Esci  

Marco G. Corsini

Masada, la ‘Fortezza’, ultimo presidio della resistenza fondamentalista ebrea guidata da… Lazzaro di Giairo. Cadde nel 73 d. C. I circa 1000  assassini (sicarii) si suicidarono, tranne due donne e cinque bambini rifugiatisi in una grotta.

  Nuovo Testamento 4

  (Egiziano, detto Gesù,  fondamentalista mediorientale e  cattivo maestro crocifisso dal procuratore  romano Festo nel 60 d. C. ... Fine della corsa!)

     

Avevo appena terminato di scrivere la trilogia sul Nuovo Testamento quando il mio famoso libraio è riuscito a procurarmi la Guerra  giudaica di Giuseppe Flavio. Avevo allora iniziato a scrivere una Cronologia di "Gesù" come luogo di ricerca da aggiornare continuamente per annotare ipotesi e verificarle man mano che approfondivo lo studio delle fonti. Ne è derivata in poco tempo la scoperta che espongo. Comincio  da quanto ho scritto  nella Cronologia.

Questo lavoro sarà sicuramente soggetto a continua revisione perché concerne più da vicino l’approfondimento della ricerca sulla creazione da parte di alcuni giudei eretici di un mai esistito personaggio di nome Gesù presunto nato a Betlemme e morto in croce a Gerusalemme, capostipite dei cristiani.

Ciò non significa che la creazione non abbia potuto trarre spunto anche da episodi reali attribuibili a uomini in carne ed ossa.

Addirittura un passo della Guerra giudaica di Giuseppe Flavio, confermato da un passo degli Atti degli apostoli,  mi fa ora sospettare che un individuo di cui non è detto il nome, ma troppo affine al Gesù cristiano, sia realmente esistito ma coi tratti del ribelle a Roma e al tempo di Nerone e del governatore Felice, e sia sfuggito alla morte, in particolare a quella sulla croce.

Prima di tutto sarà bene riepilogare le scarse e vaghe informazioni che ci danno i vangeli sulla cronologia di Gesù. Scarse e vaghe perché la vita di questo fantomatico Gesù è stata costruita a posteriori –  quando già l’organizzazione cristiana esisteva e funzionava –   e faceva comodo riportare il fondatore ad un’epoca più antica, nebulosamente nota,  nebulosamente ricostruita e ricostruibile. Gesù sarebbe nato sotto il crudele Erode che proprio perché notoriamente crudele  poté essere  falsamente accusato dello sterminio degli innocenti, i figli degli ebrei entro i due anni  d’età fra i quali si sarebbe celato il re dei Giudei Gesù (la cui stella i Magi avevano vista solcare il cielo fin dalla lontana Persia)   che proprio in quanto re dei Giudei minacciava il trono di Erode anche lui re dei Giudei. La sacra famiglia scappò in Egitto e dopo la morte di Erode tornò dall’Egitto a Nazareth in Galilea. Erode morì nel 4 a. C. Ma Luca dice che il censimento degli ebrei (per potersi fare censire Giuseppe e Maria incinta si trasferirono a Betlemme, distretto di appartenenza di Giuseppe, e  a Betlemme pertanto Gesù sarebbe nato)    avvenne sotto il governatore Quirinio, P. Sulpicio Quirinio  (2, 2),    e Giuseppe Flavio (Guerra giudaica VII, 8, 1) colloca questo governatore e il suo censimento nel 6/7 d. C. Dunque, alla data di nascita presunta di Gesù, Erode era… morto da dieci anni! Sappiamo anche dai vangeli che Gesù morì sotto Ponzio Pilato (26-36 d. C.)  procuratore   di Tiberio. E sempre da Luca sappiamo che « Gesù quando incominciò il suo ministero aveva circa trent’anni »  (3, 23). La tradizione dice che morì a trentatré anni, dopo tre di vita pubblica. Trenta più sei o sette fanno 36/37 d. C. cioè l’ultimo o gli ultimi anni del regno di Tiberio, per cui Gesù, essendo molto elastici,   sarebbe morto l’ultimo anno di Tiberio o addirittura nei primi  di quello  di Caligola! Inutile affaticarsi a ricercare nelle menzogne cristiane   una verità che non c’è mai stata. Dionigi il Piccolo, vada come vada, come punto di riferimento della cronologia occidentale ha  preso il 15° anno di regno di Tiberio come anno in cui cadevano i trent’anni di Gesù e non ha alcun senso ritoccare  questa datazione, perché comunque il gravissimo errore di principio è stato quello di datare la storia mondiale sulla data di nascita del fantasma  di un assassino, sicario o zelota che dir si voglia! Invito invece a considerare che i cristiani forniscono tarde informazioni sul loro capostipite, cercando inutilmente di inserirle come autentici falsi storici nelle opere di altri come il Testimonium flavianum nelle Antichità giudaiche di  Giuseppe Flavio, riconosciuto come falso dagli studiosi seri. I cattolici deducono invece l’originarietà del documento dal fatto che Eusebio di Cesarea, Agapio vescovo arabo e Michele il Siro lo abbiano citato nel IV, X e XII secolo d. C.!  Invito poi a riflettere sull’ossessivo ritorno degli stessi cattolici sull’argomento dell’esistenza di Gesù, ciò che non avrebbe modo di essere se essi stessi non avvertissero che qui le loro fonti zoppicano. La verità è che quello della ricerca delle fonti storiche della creazione del personaggio Gesù è un terreno di caccia aperto.

Essendo sostanzialmente una creazione, Gesù è stato collocato nell’ampio trentennio fra la morte di Erode e quella di Tiberio. Ciò non vuol dire che il personaggio che diede vita a Gesù e che al contempo fu il capostipite dei cristiani non sia realmente esistito. Altro che interpolazione delle Antichità giudaiche con una falsa notizia sulla vita di Gesù. Lo stesso Giuseppe Flavio ci ha dato nella Guerra giudaica una preziosa informazione sull’esistenza del « falso profeta egiziano. Arrivò infatti nel paese un ciarlatano che, guadagnatasi la fama di profeta, raccolse una turba di circa trentamila individui che s’erano lasciati abbindolare da lui, li guidò dal deserto al monte detto degli ulivi e di lì si preparava a piombare in forze su Gerusalemme, a battere la guarnigione romana e a farsi signore del popolo con l’aiuto dei suoi seguaci in armi. Felice prevenne il suo attacco affrontandolo con i soldati romani, e tutto il popolo collaborò alla difesa sì che, avvenuto lo scontro, l’egizio riuscì a scampare con alcuni pochi, la maggior parte dei suoi seguaci furono catturati o uccisi mentre tutti gli altri si dispersero rintanandosi ognuno nel suo paese. »  (II, 13, 5)  

Di costui si parla anche in Antichità giudaica XX, 8, 6, di cui ho solo il testo in inglese (a proposito... ma se anche per la cultura in Italia dobbiamo ricorrere agli Americani, perché già che ci siamo - e ripropongo ciò che prima di me  ha  suggerito, ugualmente provocatoriamente, il cattolico Maurizio Blondet - non facciamo richiesta agli  USA di diventare il 52 stato?):

6. These works, that were done by the robbers, filled the city with all sorts of impiety. And now these impostors and deceivers persuaded the multitude to follow them into the wilderness, and pretended that they would exhibit manifest wonders and signs, that should be performed by the providence of God. And many that were prevailed on by them suffered the punishments of their folly; for Felix brought them back, and then punished them. Moreover, there came out of Egypt about this time to Jerusalem one that said he was a prophet, and advised the multitude of the common people to go along with him to the Mount of Olives, as it was called, which lay over against the city, and at the distance of five furlongs. He said further, that he would show them from hence how, at his command, the walls of Jerusalem would fall down; and he promised them that he would procure them an entrance into the city through those walls, when they were fallen down. Now when Felix was informed of these things, he ordered his soldiers to take their weapons, and came against them with a great number of horsemen and footmen from Jerusalem, and attacked the Egyptian and the people that were with him. He also slew four hundred of them, and took two hundred alive. But the Egyptian himself escaped out of the fight, but did not appear any more. And again the robbers stirred up the people to make war with the Romans, and said they ought not to obey them at all; and when any persons would not comply with them, they set fire to their villages, and plundered them.  

Antichità giudaiche, Guerra giudaica e Contro Apione di Giuseppe Flavio in inglese si scaricano da:

http://www.ccel.org/j/josephus/works/war.pref.htm

Se mi dicessero che il falso profeta egizio di cui qui si tratta era Gesù non me ne stupirei  minimamente. Mi stupirei al contrario se non lo fosse, perché è ben difficile che possano esistere a così breve distanza di tempo e nello stesso luogo due individui così simili fra loro. Il falso profeta, come Gesù, veniva dall’Egitto, era a capo di gente armata, voleva farsi re di Gerusalemme, si attestò sul monte degli ulivi, fu contrastato non solo dai Romani ma anche dall’intero popolo ebreo, i suoi furono uccisi e i superstiti costretti a disperdersi.

Ma c’è di più. A rafforzare il mio sospetto sull’identificazione di questo ciarlatano ribelle a Roma –  scampato alla morte sulla croce a Gerusalemme  – col Gesù dei vangeli, c’è proprio un passo degli Atti degli apostoli che conferma quello della Guerra giudaica e getta al contempo una luce sinistra sul vero capostipite  dei cristiani, sulla sua effettiva cronologia e sulla figura dello stesso Paolo, strettamente legato  (mentre vorrebbe presentarsi come cristiano dell’ultima ora) al cristianesimo sovversivo –  una replica del  Pietro rinnegatore –   fin dal suo sorgere. Dice il tribuno romano a Paolo « …non sei quell’Egiziano che in questi ultimi tempi ha sobillato e condotto nel deserto i quattromila ribelli? »  (21, 38) Paolo nega. Ma intanto per precauzione i ribelli seguaci di quello che io sospetto essere Gesù da 30.000 passano a 4.000. Ma forse qui siamo al momento in cui l'Egiziano,  scappato a Felice,  s'è rifugiato nel deserto a Qumran. Q Ma forse qui siamo al momento in cui l'Egiziano,  scappato a Felice,  s'è rifugiato nel deserto a Qumran. Questo dialogo fra Paolo e il tribuno avviene, badate bene, a Gerusalemme, dopo che Paolo è caduto nel tranello tesogli  dai suoi confratelli gerosolimitani che lo hanno consegnato ai romani. Lo abbiamo detto e ridetto che fra Paolo dei gentili e i gerosolimitani di Pietro di Pietro di Pietro di Pietro e Giacomo il giusto fratello di Gesù,  che continuavano a predicare esclusivamente  agli ebrei c’era tensione. Paolo viene portato a Cesarea presso il governatore Felice, fa appello all’imperatore  Nerone dichiarandosi cittadino romano,  viene inviato perciò da Festo, il governatore succeduto a Felice, a Roma. Con questo primo soggiorno a Roma di Paolo si chiudono gli Atti degli apostoli.

Se accogliessimo questa versione della vita di Gesù falso profeta egizio (e Gesù puo’ essere stato definito egizio perché è stato in Egitto e dall’Egitto è entrato in Palestina), ci spiegheremmo meglio non solo il tono violento dei vangeli appena mascherato dalle fregnacce buonistiche prese in prestito  dagli esseni, che pure erano dei ribelli a Roma, ma soprattutto si spiegherebbe la immediatezza fra il fallimento dell’impresa del falso profeta e la dispersione dei suoi seguaci in tutto l’impero romano e di Pietro e Paolo a Roma che viene data alle fiamme al posto di Gerusalemme. Francamente non si vede come gli Atti degli apostoli, le lettere e altro, possano riempire il buco di  un trentennio – un’intera generazione –  fra  la presunta  morte di Gesù in croce a Gerusalemme sotto Tiberio e l’arrivo a Roma  e la morte di Pietro e Paolo sotto Nerone, cioè la data di nascita vera e propria del cristianesimo.

Sbarazziamoci qui una volta per tutte delle pseudo testimonianze extracristiane della vita di Gesù. Queste si riducono al solo Giuseppe Flavio (37-primi del II sec. d. C. ) e si trovano in Antichità giudaica XVIII, III, 3, chiamato anche testimonium flavianum:

Ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, se pure bisogna chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità, ed attirò a sé molti Giudei, e anche molti dei greci. Questi era il Cristo. E quando Pilato, per denunzia degli uomini notabili fra noi, lo punì di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato. Egli infatti apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già annunziato i divini profeti queste e migliaia d’altre meraviglie riguardo a lui. Ancor oggi non è venuta meno la tribù di quelli che, da costui, sono chiamati Cristiani.

e XX,  IX, 1, detto anche l'altro testimonium flavianum:

Anano […] convocò il sinedrio a giudizio e vi condusse il fratello di Gesù, detto  Cristo (detto Messia), di nome Giacomo, e alcuni altri, accusandoli di trasgressione della legge e condannandoli alla lapidazione.

Giuseppe Flavio  era ebreo della casta sacerdotale e mai s’è fatto o dichiarato convertito al cristianesimo, e ciò ci è confermato da fonte cristiana, perché Origene, III secolo, commentando proprio l'Antichità giudaica, attribuisce a Giuseppe l’affermazione  che Gerusalemme fu distrutta per castigo divino in punizione del martirio dell’apostolo Giacomo, aggiungendo: « E la cosa sorprendente è che egli, pur non ammettendo il nostro Gesù essere il Cristo, ciò nondimeno rese a Giacomo attestazione di tanta giustizia  »  (Commento a Matteo, X,17).  Nel Contro Celso, I, 47, riprende il medesimo concetto, facendo  rilevare come Giuseppe dica queste cose « sebbene non credente in Gesù come il Cristo ». Ne deduciamo una cosa sola, e cioè che al tempo di Origene il testo flaviano ancora non era stato manipolato dai cristiani. Fu probabilmente Origene con questa sua affermazione a far sorgere in uno dei tanti idioti zelatori del cristianesimo  la brillante idea di  fare il miracolo, rendere Giuseppe Flavio un  credente cristiano.

Riporto integralmente, in inglese, il passo di Origene dal Commento a Matteo:

da

Roberts-Donaldson English Translation: Commentary on the Gospel of Matthew

17. THE BRETHREN OF JESUS.

And the saying, "Whence hath this man this wisdom," indicates clearly that there was a great and surpassing wisdom in the words of Jesus worthy of the saying, lo, a greater than Solomon is here." And He was wont to do greater miracles than those wrought through Elijah and Elisha, and at a still earlier date through Moses and Joshua the son of Nun. And they spoke, wondering, (not knowing that He was the son of a virgin, or not believing it even if it was told to them, but supposing that He was the son of Joseph the carpenter,) "is not this the carpenter's son?" And depreciating the whole of what appeared to be His nearest kindred, they said, "Is not His mother called Mary? And His brethren, James and Joseph and Simon and Judas? And His sisters, are they not all with us?"

They thought, then, that He was the son of Joseph and Mary. But some say, basing it on a tradition in the Gospel according to Peter, as it is entitled, or "The Book of James," that the brethren of Jesus were sons of Joseph by a former wife, whom he married before Mary. Now those who say so wish to preserve the honour of Mary in virginity to the end, so that that body of hers which was appointed to minister to the Word which said, "The Holy Ghost shall come upon thee, and the power of the Most High shall overshadow thee," might not know intercourse with a man after that the Holy Ghost came into her and the power from on high overshadowed her. And I think it in harmony with reason that Jesus was the first-fruit among men of the purity which consists in chastity, and Mary among women; for it were not pious to ascribe to any other than to her the first-fruit of virginity. And James is he whom Paul says in the Epistle to the Galatians that he saw, "But other of the Apostles saw I none, save James the Lord's brother." And to so great a reputation among the people for righteousness did this James rise, that Flavius Josephus, who wrote the "Antiquities of the Jews" in twenty books, when wishing to exhibit the cause why the people suffered so great misfortunes that even the temple was razed to the ground, said, that these things happened to them in accordance with the wrath of God in consequence of the things which they had dared to do against James the brother of Jesus who is called Christ. And the wonderful thing is, that, though he did not accept Jesus as Christ, he yet gave testimony that the righteousness of James was so great; and he says that the people thought that they had suffered these things because of James. And Jude, who wrote a letter of few lines, it is true, but filled with the healthful words of heavenly grace, said in the preface, "Jude, the servant of Jesus Christ and the brother of James." With regard to Joseph and Simon we have nothing to tell; but the saying, "And His sisters are they not all with us." seems to me to signify something of this nature--they mind our things, not those of Jesus, and have no unusual portion of surpassing wisdom as Jesus has. And perhaps by these things is indicated a new doubt concerning Him, that Jesus was not a man but something diviner, inasmuch as

He was, as they supposed, the son of Joseph and Mary, and the brother of four, and of the others--the women--as well, and yet had nothing like to any one of His kindred, and had not from education and teaching come to such a height of wisdom and power. For they also say elsewhere, "How knoweth this man letters having never learned?" which is similar to what is here said. Only, though they say these things and are so perplexed and astonished, they did not believe, but were offended in Him; as if they had been mastered in the eyes of their mind by the powers which, in the time of the passion, He was about to lead in triumph on the cross.

