Etica e bioetica

                                            Norme

                STRUTTURA DELL'ETICA

                                   

 

Codice deontologico
Organi e trapianti
Il malato terminale

 

 

                                             Situazioni                                                          Soggetti

 

La pratica dell'uno e del molteplice:

l'etica delle prospettive.

 

Leonardo De Chirico

 

Non c'è dubbio che uno dei tratti salienti del nostro tempo sia una rediviva "domanda di etica". Sembra che di fronte al venir meno delle certezze delle ideologie del passato e davanti alle sfide sempre più complesse dell'attualità, molti si rivolgano all'etica per cercare orientamento. Non è detto che questo ritorno all'etica porti con se una rinascita morale: è possibile che l'inquietudine post moderna, dopo aver consumato i miti rassicuranti ma fallimentari della modernità, abbia comunque bisogno di punti di riferimento e li cerchi nell'etica senza per questo impegnarsi in una crescita morale.

I fronti della domanda etica sono molti. Ad esempio, la bioetica cerca di mettere paletti nel vasto campo d'intervento umano sulla vita ed è diventata un terreno di confronto tra i i più accesi. L'etica delle professioni tenta d'individuare  percorsi moralmente virtuosi nelle piaghe complesse della deontologia del lavoro.

L'etica pubblica si prefigge di riflettere sui risvolti etici della politica, nel rispetto del pluralismo dei valori, ma anche nella consapevolezza che la società non esiste in un "vuoto" di valori morali. Più in generale, le varie etiche applicate sono tentativi di vagliare la capacità dell'etica di venire incontro alle più svariate esigenze che emergono nei vissuti più disparati. In ognuno di questi ambiti, all'etica viene chiesto di fornire indicazioni di percorso.

E' l'etica all'altezza del compito che le si vuole assegnare? Non si può rispondere a questa domanda in modo semplicistico. L'etica non è una realtà a sè stante. Essa è sempre parte di una visione del mondo. Questo vuol dire che occorre aprire la riflessione e non limitarsi a considerare l'etica come qualcosa di autoreferenziale. L'etica è sempre situata dentro un orientamento che legge e immagina il mondo. Nell'affrontare le diverse situazioni, essa rimanda a una serie di assoluti ed esprime un modo di articolarli di fronte ad una questione. Come lo fa' predilige la costruzione intorno a un principio unico? O preferisce la valorizzazione della molteplicità? S'incaglia nello scoglio monista? O si perde nel mare del pluralismo?

Non sempre l'etica prosegue un approccio adeguato alla realtà che incontra. Spesso, si accontenta di sottolineare un aspetto della realtà, di enfatizzarlo, d'intensificarlo, al punto di assolutizzarlo e finendo per sottostimare l'importanza di altri fattori che compongono la medesima realtà. Quest'ultima viene costretta in uno spazio troppo angusto e l'etica diventa troppo unilaterale per essere verosimile e adeguata al caso. All'estremo opposto, l'etica può rimanere imbrigliata nella complessità della realtà e non riuscire a discernere la trama unitaria entro cui collocare la pluralità degli elementi. Allora, l'etica si limita a registrare il ventaglio di opzioni senza sapere cogliere le connessioni interne. In fondo, il problema dell'etica investe la questione dell'uno e del molteplice. Anche l'etica corre il rischio di investire sul primo e dimenticare il secondo, o vice versa, rischiarando di assolutizzare ora l'uno ora il molteplice. Per questo si rende necessario articolare il problema dell'uno e dei molti in modo adeguato( Sul piano teologico, è chiaro che questa articolazione è possibile solo applicando un paradigma trinitario. Nella creazione del Dio uno e trino, la realtà è intessuta della relazione tra l'uno e il molteplice.). Nel caso specifico, si tratta di pensare l'etica come l'interazione costante di tre prospettive che debbono essere prese in considerazione nel loro rimando reciproco all'interno di qualunque quadro di riferimento dinamico.

1.Le prospettive etiche

Come si è visto, il modo in cui i problemi etici sono posti influenza la maniera in cui vengono risolti. Alla luce di questa osservazione, una scelta preliminare di carattere programmatico riguarda le modalità con cui si affronta il discorso etico. La scommessa per un'etica adeguata alla realtà passa dall'elaborazione di un modello che renda ragione dell'unità e della molteplicità. Questo modello si basa sull'apertura di prospettive che gettano luce sulla complessità del mondo. Le prospettive sono finestre sulla realtà etica attraverso cui si accede alla realtà da un particolare angolo prospettico. Prese singolarmente, esse sono necessarie ma non sufficienti e portano ad approcci riduttivi che sfociano in sbilanciamenti pericolosi. Se fatte interagire costantemente in modo circolare, permettono di aprire una riflessione morale che riduce sensibilmente lo scarto con la realtà e indica soluzioni praticabili.

