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DICONO DI NOI:

RECENSIONE DI VIVA CUBALLAH DA CalbriaOra di Gianluca Iovine

* RECENSIONE DI "MA COMU SI FACI" DA Rockit.it http://www.rockit.it/pub/r.php?x=00000250

* RECENSIONE DI "CHISTI SIMU" DA Rockit.it http://www.rockit.it/pub/r.php?x=00000710

Recensione di Nick Allen
Gli Invece, gruppo rock calabrese, sono presenti sulla scena musicale italiana sin dal 1986, il loro sound presenta parecchie contaminazioni caraibiche le quali vengono fuse perfettamente con i ritmi tradizionali calabresi grazie ad un saldo legame etico-umano.Ogni pezzo di ciascun album degli Invece (ne hanno fatti 3), presenta delle tematiche sociali molto sentite nel sud italia: mafia, la realtà di una società corrotta, la droga e la disoccupazione. Questa musica è un messaggio diretto, che entra nell'animo dell'ascoltatore e lo sensibilizza, lo movimenta, gli infonde dentro una volontà di cambiamento e speranza, le forti argomentazioni supportate dalle piacevoli melodie sono messaggi diretti come quelli che caratterizzano i testi delle canzoni punk; nel primo e secondo lavoro ("Ma comu si faci" "Mamma li turki!") notiamo una maggiore aggressività musicale, nel terzo notiamo una forte influenza reggae mescolata alle melodie proprie della terra di Calabria.Gli invece rappresentano una forte innovazione, musica etnica reggae e punk in una mistura perfetta supportata da solide basi morali e progressiste, originari di Bovalino (ReggioCalabria) gli Invece grazie ai numerosi concerti sono destinati ad emergere ed a soddisfare un pubblico sempre più vasto. I titoli dei cd sono: MA COMU SI FACI - MAMMA LI TURKI - CHISTI SIMU
(fonte: http://www.ipermarsica.com/musica/center.htm )


Dal Sannio (Quotidiano beneventino)
Gli Invece nascono artisticamente a Bovalino, paesino sul mare Jonio, in provincia di Reggio Calabria nel 1986. Mixando i ritmi e le armonie tipiche della tradizione popolare come la tarantella, con ritmi caraibici, il reggae e ritmi europei quale il punk. I temi delle loro canzoni, toccano senza sotterfugi i gravi problemi in cui versa la loro terra e la loro società: disoccupazione, criminalità, inquinamento, sfruttamento , droghe, arroganza dei potenti verso i poveri ed i deboli, intesi non solo come persone ma anche come paesi, come intere etnie. Il gruppo in questi anni ha realizzato tre cd, ha partecipato ad alcune compilation tra le quali una dedicata ai gruppi emergenti calabresi e prodotta dalla società Heineken, suonando in tutta la Calabria, ed in diverse città italiane ed estere. Questi artisti, che si esprimono sia in italiano che nel dialetto della Locride, conducono un’attenta ricerca nel campo musicale, una ricerca che è in continua crescita, così come la popolarità della band
(fonte: http://www.ilsannioquotidiano.it/print.php?sid=5676 )


NUI SONAMU U REGGAE

Intervista agli Invece

 di Mastru Brunu Blus

 L’abbiamo detto, lo andiamo ripetendo da un po’ al mondo indifferente (e crudele):  nella solatìa Calabria Uteriore II (l’antico nome della parte ionica della provincia di Reggio) non abbiamo strade e ferrovie, ma quanto alla musica e all’arte lasciateci stare. Abbiamo quattro iniziative musicali belle e vive nello spazio di cento chilometri: Tarantella Power, Rocella Jazz, Ai confini del Sud, Paleariza. Possiamo vantare un numero non comune di musici eccellenti e favolosi teatranti. Abbiamo avuto e abbiamo ottime bands: vi dice niente il nome Quartaumentata?  ma ce ne sono tanti altri: Taran Kahn, Arlesiana Chorus Ensemble, Domenico Panetta , Invece ecc... 

Gli Invece appartengono alla seconda generazione dei gruppi della Locride. Hanno iniziato a metà degli anni ottanta, e da allora propongono il loro combat reggae con coerenza nient’affatto accademica e tutta sbarazzina,  a sentirli sembra quasi che il reggae sia nato in dialetto calabrese, a Bovalino, e non in inglese a Kingston. La loro musica è un miscuglio apparentemente scorrevole di critica sociale e lirismo, di sensibilità internazionale e di  orgogliosa paesanità.