Ma attenzione! Origene dice nel passo in inglese rimarcato in giallo: « in conseguenza delle cose che essi avevano osato fare contro Giacomo il fratello di Gesù chiamato il Cristo » Dunque, come abbiamo suggerito, fu questo... suggerimento (che è chiamato Cristo) ad essere inserito pari pari in qualità di testimonium flavianum 2 che in realtà fu il primo ad essere manipolato dai cristiani. Una delle argomentazioni dei sostenitori dell'autenticità dei due testimonia parte proprio da questo testimonium 2. Secondo costoro Giuseppe Flavio non avrebbe avuto alcun motivo per parlare di punto in bianco di Gesù il Cristo a commento di Giacomo se non ne avesse parlato già abbondantemente in un altro passo precedente. Ecco perché, colta l'argomentazione al balzo, i cristiani provvidero, in un'era in cui comandavano loro, a inserire anche il testimonium flavianum 1. La verità è che  Gesù non se l’è mai filato nessuno dei contemporanei, nemmeno Giuseppe Flavio che ne parla –  del falso profeta egizio,  perché ha messo in pericolo la stessa Gerusalemme e la sua casta sacerdotale ebrea –  senza conoscerne il nome e senza sapere che  diventerà il capostipite materiale, guerriero, dei cristiani. E’ passato come un’ombra nefasta in mezzo alla storia e di lui oggi nulla sappiamo (a meno che la mia ricerca  non trovi uno spunto per continuare).  Questo falso profeta egizio, il vero padre del cristianesimo, non piaceva ai violenti cristiani,  distruttori della civiltà per sostituirle il vuoto del caos, del nulla, perché era troppo... violento. Loro avevano bisogno di mascherarlo da Buon Pastore, con l'agnellino in mano, come il capo della Spectre, che pianifica stragi mentre... accarezza un gatto. Questo falso profeta egizio toglieva il sonno ai suoi seguaci. Era lì, scritto nero su bianco nella Guerra giudaica e nelle Antichità giudaiche che circolavano (la prima anche in aramaico, la lingua madre degli ebrei e perciò di   Giuseppe Flavio) in greco, la lingua della parte orientale dell’impero romano. Tutti  capivano, come l’ho capito io al primo colpo, che il falso profeta egizio era il capostipite dei cristiani. Ma come espungere il passo relativo da opere che circolavano da tempo e in cui sarebbe stata subito evidente dal confronto fra le copie originali e quelle manomesse l'assenza nelle prime? Bisognava cercare di deviare l’attenzione dal falso profeta egizio (ma notare che Paolo, che aveva proprio nei seguaci fondamentalisti del falso profeta egizio i suoi avversari con la puzza al naso e che alla fine lo tradiranno, è proprio lui negli Atti degli Apostoli a darci l’aggancio al falso profeta egizio sul quale altrimenti mai e poi mai avremmo concentrato la nostra attenzione!) e inserire totalmente   due  passi,  due testimonia flaviani, nello stesso Giuseppe Flavio laddove se ne presentasse l’opportunità. Questa opportunità si presentava non nella Guerra giudaica, che si occupava del tempo di Gesù reale, a ridosso e fino alla distruzione di Gerusalemme e alla caduta di Masada, bensì nelle Antichità giudaiche dove nella miriade di Gesù e di rivoltosi che si incontrano assai prima di Nerone era possibile trovarne uno che facesse al caso, manipolando il testo o inserendolo pari pari in un luogo adatto alle circostanze. 

A costituire la figura di Gesù  è servito, oltre al falso profeta egizio, e molto subordinatamente, anche un contemporaneo profeta di sciagure di nome… Gesù, figlio di Anania, un rozzo contadino  che, come scrive  Giuseppe Flavio nella Guerra giudaica, quattro anni prima che scoppiasse la guerra, durante la festa dei tabernacoli, « all’improvviso cominciò a gridare nel tempio: " Una voce da oriente, una voce da occidente, una voce dai quattro venti, una voce contro Gerusalemme e il tempio, una voce contro sposi e spose, una voce contro il popolo intero! " …  Allora i capi… lo trascinarono dinanzi al governatore romano. Quivi, sebbene fosse flagellato fino a mettere allo scoperto le ossa… a ogni battitura rispondeva: " Povera Gerusalemme! " … finché Albino [il governatore] sentenziò che si trattava di pazzia e lo lasciò andare… Per sette anni e cinque mesi lo andò ripetendo… e smise solo all’inizio dell’assedio, quando ormai vedeva avverarsi il suo triste presagio. Infatti un giorno che andava in giro sulle mura gridando a piena gola… una pietra scagliata da un lanciamissili lo colpì uccidendolo all’istante, ed egli spirò ripetendo ancora quelle parole. »  (VI, 5, 3)

 

Segue ora la mia ricerca successiva alla pubblicazione della Cronaca, ora diventata la quarta parte  della quadrilogia sul Nuovo Testamento, e devo preannunciare che a colpo di scena è seguito colpo di scena, in poche settimane, fino ai risultati che espongo qui.

 

Narrerò qui la storia del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. 

Il Padre: il movimento zelota fondato da  Ezechia e guidato da Giuda di Gamala detto il galileo, suo figlio.

Il Figlio: il messianismo  o millenarismo incarnato idealmente in Giovanni, primogenito di Giuda il galileo e aspirante al trono di Gerusalemme come Messia cioè Re dei Giudei, morto nel 30 d. C. senza mai raggiungere lo scopo. 

Lo Spirito Santo: un ignoto impostore che rievocava le gesta di Giosuè/Gesù, che forse era stato in Egitto, detto comnque l'egizio, che forse si chiamava o era soprannominato Beniamino, che forse scampò alla massima pena o più probabilmente fu crocifisso nel 60 d. C. Costui diede il via con la sua impresa fallimentare e fallita alla disperazione rivoluzionaria ebraica zelota fino alla definitiva catastrofe dell'annessione a Roma della Palestina sotto Tito e Domiziano. Fu veramente crocifisso? Certamente la Palestina lo fu sotto i Romani con la definitiva distruzione del Tempio che ancora non è stato e, credo, non sarà mai più ricostruito. Forse non sbaglio ad affermare che è colpa dei cristiani se oggi stiamo ancora qui a parlare di ebrei e di ebraismo, perché i Romani ne avevano fatto terra bruciata. In ogni caso i cristiani non avrebbero potuto e non hanno di fatto resuscitato il popolo e la religione israelita che sono  morti, con tutte le loro attese escatologiche a Masada, duemila anni fa. 

Lo Spirito Santo è il Paracleto, e negli scritti evangelici, gli Atti degli apostoli,  viene dopo la morte di Gesù sulla croce, cioè dopo la morte del Figlio, cioè dopo la morte del nostro Giovanni primogenito di Giuda il galileo. Lo Spirito Santo, ovvero il Paracleto, ovvero Dioniso il Liberatore, ovvero l'elemento Violento e Caotico della Trinità, interviene come deus ex machina a risollevare le speranze della dinastia di Gamala dopo la morte di Giovanni e si chiama Falso profeta egizio, il quale sotto Nerone tenta l'audace impresa di prendere Gerusalemme occupata dai Romani. Fallisce e scappa e di lui si perdono le tracce e diventa impalpabile come lo Spirito Santo, che infatti facciamo difficoltà a comprendere mentre più agevole è comprendere un Padre e un Figlio.  E' il falso profeta egizio ad affidare gli zeloti  superstiti alla guida di Eleazaro di Masada. I Romani conquistano totalmente la Giudea e agli ebrei non resta che sperare nell'arrivo del Messia, mentre quelli che fra poco saranno chiamati  cristiani attendono il ritorno del Paracleto, il falso profeta egizio. Speranza vana, come quella di chi attende ancora il ritorno  di Artù o di Barbarossa. Secondo  me Gesù è stato inchiodato alla croce dai Romani, che facevano le cose per bene, nel 60 d. C. e dunque nessuno Spirito Santo, nessun Messia cristiano ritornerà mai dagli inferi dove è andato duemila anni fa. Amen. 

La mia ricerca è partita dunque seguendo le tracce del falso profeta egizio, e cercando su internet ho trovato un primo aggancio sul sito di Davide Donnini   che mi ha fortemente convinto della bontà della pista che seguivo, identificando Eleazar con... Lazzaro. Sì, avete capito bene, il Lazzaro fratello della donna di malaffare  Maria Maddalena  resuscitato a Betania. 

Vedi nel sito Il problema del discepolo senza nome  

E' evidente che se Lazzaro/Eleazar ben Jair, figlio di Giairo, combatteva a Masada nel 70-73 d. C. non poteva essere tanto più giovane di Gesù crocifisso.

Eleazar figlio di Giairo è nominato a partire dallo stesso libro II  della Guerra giudaica in cui si parla del falso profeta egizio (II, 13, 5; io ho sotto gli occhi l’edizione curata da Giovanni Vitucci, Oscar Mondadori) anzi è nominato dopo il falso profeta egizio (II, 17, 9) ma sempre sotto Nerone e in un periodo di sedizioni giudaiche contro i romani. La Guerra giudaica dice che « A capo dei sicari che l’avevano occupata [Masada] c’era Eleazar [di Giairo], un uomo potente, discendente di quel Giuda che, come sopra abbiamo detto, aveva persuaso non pochi giudei a sottrarsi al censimento fatto a suo tempo da Quirinio nella Giudea. » (VII, 8, 1) A proposito di Giuda, di Gamala o galileo, dice: « Sotto di lui [Augusto] un galileo di nome Giuda spinse gli abitanti alla ribellione, colmandoli di ingiurie se avessero continuato a pagare il tributo ai romani e ad avere, oltre dio, padroni mortali. Questi era un dottore che fondò una sua setta particolare, e non aveva nulla in comune con gli altri. »   (II, 8, 1) Gli altri vengono subito dopo e sono i Farisei, i Sadducei e gli Esseni. Giuda il galileo va identificato con Giuda figlio del capobrigante zelota Ezechia   (II, 4, 1). A proposito di questa setta che non aveva nulla in comune con gli altri suggerisco che si trattasse di Samaritani che venivano confusi coi Giudei (Antichità giudaiche XX, 6, titolato: Come sorse  una lite fra Giudei e Samaritani, e come Claudio mise fine alle loro dispute) e dunque i Giudei/seguaci di Cresto cacciati da Roma da Claudio di cui parleremo fra non molto possono benissimo essere stati questi Samaritani.

Lascio la parola a Donnini:

Eleazar ben Jair

Durante la orribile guerra che insanguinò la Palestina, negli anni dal 66 al 70, indicibili catastrofi si abbatterono sugli ebrei. Gamla, nel Golan, che aveva dati i natali ai principali esponenti della lotta zelotica, fu assediata e distrutta e tutti i suoi abitanti morirono trucidati o suicidi essi stessi, gettandosi spontaneamente nel precipizio che affiancava la città. Nel 70 la stessa Gerusalemme, dopo un lunghissimo e tremendo assedio, cadde sotto il ferro e il fuoco delle legioni di Tito e il tempio fu profanato e saccheggiato. Un paio di anni prima, lo stesso monastero di Qumran, l'eremo nella simbolica "terra di Damasco" degli esseni, presso le rive nord occidentali del Mar Morto, fu distrutto dalle legioni di Vespasiano, durante la marcia da Gerico a Gerusalemme. Qualche tempo prima i confratelli, intuendo l'imminenza di questo pericolo, avevano nascosto le loro scritture nelle grotte sulle scarpate sovrastanti, nella speranza che, in un futuro mai giunto, essi potessero riappropriarsene. I più irriducibili membri della confraternita evitarono di disperdersi e, sfruttando una lacuna nell'organizzazione tattica dei romani, all'indomani della caduta di Gerusalemme, si impadronirono della fortezza di Masada, sempre sulla riva occidentale del Mar Morto, a sud di Qumran [vedi nel viaggio fotografico le numerose fotografie di Masada]. Furono un migliaio coloro che la abitarono per ben tre anni e la difesero a oltranza, sotto uno stretto assedio romano, prima di essere a loro volta sconfitti. Anche questa volta si ebbe un tipico esempio di martirio zelotico: tutti si dettero la morte, nell'imminenza dell'arrivo dei legionari, e costoro non trovarono che cadaveri ad attenderli.

Gli uomini di Masada erano guidati da un certo Eleazar ben Jair (Lazzaro, figlio di Giairo), un'autorità spirituale, nonché politica e militare, di cui Giuseppe Flavio ci dà alcune brevi notizie: era discendente di Giuda il galileo (il capo zelota che veniva da Gamala), parente di Menahem, il figlio di Giuda il galileo che era riuscito (unico nella dinastia degli aspiranti Messia di Israele) ad indossare la veste regale in Gerusalemme, nei giorni funesti dell'assedio romano, per un brevissimo periodo prima di essere ucciso. Se l'aspirante re dei Giudei che era stato crocifisso a Gerusalemme da Ponzio Pilato, nell'anno 30 o poco dopo, veniva da Gamala ed era il figlio primogenito dello stesso Giuda (come abbiamo visto nel capitolo "il problema del titolo Nazareno"), e aveva anticipato senza successo l'impresa che invece era riuscita, sebbene in modo effimero, al fratello minore Menahem, ne possiamo subito concludere che Eleazar ben Jair era anche parente del Cristo dei Vangeli.

Giuseppe Flavio ci ha trasmesso il discorso che questo Lazzaro avrebbe pronunciato a Masada, ai suoi seguaci, per convincerli che l'unica cosa da fare, di fronte alla prospettiva della sconfitta, era quella di togliersi la vita. Non credo che sia facile convincere un migliaio di persone a suicidarsi tutte insieme. Ma se la circostanza è quella che i romani stanno per arrampicarsi sulla montagna da cui non è possibile fuggire, se il capo ha un grande ascendente spirituale, com'è caratteristico di un autorevole maestro, e se i seguaci sono dei fanatici fedeli degli ideali religiosi esseno-zeloti, allora una cosa del genere può diventare possibile.

Il discorso ha l'aria di un sermone iniziatico degno di una disciplina orientale, né mancano espliciti riferimenti alla religiosità dell'oriente, con l'elogio degli indiani che accolgono la morte come una liberazione per l'anima: "...la morte, infatti, donando la libertà alle anime, fa sì che esse possano raggiungere quel luogo di purezza che è la loro sede propria, dove andranno esenti da ogni calamità, mente finché sono prigioniere di un corpo mortale, schiacciate sotto il peso dei suoi malanni, allora sì che esse son morte, se vogliamo dire il vero; infatti il divino mal s'adatta a coesistere col mortale... comunque, se volessimo ricevere una conferma attingendola dagli stranieri, guardiamo agli indiani, che seguono i dettami della filosofia... essi salgono su un rogo, perché l'anima si separi dal corpo nel massimo stato di purezza, e muoiono circondati da un coro di elogi..." (Giuseppe Flavio, Guerra Giudaica, VII, 8). Evidentemente non è così inverosimile pensare, come alcuni studiosi sostengono, che le idee della confraternita essena fossero influenzate da elementi di spiritualità indo-buddista, oltreché iranico-caldea.

Lazzaro dei Vangeli e Lazzaro di Masada

Quando abbiamo detto che la resurrezione di Lazzaro e quella della figlia di Giairo sono le due versioni parallele, una giovannea e l'altra sinottica, dell'iniziazione superiore ricevuta dal discepolo amato da Gesù, abbiamo detto che gli autori sinottici hanno operato alcuni cambiamenti, nei parametri statici dell'episodio, per mascherare le identità dei personaggi. Lazzaro ha cambiato età e sesso, è diventato una ragazza. Il cambiamento è abbastanza radicale da rendere assai difficile, se non impossibile, il riconoscimento della persona. Forse non è cambiato il nome del padre, ed è rimasto quello originale: Giairo. Se così è dobbiamo pensare che Lazzaro fosse figlio di un certo Giairo. Ovverosia che egli fosse... Eleazar ben Jair.

Ora, questa ipotesi non può certo essere dimostrata nel senso proprio del termine, ma a suo sostegno si possono elencare diverse somiglianze fra il Lazzaro del Vangelo e quello che fu la guida di Masada.

A - entrambi erano coinvolti nel movimento messianico. Infatti il Lazzaro dei Vangeli sarebbe stato fortemente censurato dagli autori sinottici, proprio perché l'impegno principale di costoro era quello di tenere Gesù e il suo intorno ben lontano da ogni coinvolgimento nella lotta messianica. Il Lazzaro di Masada... beh, la sua storia parla chiaro.

