Renzo Kayak  

La tecnica della pagaiata con le doppie pagaie

 

In molti hanno già descritto questa tecnica ma, la sua diffusione, nel nostro paese, è ancora bassissima.

Sono passati più di trent'anni dal mio primo colpo di pagaia e finalmente posso dire che pagaio discretamente ed ho formato dei kayaker peraltro diventati più bravi di me, il resto, in fatto di esperienza in materia, è visibile nel mio sito ed in quello del nostro Gruppo Kayak Marino “Dolce e Salato”.

Ora, finalmente, mi accingo a tentare di aggiungere un piccolo tassello a quanto è stato ottimamente già scritto da tanti altri.

Queste righe sono dedicate a coloro che si avvicinano al kayak da mare ed intendono pagaiare nel modo più efficace conosciuto, in Italia, da non più di quattrocento o cinquecento kayaker.

Per non essere frainteso assicuro che l’esiguo numero comprende anche quelli che navigano o hanno navigato fiumi e torrenti e che si dedicano al kayak da mare (i più bravi) ma escludendo chi pratica agonismo, canoa  o solo discese di fiumi e torrenti.

Pagaiare è facile, tutti possono farlo … ma pochi lo fanno. Se la pagaia fosse sferica e dovesse essere presa a calci, per far procedere il kayak, la diffusione della tifoseria e dei praticanti conterebbero parecchi milioni di appassionati.

Andare in kayak è uno sport vivo, attivo, meglio dello sport delle sei “P” davanti alla Ti Vi, PIGRIZIA, PANCIA, POLTRONA, PANTOFOLE, PANINI e PARTITA.

Io sono uno sportivo, pratico lo sport ma da pigro perché prediligo il nuoto, disciplina praticata stando distesi e vado in kayak da seduto, ritengo quindi che uno come me possa avere qualche possibilità nello stimolare anche i pigrissimi.

Ma cosa si può pretendere di più dal kayak? Lo carichi sull’auto, ti siedi, parti, scaldi dolcemente i muscoli con volante e pedaliere, arrivi a destinazione, scarichi la barchetta, entri, ti risiedi, muovi ritmicamente e dolcemente molti altri muscoli e vai a zonzo in posti meravigliosi … ma cosa vuoi di meglio! Se poi impari a pagaiare senza sprecare energie è il massimo perché torni a casa  ricaricato ed entusiasta.  

Come riconoscere chi sa pagaiare 

Fuori stagione, durante una gita al mare o al lago, ti può capitare di scorgere, al largo, un solitario che se ne va in una direzione e scompare. Lo rivedi tornare dopo qualche ora, sempre al largo. Si tratta di un bravo kayaker categoria “lupo solitario”. Qualche volta li vedi in gruppo, procedono veloci ma il ritmo della pagaiata è elegante ma non veloce, memorizza quello che vedi, è un evento raro.

Se sei fortunato sbarcano in gruppo vicino a te e se chiedi loro consigli sono felici di fornirteli, tutti validi!

Come riconoscere chi non sa pagaiare 

Conoscere subito quello che non si deve fare anticipa di molto l’apprendimento e stimola la volontà. Meglio evitare i comportamenti descritti nei seguenti tre modelli.

Modello genitore (maschio o femmina non importa). Non sa pagaiare ma, da riva, cerca di insegnare al bambino. Il genitore sbraita: < fai così, fai cosà, non così, ma cosà ecc..>, il bambino gioca e da poco credito agli incomprensibili consigli. La pagaia stretta tra le mani è pesante,  ha le pale sfalsate e si devono fare dei contorsionismi per infilare nell’acqua una pala e poi finalmente l’altra. Il kayak, fortunatamente, non va nella direzione voluta ed il bambino rimane vicino a riva, dapprima si diverte poi si stufa sia del kayak sia del genitore ma non è colpa sua.

Modello giovanotto (le signorine non si comportano così) di tutte le età, piuttosto prestante ed esuberante, si trova sul kay…cioè sulla canoa perché fa tendenza, è la sua passione del momento, fa di tutto per apparire in quanto ritiene sia superiore allessere, anche lui si comporta da bambino, si contorce, cerca di imparare, ci riprova con rinnovato entusiasmo. Ti confessa che è la prima volta però è un casino, non credeva fosse così complicato. Il tizio a differenza del modello genitore fa esperienza sulla propria pelle, forse mollerà tutto o forse diventerà un kayaker, diverte e la sua esibizione  ti fa subito capire cosa non si deve fare.

