CAPITOLO 1
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«Dottore, il tracciato elettroencefalografico sta avendo dei picchi anormali.» «Vediamo...sta sognando, non c'è nulla di cui preoccuparsi. Anche se...»
«Cosa, dottore?»
«Ecco, tracciati simili a questi sono stati più volte riscontrati in patologie volgarmente raggruppate sotto il nome di panico notturno. In letteratura vi sono casi di pazienti che, in presenza di incubi talmente realistici da sembrare veri...un attimo che voglio controllare...dove abbiamo messo quel volume che ci hanno fatto recapitare ieri?»
«Proprio dietro di lei, dottore, nel secondo scaffale.»
«Eccolo...vediamo un attimo...si, sembra coincidere. Il cervello umano: tanto semplice quanto complesso. Sembra una contraddizione ma è proprio vero. Infermiera, mi ricordi di proporre un tavolo di ricerca su questo argomento. Per evitare che si svegli, continuiamo con la terapia ipnoinducente e cerchiamo di calmarlo con delle benzodiazepine...qui consiglia il Minias...2mg.»
«Si, dottore.»




«Dottore, credo si stia svegliando.»
Il mal di testa era forte e continuo. Si concentrava tutto sulla zona occipitale, come un martello che incessantemente colpiva l'incudine che era la sua testa. Il sogno che aveva fatto in precedenza stava svanendo dalla sua memoria: rimaneva solo il freddo glaciale dello spazio. Un brivido gli percorse la schiena. Non poteva aprire gli occhi: una benda era stretta intorno alla sua testa, lasciandogli libero solo il naso. Dal collo in giù, si accorse di indossare solo una tunica leggera. Tentò di alzarsi.
«Si calmi, si calmi. C'è un tempo per tutto, non deve affaticarsi ora; il processo è stato laborioso, ma ormai è divenuta routine da queste parti.» Il dottore rivolse un sorriso all'infermiera, che rispose con un cenno di intesa della testa. Lo aiutarono a mettersi seduto sul lettino.
«Ora deve solo stare calmo e rilassato...ecco, questo è un leggero sedativo per non farla agitare. Non sarebbe il primo caso...Lei non sa chi sia, né dove si trovi: è normale. Abbiamo trapiantato la sua personalità in questo corpo ma ancora non le abbiamo impiantato i suoi ricordi. Questo avverrà tra poco. Ora dobbiamo fare alcune verifiche per controllare come i suoi percorsi neurali si siano adattati a questo nuovo cervello.»
Gli tolsero la benda dagli occhi. Era in una stanza d'ospedale come tante altre, o almeno è quello che credette, non ricordandosi di essere mai stato in un ospedale prima d'ora. Seguendo i grafici che apparivano sul monitor, grazie ai sensori che gli avevano applicato sul corpo, il dottore controllò i suoi riflessi, la dilatazione delle pupille sottoposte ad una forte luce, la pressione esercitata dalle sue gambe e dalle sua braccia, l'intensità del suo soffio. Parve, infine, soddisfatto.
«Bene» disse «è tutto a posto. Come vede» indicando se stesso e l'infermiera che, attenta, continuava a prendere appunti leggendo i monitor «si può vivere benissimo anche con un corpo diverso dal proprio.» Rise.
L'infermiera, colta da un inaspettato attimo di lieve ilarità, sogghignò. Poi tornò seria.
«Naturalmente, al termine della sua missione, le verrà restituito il suo corpo. Ma ricorderà tutto tra poco. Giusto il tempo di addormentarla di nuovo e restituirle il suo passato. E con esso, il senso del suo futuro.»
L'uomo aveva seguito questo lungo monologo con un senso di distacco. Non avere un passato, dei valori a cui sostenersi, dei termini di paragone da applicare, lo facevano sentire come un vegetale. Non aveva motivi per ribellarsi, né sentiva la necessità di sapere di più. Era come se stesse vivendo un sogno come quello che aveva appena fatto e non potesse far nulla per deviare gli eventi. Voleva solo riaddormentarsi, per svegliarsi nuovamente se stesso. Sebbene non sapesse affatto cosa volesse dire "se stesso". Si stese nuovamente. Il suo volto venne di nuovo bendato come nel sogno. Sperò di non fare la stessa fine.
«Adesso stia calmo e fermo» era la dolce voce dell'infermiera. Sentì le sue mani applicargli una fascia metallica intorno alla testa e infilare un ago al braccio destro.
«E' solo un anestetico» lo rassicurò e credette di vederla sorridere.
«Le stiamo restituendo la sua vita»...poi un'esplosione cancellò tutto.
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