B - entrambi erano parenti di Gesù. Come abbiamo visto sopra.

C - entrambi erano figli di un certo Giairo.

D - entrambi erano depositari di una speciale iniziazione essena riguardante il senso della morte.  

Torneremo al sito di D. Donnini (da cui ho tratto la cartina sotto) in appendice a questo  lavoro  per tre argomenti interessanti che riguardano quanto ho scritto nei precedenti lavori sul Nuovo Testamento.  

Gamala o Gamla a oriente del lago di Tiberiade, patria di di Gesù e degli zeloti, e  Masada, ultima roccaorte della resistenza dei medesimi a occidente del Mar Morto.

 

Luigi Cascioli ci porta subito al nocciolo del problema nel suo sito 

http://www.anti-religions.org/ita/prove1.php

in tre pagine dal titolo Il Processo, di cui la più importante è la prima.

Dopo aver constatato che i quattro vangeli canonici differiscono sul numero e sul nome degli apostoli scrive: 

Considerando che i quattro vangeli furono scritti, stando a quanto afferma la Chiesa, da apostoli presenti ai fatti da loro stessi riportati, quali Matteo e Giovanni apostoli, e da redattori che avevano contattato per lungo tempo gli stessi testimoni oculari, quali Marco e Luca che erano stati discepoli di Simone Pietro, se non addirittura la stessa Maria madre di Gesù, come nel caso di Luca, questa discordanza di nomi ci reca la stessa sorpresa che se dei giocatori di calcio, dopo aver fatto insieme più campionati nella stessa squadra, ci dessero dei nominativi discordanti sul numero e sui nomi dei loro compagni. Il minimo che si possa pensare è che sotto si nasconda qualche cosa di ambiguo e di disonesto che costringe chiunque ama la verità a fare un’inchiesta tutta personale, dal momento che a chiederne spiegazione ai preti (gli specializzati dei vangeli), non si hanno che risposte confuse, stolte, se non addirittura offensive all’intelligenza umana.

Cascioli pone subito bene in risalto l'affinità fra il nome e il contesto dei figli del bandito zelota Giuda il galileo e i cosiddetti discepoli di Gesù:

I figli di Giuda furono: Giovanni primogenito, Simone, Giacomo il maggiore, Giuda (non l’iscariota), Giacomo il minore, Menahem ed Eleazaro. Questi due ultimi, anche se non risulta che facessero parte della squadra rivoluzionaria, continuarono comunque, dopo la morte dei fratelli, nella rivendicazione al trono di Gerusalemme combattendo nelle successive guerre contro i romani, quali quella del 66-70 (Guerra Giudaica), nella quale perì Menahem, e quella del 74 (Masada), nella quale morì Eleazaro.

 

Cascioli ci dice anche che bei tipi di agnellini col fiore in bocca fossero questi discepoli di Gesù:

 

Bande dei rivoluzionari secondo gli storici dell’epoca:

<< Se non ricevevano quanto chiedevano, incendiavano le case di coloro che si rifiutavano e poi uccidevano i capi con le loro famiglie>> Filone Alessandrino.

<<Distribuiti in squadre, saccheggiavano le case dei signori che poi uccidevano, e davano alle fiamme i villaggi si che la Giudea fu piena delle loro gesta efferate>>. (Guerra Giudaica II-12).

In un passo riguardante Giuda il Galileo (padre dei Boanerghes), così Giuseppe Flavio parla degli esseno-zeloti: <<I più straordinari generi di morte, i supplizi dei loro parenti e amici li lasciavano indifferenti...>>. (Ant. Giud. II-4).

Dal Libro (rotolo) della Guerra degli esseno-zeloti: <<Nel giorno in cui i Kittim (romani) cadranno vi sarà un combattimento e una grande strage al cospetto del Dio d’Israele; giacché questo è il giorno da lui determinato per la guerra di stermino dei figli delle tenebre nel quale saranno impegnati in una grande strage di fuoco sulla terra>>.

 

Squadra degli apostoli (Boanerghes) secondo i vangeli:

All’ultima cena, in seguito all’esortazione di munirsi di spade, i Boanerghes rassicurano il loro capo (Gesù) di esserne abbondantemente provvisti: << L’ora è venuta, chi non ha una spada venda il mantello e ne compri una>> ed essi dissero: <<Signore ecco qui due spade>> (Lc. 22-36,38).

Si recano all’Orto degli Ulivi armati di spade: <<Allora quelli che erano con Gesù, vedendo ciò che stava per accadere, dissero, dobbiamo colpire con le spade?>> (Lc. 22-49).

Fanno uso della spada contro i soldati romani e le guardie del Tempio che erano andate ad arrestarli: << Ed ecco che uno di quelli che erano con Gesù, messa mano alla spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote staccandogli un orecchio>> (Mt. 26-51; Mc. 14-17; Gv. 18-10).

Il capo dei Boanerghes (Gesù) dichiara ripetutamente nella forma più esplicita il suo programma di guerra esseno-zelota <<Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. D’ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre: Padre contro figlio, figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, nuora contro suocera e suocera contro nuora>> Lc.12-49). (Confronta con passo....)

<<Quei nemici che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me>> (Lc. 19-11; Parabola delle mine nella quale Gesù impersonifica se stesso in un uomo di nobile stirpe, come lo era lui quale discendente di David, che punisce coloro che non gli hanno dato ciò che gli spetta).

<< Signore, vuoi che facciamo scendere un fuoco dal cielo e li consumi?>> ( Lc.9-54) chiesero gli apostoli a Gesù riferendosi ad un villaggio di Samaritani che si era rifiutato di riceverli.

Basta sostituire le spade che erano l’arma di quei tempi, con i Kalaschnikof di oggi, per toglierci ogni eventuale perplessità che possiamo ancora avere sulla natura rivoluzionaria di coloro che la Chiesa dichiara divulgatori della buona novella, cioè di quei Santi discepoli sui quali è stata basata la morale cristiana.

 

Cascioli spiega in modo più che convincente il processo di  make up che travisò questi feroci banditi in candidi evangelizzatori cristiani. Ma voglio che per conoscere ciò e tutto il resto andiate sul sito di Cascioli perché lo merita davvero. 

Cascioli, come Donnini, ritiene che Gesù sia Giovanni  (primogenito di Giuda galileo o di Gamala) morto nel 30 d. C. con ciò concordando  con la datazione evangelica. Credo che i due studiosi non traggano le giuste conseguenze dalle loro premesse. Sottovalutano o trascurano la figura del falso profeta egizio.

Comunque  Cascioli   si interroga sul falso profeta egizio nella terza pagina - che si raggiunge partendo dalla prima che ho dato sopra - del suo Il Processo su internet:

Se io ho affermato che l’episodio riguardante l’Egiziano riportato su Antichità Giudaiche è un falso non è soltanto per quell’evidenza che ci viene nel constatare l’uguaglianza esistente tra di esso e quello che si legge nei vangeli, come l’Orto degli Ulivi, un esercito di giudei pronto per attaccare le legioni Romane, le feste di Pasqua che, come viene continuamente ripetuto da Giuseppe Flavio, erano sempre prescelte dai rivoluzionari per realizzare i loro piani di guerra, ma anche per quello che ci viene da un’analisi dei fatti riportati dagli stessi atti degli Apostoli.

Siamo in Giudea nel 58, sotto il procuratore Felice, quando Paolo di Tarso, dopo aver viaggiato da un estremo all’altro dell’Asia Minore, comprese Grecia, Turchia e tutte le isole del Mediterraneo orientale, con una velocità di spostamenti come se disponesse di un elicottero personale, in una di queste tappe, e precisamente a Gerusalemme, accusato dai giudei di avere profanato il Tempio introducendoci dei greci, fu aggredito dalla popolazione che voleva ucciderlo quale agitatore appartenente alla setta dei Nazir. Salvato dall’intervento di una guarnigione romana, fu condotto come prigioniero presso la fortezza del presidio romano.

Al primo scambio di parole, il tribuno, sentendo che Paolo parlava il greco, gli chiese: <<Allora tu non sei l’egiziano che in questi ultimi tempi ha sobillato e condotto quattromila ribelli al deserto?>>. (Ac. 21:38).

Siccome anche la Chiesa riconosce che questo egiziano al quale si riferisce il tribuno negli Atti degli Apostoli è lo stesso egiziano che viene riportato da Giuseppe Flavio sotto Felice, possiamo continuare nel nostro ragionamento.

Paolo rimase in prigione per ben due anni prima che essere tirato fuori per essere interrogato dal nuovo procuratore Festo che era da qualche giorno subentrato al posto di Felice. ( anno 60).

Festus, tetrarca della Golanite, che era presente all’interrogatorio, espose a Agrippa i motivi per cui Paolo era stato arrestato: << C’è un uomo, lasciato qui prigioniero da Felice... ma gli accusatori non hanno addotto nessuna delle imputazioni che io immaginavo; avevano con lui soltanto alcune questioni inerenti la loro particolare religione e riguardanti un certo Gesù, morto, che Paolo sostiene essere ancora in vita>>. (Ac. 25:19).

Considerando che siamo nell’anno 60, considerando che Gesù è morto nel 33, almeno stando a quanto è stato scritto nei vangeli, come è possibile che Paolo, che già era stato negli anni cinquanta a Gerusalemme, che aveva predicato la sua dottrina e la sua crocefissione, disconosca la morte di Gesù avvenuta 27 anni prima? L’incoerenza tra l’affermazione del tribuno che parla di un egiziano che aveva organizzato la rivolta nel 58 sotto Felice, che è la stessa riportata da Giuseppe Flavio, e la disconoscenza da parte di Paolo della morte di Gesù avvenuta nel 33, ci dimostra che siamo davanti ad un altro imbroglio che ci porta a formulare due domande: O la morte di Gesù non è avvenuta nel 33 ma poco prima del 60, cioè nel periodo in cui Paolo stando in prigione non poteva averla appresa, oppure i fatti che sono riportati dagli Atti nel 58-60 non sono avvenuti in questa data ma bensì soltanto poco dopo la morte di Gesù.

Ricapitolando: se Gesù è stato crocifisso nel 33 è impossibile che Paolo ignori la sua morte nel 60, se Paolo ignora la morte di Gesù significa che i fatti riguardanti la rivolta organizzata dall’egiziano non sono avvenuti nel 56 come viene riportato nelle Antichità Giudaiche, ma bensì all’epoca della morte di Cristo.

Ecco, così, che quadrano i conti per dimostrare che come è falso il passo riportato sugli atti degli Apostoli riguardante l’egiziano altrettanto è falso il passo riportato su Antichità Giudaiche.

Il tutto per far sparire ogni traccia storica della vera rivolta, cioè di quella rivolta di Giovanni che se fosse risultata negli anni trenta in coincidenza con l’arresto di Gesù, avrebbe impedito di costruire la figura di Cristo tanto sarebbe apparso evidente che colui che fu arrestato nell’Orto degli Ulivi nei giorni di Pasqua non era Gesù, detto il Nazareno, figlio di Maria e di Giuseppe, ma bensì Giovanni di Gamala, detto il Nazireo, figlio di Giuda il Galileo, pretendente al trono di Gerusalemme ecc.ecc.

Dimostrato così, ammesso che ce ne fosse stato bisogno, attraverso l’assoluto silenzio storico e i falsi operati per colmarlo, cosa può restare alla Chiesa per sostenere la figura di Gesù se non quell’impulso irragionevole che si chiama fede, quel sentimento cieco supportatore di utopie e d’illusioni capace di produrre soltanto oscurantismo e involuzione come i fatti sempre più, via via che il progresso avanza, dimostrano?

   

Cascioli  non può pretendere che i cristiani abbiano manipolato Giuseppe Flavio per camuffare l'identità di un individuo -  Giovanni il primogenito di Giuda galileo - con un falso Gesù che vive nello stesso identico periodo, sotto Tiberio, e  poi abbiano avuto interesse a manipolare non solo Giuseppe Flavio ma addirittura gli Atti degli apostoli... per creare una falsa copia di Gesù vissuta trent'anni dopo, il Falso profeta egizio che dal monte degli ulivi cerca di prendere Gerusalemme. E' semplicemente assurdo. 

La verità è che Gesù si nasconde dietro il falso profeta egizio. E' significativo che di persone assolutamente insignificanti le fonti citano il nome, mentre una specie di tabù sembra vietare la pronuncia del nome di questo falso profeta egizio (come sarà tabù per Apuleio nominare il dio dei cristiani adorato dalla turpe mugnaia dell'Asino d'oro/Dio/Gesù; per Apuleio sarà la paura di rappresaglie da parte dei cristiani già potenti, mentre per Giuseppe Flavio sarà più probabilmente lo stesso tabù che emerge in certi testi rabbinici a proposito di Yeshu, dettato dal più assoluto disprezzo e riprovazione per l'immondo innominabile)  che certo egizio non è tant'è vero che tenta di realizzare un'impresa con tanto di quel seguito di gente che solo un giudeo avrebbe potuto sperare di   realizzare. Non solo Giuseppe Flavio ma anche Luca/Paolo in Atti lo chiama semplicemente profeta egizio. Questo falso profeta egizio si colloca poco prima o nel  58, l'anno  in cui Paolo fu arrestato a Gerusalemme. Non trovo per ora conferma diretta dell'esistenza di un  Beniamino l'Egiziano crocifisso nel 60 e identificato da alcuni con Gesù come afferma  Hayyim ben Yehoshua in  'Refuting missionaries', 

http://mama.indstate.edu/users/nizrael/jesusrefutation.html

e anche un altro sito

http://www.askwhy.co.uk/christianity/0500TheTrial.html

 

senza citare una fonte romana o cristiana. Ma sono in diversi ad affermare la stessa  cosa anche se non per intero - e ho trovato scritto che sono diversi a credere nell'identità Gesù/falso profeta egizio - lasciando arguire che la fonte di questa notizia sia costituita da Atti e da Antichità giudaica,  il che vuol dire che si riferiscono sempre al falso profeta egizio di Atti e Giuseppe Flavio da me citati,  più, evidentemente, altre notizie che portano al nome Beniamino e alla data di  crocifissione nel 60 d. C., notizie che non forniscono. Ma che  ciò sia verosimile  è dato dal fatto che Paolo è prigioniero a Cesarea dal 58 al 60, e standovi dichiara di non essere a conoscenza della morte di Gesù, come narra il procuratore Festo al re Agrippa venuto a Cesarea: «  Gli accusatori... non addussero nessuna delle imputazioni criminose che io immaginavo; avevano solo con lui  alcune questioni inerenti la loro particolare religione e riguardanti un certo Gesù, morto, che Paolo sosteneva essere ancora in vita. »  (Atti  25, 18-19) Mi chiedo: erano i gerosolimitani - Giacomo fratello di Gesù, capo della chiesa di Gerusalemme,  e gli altri che fecero arrestare Paolo -  convinti della non resurrezione di Gesù al contrario di Paolo che vi credeva? Improbabile, almeno stando al Nuovo Testamento. Allora effettivamente qui Paolo - e non credo che Paolo o un successivo rappresentante della Chiesa abbia fatto interpolare anche gli Atti, come vorrebbe Cascioli - ci fornisce, subdolamente, un ulteriore indizio per identificare Gesù con l'Egizio! Paolo, dalle informazioni che lo raggiungono in galera, sa che Gesù è vivo e dunque dice di andarlo a cercare per crocifiggerlo, al contrario dei gerosolimitani che affermano che è morto proprio per proteggerne la clandestinità.

Il procuratore Festo, subentrato a Felice nel 59 o nel 61 (le fonti moderne discordano e spesso discordano ad arte quando sono filocristiane), catturò un numero considerevole di ribelli zeloti, la cui ovvia fine era la crocefissione.)

Beniamino potrebbe essere un nome, ma anche un soprannome e in quanto tale... profetico, perché  corrisponde non solo alla tribù guerriera per eccellenza, dei Beniaminiti, alcuni membri della quale furono mercenari in Egitto e poi fondatori di caste guerriere in Etruria e nel Lazio, ma era anche il figlio prediletto del patriarca Giacobbe e il fratello prediletto di Giuseppe visir egiziano.  Infine, cosa probabilmente  decisiva, era della tribù di Beniamino Saulo/Paolo che era stato mandato  sulle tracce di Gesù magari perché  - essendo della stessa tribù - aveva maggiori possibilità di acciuffarlo.

Voglio aggiungere un particolare interessante riproponendo un altro passo già citato da Cascioli, e cioè che 

Siccome anche la Chiesa riconosce che questo egiziano al quale si riferisce il tribuno negli Atti degli Apostoli è lo stesso egiziano che viene riportato da Giuseppe Flavio sotto Felice, possiamo continuare nel nostro ragionamento.