Modello Re, lo noti per forza, lui, il Re è sopra i quaranta ed è inconfondibile, quando l’acqua è calma compare sopra un bel kayak, procede impugnando la pagaia in modo distinto, siede sul trono all’indietro, rilassato sullo schienale, avanza senza muovere le spalle ma muove con regale altezzosità la testa, osserva la plebe dispensando composti e compiaciuti sorrisi per far intendere la sua bravura. Se ti avvicini deferentemente a sua maestà si degna di dirti subito che è colto, pratica quest'elitario sport, non per tutti, aggiungendo: <Bill Clinton and Bill Gates are also avid Kayakers>. Ti fa capire che è arrivato alla barchetta poiché, per rango, ha molto in comune con i due avidi kayaker. Il Sire ha sviluppato una regale e unica tecnica della  pagaia che gli consente di percorrere ben tre o quattro kilometri ed è sincero. Dio salvi il Re!

Per quanto riguarda le celebrità, il Guglielmo numero uno e quel numero due, è noto che sono kayaker ma si conosce poco il grado della loro acquatica bramosia.

  La pagaia

Per pagaia si intende quella ad una sola pala, la fine del manico termina con un’impugnatura, viene usata per dare propulsione alle imbarcazioni primitive quali piroghe canoe e kayak.

Per doppia pagaia s'intende invece quella di tipo europeo (così la definiscono gli americani), con le pale sullo stesso asse o incrociate e distanziate da un manico. Anche le popolazioni dell’estremo nord utilizzavano pagaie e doppie pagaie ma queste ultime avevano un manico corto con pale lunghe e strette poste sullo stesso asse.

Per comodità la doppia pagaia europea o inuit sarà qui definita pagaia.

  Perché la pagaia europea ha le pale incrociate 

Il kayak, imbarcazione da caccia essenzialmente marina, si diffuse in Europa nei primi anni del 1900 diventando sportiva e ricreativa. Il kayak moderno è utilizzato principalmente per discendere fiumi e torrenti e la pagaia, inizialmente a pale diritte, divenne a pale sfalsate per soddisfare meglio le esigenze agonistiche di questa nuova disciplina sportiva. Le pale sono sfalsate di 90° o anche meno e favoriscono l’andatura contro vento perché quando la pala immersa draga l’acqua quella opposta espone al vento il profilo della pala e non la massima superficie.

La millenaria pagaia inuit, poco conosciuta, ha pale lunghe e strette, è più lunga, si usa in modo diverso e, secondo me, quando si impara ad usarla diventa insostituibile. Non è una pagaia da velocisti ma da passisti ed ha poi altri vantaggi che verranno descritti in seguito.

Solitamente si impara a pagaiare con la pagaia europea ma poi, con la crescita dell’esperienza e della cultura specifica, ci si converte alla mitica pagaia dell’Artico.

Il piacere di navigare e procedere con la pagaia primitiva è simile a quello che prova il pilota d'aerei da combattimento quando volteggia nel cielo con un vecchio biplano.

Il filosofico preambolo termina qui e da ora inizia il momento della teoria da mettere poi in pratica.

  A cosa serve la pagaia 

Il kayak non ha gli scalmi per i remi e deve essere tutt’uno con l’utilizzatore che crea, per mezzo del suo corpo articolato, gli scalmi (fulcri) necessari per la propulsione.

La pagaia serve per procedere in avanti, all’indietro, di traverso, per appoggiarsi e per raddrizzarsi quando, perso l’equilibrio, ci si trova a testa in giù.

Nei kayak biposto la stessa serve al maestro come  …bastone deterrente da utilizzare con garbo per stimolare l’allievo, con lievi tocchi sulle spalle, quando il pivello non tiene il ritmo e manda in collisione le due pagaie rischiando di danneggiarle.

