Sul Monte "Tre Confini"

Il 13 luglio 2000 il settore giovanissimi ha intrapreso un'altra pazza idea sulla scia dell'estate A.C.Giro: la scalata del monte dei Tre Confini. Il monte, situato all'interno del parco nazionale dell'Abruzzo, sul versante laziale, è così denominato proprio perché segna il confine tra le regioni del Lazio, dell'Abruzzo e del Molise. Questa avventura è partita con una levataccia da parte dei temerari partecipanti per poter giungere ai piedi del monte alle 8.30. La scalata ha richiesto una buona dose di fiato e soprattutto di volontà ma il risultato ha ripagato di tanti sforzi. Dall'alto del rifugio di Forca Resuni è stato possibile allargare l'orizzonte in una stupenda visuale a 360° allietata anche dalla vista di alcuni camosci. Discendendo dal monte ci siamo diretti verso il torrente, che con le sue chiare e fresche acque, forma le caratteristiche  Marmitte dei Giganti (pozze di acqua smeraldina tra le rocce scavate nel corso degli anni dal torrente), belle cascate e scivoli. C'è stata qui la possibilità di farsi il bagno sotto una delle cascate e sono stati parecchi i pazzi che hanno accettato l'insano invito… e i risultati del folle gesto hanno in parte dato ragione ai "fifoni" (raffreddori, febbri, principi di bronchiti,…).

Il Parco Nazionale d'Abruzzo è costituito principalmente da un insieme di catene montuose la cui altitudine varia dai 900 ai 2.000 m s.l.m. Le montagne del Parco alternano vette tondeggianti, tipiche dell'Appennino, a pendii dirupati e dal tipico aspetto alpino. Il paesaggio risulta così vario e interessante.

Il territorio del Parco è stato in passato modellato dai fenomeni del glacialismo e del carsismo. Infatti è possibile osservare, ancora oggi, circhi glaciali nella parte alta delle vallate, depositi morenici e rocce montonate lungo le valli stesse. Il carsismo è presente con grotte, fenditure, doline e altri fenomeni.

Le rocce del Parco sono di natura calcarea: terreni argillosi e arenacei si trovano solo nella parte bassa di alcune valli.

Le dolomie, essendo impermeabili, permettono alle acque di scorrere in superficie: perciò in questa località si incontrano torrenti che formano pittoresche cascate e pozze d'acqua.

Le montagne del Parco si sono formate tra 170 e 30 milioni di anni fa, vale a dire nel periodo tra il Mesozoico e il Terziario antico. Un tempo, dove oggi c'è il Parco, c'era il mare: il calcare è originato infatti da depositi marini tipici delle zone lagunari e delle scogliere; in prevalenza, quindi, alghe e coralli, Molluschi bivalvi e Gasteropodi. Durante le varie epoche le trasformazioni sono state profonde. Una caratteristica geologica del Parco risiede nel fatto che si possono trovare vari tipi di sedimentazione. Anzitutto una zona di piattaforma, originata da un mare povero di ossigeno, poco profondo e melmoso, abitato soprattutto da alghe calcaree e da animali che potevano vivere in un ambiente fangoso e con poco ossigeno; a oriente una zona di soglia, dove c'era un mare aperto e profondo: il moto ondoso delle acque arricchiva il mare d'ossigeno, permettendo la vita a molti animali specializzati, i cui resti hanno costituito interessanti strati di fossili; infine una zona di transizione, vera e propria scarpata che univa la piattaforma al fondale marino: lungo questa zona si possono osservare i detriti dei fossili della scarpata insieme ai depositi delle parti più profonde.

Il Parco presenta un particolare interesse geologico: nella stessa zona, in ordine successivo, sono oggi presenti depositi di piattaforma, soglia e transizione. Le dolomie - che si trovano nella Camosciara, in Val Canneto e lungo un versante del Monte Godi - sono rocce molto antiche, quasi prive di fossili, e si sono formate in un mare melmoso e poco profondo, quello della piattaforma. L'ultima fase di sedimentazione marina fu nel Miocene, quando emerse la zona; i depositi successivi sono dovuti ad accumuli fluviali e lacustri.

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