La Chiesa può gettare i fumogeni  per proteggere la vera figura di Gesù ma non lo rinnegherà mai! Ecco dimostrato, per me, perché riconosce  questo egiziano. E' quanto si riproporrà nella favola del dilemma che Pilato proporrà ai Giudei, la liberazione di Gesù o Barabbà, che considereremo discutendo il lavoro di D. Donnini in appendice a questo lavoro.

[[ Prima di lasciare il sito di Cascioli voglio discutere due passi della pagina 2 che si riferiscono a materia di cui ho trattato ne La Stella dei Magi:

E’ chiaro che siamo nel pieno di una favola, per giunta anche demenziale, fatta di personaggi puramente immaginari come i re Magi che sono stati intromessi soltanto perché attraverso i doni dell’oro, dell’incenso e della mirra, che erano i tre elementi che venivano offerti a Mitra, potessero perseguire quel programma che si erano prefissi di sostituirsi alla religione avestica nella mentalità popolare rendendo le due credenze il più possibile simili fra loro. E fu sempre per raggiungere questo scopo che fu fatto nascere Gesù in una grotta come erano stati fatti nascere Mitra, Dionisio, Tammuz e tutti gli altri dei solari perchè potessero dimostrare attraverso una nascita avvenuta in un luogo privo di luce, la loro vittoria sulle tenebre, e in seguito, esattamente nel V secolo, trasferirono al 25 di dicembre, giorno natale di Mitra, la natività di Gesù che fino ad allora avevano festeggiato ai primi di marzo. Questo programma di conquista delle masse basato sull’assecondare il più possibile le credenze pagane per far loro assimilare il cristianesimo senza provocare dei traumi, la Chiesa continuò a seguirlo nei secoli che seguirono usando i templi pagani per celebrare i propri riti.

Secondo me  il rapporto va rovesciato. Furono i Parti, i Persiani, i Magi appunto, in carne ed ossa, non fantasie,  a dar fuoco alla miccia che doveva far esplodere la bomba a tempo in Palestina, santabarbara dell'impero romano. Così le idee iraniche, mitraiche, furono inoculate come veleno nella nascente religione cristiana, la bomba appunto, che avrebbe fatto saltare per aria l'impero romano.  

 

Il nome di Maria, che deriva dall’ebraico Miriam, fu scelto perché è tra i più comuni nomi femminili della Bibbia e la verginità le fu tributata per il semplice fatto che tutti gli dei salvatori, sia delle religioni occidentali che orientali, erano figli di un dio che si era accoppiato con una donna vergine quali Horo, nato da Iside, Tammuz da Istar, Attis da Nana, Perseo da Dafne e Mitra da una vergine fecondata da Aura Mazda. Se poi consideriamo la nascita di Visnù dalla vergine Devaki possiamo rimarcare che la natività di Luca ne è la perfetta ripetizione: "La volontà di Dio si è compiuta. Vergine e madre salve! Nascerà da te un figlio che sarà il salvatore del mondo. Ma fuggi, poiché Kansa (il dio del male) ti cerca per farti morire col tenero frutto che rechi nel seno. I nostri fratelli ti guideranno dai pastori che stanno alle falde del monte Metu; è qui che metterai al mondo il figlio divino". Questa narrazione, tratta dai testi induisti, che ci ricorda la nascita di quel Messia della prima Apocalisse che fu partorito sulla terra da una vergine inseguita dal drago, ritrovandola nella natività di Luca in tutti i suoi dettagli, quali quelli riguardanti i pastori e Kansa, il dio del male che viene trasferito in quel re Erode che cerca il nascituro per farlo morire, non può essere che un’ulteriore conferma di quanto il cristianesimo sia un plagio delle altrui religioni.

Oppure, al rovescio, di quanto il cristianesimo sia il frutto più o meno consapevole delle cospirazioni della religione indoiranica! ]]

  

Nel 62  c'è la morte di Giacomo il giusto alias il Minore, alias vescovo di Gerusalemme alias fratello di Gesù,  per lapidazione (Giacomo  il Maggiore fu decapitato nel 44). 

Torniamo alle Antichità XX, 8:

 

CHAPTER 8.

AFTER WHAT MANNER UPON THE DEATH OF CLAUDIUS, NERO SUCCEEDED IN THE GOVERNMENT; AS ALSO WHAT BARBAROUS THINGS HE DID. CONCERNING THE ROBBERS, MURDERERS AND IMPOSTORS, THAT AROSE WHILE FELIX AND FESTUS WERE PROCURATORS OF JUDEA.

...............

5. Now as for the affairs of the Jews, they grew worse and worse continually, for the country was again filled with robbers and impostors, who deluded the multitude. Yet did Felix catch and put to death many of those impostors every day, together with the robbers. He also caught Eleazar, the son of Dineas, who had gotten together a company of robbers; and this he did by treachery; for he gave him assurance that he should suffer no harm, and thereby persuaded him to come to him; but when he came, he bound him, and sent him to Rome. Felix also bore an ill-will to Jonathan, the high priest, because he frequently gave him admonitions about governing the Jewish affairs better than he did, lest he should himself have complaints made of him by the multitude, since he it was who had desired Caesar to send him as procurator of Judea. So Felix contrived a method whereby he might get rid of him, now he was become so continually troublesome to him; for such continual admonitions are grievous to those who are disposed to act unjustly. Wherefore Felix persuaded one of Jonathan's most faithful friends, a citizen of Jerusalem, whose name was Doras, to bring the robbers upon Jonathan, in order to kill him; and this he did by promising to give him a great deal of money for so doing. Doras complied with the proposal, and contrived matters so, that the robbers might murder him after the following manner: Certain of those robbers went up to the city, as if they were going to worship God, while they had daggers under their garments, and by thus mingling themselves among the multitude they slew Jonathan and as this murder was never avenged, the robbers went up with the greatest security at the festivals after this time; and having weapons concealed in like manner as before, and mingling themselves among the multitude, they slew certain of their own enemies, and were subservient to other men for money; and slew others, not only in remote parts of the city, but in the temple itself also; for they had the boldness to murder men there, without thinking of the impiety of which they were guilty. And this seems to me to have been the reason why God, out of his hatred of these men's wickedness, rejected our city; and as for the temple, he no longer esteemed it sufficiently pure for him to inhabit therein, but brought the Romans upon us, and threw a fire upon the city to purge it; and brought upon us, our wives, and children, slavery, as desirous to make us wiser by our calamities.

Abbiamo visto che Origene si stupisce della grande considerazione  che Giuseppe Flavio, pur non credendo nella divinità di Gesù,  ha  per Giacomo il Minore  in quanto affermerebbe, nella parte finale di questo passo sottolineato, che Dio ha abbandonato Gerusalemme nelle mani dei Romani perché gli ebrei hanno lapidato Giacomo il Minore. In realtà  Giuseppe Flavio  dice che Jonata -  non Giacomo - fu ucciso, e con la spada,   non lapidato. L'ira di Dio, poi, secondo Giuseppe Flavio, s'è scatenata contro gli ebrei perché hanno commesso omicidi, compreso quello di Jonata, nel Suo Tempio. Di Jonata a Dio, secondo Giuseppe Flavio,  non avrebbe potuto fregare di meno. 

6. These works, that were done by the robbers, filled the city with all sorts of impiety. And now these impostors and deceivers persuaded the multitude to follow them into the wilderness, and pretended that they would exhibit manifest wonders and signs, that should be performed by the providence of God. And many that were prevailed on by them suffered the punishments of their folly; for Felix brought them back, and then punished them. Moreover, there came out of Egypt  about this time to Jerusalem one that said he was a prophet, and advised the multitude of the common people to go along with him to the Mount of Olives, as it was called, which lay over against the city, and at the distance of five furlongs. He said further, that he would show them from hence how, at his command, the walls of Jerusalem would fall down; and he promised them that he would procure them an entrance into the city through those walls, when they were fallen down. Now when Felix was informed of these things, he ordered his soldiers to take their weapons, and came against them with a great number of horsemen and footmen from Jerusalem, and attacked the Egyptian and the people that were with him. He also slew four hundred of them, and took two hundred alive. But the Egyptian himself escaped out of the fight, but did not appear any more. And again the robbers stirred up the people to make war with the Romans, and said they ought not to obey them at all; and when any persons would not comply with them, they set fire to their villages, and plundered them.

Secondo Giuseppe Flavio, Antichità, il falso profeta egizio sfuggito ai Romani, intorno al 58 d. C., non fu più riacciuffato. Ma nella Guerra Giuseppe Flavio dice che « l’egizio riuscì a scampare con alcuni pochi »  (II, 13, 5)  e basta.

Nella sottolineatura sopra finalmente comprendiamo da dove derivi il nome Gesù, posticcio, per il nostro vero Gesù, alias Beniamino, alias in ogni caso falso profeta egizio. Deriva dal fatto che il vice di Mosè, Giosuè, alias inglese Joshua da cui Jeshu o Yeshu - ricordate il Yeshu ha-Notzri/Gesù il Nazareno? - fece cadere le mura di Gerico    girandovi intorno coll'esercito preceduto da trombettieri. Lo stesso miracolo promette di fare il nostro Egizio, che dunque perciò si propone come un secondo Giosuè/Gesù. Nella sottolineatura sotto abbiamo testimonianza da Giuseppe Flavio delle carognate che gli zeloti di Gesù facevano ai collaborazionisti dei Romani, incendiavano i villaggi e li saccheggiavano!! Per fare un esempio attuale possiamo sostituire gli Americani ai Romani e gli Iracheni fedefeli a Saddam - che compiono azioni terroristiche contro gli occupanti stranieri e i collaborazionisti - agli zeloti e sicari di Gesù che ne era uno dei capi. 

7. And now it was that a great sedition arose between the Jews that inhabited Cesarea, and the Syrians who dwelt there also, concerning their equal right to the privileges belonging to citizens; for the Jews claimed the pre-eminence, because Herod their king was the builder of Cesarea, and because he was by birth a Jew. Now the Syrians did not deny what was alleged about Herod; but they said that Cesarea was formerly called Strato's Tower, and that then there was not one Jewish inhabitant. When the presidents of that country heard of these disorders, they caught the authors of them on both sides, and tormented them with stripes, and by that means put a stop to the disturbance for a time. But the Jewish citizens depending on their wealth, and on that account despising the Syrians, reproached them again, and hoped to provoke them by such reproaches. However, the Syrians, though they were inferior in wealth, yet valuing themselves highly on this account, that the greatest part of the Roman soldiers that were there were either of Cesarea or Sebaste, they also for some time used reproachful language to the Jews also; and thus it was, till at length they came to throwing stones at one another, and several were wounded, and fell on both sides, though still the Jews were the conquerors. But when Felix saw that this quarrel was become a kind of war, he came upon them on the sudden, and desired the Jews to desist; and when they refused so to do, he armed his soldiers, and sent them out upon them, and slew many of them, and took more of them alive, and permitted his soldiers to plunder some of the houses of the citizens, which were full of riches. Now those Jews that were more moderate, and of principal dignity among them, were afraid of themselves, and desired of Felix that he would sound a retreat to his soldiers, and spare them for the future, and afford them room for repentance for what they had done; and Felix was prevailed upon to do so.

8. About this time king Agrippa gave the high priesthood to Ismael, who was the son of Fabi. And now arose a sedition between the high priests and the principal men of the multitude of Jerusalem; each of which got them a company of the boldest sort of men, and of those that loved innovations about them, and became leaders to them; and when they struggled together, they did it by casting reproachful words against one another, and by throwing stones also. And there was nobody to reprove them; but these disorders were done after a licentious manner in the city, as if it had no government over it. And such was the impudence  and boldness that had seized on the high priests, that they had the hardiness to send their servants into the threshing-floors, to take away those tithes that were due to the priests, insomuch that it so fell out that the poorest sort of the priests died for want. To this degree did the violence of the seditious prevail over all right and justice.

9. Now when Porcius Festus was sent as successor to Felix by Nero, the principal of the Jewish inhabitants of Cesarea went up to Rome to accuse Felix; and he had certainly been brought to punishment, unless Nero had yielded to the importunate solicitations of his brother Pallas, who was at that time had in the greatest honor by him. Two of the principal Syrians in Cesarea persuaded Burrhus, who was Nero's tutor, and secretary for his Greek epistles, by giving him a great sum of money, to disannul that equality of the Jewish privileges of citizens which they hitherto enjoyed. So Burrhus, by his solicitations, obtained leave of the emperor that an epistle should be written to that purpose. This epistle became the occasion of the following miseries that befell our nation; for when the Jews of Cesarea were informed of the contents of this epistle to the Syrians, they were more disorderly than before, till a war was kindled.

10. Upon Festus's coming into Judea, it happened that Judea was afflicted by the robbers, while all the villages were set on fire, and plundered by them. And then it was that the sicarii, as they were called, who were robbers, grew numerous. They made use of small swords, not much different in length from the Persian acinacae, but somewhat crooked, and like the Roman sicae, [or sickles,] as they were called; and from these weapons these robbers got their denomination; and with these weapons they slew a great many; for they mingled themselves among the multitude at their festivals, when they were come up in crowds from all parts to the city to worship God, as we said before, and easily slew those that they had a mind to slay. They also came frequently upon the villages belonging to their enemies, with their weapons, and plundered them, and set them on fire. So Festus sent forces, both horsemen and footmen, to fall upon those that had been seduced by a certain impostor, who promised them deliverance and freedom from the miseries they were under, if they would but follow him as far as the wilderness. Accordingly, those forces that were sent destroyed both him that had deluded them, and those that were his followers also.

Nel paragrafo si parla dei sicari e delle loro ribalderie. Nella parte sottolineata si dice che il procuratore Festo sbaragliò un impostore e i suoi seguaci. E' possibile che sia lo stesso falso profeta egizio perché certo  né ai Romani né a Giuseppe Flavio interessava l'autobiografia di questi, bensì il fatto che fossero assicurati alla croce.  La Guerra a questo proposito dice che « Festo, che successe a Felice come procuratore, affrontò la piaga che più affliggeva il paese: catturò moltissimi briganti e non pochi ne mise a morte.  »  (II, 14, 1).

11. About the same time king Agrippa built himself a very large dining-room in the royal palace at Jerusalem, near to the portico. Now this palace had been erected of old by the children of Asamoneus. and was situate upon an elevation, and afforded a most delightful prospect to those that had a mind to take a view of the city, which prospect was desired by the king; and there he could lie down, and eat, and thence observe what was done in the temple; which thing, when the chief men of Jerusalem saw they were very much displeased at it; for it was not agreeable to the institutions of our country or law that what was done in the temple should be viewed by others, especially what belonged to the sacrifices. They therefore erected a wall upon the uppermost building which belonged to the inner court of the temple towards the west, which wall when it was built, did not only intercept the prospect of the dining-room in the palace, but also of the western cloisters that belonged to the outer court of the temple also, where it was that the Romans kept guards for the temple at the festivals. At these doings both king Agrippa, and principally Festus the procurator, were much displeased; and Festus ordered them to pull the wall down again: but the Jews petitioned him to give them leave to send an embassage about this matter to Nero; for they said they could not endure to live if any part of the temple should be demolished; and when Festus had given them leave so to do, they sent ten of their principal men to Nero, as also Ismael the high priest, and Helcias, the keeper of the sacred treasure. And when Nero had heard what they had to say, he not only forgave  them what they had already done, but also gave them leave to let the wall they had built stand. This was granted them in order to gratify Poppea, Nero's wife, who was a religious woman, and had requested these favors of Nero, and who gave order to the ten ambassadors to go their way home; but retained Helcias and Ismael as hostages with herself. As soon as the king heard this news, he gave the high priesthood to Joseph, who was called Cabi, the son of Simon, formerly high priest.

Per quanto riguarda il Nuovo Testamento e gli Atti in particolare  non mi risulta si parli di un Beniamino egizio crocifisso nel 60 d. C. Comunque,  si chiami o no Beniamino,  non c'è dubbio che in falso profeta egizio è il nostro uomo, il nostro Gesù.

[[ A proposito di Giosuè e dell'ingresso degli Ebrei in Egitto m'è capitato sotto gli occhi un lavoro in inglese che riporta un bel disegno della stele di Merenptah  e del nome Israele di cui ho parlato a proposito del Papiro Tulli:

The final strophe reads:
The princes are prostrate, saying 'Peace!'
Not one raises his head among the Nine Bows
Desolation is for Tehenu,
Hatti is pacified,
Plundered is Canaan with every evil.
Carried off is Ashkelon,
Seized upon is Gezer,
Yanoam is made non-existent.
Israel is laid waste,
His seed is no more,
Hurru is become a widow because of Egypt.
All lands together are pacified,
Everyone who was restless has been bound. 