  Come scegliere la pagaia 

Stando in piedi, con il braccio alzato, le punte delle dita devono poter agganciare la pala della pagaia messa verticale vicino a te. Quanto detto vale per kayak di larghezza normale (fino a 60 cm.) ma se il tuo è più largo, ad esempio un biposto, la pagaia deve essere conseguentemente di maggior lunghezza. Le regole funzionano per la maggior parte dei casi ma se uno è di statura bassa può scegliere una pagaia fino a 20 cm. più lunga. La scelta va fatta tenendo conto della propria muscolatura e prestanza fisica. Coloro che sono molto alti possono invece accorciare la pagaia fino a 20 cm. in meno. Le varianti sono riferite all’ uso del kayak marino e relativa pagaia.  

Le pale con le estremità arrotondate sono da preferire a quelle che terminano diritte, il manico deve avere le impugnature ellittiche e non circolari perché la pagaia va subito in posizione.

Le pagaie sfalsate possono essere destre o sinistre, le pagaie divisibili assolvono entrambe le funzioni e permettono di posizionare le pale sullo stesso asse. Sono ideali come pagaia di scorta.

Due ricette quasi magiche per i mancini: < Prendi una pagaia sfalsata disponila verticalmente davanti ai tuoi piedi, la pala che sta in terra deve avere la concavità ovvero la parte della pala che spinge l’acqua rivolta a te. Alza gli occhi al cielo e prega. Se la pala che sta in alto ha la concavità rivolta a destra non hai pregato, ti sei fregato, è una pagaia destra, la tua deve avere la concavità ovviamente rivolta a sinistra.> Seconda ricetta: < Prendi un’altra pagaia e stando in piedi disponila orizzontalmente davanti a te. Gli avambracci devono essere orizzontali. Il polso sinistro in linea con l’avambraccio, la pala sinistra deve essere verticale con la concavità rivolta all’indietro. Dato che la sto tirando per le lunghe cerca di accelerarmi e fammelo capire. Sei mancino, immagina di essere in moto, dai tutto gas con la manopola che è ovviamente a sinistra, mantieni l’accelerazione. Il polso destro deve essere allentato per consentirti di accelerare cioè di tirare in su le nocche della mano sinistra. Guarda ora la pala di destra, la trovi verticale ma con la concavità in avanti. Non hai pregato e ti sei ancora fregato, hai per le mani una pagaia destra perché con quella sinistra avresti trovato la concavità della pala rivolta all’indietro >.

Morale; state attenti ed acquistate quella adatta.       

Le pagaie leggere di legno, vanno bene per tutte le stagioni, quelle con i manici metallici sono fredde, scivolose, il manico è solitamente rotondo e può appesantirsi riempiendosi d’acqua. Ci sono anche quelle con le pale a cucchiaio, manici storti, le super asimmetriche, quelle da competizione e le elettrizzanti pagaie al carbonio. Sappiate che per fare del turismo nautico occorre  una pagaia adatta a tante manovre oltre alla propulsione, lasciate stare le pagaie da competizione.

  Come tenere la pagaia 

La pagaia s'impugna solitamente a terra, raramente in acqua e solo in condizioni d'emergenza. Per imparare bisogna impugnarla , portarla sopra la testa e simulare un rettangolo con i lati orizzontali formati dal manico e dalla linea braccio, spalle, braccio ed i lati verticali formati dagli avambracci. Questo modo di tenere la pagaia ha la sua variante nel trapezio isoscele, avvicinando le mani,  la loro distanza interna  non deve superare la larghezza delle spalle. Trovata la posizione corretta si può segnarla sulla pagaia.

   

Come utilizzare la pagaia che ha le pale sfalsate di un angolo retto o quasi  

Se è ad angolo retto o quasi usiamola correttamente o quasi tenendo presenti i tre modelli negativi.

Sul kayak bisogna appoggiarsi su due punti: 

  1. Sul sedile per mezzo degli ischi (ossa del bacino poste sui fianchi e di sotto dell’osso sacro, ci si appoggia quando seduti).  
  1. Sui talloni che devono essere uniti e gravare sul fondo del kayak. Le punte dei piedi, divaricate rispetto ai talloni, appoggiano sul punta-piedi e sono inclinate in avanti di circa 45°. Le gambe non sono distese, le ginocchia  sono sotto il pozzetto, verso i bordi.

Lo schienale, molto basso, consente al kayaker di puntare i piedi e le ginocchia, per fare corpo unico con il kayak quando si naviga sul mosso, mentre nelle condizioni di calma permette una certa libertà agli arti inferiori, così che le ginocchia siano relativamente mobili.

