Breve storia della pittura

Quando apparve, perlomeno da quel che sappiamo, nel paleolitico superiore alcune decine di millenni or sono, la pittura, sebbene ancora primitiva, fu subito interessante per lo spontaneismo naturalistico ed una certa energica e rozza efficacia senz'altro preferibile alla corrente successiva dove una nuova generazione di artisti, i Nuovi Litici, non riuscì ad affermarsi a causa delle caratteristiche del periodo storico, il Neolitico, in cui si sviluppò una civiltà della tecnica.
La scarsa documentazione attesta un impoverimento che sarà comunque la base di una nuora fioritura durante il periodo Mesopotamico ove sono dipinti prevalentemente fiori. Nell'Egitto Antico, dopo un relativo naturalismo del regno menfitico, seguono via via dal Medio Regno al nuovo Impero, forme sempre più stilizzate, le figure umane a spalle e torso di fronte e gambe e volto di profilo che ancor oggi, a distanza di secoli, paiono chiederci se devono restare in quella scomoda posizione ancora per molto.
Dopo la rivoluzione espressionistica di Tell al-'Amarna sotto il faraone Amenhotep IV, la brusca caduta nell'accademismo porta diversi artisti ad una frattura. In questo secondo millennio Avanti Cristo si sviluppa pure un interessante naturalismo dal ritmo ondulante della civiltà micenea che risulta essere simile ma non del tutto uguale a quella dell'isola di Creta, dove i pittori perlopiù misconosciuti per non aver saputo rapidamente adeguarsi alle leggi di mercato, furono definiti dagli abitanti di Micene con l'epiteto di Cretini che loro, offesi, adattarono nel meno offensivo ma storicamente inesatto "Cretesi". L'episodio ebbe però gravi conseguenze sulla sensibilità degli abitanti di Creta che abbandonarono la pittura per dedicarsi principalmente alla produzione di vasellame, modellando il fango con cui erano state edificate le principali città dell'isola. Con il primo millennio si assiste al cosiddetto "miracolo greco".
Purtroppo del "miracolo greco" non ci resta quasi nulla e molti studiosi si chiedono perchè si chiama così. Infatti, la pittura greca ci è nota soltanto attraverso documenti vascolari. Ciò non significa che bisogna andare ad Atene alla Croce Rossa per consultare i referti dei reperti ma più semplicemente che esistono soltanto disegni e dipinti su vasi; opere di altissimo valore ma che purtroppo non restituiscono completamente lo splendore pittorico di quell'epoca.
In aiuto ci vengono le tombe etrusche, specie quelle del Triclinio (pare fossero tre), che si avvicinano alla purezza greca senza però eguagliarla e forse a loro non interessava nemmeno visto che raramente vi erano proteste dei defunti per i dipinti. Tra il I secolo a.C. e il V d.C. abbiamo poi la vastissima produzione pompeiana che idealmente unisce il barocco ellenistico alla cultura romana.
A Pompei un genere che andava molto di moda allora era la natura morta ma in seguito, con la solita mania di fare le cose in grande, mandarono tutto in fumo.
Nel medioevo la pittura ebbe un nuovo impulso grazie soprattutto a Giotto ed alla sua famosa vocale. L'idea della "O" gli venne dal maestro Cimabue che, uscendo da una stalla posta sul cocuzzolo del Colle di Vespignano, vide un quadro del giovane Giotto ed esclamò: "oooh!", a sottintendere come ormai l'allievo avesse superato il maestro.
Il Rinascimento fu per la pittura un periodo luminoso. L'arte del Rinascimento, caratterizzata dalla scoperta della prospettiva (che avrà il suo apice molti secoli dopo con l'invenzione del View-Master) inizia, di fatto, col Brunelleschi che influì molto sulla scultura (Donatello) e sulla pittura (Masaccio-"Il tributo" Firenze, Chiesa del Carmine; un affresco che compose al fresco per non aver pagato l'imposta sul colore).
Moltissimi sono i grandi artisti tra il '400 e il '500. Ricordiamo su tutti Leonardo da Vinci, ottimo pittore (la Gioconda, la Vergine delle Rocce, la Cena delle Beffe; Parigi, Louvre) ma pessimo scienziato (inventava un gran numero di macchine ma non riusciva mai a farle funzionare) e Michelangelo Buonarroti, scultore, pittore, architetto, poeta di eccezionale talento grande amico di Lorenzo il Magnifico (un magnate locale, scampato nel '78 ad una congiura di pazzi e da quel momento, a causa dello shock, amante della pittura) e di papa Giulio Il che nel maggio del 1508 lo chiamò a casa sua per dare una bella mano di colore alla Cappella Sistina e che non se lo tolse più di torno fino al 1541.
Altro grande favorito del Magnifico fu un discepolo di Filippo Lippi, Sandro Filipepi detto Botticelli. Di lui ricordiamo “La nascita di Venere" (Firenze, Uffizi) e la tetralogia "Le Stagioni" di cui purtroppo è giunto sino a noi soltanto il dipinto meno riuscito: "La Primavera" (Firenze, Uffizi).