 

riporto in perfetta corrispondenza il valore consonantico dei segni nel rettangolo  a destra, da destra a sinistra e dall'alto in basso a partire dalle due 'piume', i-i, che valgono qui Y, e terminando con la 'bocca', r, che vale qui L, che precede l'omino inginocchiato:       L-E-I-R-S-Y ]]

 

Menachem figlio di Giuda galileo prende il potere su Gerusalemme per brevissimo tempo dopo questa data, nel 67, che è anche l'anno della sua morte, per cui nemmeno Menachem  può validamente essere candidato a personificare Gesù. La verità secondo me è invece che  Giovanni di Gamala, il primogenito che sembrava predestinato, Gionata pugnalato con la sica nel tempio e  Menachem il re buffone, perché re solo per qualche giorno, contribuirono, ma solo idealmente, insieme a tanti altri personaggi veri o di fantasia,  a costruire la figura di Gesù evangelico. Ma il vero Gesù è il falso profeta egizio il cui nome è tabù per chi lo odia, per Paolo e per Flavio Giuseppe sacerdote ebreo che nominando i partiti ebraici - farisei, sadducei ed esseni - esclude da questi quello di Giuda galileo, lo zelota, il Samaritano, cui si rifanno i suoi figli e il deus ex machina dal nome ignoto ma che molto probabilmente non è uno dei figli di Giuda galileo. Dalla cronologia che ho cercato di ricostruire è evidente che il tentativo in grande stile di prendere Gerusalemme risale al falso profeta egizio che non si può depennare perché ostacola  una tesi preconcetta. Lo studioso deve ricercare la verità in modo imparziale e questa si fa strada da sé se lo studioso non le pone - anche inconsapevolmente - dei bastoni fra le ruote. Gesù non è fratello di Lazzaro e di Maria Magdalena. Se lo fosse non avrebbe bisogno di essere unto come re da Maria Magdalena prima del suo ingresso  buffonesco, alla Trimalchione,  a dorso d'asino, in Gerusalemme. Se fosse fratello di costoro vanterebbe un eguale ed autonomo diritto al trono per via paterna da Giuda galileo. Gesù è chiaramente un esterno che entra nel gruppo attraverso una consacrazione, e colei che consacra è Maria Magdalena, la donna, che in oriente è la vera portatrice del diritto di successione regale.   Dunque Gesù può aspirare al trono in quanto marito di Maria Magdalena. Davide salì al trono sposando Michea, la figlia di re Saul. Molto più tardi, Erode il Grande divenne re sposando Mariamne della casa reale Asmonea.

Per una interpretazione magico-religiosa del complesso resurrezione di Lazzaro e unzione di Maria Maddalena vedi intanto: 

Jesus of Myth and Miracle 

In the case of Lazarus, we enter the domain of the Passion itself, in which any motif has to be interpreted in terms of its relation to the main act of the play, because in the very act of raising Lazarus from the dead, Jesus is passing the death sentence upon himself. Indeed afterwards he is anointed by Mary, and notes she has kept the ointment against his burial. This strongly suggests that the entire episode has been carefully pre-planned by all the participants, not to deceive anyone concerning Jesus' powers, which they doubtless believe in, but as a ritual piece six days before the Passover, to set the Crucifixion in motion, through an act of conjuring magic. John 12:10 comments that the chief priests also sought to put Lazarus to death, so they presumably believed him to be a cogniscant party. It is easy to see the stench as a theatrical effect, laid on for 'pungent' conviction, along with the bandage-clad figure. It is also clear the the disciples did not know any of the details of the arrangements in Jerusalem, including the passwords Jesus had set up for the ass and the Last Supper venue. All these features gel into one clear message - a carefully-planned Dionysian passion drama.

Unzione di Gesù da parte di Maria Magdalena nesaia, 'che innalza'?, e resurrezione di Lazzaro

Per notizie sulle norme matrimoniali ebraiche con riferimento alla relazione fra Gesù e Maria Maddalena vedi l'illuminante articolo - è la prima voce in alto a sinistra - su La Queste du Graal

http://digilander.libero.it/laquestedugraal

 

[[ dove si dice anche che

In origine l'unzione del Re era un'usanza egiziana (ereditata ancora prima dai Sumeri in mesopotamia) e costituiva il compito privilegiato delle semi-divine sorelle-spose del faraone. La sostanza usata era il grasso di coccodrillo perché veniva associato col vigore sessuale. (In effetti, in egiziano il coccodrillo si chiamava messeh , che corrisponde alla parola ebraica Messiah: "L'unto"). 

Se ciò è vero, e garantisco che è vera la lettura di coccodrillo egizio, allora posso fare contenti gli esoteristi à la Adelphi suggerendo, seriamente, che il Cristo altro non è che il Coccodrillo e cioè - vedere per credere sull'A. T. - il Leviathan, il Caos, il che conferma  quanto ho già affermato, e cioè che il Paracleto o Dioniso Liberatore è già venuto e ha già fatto tutto il male possibile; i Romani, portatori della luminosa Civiltà hanno crocefisso il Male e i cristiani fanatici adoratori del Nulla lo hanno resuscitato; è l'eterna lotta fra la Ragione e la Stupidità, che si ripropone in questi giorni in Italia, incarnata in un giudice che fa il suo dovere applicando le leggi dello Stato e dunque ordinando la rimozione del crocifisso da una scuola perché l'Italia è un paese aconfessionale  o in altre parole il cristianesimo non è più religione di stato, e i politici quasi compatti da destra come da sinistra che non vogliono  perdere il voto della  vendicativa chiesa cattolica; da come andrà a finire potremo valutare il grado di autonomia e indipendenza dello stato italiano dal Vaticano;

per quanto riguarda la Ricerca del Graal e la discendenza monarchica da Gesù (e secondo alcuni il Graal non sarebbe il piatto o il calice dove ha mangiato o bevuto un capobandito ma addirittura il suo... sangue blu, San Graal dal francese Sang Real, per cui si sono contese e magari si contendono ancora, in base a necessariamente infondate  genealogie alcune dinastie europee),  preferirei mettermi alla ricerca del cranio di Cunimondo re dei Gepidi in cui Alboino re dei Longobardi impose di bere a Rosmunda sua moglie e figlia di quello;

già che ci stiamo,  apprendo da un sito internet che  due studiosi inglesi, C. Knigth e R. Lomas, Il secondo Messia, Ed. A. Mondadori, 1978, ritengono che l'immagine riprodotta sulla sindone sia quella di  Jacques de Moley, l'ultimo maestro della setta dei Templari, arrestato nel 1307 e inchiodato (per i polsi!) ad una porta, da uno zelante inquisitore, per farlo confessare e ...salvargli l'anima. Vedrò di procurarmi il libro ma intanto posso osservare che questo de Moley potrebbe essere il crociato di cui cercavo il nome e il cui dipinto ho confrontato con l'immagine della sindone nel relativo lavoro sul mio sito.  ]]

 

Queste informazioni saranno utili a chi come  Helen Willis quasi mi aveva convinto   che Maria Magdalena possa corrispondere a Maria madre di Gesù. 

Alcuni fondano la loro ricerca oltre che sui vangeli anche sulle notizie riguardanti un certo Yeshu ha-Notzri vissuto nel 100 a. C. di cui parlano le fonti rabbiniche e che assomiglia non solo per il nome al Gesù cristiano. Io preferisco non fondare i miei studi su queste fonti (che guardo con sospetto perché collimano ampiamente con fonti gnostiche elaborate in Egitto e dunque possibilmente inquinate dalla religione egizia) e preferisco avere come fonte privilegiata Giuseppe Flavio e quelle che con questo collimano. Di una cosa sola sono sicuro, che questo Yeshu  vive al tempo in cui già era operante il messianismo o cristianesimo come traduzione greca dell'ebraico messianismo, cioè il movimento giudeo di attesa del Messia o Cristo, che prima di ... incarnarsi in Gesù dei vangeli si incarnò in tanti altri Messia e Cristi, ciò che continuò del resto a fare anche dopo la crocefissione del Gesù dei vangeli. Proprio per questo motivo la ricerca su Yeshu ha-Notzri potrà al limite - se le fonti rabbiniche non abbiano travisato la figura cristiana e il suo tempo -  indicarcelo come simbolo del messianismo ma non scalfirà di un millimetro quanto scrivo in questo lavoro. 

La trasformazione di  Maria Magdalena figlia di Giairo in prostituta è una pura invenzione cristiana per allontanare dalla comprensione  della verità. L'origine di Giuseppe come padre di Gesù è così spiegata da Hayyim ben Yehoshua:

The name Joseph for Jesus's stepfather is easy to explain. The Notzri movement was particularly popular with the Samaritan Jews. While the Pharisees were waiting for a Messiah who would be a descendant of David, the Samaritans wanted a Messiah who would restore the northern kingdom of Israel. The Samaritans emphasized their partial descent from the tribes of Ephraim and Manasseh, who were descended from the Joseph of the Torah. The Samaritans considered themselves to be "Bnei Yoseph" i.e. "sons of Joseph," and since they believed that Jesus had been their Messiah, they would have assumed that he was a "son of Joseph." The Greek speaking population, who had little knowledge of Hebrew and true Jewish traditions, could have easily misunderstood this term and assumed that Joseph was the actual name of Jesus's father. This conjecture is corroborated by the fact that according to the Gospel of Matthew, Joseph's father is named Jacob, just like the Torah Joseph. Later, other Christians, who followed the idea that the Messiah was to be descended from David, tried to trace Joseph back to David. They came up with two contradictory genealogies for him, one recorded in Matthew and the other in Luke. When the idea that Mary was a virgin developed, the mythical Joseph was relegated to the position of simply being her husband and the stepfather of Jesus.

 

Se c'è qualcuno che può aver passato la consegna e la guida dei ribelli zeloti a Lazzaro-Eleazar questo non è Giovanni di Gamala, non è Giacomo il giusto, non è Menachem. E' il falso profeta egizio scampato alla condanna alla crocefissione dileguandosi tra le guardie romane nel 58 d. C. o poco prima. I seguaci si disperdono e mentre Eleazar sostiene l'ultima resistenza a Gerusalemme e infine a Masada, Pietro va a colpire l'impero romano al cuore, ad incendiare Roma la Babilonia nel 64. E' sotto Nerone che i cristiani fanno la loro primissima apparizione dopo la sparizione del loro falso profeta egizio. 

 

Tacito scrive, 

   
« Ma nessun mezzo umano, né largizioni del principe o sacre cerimonie espiatorie riuscivano a sfatare la tremenda diceria per cui si credeva che l'incendio [della città] fosse stato comandato.
Perciò, per far cessare tale diceria, Nerone si inventò dei colpevoli e sottomise a pene  raffinatissime coloro che la plebaglia, detestandoli a causa delle loro nefandezze, denominava cristiani. Origine di questo nome era Cristo, il quale sotto l'impero di Tiberio era stato condannato al supplizio dal procuratore Ponzio Pilato; e, momentaneamente sopita, questa esiziale superstizione di nuovo si diffondeva, non solo per la Giudea, focolare di quel morbo, ma anche a Roma, dove da ogni parte confluisce e viene tenuto in onore tutto ciò che vi è di turpe e di vergognoso. Perciò, da principio vennero arrestati coloro che confessavano, quindi, dietro denuncia di questi, fu condannata una ingente moltitudine, non tanto per l’accusa dell'incendio, quanto per odio del genere umano. Inoltre, a quelli che andavano a morire si aggiungevano beffe: coperti di pelli ferine, perivano dilaniati dai cani, o venivano crocifissi oppure arsi vivi in guisa di torce, per servire da illuminazione notturna al calare della notte. Nerone aveva offerto i suoi giardini e celebrava giochi circensi, mescolato alla plebe in veste d’auriga o ritto sul cocchio. Perciò, benché si trattasse di rei, meritevoli di pene severissime, nasceva un senso di pietà, in quanto venivano uccisi non per il bene comune, ma per la ferocia di un solo uomo. »  (Annali XV, 44)

Tacito  sottolinea che i cristiani sono turpi criminali meritevoli di pene severissime. Perciò perché recriminare se Nerone appunto gli inferse  le pene da tutti reclamate?

Questo passo è commentato filologicamente da Marius Lavency, Professore emerito dell'Universita di Lovanio, che sostiene, giustamente, che furono i cristiani ad incendiare  Roma,

http://bcs.fltr.ucl.ac.be/FE/02/TacitLav.html  

Vedi cosa si dice in questo sito che riporta traduzioni da American Atheist ma ci aggiunge proprie considerazioni:

http://digilander.libero.it/ingeberg/Trans/gesuesist.html

 

G.A. Wells [p. 16] dice, a proposito di questo passaggio:

Tacito scrisse in un periodo in cui gli stessi Cristiani erano giunti a credere che Gesù avesse patito sotto Pilato. Ci sono tre motivi per ritenere che qui Tacito sta semplicemente ripetendo ciò che i Cristiani gli avevano detto. In primo luogo, dà a Pilato un titolo, procuratore [senza dire procuratore di che cosa! NdA], che divenne di uso comune solo dalla seconda metà del primo secolo. Se avesse consultato degli archivi che riportavano eventi precedenti, vi avrebbe sicuramente trovato Pilato indicato con il suo titolo corretto, prefetto. Secondo, Tacito non chiama l'uomo ucciso "Gesù", ma usa il titolo "Cristo" (Messia) come se fosse un nome proprio. Ma difficilmente avrebbe potuto trovare negli archivi un'affermazione del tipo "l'esecuzione del Messia è avvenuta questa mattina". Terzo, data la sua grande ostilità verso i Cristiani, era certamente felice di accettare dai Cristiani il loro stesso punto di vista, secondo il quale il Cristianesimo era una religione di origine recente, dato che le autorità Romane erano pronte a tollerare solo culti antichi. (The Historical Evidence for Jesus; p.16).
Ci sono ulteriori problemi con la storia di Tacito. Né lo stesso Tacito fa alcuna altra allusione alle persecuzioni neroniane dei Cristiani in nessuna delle sue voluminose opere, né alcun altro autore pagano conosce alcunché del misfatto. Più significativo, però, è il fatto che gli antichi apologeti cristiani non fanno uso alcuno di questa storia nella loro propaganda, un'omissione impensabile da parte di partigiani ben ferrati nelle opere di Tacito. Clemente Alessandrino, che aveva trasformato in una professione la raccolta di questo tipo di citazioni, ignora qualsiasi persecuzione neroniana, e persino Tertulliano, che cita un sacco di materiale da Tacito, non sa niente della storia. Secondo Robert Taylor, l'autore di un altro classico del libero pensiero, la Diegesis (1834), il passaggio in questione non era noto fino al quindicesimo secolo, quando Tacito fu pubblicato per la prima volta a Venezia da Johannes de Spire. Taylor riteneva che il falsario fosse stato lo stesso de Spire.

Con questo, tanti saluti alle prove che dovrebbero dimostrare che Gesù fu una figura storica. Naturalmente, non abbiamo dimostrato che Gesù non è esistito. Abbiamo solo dimostrato che tutte lo prove che dovrebbero dimostrare questa affermazione sono prive di sostanza. Ma, naturalmente, è tutto quello che dobbiamo dimostrare. L'onere della prova spetta sempre a chi afferma che qualcosa esiste o che qualcosa è accaduto in passato. 

 

S'è discusso di un altro passo, di Svetonio,  Vita di Claudio (imperatore successivo a Tiberio e precedente a Nerone), XXV, 11:

Iudaeos impulsore Chresto assidue tumultuantis Roma expulit.

« Espulse da Roma i Giudei che per istigazione di Cresto erano continua causa di disordine. »  

 

Leggiamo questo passo, come facciamo sempre dove possibile, facendoci aiutare dai cristiani medesimi. Questa volta da  Paolo Orosio, storico cristiano della fine del IV-inizi del V sec., che cita un fantomatico passo da Giuseppe Flavio che ripropone il passo di Svetonio interpretandolo nel senso di ebrei e non cristiani cacciati da Roma sotto Claudio:

Anno eiusdem nono expulsos per Claudium Urbe Iudaeos Iosephus refert; sed me magis Svetonius movet qui ait hoc modo: " Claudius Iudaeos inpulsore Christo adsidue tumultuantes Roma expulit " (Historiarum adversos paganos, VII, 6, 15).

« In quello stesso anno nono Giuseppe (Flavio) riferisce che da Claudio furono espulsi i Giudei da Roma; ma mi persuade  di più Svetonio che dice… »

E la notizia di Giuseppe Flavio in bocca ad Orosio concorda perfettamente con quanto è riportato negli Atti degli Apostoli riguardo all’arrivo di Paolo a Corinto: « Dopo questi fatti Paolo lasciò Atene e si recò a Corinto. Qui trovò un giudeo chiamato  Aquila, oriundo del Ponto, arrivato  poco prima dall’Italia con la  moglie Priscilla, in seguito all’ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti i giudei » (XVIII, 1-2).