Il busto è eretto ma non retto perché piega leggermente in avanti formando un angolo di 85° o poco meno. La parte superiore del corpo è libera di ruotare liberamente.

Caro Re modello tre, questo vale soprattutto per te, caro Sire non puoi ridire, sua Maestà impara l’umiltà, non fare il bellimbusto, pratica piuttosto la torsione del busto, sul trono devi stare leggermente prono, non ti premere i gingilli, stai anche sui talloni.

Ora è il momento di criticare i modelli uno e due. Per immergere la pagaia sfalsata da un lato e dopo nell’altro occorre ruotarla. L’operazione è stata accennata ai mancini ora è la volta dei dritti. La mano destra ha il polso in linea con l’avambraccio e trattiene la pagaia. La pala destra ha la parte attiva, quella concava che spinge l’acqua, rivolta verso di voi, ed è perpendicolare rispetto all’acqua. La mano sinistra sostiene la pagaia senza stringerla, la pala sinistra presenta la concavità rivolta verso l’alto. Si passa la pala destra in acqua, e la si estrae per poi ripetere a sinistra. Per posizionare correttamente in acqua la pala sinistra occorre ruotarla. Fingetevi in moto ed aprite il gas con la destra, la mano sinistra lascerà ruotare il manico nell’incavo tra l’indice ed il pollice poi, quando la pala sinistra sarà in acqua, tratterrà il manico e comincerà a tirarlo. Finito il ciclo la mano destra sgasa ed il ciclo riprende. Dando e togliendo alternativamente gas all’umano motore si riesce a fare un sacco di kilometri.

Le mani non devono impugnare saldamente la pagaia, la trattengono.

Quando una mano esercita la trazione sono l’indice ed il medio a fare la maggior parte del lavoro, il pollice lavora poco, l’anulare ed il mignolo sono quasi distesi. La mano rimane sempre in linea con l’avambraccio. Mentre una mano tira l’altra spinge ma è quasi aperta. Le due mani, non rigidamente connesse al manico, alternano movimenti non faticosi e migliorano sia l’efficienza della pagaiata sia la circolazione sanguigna evitando irrigidimenti, la tendinite e, al peggio, la tenosinovite. Il metodo preservando le mani evita inoltre la fastidiosa formazione di vesciche e calli.

Nel mio sito c’è una vignetta inizialmente nata per burlare un pagaiatore che ha percorso almeno quindicimila kilometri in kayak, osservate come le mani tengono la pagaia perché si fa così anche nelle vignette!

Se siete osservatori scoprirete che c’è anche un grosso errore (cliccare su com’è non qui ma solo nella pagina principale, scorrere lo scritto che appare ed in fondo cliccare su La scelta del kayak da mare, la vignetta è nell’articolo).

  Per far pratica conviene pagaiare anche nei modi sbagliati 

Consiglio vivamente di praticare gli esercizi che seguono. Sembrano strani invece sono il risultato della scomposizione del corretto modo di pagaiare.

Ora che sapete ruotare la pagaia imparate a pagaiare con le braccia tese, costruite un sistema rettangolare rigido, braccia, pagaia e spalle. Sforzatevi al massimo per non piegare il gomito del braccio traente. Per procedere dovete ruotare il busto, malgrado tutto il movimento ben eseguito ha una certa eleganza e spinge discretamente bene. State semplicemente usando i muscoli più potenti del vostro corpo, l’occasione è ghiotta per imparare a sfruttarli, allenatevi!               

Dopo aver irrigidito le vostre braccia l’ipotetico istruttore tiranno vi concederà un lieve vantaggio.

Pagaiare a busto fermo, tirando con un braccio ed utilizzando l’altro da scalmo (fulcro), non è il massimo, si può fare ma era meglio prima.

Un’altra tirannica invenzione è quella di spostare la scalmo sulla mano della pala immersa ed imprimere la propulsione agendo con la sola spinta dell’altro braccio, si può fare, ma siamo andati certamente di male in peggio. Conclusione: avete capito perché bisogna ruotare il busto! A nessuno dei tre modelli di kayaker, specialmente all’ultimo non sono mai venute in mente cose del genere ma a Voi lettori si saranno certamente raddrizzate le antenne.  