Altri grandi pittori del Rinascimento furono Raffaello Sanzio (Madonna del Cardellino-Firenze, Uffizi; San Giorgio contro il Drago- Parigi, Museo del Louvre; San Giorgio contro Cerruti Gino- Milano, Pinacoteca di Brera); Correggio, Giorgione e l'allievo di questi, il Tiziano (famosi i ritratti di Carlo V, Francesco I, Filippo Il, Paolo III Farnese, Enrico IV, Pirandello, Isabella d'Este e Bocca di Rosa, una modella che gli ispirò il famoso "Amor sacro e amor profano" conservato a Roma, Galleria Borghese).
Fuori dell’Italia, intanto, l'arte gotica si evolveva (Pietà di Avignone-Anonimo, Parigi, Museo del Louvre) approdando al rinnovamento fiammingo e tedesco da Van Eyck a Brueghel il Vecchio, sino a Durer.
Quando la tradizione naturalistica del nord si incontrerà con le tonalità italiane nascerà il paesaggio fiammingo del seicento di cui il massimo esponente fu Rubens, 1577-1640. (Adorazione dei Magi-Anversa, Museo Reale delle Belle Arti; Ratto delle figlie di Leucippo- Monaco, Alte Pinakothek; La vendetta di Leucippo- Monaco, Medium Pinakothek; Il ritorno delle figlie di Leucippo- Monaco, Bass Pinakothek; Leucippo IV- Metropolitan Museum di New York).
Nel settecento si fa luce una certa frivolezza indice di una crisi di valori ancor prima che artistica. In questo periodo spiccano da una parte gli alfieri del rococò, J. A. Watteau, J. H. Fragonard e dall'altra il grande vedutista veneziano Canaletto che dipinse "Il Canal Grande" (1750) e poi ivi scomparve (1768).
Lo cercarono sino al 1808 quando Dominique Ingres dipinse "La bagnante di Valpinçon" e tutti accorsero a vederla abbandonando le ricerche anche perchè la ragazza era nuda e, sebbene fosse sempre voltata di spalle, ebbe un grosso successo di critica e di pubblico.
Questo exploit fece più male che bene alla scuola neoclassica che, incapace di ripetersi su tali livelli, ben presto dovette cedere il passo al realismo di Gustave Courbet (1819-1877) ed al romanticismo di Eugene Delacroix (1798-1863).
Ma la grande rivoluzione della pittura era alle porte. Nel 1874 il francese Claude Monet, alla mostra organizzata da Edgar Degas nello studio di Paul Nadar (il ritrattista più fedele e veloce del secolo), espose "Impression soleil levant" sollevando un polverone. Quasi tutti i critici stroncarono il dipinto di Monet che dovette cambiare il nome in Manet riducendosi per poter vivere, a dipingere quadri pornografici di nessun valore artistico (Le déjeuner sur l'herbe, 1863; Olympia, 1865).
Tuttavia, colpiti dalla facilità con cui si poteva fare un quadro (colori sgargianti dati a caso qua e là, capacità di disegno molto relativa, buona dose di faccia tosta) e vivere di questo, molti altri sfaccendati si gettarono a capofitto nella pittura al grido di "L'impressione è quella che conta, impressioniamoli!" Era nato l'impressionismo.
Da quel momento la dote fondamentale per un pittore sarà l'assoluta inettitudine figurativa, la mancanza di senso artistico e di scrupoli morali, la pericolosità sociale (cfr. Cesare Lombroso, "Genio e follia",1864). A questo proposito vanno ricordati i casi di Vincent Van Gogh (1853-1890) impazzito e morto suicida dopo una relazione tormentata con Paul Gaugin (1848-1903) che dal canto suo, passò gli ultimi giorni della sua vita in carcere abbandonato da tutti; sino ad arrivare al norvegese Edvard Munch che nel 1893 per dipingere "Il grido" (Oslo, Munch-Museet) costrinse il suo modello ad urlare ininterrottamente per quarantotto ore di seguito, cosa che portò lo sventurato alla pazzia ed il pittore alla sordità.
Un grande personaggio dell'arte del novecento è senz'altro Pablo Picasso (1881-1973). Dalla tecnica elementare (faceva i disegni con il righello) rivoluzionò la pittura con le sue opere discutibili. Dopo quattro anni passati sulla spiaggia di Malaga (periodo blu, 1901-1904) ed una successiva fase dedicata agli amori giovanili (periodo rosa, 1905-1906) si diede al cubismo con risultati sconcertanti. Si dice che le sue facoltà intellettuali furono gravemente compromesse dopo il bombardamento della città di Guernica (1937). Da quel momento dipinse solo scarabocchi inintelligibili ed entrò nella leggenda.
Molte sono le correnti che hanno elettrizzato il panorama artistico del XX secolo oltre al cubismo: il surrealismo (S. Dalì, R. Magritte), il futurismo (U.Boccioni, G. Balla), il dadaismo (A. ed E. Kessler), l'informale (J.Pollock, J. Fautrier) per arrivare alla negazione stessa del gesto pittorico con la Pop Art di Andy Warhol (Marilyn Monroe, 1964; serigrafia, New York).
Negli ultimi anni del '900 infine, una nuova tendenza, peraltro già presente da tempo, balzò alla ribalta: lo Scomparsivismo, probabilmente la più importante corrente artistica mai esistita, i cui pregevoli dipinti (Untitled-Anonimo, National Gallery, Washington. Los Desaparecidos-Ines Istiente, Museo del Prado, Madrid. Empty-William None, British Museum, Londra), riportarono la pittura, per l'ultima volta, agli allori degli albori.



Lo Scomparsivismo: la più importante corrente artistica mai esistita

I Racconti Dell'Assente

Homepage