Sono debitore della citazione di Orosio rapportata a Svetonio e ad  Atti nei confronti di  Andrea Nicolotti e del suo sito  sulle fonti  della storicità di Gesù, di cui do l’accesso a Svetonio, la voce più interessante, da cui si potrà accedere alle altre voci:

Svetonio

Non v’è alcuna  incapacità da parte di un pagano di fare distinzione fra giudei e cristiani. E’ qui lo stesso Paolo o il suo scriba contemporaneo ai fatti Luca che chiama giudei – non  cristiani, come avrebbe potuto fare tranquillamente –  i fuoriusciti da Roma sotto Claudio!  

Dopo quanto ho accennato all'inizio  e dopo il trafiletto sull'origine di Giuseppe come padre di Gesù spiegata da Hayyim ben Yehoshua, questi Giudei saranno meglio identificati come Samaritani.

Eppure Giuseppe Flavio non ha sbagliato a chiamare quei giudei seguaci di Cresto o Cristiani. I cristiani o meglio i paolini –  come sarà meglio chiamarli per non fare confusione, tanto più che tutti concordano nell’affermare che Paolo fondò il cristianesimo –  definirono il loro Gesù di fantasia (collocato indietro nel tempo al tempo di Tiberio, predicatore di belle parole e operatore di straordinari miracoli) come il Messia, il Cristo, come se prima e dopo di lui non fossero spuntati dall'infernale  deserto di Palestina miriadi  di mostri umani chiamati messia in ebraico e cristi in greco, perché il greco era ugualmente parlato in Palestina dagli stessi ebrei. Così è vero che gli espulsi da Roma fomentatori di disordini erano giudei, ma è vero al contempo che erano cristiani, ovvero messianisti, ovvero millenaristi,  fondamentalisti ebrei che attendevano la venuta del Messia o del Cristo, il Re di Israele che avrebbe liberato Israele dalla dominazione romana e avrebbe dato alle fiamme Roma e tutto l’impero per instaurare l’impero del  Dio di Israele nel suo Tempio. Costoro al tempo di Claudio non avevano fra loro Gesù lo zelota, che era da venire e forse dileguarsi scampando alla crocefissione, né il Cristo/Messia dei profeti (altrettanto impalpabile), ma già che c’erano ritenevano di aprirgli la strada cominciando ad attuare le profezie apocalittiche generate dalle loro menti malate, cominciando a bruciare quella   Babilonia di Roma, come la chiama Pietro. Credo di averlo già detto che i profeti occorrerebbe ammazzarli da piccoli perché le profezie hanno il dono di trovare sempre un imbecille criminale pronto a mandarle ad effetto.

Dopo la caduta di Gerusalemme e Masada per i Giudei non v'è più speranza, mentre per i cristiani seguaci di uno sfegatato fondamentalista mediorientale (e in questi giorni possiamo toccare con mano il fondamentalismo cristiano, peggio, cattolico) s'è iniziata l'avventura della conquista del mondo. Dunque lo Spirito Santo atteso dai cristiani è venuto prima dei tentativi fallimentari dei Giudei di cacciare i Romani e prendere Gerusalemme. Possiamo vederlo nel falso profeta egizio ma soprattutto nell'idea geniale che ha folgorato Paolo sulla via di Damasco. Certo il falso profeta egizio, almeno  nel 58 d. C., se l'è telata come quella volta Gesù da Gamala poi camuffata da Nazareth, costruita di sana pianta con tanto di nome (che prima era ignoto) e falegnameria di Giuseppe ad uso e consumo dei pellegrini di Terra Santa che si stupivano di non trovarla: 

« Si recò a Nazareth, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il so solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli f dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo, trovò il passo dove era scritto:

Lo Spirito del Signore è sopra di me;

per questo mi ha consacrato con l'unzione...

Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente... Allora cominciò a dire: " Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi." Tutti... erano meravigliati delle parole... che uscivano dalla sua bocca e dicevano: " Non è il figlio di Giuseppe?  " ... All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò. »  (Luca 4, 16-30)

I cristiani non devono attendere più niente e nessuno, tranne che si completi la  parabola in discesa della loro fortuna, e in questo sfacelo una sola voce ha mostrato un poco di dignità, quella di Giovanni Paolo II, quando ha chiesto pubblicamente scusa per i tanti peccati della Chiesa. Gli  ebrei  pure attendono inconsciamente la loro fine totale dopo Armagheddon.   

Chiudo questa trattazione con un passo, 8.5 The Shepherd of Belial (Il Pastore di Satana)  che approfondisce il concetto del Legno Maledetto,  e del Caos, da:

Das Leben Jeshu - Vie de Jesus:

8.5 The Shepherd of Belial

So Jesus then adopted his charismatic mission of controversy as an atonement for the confusion of the people's own vision. To make himself popular as a healer in both Jewish and Gentile lands, while preaching salvation to the lost sheep of Israel. To represent himself as the Son of Light who ends the rule of Belial or Satan, while in practice promoting chaos and discord in the style of the Foolish Shepherd of Zechariah. While it might seem inconsistent to act as the Lord of Chaos while pretending to the Divine Order, this is merely the paradox of the Suffering Servant who must draw upon himself the entire sins and "die for the people, ... that the whole nation perish not." (John 11:49).

Jesus' disciples are all Israelites. Simon the Canaanite is really Zealotes. James and John are Sons of Thunder. Judas is Iscariot, one interpretation of which is a dagger-wielding Zealot. Galilee was the centre of the Jewish independence movement. "Had he been a mere guerilla leader, as some contend, he would have seized upon the wave of popular support, and then drawn up plans for a rebellion. But whatever John's baptism had instilled in him, it was not of this order (Wilson I 88-9).

Jesus according to Matthew commisions his disciples to follow the direction of a Jewish leader 10:5 "Go not into the way of the Gentiles, and into any city of the Samaritans enter ye not: But go rather to the lost sheep of the house of Israel." However this appears only in Matthew.

It was essential for Jesus to be able to be believed in by his immediate followers as the kingly Messiah. He does mention casting fire on earth Luke 12:49 "I am come to send fire on the earth; and what will I, if it be already kindled?" However when this is viewed in Thomas 10 it means future illumination, rather than present immolation. Jesus said, "I have cast fire upon the world, and see, I am guarding it until it blazes."

His statements about violence lead to immediate paradox. When he does say Matt 10:34 "Think not that I am come to send peace on earth: I came not to send peace, but a sword." it is merely to announce he is going to wreak social chaos not victory "For I am come to set a man at variance against his father, and the daughter against her mother, and the daughter in law against her mother in law. And a man's foes shall be they of his own household." This is clearly the message of Zechariah's foolish or worthless Shepherd of Belial, not spiritual victory for the Nation of Israel. Jesus most definitive statment is clearly to love one's enemies (Matt 5:44 But I say unto you, Love your enemies, bless them that curse you, do good to them that hate you, and pray for them which despitefully use you, and persecute you;).

Chaos is strongly hinted at by Luke's possibly midrashic attribution 11:23 "He that is not with me is against me: and he that gathereth not with me scattereth."

Jesus admits as much in the Gospel of Thomas 28 "I took my place in the midst of the world, and I appeared to them in flesh. I found all of them intoxicated; found none of them thirsty. And my soul became afflicted for the sons of men, because they are blind in their hearts and do not have sight; for empty they came into the world, and empty too they seek to leave the world. But for the moment they are intoxicated. When they shake off their wine, then they will repent."

When they are not well received by a Samaritan village in Luke 9:54 James and John said "Lord, wilt thou that we command fire to come down from heaven, and consume them, even as Elias did?" But Jesus rebuked them, and said, "Ye know not what manner of spirit ye are of. For the Son of man is not come to destroy men's lives, but to save them." They went to another village, presumably also Samaritan. Jesus thus does not play a militant role against Roman or Samaritan.

A singular indication of Jesus' abrogation of the existing order is his assuming the personal power to forgive sins. This is in Jewish terms assuming the power which God alone has and shortcircuiting the justice of destiny: Mark 2:5 "When Jesus saw their faith, he said unto the sick of the palsy, Son, thy sins be forgiven thee. But there was certain of the scribes sitting there, and reasoning in their hearts, Why doth this man thus speak blasphemies? who can forgive sins but God only?"

It is one thing to challenge how the Sabbath is used by the Pharisees by staging a spectacle of gleaning in the fields with his disciples (Mark 2:23), or healing 'in anger' right in the synagogue (Mark 3:1) to provoke his own undoing "And the Pharisees went forth, and straightway took counsel with the Herodians against him, how they might destroy him", but it is not merely his casual name-dropping of David ans the shrewbread, but the indulgent way Jesus is represented as describing his personal transcendence which is the greatest challenge to Jewish morality Mark 2:27 "And he said unto them, The sabbath was made for man, and not man for the sabbath: Therefore the Son of man is Lord also of the sabbath." But this flies in the face of Isaiah 58:13 "If thou ... call the sabbath a delight, the holy of the Lord, honourable ... I will cause thee to ride upon the high places of the earth" mocks the Pharisees desire to preserve the sacred way of Israel from the profane. However one should be careful: Thomas 27 says: "If you do not fast as regards the world, you will not find the kingdom. ' If you do not observe the Sabbath as a Sabbath, you will not see the father." More paradox.

Who is the Lord of the Sabbath but the Prince of Chaos? He was provoking such controversy, his friends tried to rescue him as one possessed, from the insanity he was bringing down upon himself: Mark 3:20 "And the multitude cometh together again, so that they could not so much as eat bread. And when his friends heard of it, they went out to lay hold on him: for they said, He is beside himself. And the scribes which came down from Jerusalem said, He hath Beelzebub, and by the prince of the devils casteth he out devils. And he called them unto him, and said unto them in parables, How can Satan cast out Satan? And if a kingdom be divided against itself, that kingdom cannot stand." This comment of Jesus is captivating. It is Jesus who is promoting the division. The Pharisees with some justification claim he is possessed by Ba'al Zebul, for playing the Shepherd of Belial to the hilt, he tells them that the very division he is causing is really their own evil. Thomas 61 notes "I am he who exists from the undivided. I was given some of the things of my father. ... I am your disciple. ... Therefore I say, if he is destroyed he will be filled with light, but if he is divided, he will be filled with darkness."

Part and parcel of this approache is a very controversial style which not only challenges Sabbath rules, but the moral integrity of many God-faring people. When Jesus spends his time in disreputable company with a great many publicans (reviled tax-gatherers) and sinners, the scribes an Pharisees protest (Mark 2:16). Even John's disciples comment about his failure to fast. His response is to demure like a Syrian Adonis "Can the children of the bridechamber fast, while the bridegroom is with them?" When John disciples come to question him, he again acts like a performer in a sacred drama. He portrays the people as demanding the performance of the weeping and dying hero: Luke 7:32 Matt 11:17 "They are like unto children sitting in the marketplace, and calling one to another, and saying, We have piped unto you, and ye have not danced; we have mourned to you, and ye have not wept." and notes that they claim straight-laced John has a devil and he is doing worse "The Son of man came eating and drinking, and they say, Behold a man gluttonous, and a winebibber, a friend of publicans and sinners. But wisdom is justified of her children."

It is at this point that in Matthew, Jesus rebukes the very cities of his home region of Galilee, because they have not heeded him, despite his hysterial following: 11:20 "Then began he to upbraid the cities wherein most of his mighty works were done, because they repented not: Woe unto thee, Chorazin! woe unto thee, Bethsaida! for if the mighty works, which were done in you, had been done in Tyre and Sidon, they would have repented long ago in sackcloth and ashes. But I say unto you, It shall be more tolerable for Tyre and Sidon at the day of judgment, than for you. And thou, Capernaum, which art exalted unto heaven, shalt be brought down to hell: for if the mighty works, which have been done in thee, had been done in Sodom, it would have remained until this day. But I say unto you, That it shall be more tolerable for the land of Sodom in the day of judgment, than for thee."

It is in this context that Jesus does begin to sound like a Zealot, at least a Zealot for the Day of Judgement. Matt 13:41 "The Son of man shall send forth his angels, and they shall gather out of his kingdom all things that offend, and them which do iniquity; And shall cast them into a furnace of fire: there shall be wailing and gnashing of teeth."

These diatribes indicate that, despite much adulation from the mobs of followers, Jesus' mission is an uneven affair, full of countercurrents of hysterical devotion from some and antagonistic scepticism or even offence from many others. These difficulties only compound themselves when Jesus comes to give a sermon in the synagogue or Temple.

All the gospels indicate Jesus was received with scepticism in his home town of Nazareth, and that no one really accepted Mary's boy as the messiah. However Luke 4:17 describes an engaging confrontation in the synagogue, which although it could be an ornamentation, has a consistency and extremisn which rings of truth. Jesus first reads out a key passage of Isaiah 61 "The Spirit of the Lord is upon me, because he hath anointed me to preach ... the acceptable year of the Lord", he then follows this with "This day the scripture is fulfilled in your ears" ... and then proceeds to go much further. Despite admitting they will say "Physician heal thyself" he accuses Elijah and Elisha of having only a few singular healings by comparison with himself. As in many other situations, the people are in turmoil. A crowd tries to throw him over a cliff, but in the conflict he escapes.

In John 6:52 at the synagogue at Capernaum, he saddles them with eating himself as a Dionysian god in Arabian style. "The Jews therefore strove among themselves, saying, How can this man give us his flesh to eat? Then Jesus said unto them, Verily, verily, I say unto you, Except ye eat the flesh of the Son of man, and drink his blood, ye have no life in you. Whoso eateth my flesh, and drinketh my blood, hath eternal life; and I will raise him up at the last day. ... These things said he in the synagogue, as he taught in Capernaum." This episode was such an offensive and hard saying that many of his disciples left him and the twelve only remained because they had no other to turn to.

When Jesus goes down to Jerusalem for the Feast of Tabernacles, it is clear there is division: John 7:11 "Then the Jews sought him at the feast, and said, Where is he? And there was much murmuring among the people concerning him: for some said, He is a good man: others said, Nay; but he deceiveth the people." His message is that he is a conduit for a God they know not in a way even more personal than the prophets. "Then cried Jesus in the temple as he taught, saying, Ye both know me, and ye know whence I am: and I am not come of myself, but he that sent me is true, whom ye know not. But I know him: for I am from him, and he hath sent me. Then they sought to take him: but no man laid hands on him, because his hour was not yet come."

When he speaks as the source, Judeans question his Galilean origins: "In the last day, that great day of the feast, Jesus stood and cried, saying, If any man thirst, let him come unto me, and drink. He that believeth on me, as the scripture hath said, out of his belly shall flow rivers of living water. ... Many of the people therefore, when they heard this saying, said, Of a truth this is the Prophet. Others said, This is the Christ. But some said, Shall Christ come out of Galilee? Hath not the scripture said, That Christ cometh of the seed of David, and out of the town of Bethlehem, where David was? So there was a division among the people because of him. And some of them would have taken him; but no man laid hands on him"

He then intimates his own destruction as the Worthless Shepherd "Then said Jesus again unto them, I go my way, and ye shall seek me, and shall die in your sins: whither I go, ye cannot come. Then said the Jews, Will he kill himself? because he saith, Whither I go, ye cannot come." But it is when he claims to predate the Jewish nation that the stones are picked up: "Then said the Jews unto him, Thou art not yet fifty years old, and hast thou seen Abraham? Jesus said unto them, Verily, verily, I say unto you, Before Abraham was, I am. Then took they up stones to cast at him: but Jesus hid himself, and went out of the temple, going through the midst of them, and so passed by."

All of these situations are carefully planned by Jesus with one aim in mind - to gather a strong following as a prophet, but at the same time to stir up exactly the degree of controversy required to precipitate a combined reaction from all the forces he is challenging, the high priests, the Herodians encouraged by irritated Pharises and the Romans, who in acting against insurrection will give him the status of a nationalist. Jesus is not Beelzebub but the Worthless Shepherd, who will only reveal the 'whole truth' when the Last Days moment comes with his death as prophesied in Zechariah - the new age in which he sits at the right hand of power, firmly believing that to this end was he born, and for this cause came he into the world.

8.6 Not Letting the Left Hand Know

The role of the Samaritans can be used as an acid test for how narrowly Jesus can be slotted into the role of a Jewish Zealot. Many Judeans, particularly from Jerusalem perceived Samaritans to be heretics, despite the fact that they regarded themselves the true believers who still founded their beilief on the Pentateuch. They even accused Jesus of being one: John 8:48 "Then answered the Jews, and said unto him, Say we not well that thou art a Samaritan, and hast a devil?" However the Samaritans are the descendents of Samaria the capital of the old Northern Kingdom of Israel. Thus the Samaritans form a movement like the Galilean 'holy ones'. Pilate was in fact deposed because a deputation protested to the emperor about the way he had decimated the followers of a Samaritan messiah who was ascending their sacred Mount Gerazim to locate their scrolls.