  Da adesso si fa sul serio  

  In condizioni ideali 

Il mare è calmo, uno qualsiasi di quei quattrocento o cinquecento kayaker pagaia stando seduto come descritto trattiene con garbo la pagaia, ruota il busto verso sinistra, il braccio destro è teso la pagaia è parallela alle spalle, quella destra è inclinata in avanti per poter immergere la pala il più avanti possibile. La pala è immersa vicina al bordo del kayak, il busto comincia a ruotare verso destra trasmettendo forza. La mano destra aggancia la pagaia, il piede destro spinge sul punta-piede, il braccio destro si flette e tira la pagaia. Il braccio sinistro, che era flesso ed aveva la mano all’altezza della faccia, si distende spingendo sulla pagaia. Quando si trova esteso le dita della sua mano non sono chiuse. La pala destra è uscita dall’acqua la mano destra ruota le nocche verso l’alto (il colpo di acceleratore), il braccio destro è flesso con la mano all’altezza del viso ed il busto è ruotato verso destra. Il braccio sinistro immerge la pagaia, il piede sinistro punta ed il tutto ricomincia. Durante la pagaiata il braccio che spinge arriva fino all’asse longitudinale della barca. La pagaia passa vicina allo scafo ed è ovviamente molto angolata rispetto all’orizzonte, il suo centro orbita ad una spanna dal petto. Il movimento delle ginocchia va su e giù e non ingaggia i fianchi o la coperta dello scafo. La pagaiata esprime il massimo rendimento fin quando la pagaia arriva all’altezza dei fianchi poi cala ed inizia l’estrazione che deve avvenire docilmente con naturalezza. L’entrata della pala deve avvenire senza spruzzi. Questo modo di pagaiare è simile a quello utilizzato in gara, ad eccezione della cadenza, e consente una linea di rotta pochissimo ondeggiante.

La testa guarda avanti per tenere la rotta ma dato che non c’è in atto una gara si concede, di tanto in tanto, di godere il panorama e non irrigidire i muscoli del collo.

  Condizioni divertenti e sopportabili 

Il mare è formato, c’è vento e se si tratta di lago formato le onde sono più ripide ed il vento è sostenuto.

La situazione non è pericolosa il nostro kayaker è sempre a suo agio ma agisce in modo diverso in funzione delle mutate condizioni. Ora utilizza la pagaia come di consueto accentuando la presa quanto basta ma modifica lo stile. Prima la faceva passare vicino allo scafo, adesso la sua pagaia è meno angolata rispetto all’orizzonte, in compenso, è immersa a una maggior distanza dal kayak. Il kayak avrà un’andatura più serpeggiante (difficile notarlo) tuttavia la pagaia fornisce anche appoggio. Sotto coperta qualcosa è cambiato, le ginocchia sono puntate ed il loro su e giù è limitato. Il tutto il corpo concorre per ritrovare le migliori condizioni di stabilità, repentinamente fa corpo unico con il kayak, gioca al tira e molla per non irrigidirsi. Gli occhi sono sorprendentemente attivi e ballano di qui e di là. La pagaiata assume di volta in volta i ritmi più adatti alla situazione, la natura spadroneggia. Il kayaker che sempre, proprio sempre, indossa il giubbotto salvagente ed ha il pozzetto chiuso da un paraspruzzi si adegua, asseconda le forze della natura e…continua a pagaiare.

Se le condizioni dovessero peggiorare e non possiede la pagaia di scorta si lega al polso quella che ha poi, prima che il tutto si trasformi da divertimento ad incubo, si dirige laddove la natura fa crescere il frumento.  

 

Manovrare con la pagaia  

Vade retro kayaker  

E’ possibile pagaiare all’indietro ma prima di farlo giratevi ed assicuratevi di non andare a sbattere!

Non è conveniente, dopo aver girato il busto all’indietro, mettere in acqua la pagaia in modo perpendicolare perché l’equilibrio è precario, meglio appoggiarla quasi orizzontale e farla planare in avanti. Portando la pagaia verso prua il busto, inizialmente ruotato ed inclinato, tende a raddrizzarsi  poi ruota e si inclina dall’altra parte per riprendere a pagaiare. Il busto inclinato trasmette attraverso il braccio e la pala una forza orizzontale in avanti ed una verticale verso il fondo. L’acqua reagisce facendo procedere all’indietro e dando sostentamento.