Sasà Scoleri e Peppe De Luca sono i fondatori, gli autori e i leader del gruppo. Intorno a loro il tiro ritmico di Gigi Talotta alla batteria, il sax e le tastiere del giovine Gabriele Albanese, e l’indegna ma acida chitarra del Vs  affezionato sottoscritto (piccolo conflitto d’interessi: il Benigno Lettore è comunque esentato dall’autointervista). Gli Invece hanno realizzato tre CD (“Comu si faci”, “Invece”, “Chisti simu”) ed hanno partecipato a varie compilation di gruppi emergenti.

Salvatore Scoleri. “Siamo nati nel 1986. Eravamo un gruppo di giovanissimi, tra i quattordici ed i sedici anni. Peppe era appena laureato, veniva da Bologna dove aveva assorbito la cultura punk. Gli siamo piaciuti, abbiamo cominciato a suonare assieme, ed è iniziata anche un’amicizia. Il primo pezzo che abbiamo scritto è “Uo Ci”. L’abbiamo composta senza nemmeno la chitarra, con due bonghetti”.

MBB “Che musica ascoltavate allora?”

Peppe De Luca. “I Cure, il punk, tanto reggae ed anche i classici del rock. Ma abbiamo cercato da subito la nostra identità, il nostro modo di fare musica, per esempio usando il dialetto...”

MBB “A quell’epoca cantare in calabrese era praticamente una barzelletta: c’era solo Otello Profazio che lo faceva, ma, con tutto il rispetto, non poteva essere un modello per un gruppo ‘moderno’”

SS “Mi ricordo che all’epoca ascoltavamo anche musica africana. Non capivamo le parole , ma ci piaceva giocare con i suoni di quelle lingue. Li ripetevamo, trovavamo assonanze ecc...Poi siamo stati incoraggiati da un gruppo che si chiamava Giorno Truccato: Peppe Platani, Bruno Gelonese, Piero Cusato, Tony Gurnari.  Facevano dei brani in dialetto e noi li ascoltavamo. Un grande incoraggiamento”.

MBB”Per un periodo siete andati all’estero, che mi dite di quella esperienza?”

PDL “Avevamo degli amici in Norvegia, siamo andati lì per lavorare, fare un po’ di soldi e comprare una strumentazione migliore. Poi, trovato un lavoro, abbiamo ripreso a suonare. Abbiamo contattato musicisti, cileni, messicani, brasiliani. Ne è venuta fuori una tournèe norvegese, con una formazione un po’ inusuale, piena di contaminazioni musicali. Nessuno del pubblico capiva le parole, ma il ritmo, il senso della nostra musica piaceva molto, ci seguivano. Poi Oslo è una città cosmolpolita, piccola ma piena di gente di tutto il mondo”.

MBB ”Quanto la vostra musica ha a che fare con la politica?”

PDL “Veniamo dal punk, che era una reazione, in un modo diviso in due blocchi opposti, alle musichette ben confezionate degli anni ’70. Un modo di urlare con tutta la rabbia che le cose non andavano bene come si voleva far credere. Un modo di dire la nostra in una società dove tutto sembrava addormentato e pronto a soccombere apaticamente”

MBB.”Quindi un approccio musicale internazionale, ma anche molto lontano dalla mentalità e dal modo di esprimersi in voga da noi. Non vi sentivate un po’ ‘animali strani’?”

PDL A volte ci sembra di guardare le cose con quello sguardo un po’ straniato del poeta Francesco Costabile, che, a proposito degli emigrati, diceva :”Stanchi di buttare il re e l’asso/ chiamare disgrazia non avere un padrone/ e onore una coltellata”.

MBB. “Nella zona siete noti anche per la manifestazione che organizzate ogni estate, dedicata alla memoria di Totò Speranza, compagno di musica e di vita, finito vittima di un agguato. Molti gruppi partecipano, del tutto gratis, a questa manifestazione, ma sono tutti molto convinti...”

SS “La manifestazione è nata perché gli amici di Totò erano tutti incazzati per la perdita di un grande uomo, di una persona speciale. Il suo ricordo ci accompagna come un angelo. Abbiamo pensato di ricordarcelo così e di far riflettere un po’ la gente. Siamo già arrivati alla settima edizione. La prossima volta probabilmente ci sarà il Parto delle nuvole pesanti, insieme a tanti altri gruppi”.

MBB.”Progetti futuri. Cosa bolle nel calderone Invece?”.

PDL “Abbiamo molte canzoni nuove, che parlano di noi e della Calabria. Abbiamo in progetto un nuovo disco, un nuovo capitolo di una crescita tecnica e compositiva. Speriamo che sia pronto per la primavere prossima. Se poi riusciremo a vivere di musica vuol dire che avremo raggiunto l’obbiettivo che ci eravamo preposti: non diventare ricchi, ma vivere facendo ciò che amiamo.”

“La Riviera” 23/11/03