Now in the several places where Samaritans are mentioned in the gospels, the message is almost universally positive. At Luke 10:33 we have the parable of the good Samaritan. The priest and the Levite fail to care for the wounded traveller, but the Samaritan does. Jesus says "Which now of these three, thinkest thou, was neighbour unto him?" specifically in response to the question "Who is my neighbour?" in the commandment to love thy neighbout as thyself. Clearly the Samaritan is a beloved neighbour of the Galilean prophet. Once again at Luke 17:12, we find that of ten lepers he cures, only the Samaritan comes back to worship him.

We likewise have the Samaritan woman by the well of John 4:5 "Then cometh he to a city of Samaria, which is called Sychar, near to the parcel of ground that Jacob gave to his son Joseph. Now Jacob's well was there. ... There cometh a woman of Samaria to draw water: Jesus saith unto her, Give me to drink. ... Then saith the woman of Samaria unto him, How is it that thou, being a Jew, askest drink of me, which am a woman of Samaria? for the Jews have no dealings with the Samaritans." Jesus is more than happy to offer her the living waters of eternal life, prophesies she has had five husbands and spends the day performing a mission to the Samaritans. The Jews who do not deal with Samaritans are specifically the Judeans. Note that Jesus is making a visit to the ground of Joseph, key to his Northern tradition mission as Josephic messiah.

Matthew describes his popularity by region as follows 4:23 "And Jesus went about all Galilee ... And his fame went throughout all Syria: ... and from Decapolis, and from Jerusalem, and from Judaea, and from beyond Jordan." The coasts of Caesarea Philippi, Pilate's Roman centre, where ironically Jesus was named messiah by Peter, are included (Mark 7:24) and even the Phoenician coasts of Tyre and up to Sidon in the north as well as Idumaea (Mark 3:7, 8:27). These places form a cultural mosaic centered on Galilee spreading on the left hand to Jerusalem and on the right to Decapolis and all Syria, probably also including parts of Edomite Nabataea, as the Talmud refers to Jesus by way of Edom. The Gospel of Thomas notes 62 "It is to those who are worthy that I tell my mysteries. Do not let your left hand know what your right hand is doing."

Jesus specifically made a mission to the coasts of Phoenicia. Mark 7:24 "And from thence he arose, and went into the borders of Tyre and Sidon, and a certain woman, ... a Greek, a Syrophenician by nation; and she besought him that he would cast forth the devil out of her daughter." Jesus makes the traditional response of a healer who is supposed to be the redeemer of the Jewish nation "Let the children first be filled: for it is not meet to take the children's bread, and to cast it unto the dogs." Now she, parries this with an appropriate gesture of faith "Yes, Lord: yet the dogs under the table eat of the children's crumbs." which he fully appreciates and respects "For this saying go thy way; the devil is gone out of thy daughter."

Both Luke 7:2 and Matthew 8:5 mention the Roman centurion "And when Jesus was entered into Capernaum, there came unto him a centurion, beseeching him, And saying, Lord, my servant lieth at home sick of the palsy, grievously tormented. And Jesus saith unto him, I will come and heal him. The centurion answered and said, Lord, I am not worthy that thou shouldest come under my roof: but speak the word only, and my servant shall be healed. For I am a man under authority, having soldiers under me: and I say to this man, Go, and he goeth; and to another, Come, and he cometh; and to my servant, Do this, and he doeth it. When Jesus heard it, he marvelled, and said to them that followed, Verily I say unto you, I have not found so great faith, no, not in Israel. And I say unto you, That many shall come from the east and west, and shall sit down with Abraham, and Isaac, and Jacob, in the kingdom of heaven."

Telling here is his likening his mission, especially the three days of darkness, to that of Jonah, who rather than preaching to the Jews took the message to the Assyrians: Matt 12:41 "The men of Nineveh shall rise in judgment with this generation, and shall condemn it: because they repented at the preaching of Jonas; and, behold, a greater than Jonas is here."

The ultimate statement is from Luke as Pagels (1995 90) has noted which is the very Nazareth reading of Isaiah 61 in his home synagogue where he makes a position statment in terms of gentile recognition. This is the last statement which caused them reputedly to nearly throw him off a cliff. First he declares himself messiah in this day the scripture is fulfilled of the Lord's anionting: "And he said, Verily I say unto you, No prophet is accepted in his own country. But I tell you of a truth, many widows were in Israel in the days of Elias, when the heaven was shut up three years and six months, when great famine was throughout all the land; But unto none of them was Elias sent, save unto Sarepta, a city of Sidon, unto a woman that was a widow. And many lepers were in Israel in the time of Eliseus the prophet; and none of them was cleansed, saving Naaman the Syrian. And all they in the synagogue, when they heard these things, were filled with wrath, And rose up, and thrust him out of the city, and led him unto the brow of the hill whereon their city was built, that they might cast him down headlong" (Luke 4:24). He then escapes.

There is no logic in the notion that all these are entirely Christian interpolations to portray a Jewish leader falsely as having a mission to te gentiles. The statement at Nazareth is just the astute use of key scripture to make a very innovative point which Jesus teachings are renowned for. The key Old Testament writings of the messiah portray a light to lighten the gentiles - a Jewish light but one which will illuminate the gentile spirit. These passages clearly express sympathy with the Samaritans as a follower of the Northern tradition and as they stand show the greater light shining from a Jewish source as expected of the healing messiah. This wider mission is consistent with later apocalyptic writings such as the book of Enoch, which reach further back, before Abraham, to the patriarch Enoch and to Adam the father of all humankind in their inspiration. It is thus apparent that Jesus set out on a two-fold agenda, knowing his mission was one identifiable with both Tammuz and the Suffering Servant. He made sure his fame spread both the the gentiles and to the Israelites. The body was Galilee, the left hand Judea, the crucible of the Passion, and the right hand Syria, the Decapolis and beyond the Jordan.

One thing that is singular about Jesus, despite having twelve male disciples is the fact that he is exclusively supported by a group of women of diverse origin. No males whatever are mentioned as having supported his mission, except for the posthumous spices and aloes John (19:38). "And it came to pass afterward, that he went throughout every city and village, preaching and shewing the glad tidings of the kingdom of God: and the twelve were with him, And certain women, which had been healed of evil spirits and infirmities, Mary called Magdalene, out of whom went seven devils, And Joanna the wife of Chuza Herod's steward, and Susanna, and many others, which ministered unto him of their substance." ( Luke 8:1) Given the patriarchal nature of Jewish society and the exclusively male-oriented nature of the Essenes, this comlete financial dependence upon a diverse group of women, given the leanings of the Bridegroom towards the death of Adonis, which these women all later travelled to Jerusalem to witness, wail for and announce the ressurection of, opens a veritable belly of living waters of conjecture.

8.7 The Foxes Have Their Holes

But this brief life is strenuous, with no place called home and vulnerable: Thomas 86 "The foxes have holes, and the birds of the air have nests; but the Son of man hath not where to lay his head and rest." Sometimes people wanted to stone him (John 8:59, 10:31) other times they would crown him: John 6:15 "When Jesus therefore perceived that they would come and take him by force, to make him a king, he departed again into a mountain himself alone." Luke 1:42 "the leprosy departed from him ... But he went out, and began to publish it much, and to blaze abroad the matter, insomuch that Jesus could no more openly enter into the city, but was without in desert places: and they came to him from every quarter."

It is clear, as his mission matures, that he has become unsafe in Judea: John 7:1 "After these things Jesus walked in Galilee: for he would not walk in Jewry, because the Jews sought to kill him." and also in the Tetrarchy of Galilee and Peraea, where the irritation of the Pharisees and the interest of the Herodians has become a threat: Mark 9:30 "And they departed thence, and passed through Galilee; and he would not that any man should know it. For he taught his disciples, and said unto them, The Son of man is delivered into the hands of men, and they shall kill him; and after that he is killed, he shall rise the third day. But they understood not that saying, and were afraid to ask him." He passes finally into Judea indirectly, Mark 10:1 "And he arose from [Capernaum], and cometh into the coasts of Judaea by the farther side of Jordan", passing through Jericho, where the blind man cries out to him as Jesus thou Son of David, entering Bethany and then Jerusalem on his 'last ride' on Zechariah's ass.

We witness the final elements of doom emerge in a variety of forms, each of them intimately involving women. In Mark 14:3 (Matt 26:6), while in Bethany at the house of Simon the leper, he is anointed on the head by a woman. Several murmur against Jesus for accepting this advance because of the waste when it could have been given to the poor. "And Jesus said, Let her alone; why trouble ye her? she hath wrought a good work on me. ... She hath done what she could: she is come aforehand to anoint my body to the burying." This provokes Judas to approach the chief priests.

In John, Jesus dooms himself publically in a ritual display of recussitating Lazarus. This causes the Pharisees to consult with the chief priests concerning sorcery and evokes a clear reaction that Jesus is to become the atonement king: 11:50 "Nor consider that it is expedient for us, that one man should die for the people, and that the whole nation perish not." Mary of Bethany then anoints Jesus feet and wipes them with her hair. Judas in particular is then offended.

Jesus makes quite clear this has been his direction throughout: John 12:27 "Now is my soul troubled; and what shall I say? Father, save me from this hour: but for this cause came I unto this hour. ... now shall the prince of this world be cast out."

Having entered Jerusalem in triumph on the ass as Zechariah's fertility king of Jerusalem, declaring "Blessed be the King that cometh in the name of the Lord", something which could carry the accusation of political insurrection against Rome, he now proceeds to set up one last conflict in the midst of the festival preparations, which is sure to gain enough ire to prokoke the high priests against him: Mark 11:15 "And they come to Jerusalem: and Jesus went into the temple, and began to cast out them that sold and bought in the temple, and overthrew the tables of the moneychangers, and the seats of them that sold doves; And would not suffer that any man should carry any vessel through the temple. And he taught, saying unto them, Is it not written, My house shall be called of all nations the house of prayer? but ye have made it a den of thieves. And the scribes and chief priests heard it, and sought how they might destroy him: for they feared him, because all the people was astonished at his doctrine." Thus Jesus, who had practised healing on the sabbath in the synagogue chose, to disrupt the money-changers whose job it was to provide change to ensure Roman coins did not defile the Temple as offerings. Although their rates may well have been high and were sometimes the subject of initiatives by well-minded Pharisees, to offer coins with the deified Roman emperor to Yahweh was sacrilege.

Completing this picture, again in the shadow of Zechariah, he meets the arresting party with swords and commits a symbolic act of violent resistance, before volunteering himself as ring-leader in exchange for the sheep of the disciples being scattered.

Foolish Shepherd  su citato:

7.12 Behold the King Cometh Lowly on an Ass

The situation becomes ever more turgid with Zeccariah, which at 2:8 mentions Yeshua specifically as priest in passages of the vine and fig tree (final pastoral peace). If the consistent gospel accounts of this episode do reveal an original tradition, it appears that Jesus intentionally acted out the episode of the 'foolish shepherd' as the theme for his final end-of-days confrontation in Jerusalem walking intentionally to his doom as a shaman would walk straight into the eye of a gathering tornado that he himself had whipped up. Zechariah never dared to translate his vision into action, and it had therefore become a vision awaiting fulfillment, not so much a prophecy as a working manual for the tragic passion.

At Zech 3:8, we find yet another reference to the Branch: "... for, behold, I will bring forth my servant the Branch. ... upon one stone shall be seven eyes ... and I will remove the iniquity of that land in one day. In that day, saith the Lord of hosts, shall ye call every man his neighbour under the vine and under the fig tree." This sounds like a reflection of Christ's message of love, but it is the first Zechariah speaking in the context of Zerubbabel building the second temple after the exile.

At 9:9 we find "Rejoice greatly, O daughter of Zion; shout, O daughter of Jerusalem: behold, thy King cometh unto thee: he is just, and having salvation; lowly, and riding upon an ass, and upon a colt the foal of an ass." a reference apparently to Salmah the sacrificial summer king portrayed in the Song of Songs, which became a case of intentional 'scripture fulfillment' as opposed to prophecy - Jesus triumphal ride into Jerusalem on Palm Sunday.

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With chapter 11, begins the central episode of the Foolish Shepherd, one which needs to be understood in appreciating the dilemma of the climax of the Passion, for it is the one passage which captures the ascending darkness of the sacrificial event in its full totality and intimately in the first person of the narrator. It carries with it a personal feeling of desperation at the social circumstances leading to such an apocalyptic act. It conveys all the contrasts of darkness and light, but remains unambiguous about the fact that it is the Lord himself visiting on his people and his Foolish Shepherd this terrible event. The devil does not even qualify a mention, only the wilfulness of human nature and the false gods, presumably the Greek Zeus and the Queen of Heaven, Tammuz, Adonis etc.

Obeying a prophetic call, the narrator vows himself to Yahweh, dons the rough pastoral garment of the prophets and carves himself two pastoral staffs, Grace and Concord and goes out to preach repentance to the flock, prophesying Yahweh's mercy and displeasure. From the earliest times the prophets had complemented the role of the priests by exhorting the people to moral virtue. But not even Zechariah's fellow-prophets had remained faithful. The populace had turned to foreign deities. Zechariah found himself alone and preaching to deaf ears. He grew exasperated, and cried out in the market-place: "I will not feed this flock! Thus says the Lord: 'Let the sick beasts die, and let those that are caught in the thicket perish and, for all I care, let the remainder devour one another." (Graves 1946 306).

He publicly snaps his staff of Grace and goes up to the Temple to vow himself as a temple slave, saying to the priests "I have come to devote myself to God. At what price do you value me?" They answered scornfully that because you are a worthless shepherd who has chattered as idly as a woman we will only give you 30 shekels under Lev 27:8. They weigh him out thirty shekels, saying: 'Go now to the High Priest and register your vow." Zechariah is enraged! At a goodly price you have valued me!" There in the Temple he sees a Gibeonite potter, who although from an unclean Canaanite guild were employed as temple craftsmen.

He throws the thirty shekels at the potter's feet for him to tread into the clay and runs out of the temple still a free man and still a prophet. This passage is echoed in Matt 27:3 concerning Judas and his accursed end: "So they weighed for my price thirty pieces of silver. And the Lord said unto me, Cast it unto the potter". But why is it Judas who is casting the shekels, rather than Jesus? On reaching the market place he summons the people and breaks his staff of Concord crying out: "For Judah and the rest of Israel I proclaim discord in the name of the Lord!"

Jesus makes a similar ethical assault on the financial dealings at the Temple proclaiming just such discord in the name of the Lord: Mark 11:15 "And they come to Jerusalem: and Jesus went into the temple, and began to cast out them that sold and bought in the temple, and overthrew the tables of the moneychangers, and the seats of them that sold doves; And would not suffer that any man should carry any vessel through the temple. And he taught, saying unto them, Is it not written, My house shall be called of all nations the house of prayer? but ye have made it a den of thieves. And the scribes and chief priests heard it, and sought how they might destroy him"

In a vision Zechariah becomes the Foolish Shepherd 'for lo I will raise up a shepherd ... which shall not visit those that be cut off, neither shall seek the young one, nor heal that that is broken, nor feed that that standeth still: but he shall eat the flesh of the fat, and tear their claws in pieces'. This visits doom: 'Woe to the idol shepherd that leaveth the flock! the sword shall be upon his arm, and upon his right eye'. He sees himself preaching falsely in the very Courts of the Temple, trying to stir the people to shame, until at last his own father and mother cry out: " You. have spoken lies in the name of Yahweh - you shall not live!" and thrust him through.

In Zechariah this act breaks the spell of evil. The people are suddenly moved to repentance and Yahweh proves merciful. The Lord then makes Jerusalem a 'burdensome stone' for its opponents and Judah a 'hearth of fire among the wood' to destroy the opponents of Jerusalem. But then we come to the very sad and glorified episode: "And I will pour upon the house of David, and the inhabitants of Jerusalem, the spirit of grace: and they shall look upon me whom they have pierced, and they shall mourn for him, as one mourneth for his only son, and shall be in bitterness for him, as one that is in bitterness for his firstborn. In that day shall there be a great mourning in Jerusalem, as the mourning of Hadadrimmon in the valley of Megiddon." The pierced one is at once the travail of Armageddon.

After Jesus died, John says 19:34 "But one of the soldiers with a spear pierced his side, and forthwith came there out blood and water. ... They shall look on him whom they pierced."