  Cambiare direzione 

Mentre il kayak procede si effettua una bella torsione del busto. Si appoggia di piatto in acqua il lato convesso della pala  della pagaia, il più indietro possibile e vicino al bordo, mani in basso e gomiti in alto. Si esercita una bella pressione sulla pala immersa e la si porta in avanti. Controllare la direzione e, con la coda dell’occhio, seguire la pala immersa. Quando la manovra inizia il kayaker è inclinato come uno che fa una curva su di un mezzo a due ruote, quando la pagaia è a 90° rispetto al kayak il conducente è diritto ma la barca ha cambiato direzione. La movimento è simile a quella della retro pagaiata descritta prima, fa virare ma rallenta o arresta il kayak. La manovra è sostanzialmente un appoggio basso.

Il kayak marino è fatto per tenere la rotta e vira se il nocchiero interviene in modo deciso, come sopra o intelligente come segue. La carena ha solitamente una linea di chiglia più o meno accentuata che significa maggiore o minore tenuta della rotta. Sbandando l’imbarcazione e mantenendo l’equilibrio si cambia la configurazione della carena e la linea di chiglia si trova spostata. La parte immersa prima era simmetrica ora è diventata asimmetrica ed il kayak non procede con moto rettilineo. E’ una situazione da sfruttare.

Per procedere e virare si pagaia in fuori, da un solo lato, con il corpo ed il bordo del kayak che si inclinano verso la pala attiva, angolata in modo da fornire sostentamento. Si crea così una situazione simile a quella di un bambino che impara sulla bicicletta con le rotelle supplementari. Lui gira a sinistra ma si inclina a destra e non cade perché la ruotino destro lo sostiene.

  Via col vento 

Per contrastare un vento laterale che fa deviare la rotta, con un ginocchio si preme in su il bordo sopravento e si continua a pagaiare.

La variante alla manovra sopradescritta consiste nel tenere la pagaia in modo asimmetrico aumentando la leva sottovento. I due modi si possono combinare.

 La pagaia come timone 

La pagaia è, per esempio, tenuta lateralmente a dritta con la pala di poppa immersa di taglio. Avvicinando la pala al bordo si vira a sinistra, allontanandola si vira a destra mentre la posizione centrale consente di tenere la rotta. La tecnica è utilizzata quando si naviga in corrente o nel surf. 

  Ruotare il kayak 

Per far girare il kayak su se stesso orizzontalmente basta pagaiare in avanti su un lato ed all’indietro sull’altro, agire con le anche e con il corpo come se la pala della pagaia fosse un punto fermo.

  Avanzare trasversalmente 

L’andatura serve per avvicinare un compagno, per prestare soccorso, per riguadagnare una posizione quando spostati da una corrente e per prendere confidenza con la pagaia ed il kayak.

La pagaia si tiene come di solito, si ruota il corpo verso la direzione voluta, si immerge una pala lontano dal bordo del kayak.

La pala ha la sua parte attiva rivolta verso il bordo del kayak, la mano bassa tira, quella alta spinge.

La pala è ormai vicina al bordo, con una rotazione dei polsi la si mette perpendicolare al bordo, ora la mano alta tira e quella bassa spinge. Allontanata la pagaia si rimette la pala parallela al bordo e si ricomincia.

Le mani non devono guidare la pagaia lungo il proprio asse longitudinale perché la stessa affondando, vi metterebbe in crisi e non produrrebbe l’effetto desiderato. 

Esiste un altro metodo di avanzare di traverso, si ruota il corpo verso il lato che si vuol fare avanzare. Si tiene la pagaia con la mano alta sopra la testa, l’altra fa percorrere alla pala immersa una serie consecutiva di  “8“ ruotando opportunamente la pala ad ogni cambio di direzione. Il lavoro è eseguito dall’avambraccio e dal polso bassi. Il ginocchio opposto alla pala attiva deve inclinare il kayak verso il senso di marcia. Talvolta il bordo che avanza è immerso ed il pagaiatore è fuori bordo e procede di traverso con inaspettata celerità.

 

Come utilizzare la pagaia degli Inuit 

L’utilizzo di questa pagaia impone la postura nel kayak come prima descritto, l’inclinazione in avanti del busto e la sua torsione durante la passata in acqua non si discutono, idem la pressione del piede ma il resto cambia.

