T.Col. Vittorio Facchini 1896/19XX Gli impostori della R.S.I |
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Vittorio Facchini nasce a Tricase (Lecce) l’8 marzo 1896. Allo scoppio della 1° guerra mondiale appena 18 enne si arruola volontario nella Regia Marina e viene imbarcato sui sommergibili. Alla fine del conflitto è Sottocapo Elettricista. Entra nel Partito Fascista di Torino come Funzionario G.I.L. e nel 1932 viene nominato Cavaliere della Corona d’Italia. Nel febbraio 1943 arriva a Verona, col grado di Primo Seniore (T. Colonnello) della Milizia Artiglieria Marittima, Comando MILMART di La Spezia (il grado della milizia non era equiparato a quello dell’Esercito infatti Starace era Generale per la milizia ma solo Colonnello per il Regio esercito) e da alcuni viene identificato come funzionario di federazione ex insegnante di ginnastica della Gil. Il 25 luglio viene esonerato delle sue cariche ma trova rifugio da conoscenti inseguito dai provvedimenti delle autorità badogliane che stanno liquidando la Milizia. Il lasso di tempo fra il 25 luglio e l’8 settembre 1943 lo impiega ad allacciare rapporti coi tedeschi che ritiene i sicuri padroni di domani quando l'impasse o di qua o di la si sarà risolta. All’indomani dell’8 settembre così avviene. Le caserme, ora sono piene di soldati disarmati in attesa di non si sa quale futuro, sono un ottimo serbatoio per quanto ha in mente lui, specialmente quando cominciano a partire per la Germania i primi convogli di “volontari IMI” per le fabbriche e i campi (coltivazioni) dei tedeschi. Facchini, amico dei tedeschi, chiede ed ottiene di poter parlare agli italiani offrendo loro una alternativa onorevole. In questo modo, il 9 settembre 1943, presso la Caserma dei Bersaglieri di Verona autonominatosi Tenente Colonnello del Neo (ma non ancora costituito) esercito della Repubblica (pure non ancora costituita), inizia ad inquadrare nel suo nascente Btg. Volontari Mussolini un gran numero di soldati catturati in città o appartenenti al Centro tradotte Est di Padova e Verona (uomini, ufficiali, sottufficiali e soldati, di disparatissime provenienze, armi e specialità ma anche di alcuni nuclei di Cacciatori carro del colonnello Mario Carloni rientrato dalla Russia col 6° bersaglieri e in attesa di incarico e destinazione). La denominazione definitiva del Reparto sarà 8° Reggimento Bersaglieri Volontari Luciano Manara, composto da tre Battaglioni: Il Mussolini, il Goffredo Mameli (costituito a febbraio del 1944) e l’Enrico Toti costituito due mesi dopo (la caserma di Verona era la caserma naturale dell’8° bersaglieri e a questa confluivano i feriti (ante El Alamein) rimessi in servizio e le nuove leve delle classi '23-24). Prima ancora che Mussolini venisse liberato e prima della costituzione della Repubblica Sociale, Facchini anticipa quindi tutto e tutti e costituisce in assoluto il primo Reparto combattente della futura R.S.I.! (ma c’e n'è un altro che ha esattamente il nome IX settembre).
Non tutti (studiosi) riconoscono il battaglione come il vero (originario) “Benito Mussolini” bensì come il 1° battaglione volontario delle Waffen SS. E' possibile che questa dizione decadesse all'atto della costituzione della Repubblica Sociale Italiana perché non se ne troverà traccia dopo. Il Mussolini sarà anche noto come XV battaglione della "difesa costiera" (Valle Isonzo e Valle Baccia - dal 10/14 ottobre 1943) che non sono proprio sulla costa. Terrà la linea ferroviaria Gorizia-Piedicolle dal Km.82 al Km.109, con una serie di distaccamenti dislocati in zona controllata dai partigiani affiancandosi agli Alpini del "Tagliamento’’, ai Militi del 4° e 5° Rgt GNR-MDT e al Gruppo carri "S. Giusto’’. Si arrende il 30 aprile 1945.