1.1 La prospettiva normativa

Una prospettiva da approfondire è quella normativa. Quando ci si avvicina ad una questione di carattere etico, si ha sempre a che fare con un livello normativo, ossia legato a delle norme di riferimento. Ogni vissuto etico, tutte le questioni etiche, qualunque discussione etica, non si situa al di fuori di un contesto normativo. La discussione etica non avviene da qualche parte, in astratto, sganciata da una "legge" di riferimento. Per quanto possa essere discusso e contestato il livello normativo, ogni situazione e ogni atto vitale, quindi ogni atto etico, è innervato al proprio interno di un tessuto normativo variabile. E' chiaro che le norme non sono tutte uguali e non hanno tutte la stessa importanza. C'è un'articolazione interna al livello normativo. In ogni caso, è necessario essere consapevoli che l'etica la si affronta non astraendo la discussione dal contesto normativo, ma riconoscendo che il vissuto etico è iscritto in un tessuto normativo. La questione non è se ci siano delle norme etiche, ma quali siano e come si articolano al loro interno. In ogni discussione etica, è necessario domandarsi: quali sono le norme? Di quale natura ( morale, giuridica, sociale , ecc.)? Con quali priorità e con quale grado di autorevolezza?

1.2 La prospettiva situazionale

Fare la ricognizione delle norme ( consapevole o inconsapevole, completa o incompleta) è solo un passo verso la descrizione della situazione etica. Poichè il vissuto etico avviene anche in situazioni concrete, il contesto ambientale, il luogo, il tempo, le condizioni, devono essere tenuti presente insieme all'individuazione delle norme. Il rischio , se non si tiene presente anche l'angolo delle situazioni, oltre all'angolo delle norme, è di condurre una riflessione astratta e avulsa dalla concretezza del vissuto etico. La consapevolezza delle norme deve essere accompagnata dalla descrizione della situazione. In caso contrario, si ha un polo normativo sovrasviluppato e si fatica a descrivere le situazioni dentro cui le norme devono essere applicate. Le situazioni vanno approfondite, conosciute, interpretate, discusse. Ci sono aspetti scientifici, sociali, culturali, ecc. da integrare nella riflessione. Ci sono i dati da realtà da interpretare e da far interagire con le norme di riferimento. Nella riflessione morale, è implicito uno sforzo costante di discernimento della realtà. Le domande da porsi sono: qual è la situazione, cosa accade? Qual è il problema? Quali sono gli aspetti qualificanti? Quali le conseguenze? Con quali dinamiche ed effetti?

1.3 La prospettiva soggettiva

Partire dalle norme e connetterle alle situazioni è ancora un passaggio interlocutorio verso una descrizione compiuta del vissuto etico. Dentro le situazioni ambientali, storiche, relazionali, fattuali, ci sono dei soggetti, degli "agenti", dei protagonisti, insomma delle persone. Non ci sono solo delle norme astratte o dei principi di riferimento. Non ci sono solo situazioni esterne, ambientali, storiche, contestuali. L'etica è fatta anche di soggetti che affrontano situazioni diverse in vissuti soggettivi ed intersoggettivi, e alla luce di un quadro normativo dentro cui, comunque, la vita è iscritta. Senza le persone nella loro specificità, l'etica non esiste. Senza vissuti individuali e sociali, non si dà moralità. Una riflessione puntigliosa sul piano normativo e molto informata su quello situazionale è ancora astratta se non viene integrata dalla presa in carica dei soggetti. Le domande da farsi sono: chi è coinvolto? A quale livello? Con quale grado di responsabilità? Con quali aspettative e prospettive? Quali vissuti sono implicati? A chi si rende conto?