The false " prophets shall be ashamed every one of his vision ... neither shall they wear a rough garment to deceive: But he shall say, I am no prophet, I am an husbandman; And one shall say unto him, What are these wounds in thine hands? Then he shall answer, Those with which I was wounded in the house of my friends. Awake, O sword, against my shepherd, and against the man that is my fellow, saith the LORD of hosts: smite the shepherd, and the sheep shall be scattered: and I will turn mine hand upon the little ones." Now these two passages appear in reverse, just as has Judas, because Jesus' sheep are the real disciples and they are scattered before the piercing, and it is the false prophets who disclaim the injuries to their hands, not Jesus from his Crucifixion. The cart of prophecy has become the horse of reality.

Thereupon the frightful Day of the Lord dawns. All the nations of the world march against Jerusalem. The city is taken, the houses rifled, the women ravished and half the population carried off into captivity. But the Son of God suddenly manifests himself; and his feet bestride the Mount of Olives, which splits in two. The faithful ones, preserved from slaughter, take refuge in his shadow. That day the sky turns dark, but at evening clears and living waters flow out from the City eastward to the Dead Sea and westward to the Mediterranean. Two-thirds of the nation have perished; but the remainder are refined, as gold and silver in the fire. Yahweh says: "It is my people" and they: "It is our God." Jerusalem is saved, the oppressors are consumed in a plague and the worship of Yahweh is restored. And the Lord shall be king over all the earth: in that day shall there be one Lord, and his name one."

And indeed this episode also comes straight out of Jesus' next sayings: Mark 13:3 "And as he sat upon the mount of Olives over against the temple ... he said "And when ye shall hear of wars and rumours of wars, be ye not troubled: for such things must needs be; but the end shall not be yet. For nation shall rise against nation, and kingdom against kingdom: and there shall be earthquakes in divers places, and there shall be famines and troubles: these are the beginnings of sorrows. But take heed to yourselves: for they shall deliver you up to councils; and in the synagogues ye shall be beaten: and ye shall be brought before rulers and kings for my sake, for a testimony against them. And the gospel must first be published among all nations." However, as we know, the kingdom didn't come, despite Paul and many Christians after him waiting vigilantly for the 'thief in the night'. It is true that within 30 years Jerusalem did fall, but by that time Mark and subsequently the other gospel writers began writing partly in response to the continuing delay in the Kingdom.

These passages in Zechariah raise further controversial issues about Christ's final hours and the culmination of his mission. In Luke 22:35 it is related that Jesus said " 'he that hath a purse, let him take it, and likewise his scrip: and he that hath no sword, let him sell his garment, and buy one. For I say unto you, that this that is written must yet be accomplished in me, 'And he was reckoned among the transgressors' for the things concerning me have an end". And they said, Lord, behold, here are two swords. And he said unto them, It is enough." In the synoptic gospels it is related that one disciple 'smote the servant of the high priest, and cut off his right ear', he is then tried by the Romans for insurrection and held while the real Zealot with the ritual title Bar-Abba is freed and consequently is ironically crucified between two thieves.

Matthew makes clear the link to Zechariah 26:31 "Then saith Jesus unto them, All ye shall be offended because of me this night: for it is written, I will smite the shepherd, and the sheep of the flock shall be scattered abroad. ... And, behold, one of them which were with Jesus stretched out his hand, and drew his sword, and struck a servant of the high priest's, and smote off his ear. ... Then all the disciples forsook him, and fled."

John 18:8 has Jesus state that no disciples were arrested: "I have told you that I am he: if therefore ye seek me, let these go their way: That the saying might be fulfilled, which he spake, Of them which thou gavest me have I lost none". By assuming responsibility, Jesus intentionally trades his own life as the instigator of the attack for his accomplices.

In Luke, Jesus asks for twelve swords and settles for two. Only one is used in all four gospels. In Zechariah the Foolish Shepherd dies by the sword. It is also the Foolish Shepherd who sells himself for thirty pieces of silver, not his chosen scapegoat to whom he has passed the sop. So who is the bad guy? If Zechariah is truly prophetic it was Jesus, not his 'twin' selling himself into betrayal and his death should have come swiftly and cleanly at the swords of his bretheren or disciples, not a Roman crucifixion, however appropriate the tree of the accursed might be to the atonement of the the Paschal lamb. Indeed it is possible that the lasting fame of Jesus' teachings and the heritage of Christianity itself may hinge on a most unusual twist of fate in these last hours, which Jesus did not himself fully anticipate.

7.13 The Abomination of Desolation

Matthew quotes in themost alarming terms the end of Days signified by Daniel's abomination: 24:15 "When ye therefore shall see the abomination of desolation, spoken of by Daniel the prophet, stand in the holy place, ... For then shall be great tribulation, such as was not since the beginning of the world to this time, no, nor ever shall be ... For as the lightning cometh out of the east, and shineth even unto the west; so shall also the coming of the Son of man be ... and they shall see the Son of man coming in the clouds of heaven with power and great glory."

Daniel completes the cycle of the major prophecies with its couplet of references linking the only Old Testamant passage specifically addressed to the Messiah to the pivotal quotation concerning the future transcendent Son of Man. Firstly at 2:44 the first Daniel invokes the eternal kingdom: "And in the days of these kings shall the God of heaven set up a kingdom, which shall never be destroyed: and the kingdom shall not be left to other people, but it shall break in pieces and consume all these kingdoms, and it shall stand for ever." This is subsequently amplified by the 'second' Daniel at 7:13 in his night visions: "behold, one like the Son of man came with the clouds of heaven, and came to the Ancient of days, and they brought him near before him. And there was given him dominion, and glory, and a kingdom, that all people, nations, and languages, should serve him: his dominion is an everlasting dominion, which shall not pass away, and his kingdom that which shall not be destroyed."

Finally the Messiah is cut off after a cryptic time period: 9:24 "Seventy weeks are determined ... to finish the transgression, and to make an end of sins, and to make reconciliation for iniquity, and to bring in everlasting righteousness, and to seal up the vision and prophecy, and to anoint the most Holy ... from the going forth of the commandment to restore and to build Jerusalem unto the Messiah the Prince shall be seven weeks, and threescore and two weeks: And after threescore and two weeks shall Messiah be cut off, but not for himself: and the people of the prince that shall come shall destroy the city and the sanctuary; and the end thereof shall be with a flood, and unto the end of the war desolations are determined. And he shall confirm the covenant with many for one week: and in the midst of the week he shall cause the sacrifice and the oblation to cease, and for the overspreading of abominations he shall make it desolate, even until the consummation, and that determined shall be poured upon the desolate."

While these passages specifically mention both the Messiah or anointed one being sacrificially cut off and the vision of the transcendent Son of Man meeting the Ancient of Days a unique appearance in the likeness of old Canaanite El, in a way which forms natural source material for Jesus' apocalyptic vision of the Kingdom realized in the Son of Man coming with power in the resurrection, the Son of Man appears in Daniel before the Messiah is 'cut off', just as the sheep are scattered in Zechariah after the pierced shepherd is mourned. Both cases require reversal of the order to assume prophetic sequence.

 

In appendice torniamo al sito di Davide Donnini. Questo sito va letto interamente e approfonditamente perché ne vale veramente la pena,  anche se dopo una prima lettura alcuni files scompaiono assorbiti da uno o da pochi files di cui assumono la stessa identica caratteristica. Non me ne intendo molto, anzi diciamo che non ci capisco nulla, ma forse sarebbe meglio se Donnini desse un nome diverso a ciascun file, mentre spesso non è così.  Comunque il sommario è:

http://spazioinwind.libero.it/bravo/qumran/files/01.htm

Per approfondire la questione di Cristo/Messia  e dei cristiani/messianisti prima di Gesù vedi Premesse per l'analisi storica del racconto evangelico par. 3 - L'IMMAGINE DI CRISTO NEGLI SCRITTI DEGLI STORICI ROMANI  

Concordo con Donnini sul fatto che i vangeli sono stati scritti dopo la distruzione di Gerusalemme: vedi di Donnini  La redazione dei 4 vangeli canonici. Per entrambi ovviamente  le profezie sulla fine di Gerusalemme e del Tempio furono messe in bocca a Gesù dagli evangelisti. Per me ci si sarà potuto anche ispirare al Gesù profeta di sventure vissuto al tempo dell’assedio di Gerusalemme da parte del generale di Nerone Vespasiano e anche al Giuda Galileo che Donnini mostra avere molti punti di contatto con la figura del  Gesù evangelico. Io ritengo Gesù storico il falso profeta egizio di  Guerra giudaica,  Antichità giudaiche e Atti degli apostoli, vissuto sotto Nerone,   Felice e crocifisso comunque sotto  Festo. Donnini ritiene invece che Gesù sia vissuto al tempo in cui lo collocano i vangeli, cioè nato nel 7 d. C. l’anno stesso della morte di Giuda il Galileo con cui lo identifica:   Il problema del titolo «Nazareno» PAG. 8 DI 8, ma  lo identifica soprattutto col primogenito di costui, Giovanni di Gamala.  

Altri tre argomenti mi sembrano interessanti. Il primo è quello  dell’avversione fino alla fine di Paolo ai seguaci di Gesù - sostenuto  anche da altri che sottintendono per Paolo una carriera di spia al servizio di Roma, ciò che se mi risulterà vero farà oggetto di un mio  lavoro apposito - di cui si parla in luoghi diversi come CRISTIANI DI CRISTO, CRISTIANI DI PAOLO,  La letteratura giudeo-cristiana,   Perché San Paolo ha inventato il cristianesimo? Vedi anche le ultime due pagine di I Manoscritti del Mar Morto - la storia.

Questa visione è compatibile con la mia e merita di essere studiata più approfonditamente.  Il secondo argomento interessante riguarda l’identità che emerge inequivocabilmente fra Gesù e Barabba:   Il mistero di Barabba.  Ho letto attentamente l’articolo e posso garantire l’esattezza dell’interpretazione data da Donnini. Che consente di andare ben oltre ed affermare che Gesù figlio di Dio o meglio – visto il tabù ebraico –  bar Abbà, figlio del Padre, e Gesù Barabba, dunque, ancora una volta, Figlio del Padre, esiste identità. La verità è che Barabba come dice lo stesso Donnini va letto correttamente Barabbà. Ancora è interessante il fatto che Donnini escluda che Gesù sia mai stato processato dal sinedrio ma sia stato arrestato e processato direttamente dai romani, il che collima con quanto deve essere accaduto al falso profeta egizio: 

tutto lascia facilmente intuire che deve essersi trattato di un interrogatorio informale, svoltosi nel corso di azioni confusionarie e sbrigative, nell'intervallo di tempo che separava l'arresto dell'uomo sul monte degli ulivi e la sua consegna alle autorità romane, presso le quali avrebbe dovuto svolgersi il vero ed unico processo che ha condotto Gesù ad una condanna a morte e alla sua esecuzione. Un processo voluto dai romani per sedizione. 

 

Quanto al fatto che  dai vangeli trapela l’identità fra Gesù Figlio di Dio e Gesù Barabbà  si potranno addurre delle ipotesi. Una è che è tipico dei malvagi che si credono molto più furbi dell’uditorio sbattergli in faccia parabole perché odano ma non comprendano, sbattergli in faccia prestidigitazioni o miracoli che dir si voglia perché guardino ma non vedano. Così ritengo che i cristiani che si dicevano seguaci dell’ebreo zelota  Gesù  falso profeta egizio abbiano inserito la storiella di Gesù e Barabba per dire al popolo stolto dei cristiani che Gesù detto Bar Abbà, il Figlio del Padre, coincide col capo dei fondamentalisti Barabba, i Romani hanno effettivamente crocifisso Barabba Gesù.  Donnini è a quanto sembra  ebreo, anche se non ortodosso, e non si trova dunque nelle condizioni ideali per dire tutta la verità contro i messianisti e gli zeloti (che restano tali anche dopo il 70 d. C.) e contro i paolini (che nascono intorno al 70 d. C.) come invece posso fare io da ateo e avverso a tutte le forme di religione che sono tutte forme di tecniche illiberali per imporre la propria visione del mondo agli altri, come stiamo sperimentando dopo l'ordinanza de L'Aquila. Così potrò dissentire da lui anche per l’interpretazione troppo buonista riguardo a Barabbà che secondo i vangeli si sarebbe trovato in prigione in coincidenza con tumulti in cui era anche stato ucciso un uomo, mentre Barabbà sarebbe stato estraneo ai tumulti e all’omicidio. E’ invece evidente che Gesù era il leader dei rivoltosi che miravano a cacciare i Romani da Gerusalemme e assumere il potere sulla città. Questo Donnini lo dice chiaramente e con abbondanza di prove in diversi lavori, ad esempio in Il problema del discepolo senza nome (paragrafo: Gesù come parente di Lazzaro) e in APPENDICI TECNICHE: I - Brani in cui Gesù è esplicitamente definito "re",  ed è ovvio che il capo dei tumulti sia anche responsabile dell’omicidio. Poniamo anche che in quella circostanza particolare egli non avesse guidato quel tumulto e non fosse responsabile di quel morto, ma egli era famoso come ribelle e dunque da questo punto di vista non cambia nulla se eventualmente per sbaglio  i Romani lo accusarono di aver guidato o di aver partecipato a quel tumulto in cui c’era stato un morto. Posso dunque sottoscrivere  che 

Dal rebus di Gesù e Barabba scaturisce … che i redattori dei vangeli neocristiani … erano interessati a de-giudaizzare l'aspirante messia degli ebrei, scorporando dalla sua figura tutto ciò che apparteneva ad una personalità messianica, ovverosia ad un ribelle esseno-zelotico che aveva commesso gravi reati di sedizione contro l'autorità romana. 

 

Gamala, la Montagna a gobba di ‘Cammello’ covo dei Nazorei-Canaaniti (cioè gli Zeloti) dove il Gesù storico nacque e predicò… la rivolta a Roma. I Romani la presero nel 67 d. C. Bilancio 9000 fra morti e suicidi. Per questo fu soprannominata la Masada del Nord.

Gamala, particolare della cinta muraria visibile anche nella foto precedente. Qui è visibile la sinagoga frequentata da Gesù e che a Nazareth non c’era, come non c’è alcun monumento antico.

 

Il terzo argomento interessante fra i tanti riguarda Il problema del titolo «Nazareno. Donnini, citando autorevoli esperti, convince affermando che Gesù non visse a Nazareth, cui si pretende di rinviare l’appellativo  di Nazareno, bensì era appartenente alla setta dei Nazorei, era un Nazoreo, e nacque e visse a Gamala nel deserto del Golan, presso ‘la Montagna’ omonima dei vangeli. Aggiunge che 

esiste anche un antico testo evangelico, che la chiesa definisce apocrifo, che fu composto in lingua semitica da una setta giudeo-cristiana, contemporanea di Gesù, il cui nome è, appunto, Vangelo dei Nazareni (o Nazorei). Non significa certo Vangelo dei cittadini di Nazareth!

Possiamo avere il piacere di consultare questo testo? Purtroppo no. Lo conosciamo solamente attraverso le citazioni effettuate da alcuni Padri della Chiesa, che lo criticano aspramente. Dalle parole di Epifanio e di Teodoreto sappiamo solamente che i Nazareni possedevano il "Vangelo secondo Matteo, assolutamente integrale, in ebraico... come fu originariamente scritto", che essi rifiutano gli insegnamenti di San Paolo, che "sono Giudei che onorano il Cristo come uomo giusto..."

Ciò mi chiarisce meglio perché ho sempre sospettato che il vangelo di Matteo sia il più onesto dei quattro. Posso azzadare qui una sintesi di quanto sono andato ricercando dall'inizio: il vangelo di Giovanni è quello ispirato da Paolo, mentre il vangelo di Matteo è quello dei giudei rimasti tali, seguaci del falso profeta egizio ed entro la tradizione di Qumran. Poi evidentemente questo vangelo fu manipolato dai paolini come del resto gli altri due di Marco e Luca, sorti fin dall'inizio il primo meno il secondo più da  quello di Giovanni.

Il sito di Donnini va studiato tutto e meditato anche alla luce della mia impostazione dello studio del Nuovo Testamento, così come  il sito in inglese da cui ho tratto ampi stralci e che non ho potuto esaminare a fondo come ho quasi fatto con quello di Donnini

Qui - almeno per ora - finisce  la corsa dell'uomo soprannominato  Gesù perché voleva entrare in Gerusalemme da Messia, da Re, dopo averne abbattute le mura al modo di Giosuè generale di Mosè, dell'uomo detto  falso profeta egizio, il guerrigliero sceso dalla montagna di Gamala nel Golan - il bin Laden dei tempi antichi - ribelle  a Roma e alla civiltà, il re buffone alla Trimalchione, l'esaltato  seguace di un dio, quello degli ebrei,  inventato come tutti gli altri e peggiore degli altri, sotto il quale (sotto  la malefica triade USA-Israele-Gran Bretagna + i paesi a guida giudeo-cristiana, fra cui purtroppo l'Italia)  l'umanità intera ancora tribola e rischia di tribolare a lungo. Ma  non prevarranno!   

 

 

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