Il 19 settembre 1943 comunque la forza viene presentata al commissario federale del PNF Repubblicano veronese Enzo Savorgnan di Montaspro. E' il nucleo del "Mussolini" che si rinominerà in seguito Bruno Mussolini e Stefano Rizzardi, conte, sergente allievo ufficiale figlio di Giulio nato a Verona il 03/11/1925 (uno dei primi caduti: a Stefano Rizzardi era intestata anche la Brigata Nera (XXI) di Verona). La madre secondo alcuni chiese la disdetta della intestazione ma una foto dell’autunno 1944 (?) a Santa Lucia di Verona la ritrae a fianco del labaro del “Mussolini” sorretto dal Ten. Beltrami. Di Vittorio Facchini, oltre che non se ne parla in molti testi, si perdono le tracce nella tarda primavera del 1944 (qui sopra a sx foto dal Resto del Carlino e sotto di una foto di gruppo alla costituzione del II battaglione Mameli)
Costituzione dell'Esercito Repubblicano al Nord testimonianza di Mimino Fumarola Locorotondese ...... Parto da Terzigno e raggiungo Napoli. Pensavo di raggiungere Milano e invece, dopo varie peripezie raggiungo Verona. In stazione un ufficiale dei Bersaglieri (Ten. Col. Vittorio Facchini ) chiede agli sbandati di arruolarsi nel reparto Bersaglieri in formazione. Fui uno di quelli che accettò e fummo messi da parte per raggiungere poi la caserma, rifocillati dopo un'ottima doccia. Il Battaglione Bersaglieri "BENITO MUSSOLlNI" (si chiamerà successivamente), era il mio nuovo reparto. Addestramento intensivo per circa un mese finché, non essendosi spenta la mia passione per l'Aeronautica non chiesi al Comando di ritornarci: l° Z.A.T. Milano; l° Gruppo Aerotrasportati "Felice TERRACClANO", Orio a Serio (Bergamo). Durante la mia permanenza a Verona avevo incontrato il S. Ten. Ninnuzzo Mitrano, compaesano e amico, arruolatosi anche lui nel l° Bersaglieri. È mio dovere accennare qualcosa sul glorioso l° Battaglione Benito MUSSOLLINI. Nel mio cuore è sempre rimasto un senso di colpa nei riguardi del battaglione, come se lo avessi tradito in qualche modo....
da sx il Maggiore Vannata Comandante II btg Mameli, Vittorio Facchini Colonnello Comandante 8° reggimento, D'Antona, nn
Un altro impostore
Un altro vero “impostore” era il "colonnello" Francesco Colombo. I gradi come si
vede erano tutto un fai da te secondo un diffuso costume fascista inaugurato per
la bisogna. Era semplicemente un ex sergente, un fascista espulso dal partito
per "loschi traffici". Colombo, detto "Franco" era nato a Milano il 26 luglio
1899. "Ragazzo del '99", partecipò alla prima guerra mondiale come aviere e fu
squadrista della prima ora. Nel 1926 in un alterco con un avvocato che doveva
indagare lui e il suo socio per malversazione fu accusato e arrestato "per concorso in
omicidio" compiuto da tal Giuseppe Carbone. Il 16 marzo 1927 Colombo fu
prosciolto da ogni accusa essendosi Carbone assunto ogni responsabilità. Colombo
il 9 aprile 1927 fu comunque espulso dal PNF. Proseguì una vita, fuori dalla
politica, fatta di espedienti e piccoli commerci. Dichiarato fallito nel 1938,
fu condannato a 6 mesi di reclusione nel 1939 per bancarotta fraudolenta, poi
nel 1940 per violazione degli obblighi di assistenza famigliare. Dopo l' armistizio
Colombo ricomparve quindi sulla scena a Milano, nel grande caos di
quei giorni e sotto le ali dei tedeschi, con i vecchi arnesi emarginati dal
regime. La sua creatura, che aveva preso vita fra carceri ed emarginati, era però
una "squadra d’azione" come ai vecchi tempi che diventerà tristemente famosa col nome di “Ettore Muti”
nella primavera del 1944. Accorrevano squadristi in cerca di vendette lungamente
attese, giovani fanatizzati, balordi dalla disoccupazione cronica, qualche
esaltato di varia estrazione e i soliti scarcerati (amnistiati ?) che avevano
tutto da guadagnarci.