1.4 La relazione tra le prospettive

La scommessa della riflessione etica è di tenere presente il più possibile questi tre poli di riferimento ( norme, situazioni, soggetti) e di collegarli continuamente ( guarda grafico iniziale). Questo circolo virtuoso fa sì che la riflessione etica non si cristallizzi su uno o due poli a prescindere dall'altro o dagli altri, ma faccia l'esercizio di cercare rimandi, integrazioni e collegamenti tra le prospettive. Ecco allora che ritorna la necessità di avere un paradigma adeguato che sia in grado di valorizzare e d'intrecciare l'uno e il molteplice. Da un lato, l'attenzione alla pluralità di fattori è permessa dal riconoscimento del darsi molteplice della realtà. Nel contempo, la sottolineatura dell'unità organica della realtà. L'uno e il molteplice vengono riconosciuti entrambi come originari e in una relazione di feconda reciprocità. In veste geometrica, l'etica delle prospettive può essere raffigurata mediante un triangolo equilatero al cui interno si produce un esercizio circolare di collegamento tra le norme, le situazioni e i soggetti. Nell'impostazione triangolare dell'etica, non c'è punto di partenza privilegiato, ma ognuno dei tre vertici può costruire l'inizio della riflessione. I punti d'ingresso nella riflessione etica possono essere diversi e non devono procedere secondo un ordine prestabilito. Di fronte a una questione etica, non necessariamente bisogna partire dalla norma, per poi approfondire la situazione e, infine, porsi dalla parte del soggetto. Possiamo partire da tutti e tre perchè le prospettive si richiamano a vicenda. L'importanza non è tanto l'ordine delle prospettive quanto la loro feconda interazione. Di fatto, ciascuna prospettiva implica le altre.

 

2. Gli squilibri dell'etica.

L'etica delle prospettive è un approccio che rappresenta un progetto di riflessione etica estremamente interessante e una pista per un ripensamento radicale della morale. Nella fenomenologia storica delle teorie morali, il triangolo etico non è quasi mai equilatero nel senso che una prospettiva viene fatta prelevare sulle altre, perdendone di vista la triangolarità. Allora si hanno etiche all'insegna di tanti-ismi quanti sono le fissazioni su cui si concentrano.

2.1 Il normativismo

Un forte squilibrio osservabile nell'assetto di molte posizioni etiche riguarda l'elevazione delle norme a criterio assoluto della morale. Il normativismo si realizza quando si compiono tre condizioni:(i) l'etica viene ridotta al discernimento delle norme morali; (ii) la situazione etica viene letta attraverso le sole lenti della norma;(iii) i soggetti vengono considerati dei meri esecutori di una norma prestabilita. In altre parole, le norme vengono assolutizzate, le situazioni vengono ignorate e i soggetti sono deresponsabilizzati. Il triangolo viene così schiacciato. Questo tipo di distorsione è potenzialmente presente in tutte le etiche a forte impronta deontologica. Il comportamento umano, secondo l'etica deontologica, deve adeguarsi a dei doveri che stanno prima del soggetto e fuori dalle situazioni. La norma morale che dà sostanza al dovere deve essere semplicemente applicata, mentre il discernimento della situazione e la responsabilità dei soggetti rivestono una valenza secondaria. L'etica deontologica è un'etica tendenzialmente squilibrata in senso normativista. Ciò non riguarda solo le etiche deontologiche laiche ( si pensi ad esempio all'etica Kantiana), ma anche le etiche esplicitamente religiose che spesso riducono il discorso morale all'ubbidienza alle norme, pensando così di aver concluso la loro funzione critica e di accompagnamento. L'etica cattolica magisteriale, con il suo costante riferimento alla legge naturale oggettiva cui adeguare la morale, corre il rischio del normativismo. Anche l'etica evangelica può incappare nel medesimo squilibrio quando si accontenta di evocare il versetto biblico cui far dipendere la scelta morale, senza fare lo sforzo di comprendere la situazione e di tenere presente i protagonisti.

2.2 Il situazionismo

Un altro-ismo molto influente eleva la situazione a prospettiva determinante su cui schiacciare la riflessione etica. Non è la norma in quanto tale, ma è la diversità delle situazioni a stabilire cos'è eticamente permesso, lecito, buono. Il situazionismo si verifica quando :(i) la variabilità dei contesti è assunta come punto dominante; (ii) la possibilità di individuare norme vincolanti è considerata con molto scetticismo e semmai riconosciuta solo per norme "discorsive"; (iii) la reale autonomia morale di soggetti viene subordinata alle circostanze entro cui si trovano ad agire. Qui è la situazione che schiaccia il triangolo.

