si arresta. Il 12 febbraio
1944 il Consiglio dei Ministri approva, malgrado l’ostilità dei tedeschi, il
decreto sulla “Socializzazione delle imprese”, che rivoluziona i rapporti
all’interno del mondo del lavoro e che, a tutt’oggi, rappresenta la
legislazione più avanzata in campo sociale.
Mussolini a Milano: il discorso del “Lirico”
Il 16 dicembre 1944 Mussolini si reca a Milano
dove susciterà immensi entusiasmi e dove avrà il suo ultimo bagno di folla.
Terrà al Teatro Lirico il suo ultimo discorso, nel
quale esalterà il programma sociale della RSI e inciterà i camerati milanesi
alla riscossa.
Il 19 giugno i tedeschi cominciano ad arroccarsi
sulla nuova linea difensiva che va dalla
Versilia alla Romagna: la “linea Gotica”. Tuttavia contrastano l’avanzata
americana passo per passo. Il 4 agosto lasciano Firenze, che viene ancora
disperatamente difesa dai fascisti appostati sui tetti delle case. Il 2
settembre cade Pisa e il 5 Lucca. Ma ormai i tedeschi si sono arroccati sulla
linea “Gotica”.
Sulla linea “gotica” gli anglo-americani
vengono bloccati per tutto l’inverno e fino ai primi di aprile del 1945. Nei primi giorni di quel mese riprende
l’attacco e, poco dopo la metà del mese, le resistenze italo-tedesche
vengono sopraffatte e il nemico dilaga nella pianura padana.
Intorno agli ultimi giorni del mese le truppe
tedesche si arrendono, seguite da quelle italiane, che si erano battute
valorosamente sui vari fronti di guerra. La Divisione ITALIA e il Btg INTRA della Divisione MONTEROSA, che avevano retto il
fronte della Garfagnana fino al 17 aprile, si
ritirano ordinatamente, riuscendo a contenere, in Lunigiana, gli attacchi
americani che tentavano di tagliare la ritirata alle truppe che defluivano
dalla Garfagnana. Esse, unitamente alle truppe
tedesche del Generale Fretter Pico,
giungono nei pressi di Fornovo, dove trovano la strada verso Parma sbarrata dalle
truppe brasiliane. Dopo un ultimo tentativo di aprirsi un varco verso il Po,
vista l’impossibilità di riuscita, si decide la resa. Viene concesso l’onore
delle armi. E’ il 27 aprile. Più o meno negli stessi giorni si arrendono ai
partigiani anche la divisione SAN MARCO, la LITTORIO e il grosso della Div.
MONTEROSA, vari reparti della DECIMA, e altri. Qualcuno resiste in armi fino ai
primi di Maggio e si arrende agli americani. Molti dei militari arresisi ai
partigiani verranno vigliaccamente trucidati. I sopravvissuti verranno
rinchiusi nell’infernale campo di concentramento di Coltano
e vi rimarranno fino all’autunno.
Occorre qui precisare che il mito
dell’insurrezione del 25 aprile è un mito assolutamente falso e infondato.
Nessuna città è stata “liberata” da un atto insurrezionale, ma si è trovata
“liberata” semplicemente perché i tedeschi e i fascisti si erano ritirati. La
presunta documentazione fotografica dell’insurrezione, perciò, è un falso. Il
responsabile della Agenzia Publifoto di Milano,
Vincenzo Carrese, il 25 aprile girò tutta Milano in
cerca di scene insurrezionali da immortalare. Ma….non
trovò nessuno (da “L’Ultima Crociata” n.3 dell’aprile
1999). Allora nei giorni successivi, con
l’aiuto di “attori” (qualcuno magari sarà anche stato un vero partigiano) fra
cui lui stesso e i suoi collaboratori, costruì scenograficamente quelle immagini che non aveva potuto
fotografare il giorno della immaginaria insurrezione.
Mussolini, che il 18 aprile si era portato a Milano e il 25 a Como, alle ore
8 del 27 aprile viene catturato dai partigiani nei pressi di Dongo mentre con alcuni gerarchi, uomini della Brigata Nera
di Lucca e un reparto tedesco si sta dirigendo verso Nord.
Secondo la versione partigiana (ormai da molti
messa in dubbio) Mussolini, che era stato isolato dagli altri gerarchi, viene ucciso insieme a Claretta Petacci a Giulino di Mezzegra, davanti al
cancello di Villa Belmonte, alle ore 16,20 del 28
aprile 1944. A Dongo,
alle ore 17,48 dello stesso giorno, vengono uccisi quindici gerarchi o presunti tali : Pavolini, Barracu, Mezzasoma, Zerbino, Liverani, Romano, Porta, Coppola, Daquanno,
Utimpergher, Calistri, Casalinovo, Nudi, Bombacci,
Gatti. Ed anche Marcello Petacci, che i gerarchi non vollero fosse fucilato con
loro, fu ucciso subito dopo.
Il 29 i diciotto cadaveri vengono portati a
Milano con un camion e appesi per i piedi alla tettoia di un distributore di
benzina a Piazzale Loreto. I cadaveri vengono vergognosamente insultati e
vilipesi da una folla imbarbarita.
E non furono i soli morti della R.S.I. In quei
giorni si scatenò una feroce caccia al fascista e diverse decine di migliaia di
fascisti, civili o militari, furono trucidati, spesso in modo orrendo, anche
quando, fidando nella parola del nemico che garantiva salva la vita, avevano
già deposto le armi. Molte le stragi da ricordare,
avvenute soprattutto nel nord Italia, opera quasi sempre di partigiani
comunisti.
Le operazioni di guerra in Italia cessarono
ufficialmente con la nota resa di Caserta, firmata il
29 aprile 1945 da Germania e R.S.I. Essa prevedeva il cessate il fuoco alle ore
18 del 2 maggio 1945.
Alcune decine di migliaia di combattenti della
R.S.I., più fortunati, ebbero salva la vita e furono rinchiusi in campi di
concentramento. Circa 35.000 di essi furono rinchiusi nel Campo di
concentramento di Coltano, presso Pisa, dove vissero
in condizioni disumane fino all’autunno, allorché i sopravvissuti poterono
tornare in libertà. Non tutti, però, poterono tornare veramente liberi alle
loro case. Molti dovettero vivere nascosti ancora per mesi, per non essere
assassinati dai partigiani comunisti, ancora ben armati e ancora a caccia di
fascisti. E per lunghi anni i fascisti superstiti patiranno le conseguenze di
una feroce discriminazione, che li condannerà ai margini della società,
costringendoli a lavori spesso umili, quasi sempre autonomi, essendo stati
quasi tutti rimossi dai loro impieghi mediante la così detta “epurazione”. La
lotta per la sopravvivenza delle loro persone e dei loro ideali fu, per molti
fascisti della R.S.I., la continuazione di una guerra che per loro non era
ancora finita. E nessuno si è arreso.
Siamo agli ultimi atti della tragedia. Il 7
maggio si ha la capitolazione della Germania. I gerarchi nazisti, ad eccezione
di Hitler e di Goering che si sono suicidati e di Borman, di cui si sono perse le tracce, verranno processati
(il processo di Norimberga si aprirà il 21 novembre 1945) e in massima parte
impiccati.
Resiste ancora il Giappone. Ma il 6 agosto
1945 gli americani sganciano su Hiroshima la prima bomba atomica della storia,
uccidendo centomila persone, e il 9 agosto sganciano la seconda su Nagasaki
uccidendo altri sessantamila civili giapponesi.
Il 14 agosto 1945 l’imperatore Hiro Hito si arrende.
La seconda guerra mondiale è finita.
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