Le pagaie sono decisamente più lunghe di quelle europee, il manico è largo quanto le spalle o largo quanto due mani in quelle da tempesta. Le pale sono lunghe e strette, già scrissi maliziosamente che queste pagaie si lasciano facilmente prendere per le pale (va bene scritto così !) ed è vero. Quando le prendi  però sono loro che ti portano in giro.

Le pale sono lunghe e strette per poter essere afferrate con le dita, anche indossando i guanti.

  Come tenere la pagaia 

Anche questa pagaia non s'impugna e non occorre fare la rotazione del polso. Il manico ellittico oppure ovale si trattiene tra il pollice e l’indice e le altre tre dita della mano si distendono sull’inizio della pala,  sono in linea con l’avambraccio e le pale assumono il giusto orientamento.

  I vantaggi d’uso 

Le braccia sono tenute basse, quasi toccano il pozzetto. Il braccio è più pesante della pagaia e, su lunghi percorsi, evitare di alzarlo significa risparmiare energia. La pagaia resta bassa e quando immersa galleggia quindi si evita di sostenerla. La lunga pala immersa distribuisce omogeneamente la sua azione mentre con la pagaia sfalsata entra anche il manico. La lunghezza della pagaia è tutta usufruibile perché s'impugna dove si vuole in funzione delle varie situazioni.

La pagaia europea si è evoluta in circa 100 anni, quella delle popolazioni artiche ha invece subito i suoi cambiamenti nel corso di più di 4000 anni per soddisfare lo … sport della sopravvivenza.

  La pagaiata 

Raccomandazione: La pala della pagaia non deve essere immersa perpendicolarmente alla superficie dell’acqua perché renderebbe meno ed inoltre procederebbe zigzagando.

La pagaia si immerge con le pale inclinate in avanti di circa 30° e così deve essere. L’immersione non produce spruzzi, i gomiti quasi contattano il busto che ruota, una mano tira agganciando alla pala anche le ultime dita, l’altra spinge, mentre la fine del manico è alloggiata tra il pollice e l’indice. La parte superiore delle braccia è verticale ed ha un moto leggermente pendolare che segue la pagaiata. L'avambraccio, corrispondente alla pala appena estratta, ruota sul gomito, riducendo a circa la metà l'angolo retto che faceva con la parte superiore. Lo sforzo è minimo ed è inizialmente coadiuvato dalla parte immersa della pagaia. In tale modo si alza la pagaia e la si spinge a passare in acqua dall'altro lato. La torsione del busto fa percepire la pressione, esercitata dalla pala immersa, trasmettendola sul palmo della mano che spinge. Ovviamente le braccia fanno il loro lavoro, una tira l’altra spinge, il piede, corrispondente al braccio che tira, spinge. L’altro piede e relativa gamba godono il loro momento di relax.
Colui che procede frontalmente, sulla vostra rotta, mostra la pagaia che alternativamente si inclina di circa 45° rispetto alla superficie dell'acqua.

Alcuni asseriscono che la passata della pala in acqua è più breve e veloce se paragonata con quella della pagaia moderna.

Altri affermano che la ritardata estrazione della pala spinge l’acqua contro il fianco posteriore della barca, sollevando la poppa che poi scivola in avanti alleggerendo lo sforzo propulsivo.

Io ritengo che la pagaiata larga, ad arco, percorre una distanza maggiore di quella di una pagaia moderna che draga vicina al bordo e percorre la corda di un arco più stretto.

A parità di velocità angolare la pagaia eschimese, più lunga, ha una velocità periferica maggiore quindi ciò potrebbe far pensare ad un maggior ritmo.

In condizioni normali io eseguo una lunga e armonica pagaiata che trovo redditizia. In condizioni peggiori modifico l’ampiezza della passata in acqua ed il suo ritmo e mi adeguo al moto ondoso ed al vento, per rimanere in condizioni di sicurezza e mantenere la rotta.

Durante un’escursione si può anche variare temporaneamente lo stile della pagaiata, per dare sollievo a certe muscolature che reagiscono meno di altre.

Quanto scritto in queste pagine è frutto dell'esperienza ma non è una sacra scrittura! Saranno benvenute tutte le sane critiche costruttive volte ad accrescere e diffondere la conoscenza del pagaiare.      

agg. 28 / 09 / 06

Vedere anche:
Pagaia aleutina e Pagaia groenlandese

Articolo: IL KAYAK, NOI E "L'ESSENZA"

home page

previous page