 

Oltre all'etica propriamente situazionista che postula la necessità di un adeguamento costante del comportamento etico al modificarsi delle situazioni, anche una teoria etica come l'utilitarismo presenta forti venature situazioniste. Per l'utililitarismo, infatti, il bene morale è costituito dall'utilità per il maggiore numero di soggetti. Le situazioni vanno vissute per trovare la migliore soluzione a vantaggio dei più ed è nell'analisi delle situazioni che si gioca la riflessione etica. L'etica non risponde tanto a delle leggi dell'agire in quanto è molto più sensibile alle sue conseguenze. In quest'ottica, sono le stesse situazioni a diventare normative e ad ingessare la circolarità del discernimento morale.

2.3Il soggettivismo

Il terzo squilibrio si verifica quando la prospettiva soggettiva assume importanza dirimente e fagocita le altre due prospettive. Il soggettivismo è quella teoria etica secondo la quale:(i) non esistono norme di riferimento universali se non quelle liberamente scelte dall'individuo; (ii) benchè da tenere in considerazione, le situazioni sono sussunte nelle decisioni autonome dei soggetti; (iii) l'autonomia morale degli agenti viene massimizzata in senso autoreferenziale ed elevata a criterio preponderante. Anche in questo caso, il triangolo viene posto in una condizione di sofferenza.                                                    

Nell'ambito del soggettivismo etico, una teoria morale molto influente è l'etica libertaria che postula l'esistenza di un soggetto individuale il quale agisce secondo il proprio interesse e nella misura in cui egli è in grado di rappresentarselo e di promuoverlo. Il soggetto si proclama norma di se stesso nella ricerca di dominio sulle situazioni reali. Un altro  esempio di etica tendenzialmente soggettivista è l'etica delle virtù della tradizione aristotelica, secondo la quale ciò che importa nel discorso dell'etica non è tanto la norma o le situazioni, quanto il carattere delle persone. E' la virtù, l'attitudine, l'atteggiamento delle persone a dominare la riflessione, appiattendo gli altri elementi. Il soggettivismo fa sì che alla moltiplicazione dei soggetti corrisponda la moltiplicazione delle etiche.

 

3. L'etica delle prospettive alla prova

Molte teorie etiche soffrono di riduttivismo perchè agiscono secondo un paradigma che polarizza l'uno e il molteplice invece di integrarli in modo armonico. Al di là di molte considerazioni possibili su questo stato di cose, è necessario chiedersi se la difficoltà a coniugare l'uno e i molti non derivi dalla scarsa dimestichezza con un tipo di pensiero trinitario. Come si fa ad avventurarsi nella complessità dell'etica senza una bussola che suggerisca una pista in grado di orientare? Priva di una solida trama trinitaria, anche l'etica preferisce scegliere l'uno o i molti. Il risultato è la varia fenomenologia dei normativismi, situazionismi e soggettivismi. Pur senza toni trionfalistici,l'etica cristiana ha gli strumenti per avvicinarsi  ad un modello etico adeguato alla realtà. Non per virtù proprie, ma perchè s'innesta su un paradigma che è intrinsicamente aperto a intrecciare l'uno e i molti, riconoscendoli nella loro specificità, ma sapendone cogliere i collegamenti profondi. Secondo Frame, " l'etica cristiana presenta la legge, la situazione e il soggetto etico in un'unita organica". Il pensiero evangelico è in grado di ispirare un'etica biblicamente fondata, scientificamente sostenibile e pubblicamente argomentabile. Un'etica che accompagni l'esplorazione della realtà, senza prevaricare il limite creaturale e la finitudine di ogni intrapresa umana. Un'etica che sappia valorizzare le norme morali, che sappia interagire con le situazioni sempre nuove e che sappia far leva sulle responsabilità dei soggetti coinvolti. Un'etica che non appiattisca la realtà, ma che aiuti ad abitarne la complessità e la problematicità. Eppure, questo programma deve essere testato per verificarne la sostenibilità e l'efficacia. Un conto è sbandierare qualcosa, un altro è mostrarlo. Alcuni esercizi in questa direzione sembrano essere promettenti. Quando si elabora un'etica delle prospettive, si aprono spazi interessanti e soluzioni accattivanti. Occorre investire nella scommessa dell'etica delle prospettive per scardinare gli assetti consolidati di teorie etiche deficitarie. Mettere costantemente in circolo le norme, le situazionie i soggetti necessita di un'elasticità che i tentativi di riduzione, invece, fuggono. Chissà se un contributo alla discussione etica (tanto vivace quanto asfittica) non venga proprio dalla presa sul serio della pratica dell'uno e del molteplice.

 

 

Home  Mi presento  Salute e benessere    Etica e bioetica  Poesie  Eventi culturali  Link consigliati