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Qui Squadra Speciale.
La squadra di Amburgo.
Otto casi scomparsi nel nulla.
Il Catalogo.

 

La squadra K1 era composta da quattro uomini.

I due più alti in grado erano i Kriminalhauptmeister Arnold Matofski (interpretato da Gert Günther Hoffmann) e Kurt Diekmann (Hubert Suschka), seguivano il Kriminalobermeister Theodor "Teddy" Beer (Peter Lakenmacher) e il Kriminalmeister Oliver Stüben (Hermann Treusch).

I quattro venivano presentati in ogni puntata nel momento in cui comparivano in scena per la prima volta. Poche note essenziali ne descrivevano lo stato familiare, le capacità investigative e le esperienze. In particolare di Matofski si diceva che fosse stato ferito alla mano sinistra nel corso di uno scontro a fuoco con dei rapinatori di banca e che fosse ancora in servizio grazie ad un permesso speciale e nonostante un vistoso tutore in cuoio che portava sulla mano.

Nelle storie della prima stagione, inoltre, si percepiva la presenza di un capo, un certo commissario capo Rautenberg, che però rimaneva invisibile e di cui si sentiva solamente la voce negli scambi telefonici tra lui e gli uomini della squadra. Per i tedeschi quella voce era tutt'altro che sconosciuta: si trattava di quella di Arnold Marquis, in Germania famoso come doppiatore di John Wayne e Charles Bronson. Questa misteriosa figura, che gli uomini della squadra - guarda un po' - chiamano "der Alte", il vecchio, scompare con la seconda stagione.

Ed è proprio con la seconda stagione che invece debutta Claus Ringer nei panni del Kriminalobermeister Eberhard Seidel, sostituendo l'attore Hermann Treusch.

L'ultimo cambio avvenne con le puntate del 1981, allorché l'attore Horst Janson rimpiazzò il collega Lakenmacher dando vita al nuovo Kriminalmeister Robert Hahn.

La serie ebbe un buon successo e, sebbene interrotta dopo solo 23 puntate, trovò un seguito a partire dal 1988, dopo la morte di Hubert Suschka, con «Die Männer vom K3», gli uomini del K3.

I tempi erano cambiati e Harald Vock propose una nuova squadra che fu protagonista di 38 storie da 90 minuti ciascuna prodotte da Studio Hamburg fino al 2003.

Gert Günther Hoffmann raccontava: «Quasi non mi spiegavo questo successo. Poi ho capito. La gente ha bisogno di essere rassicurata. E questo poliziotto particolarmente bravo li tranquillizza. Stiamo vivendo un momento di violenza incredibile. Quindi niente gialli di fantasia. E sarebbe bello se ci fossero poliziotti simili a quelli che interpretiamo noi».

Hoffmann incarnò molto bene il ruolo del poliziotto dall'aria rassicurante, con il volto velato da una leggera malinconia. La stessa che lo caratterizzerà qualche anno più tardi quando, nella puntata di «Derrick» "Una folle idea" darà vita allo sfortunato commissario Wobeck, il cui figlio sarà coinvolto in un diabolico piano di vendetta.

 

 

La squadra K1 al completo. (Foto NDR)
Debutto in salita.

La prima puntata della serie "Quattro colpi all'assassino" porta la firma di Alfred Weidenmann che - abituato alle più statiche produzioni bavaresi - qui faticò nel cercare una via diversa, più dinamica.

La storia presenta ancora una certa povertà d'azione e sembra invece più incentrata sulla cura dei dialoghi e dei classici interrogatori. Un po' come accade nell'episodio "La fuga", sostenuto dalla recitazione di Hansjörg Felmy che per il ciclo «Tatort» impersonava l'impassibile commissario Hafenkamp e che qui invece dava corpo ad un abile truffatore.

Nelle storie successive le storie puntarono su temi legati alla realtà più cruda della città anseatica: il racket del quartiere a luci rosse di St. Pauli, il traffico di armi e quello di droga negli ambienti hippy, il commercio di auto rubate.

Di fatto l'evoluzione della serie fu un crescendo, anche grazie alle nuove idee di Horst Vock, introdotte dalla terza stagione.

 

 

Günter Strack nella puntata "La pioggia è il testimone d’accusa". (Foto NDR)