CAPITOLO 1
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La testa gli pulsava e un fischio acuto gli perforava i timpani. Aprì gli occhi ritrovandosi a terra, sommerso dai detriti e dalle macerie di quello che, apparentemente, era stato fino a pochi attimi prima un ospedale. A poco a poco i rumori cominciarono a prendere il sopravvento sul fischio e una terribile cacofonia lo risvegliò del tutto. Aveva difficoltà nel respirare: la polvere e la cenere gli intasavano le narici mentre la gola gli bruciava. Sentiva la gamba destra umida di sangue mentre il braccio sinistro era incastrato sotto un masso. Oltre le macerie che lo ricoprivano, sentiva urla di dolore e sirene e comandi strillati: sembrava fossero stati assaltati da un intero battaglione dell'esercito. Cercò di liberare il braccio destro.
Ci riuscì.
Tentò di chiamare aiuto ma le corde vocali non rispondevano ai suoi comandi; gli usciva solo aria dalla gola. Riuscì a mettersi in ginocchio ma le gambe gli dolevano da impazzire. Intanto, da lontano, cominciarono a risuonare delle sirene. Rimase immobile; non sapeva cosa fare. Rimanere li sotto, in quel piccolo antro creato dalle travi del soffitto, fino a quando fuori se ne fossero andati tutti? O provare a fare rumore, palesare la sua presenza, per ottenere un rapido aiuto? Il non avere la minima idea del perchè si trovasse in quel posto e chi potesse essere dalla sua parte o meno, non lo aiutava di certo. Eppure i dottori erano stati gentili con lui e sembravano conoscerlo: non poteva permettersi di cadere in paranoia credendoli degli abili ipocriti.
Decise di aspettare un po' di tempo prima di provare a sgusciare fuori dalla piccola apertura che si era creata quando aveva spostato il braccio. Passarono alcuni minuti che parvero un'eternità; allungò la testa oltre lo sbarramento. Tra il fumo delle esplosioni e la cenere delle macerie, riuscì a scorgere solo cadaveri e le ombre lontane dei soldati di ritorno dalla loro missione. Attese ancora qualche istante.
Giunto il silenzio, si trascinò fino all'aria aperta. Fece un bel respiro, prima di prendere uno dei camici inutilizzati che abbondavano nella stanza per fasciarsi la gamba ferita. Poi prese un pezzo dell'intelaiatura della porta e lo usò come stampella. Zoppicando, prese la via dell'uscita.

«Capitano, la lista è completa?»
«No. Il Numero 15 non era tra i corpi. Abbiamo fallito.»
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