Ad Aldo Resega che aveva dei dubbi su “alcuni” di questi rispondeva « Quando Garibaldi partì da Quarto per andare a liberare l'Italia non chiese ai suoi garibaldini di presentare il certificato penale... Eppure fece l'Italia! Io, che tu definisci un balordo, con i miei balordi, farò piazza pulita dai traditori, dai gerarchi vigliacchi, dall'antifascismo... Li hai visti i gerarconi di allora aderire al nuovo fascismo repubblicano? No!... quelli non ci sono più: hanno tradito! Ma ci siamo noi ora, stà tranquillo, Resega, che ce la faremo! Tutti i giorni ci ammazzano e tu vuoi che si faccia la fine del topo? Quali forze abbiamo che facciano rispettare le nostre vite, le nostre famiglie e le nostre case? Ora provvederà lo squadrismo milanese! »
Secondo Giorgio Pisanò, Aldo Resega nei tre mesi in cui fu capo del fascismo milanese si impegnò per mantenere uno stato di relativa normalità nella popolazione cittadina, bloccando gli eccessi degli squadristi. Quando il 7 novembre 1944 i partigiani misero in atto una serie di attentati contro obiettivi fascisti e nazisti, Resega intervenne da una parte presso il comando tedesco per impedire la rappresaglia che stava per esser compiuta (dieci civili fucilati per ogni tedesco morto) e dall'altra tenendo a freno i propri uomini, intenzionati ad arrestare centinaia di persone.
Il
"colonnello" sistemò il suo comando nel centro di Milano, in via Rovello, in un
cinema abbandonato che dopo la guerra sarebbe diventato la sede del Piccolo
Teatro di Strehler. Come tutti gli arruolatori dei corpi franchi comparsi in
quel periodo, trovò uniformi, mezzi di trasporto, armi e soldi. Glieli forniva
il ministro dell' Interno Buffarini Guidi che aveva confermato Colombo al
comando dopo un repulisti dei buonisti (Resega intanto era stato ucciso da GAP
della resistenza). Colombo fu
addirittura elevato al grado di questore, grado corrispondente a quello di
colonnello. Sarà lui a metà agosto '44 a comandare il plotone d’esecuzione in
piazzale Loreto in cui furono uccisi 15 detenuti appartenenti alla Resistenza (e
15 verranno appesi lì a fine guerra nello stesso piazzale, Mussolini compreso). Colombo partì per Como il 26 aprile 1945
con circa 200 legionari rimasti ancora a Milano. Nonostante un accordo con il CLN per avere libero transito, poi un passi degli alleati, fu trattenuto dai
Partigiani all’atto dello scioglimento della Legione e fucilato il 28 aprile a
Lenno.
Francesco
Colombo, lo spaccone crudele
da Enzo Caniatti- Legione SS italiana ed. Aliberti - Storia degli italiani che
giurarono fedeltà a Hitler
Personaggio pittoresco quanto pericoloso, Francesco Colombo spadroneggiò a
Milano e in tutta l’Italia del Nord diventando un’icona delle squadracce nere
che con le loro imprese dominavano lo scenario crepuscolare degli ultimi mesi
della Repubblica di Salò. Lo squadrista ed ex sergente Francesco Colombo si
autonominò colonnello. E, alla nascita delle Brigate nere, decise che la sua
formazione non doveva avere eguali nel panorama nelle unità militari e
paramilitari fasciste. Avendo bisogno di uomini duri, dopo aver scelto gli
squadristi più fanatici e motivati, non trovò di meglio che arruolare i reduci
delle patrie galere e chi era stato bandito da altre formazioni per reati comuni
o eccesso di violenza.
Formò così un piccolo esercito di militi disposti a tutto. Per vestirli, armarli
e foraggiarli, trovò nella Repubblica sociale due “santi protettori”: il potente
gerarca Roberto Farinacci e il prefetto Piero Parini. Nacque la Legione autonoma
Muti, composta da ben 2300 uomini armati fino ai denti. Ottocento di loro
costituirono un battaglione mobile da schierare in montagna contro i partigiani,
mentre i restanti furono impiegati come polizia politica per combattere GAP e
SAP, oltre che per scovare gli antifascisti. Per farsi ben volere dalla
popolazione, un giorno fece requisire dai propri uomini decine di vacche nelle
campagne. Gli animali furono condotti al parco e munti per alcuni giorni per
fornire latte gratuitamente ai cittadini. Mussolini ordinò a Vincenzo Costa,
neoeletto commissario federale del capoluogo lombardo, di farla finita con
Colombo e la Muti. Poi però ci ripensò, e nominò ufficialmente Colombo
comandante della Legione. Fatto curioso – che la dice lunga sulla confusione di
ordini e ruoli regnante nell’ultimo periodo del regime – i ministri “moderati”
di Salò furono costretti a ricorrere ai ben armati e decisi legionari della Muti
per circondare, insieme a qualche questurino, la sede-fortino della banda Koch e
arrestare i suoi componenti.
Ma il più grande di tutti può ancora essere
considerato, se si prendono per buone le descrizioni di Montanelli,
il Generale della Rovere alias Bertoni Giovanni, alias .. che ha una sua scheda qui
http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/personaggi/bertoni.htm