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Napoletanità

…dalla fondazione!

di Clara Matteis

Vogliamo dare spazio da questo mese, nell’ambito di questa rubrica, alla "voce" di Napoli, e  ritagliare semplicemente un angolo da dedicare alla Napoletanità.

 

Il nostro intento è quello di ripescare dall’oblio della globalizzazione un pezzo delle nostre radici: un modo di dire, un proverbio, una parola; materiale dal quale trarre spunto per immergersi nella civiltà napoletana dei secoli scorsi; speriamo che la rubrica si riveli utile ad avvicinare i giovani, in particolare, così da renderli capaci di costruire una cultura delle radici e della memoria, un primo passo per edificare una società più solida, e, soprattutto, conscia del proprio bagaglio storico-culturale;, un pungolo che esorti a demonizzare una letteratura che ancora oggi, non paga delle risultanze storiche, realizza dei quadri d’insieme nei quali appare una Napoli,e più in generale un sud, disprezzato, maldipinto, maltrattato da sempre. Per inaugurare quest’angolo della rubrica abbiamo pensato fosse giusto ricordare come, quando e da chi Napoli fosse stata fondata, quindi vi prego di seguirmi in questo virtuale cammino a ritroso nel tempo.

 

Napoli fu fondata in quella zona che oggi chiamiamo Santa Lucia, e grazie ai ritrovamenti archeologici e alle informazioni giunteci dalla tradizione letteraria, possiamo precisare che un primo nucleo abitativo si formò tra l’isolotto di Megaride e la riva, nel IX sec A.C, infatti, vi approdarono navi guidate dai Greci, probabilmente Rodii i quali si stabilirono sull’isolotto di Megaride e sull’antistante riva. Più tardi si estesero fino alle pendici del monte Echia, detto anche Pizzofalcone o Monte di Dio. Il monte Echia presentava pareti tufacee a strapiombo sul lido che offrivano una gran quantità di grotte, le cosiddette grotte Platamonie (da cui la parola Chiatamone). Roma si noti non era ancora sorta.

 

Oltre che di caccia, di pesca e di modestissimo artigianato, gli uomini di questo embrionale centro abitato vivevano grazie ai servizi resi ai naviganti in sosta. Nel 680 a.C. arrivarono da Cuma i Calcidesi e cosi’ la colonia rodia, diventata ormai la città di Partenope ,prospero’ e si allargo,pur rimanendo grosso modo nell’attuale zona di Santa Lucia.Ma nel 470 A.C si verifico’ un sostanziale e radicale cambiamento urbanistico,quando, a oriente dalla primitiva colonia i Cumani fissarono un nuovo centro abitato che chiamarono Neapolis, città nuova, in antitesi a Partenope, che vide improvvisamente mutato il suo nome in Palepoli, città vecchia. La fusione dei due agglomerati avvenne nel 326,dopo una lunga soggezione ai Siracusani e agli Ateniesi,e dopo che i Romani, debellati i Sanniti, conquistarono l’intero territorio. Fu proprio in epoca romana che l’attuale Santa Lucia visse il più grande splendore: le grotte Platamonie, ovvero le grotte del Chiatamone, che erano dotate di sorgenti sulfuree divennero raffinate terme dove patrizi e matrone non disdegnavano di trascorrervi "ore liete"; fu proprio in queste grotte che Petronio Arbitro collocò alcune scene del suo Satyricon. Due importanti figure del tempo caratterizzarono la storia di questi luoghi:il generale Lucio Licino Lucullo che nel I sec a.C. volle scegliere Napoli per trascorrervi la sua età matura,e grazie alle sue immense fortune poté acquistare il monte Echia e l’isolotto di Megaride e qui fece costruire una fiabesca villa, circondata da un immenso giardino, e una serie di edifici che furono appunto chiamati "Castro Luculliani". Oltre che rinomata per i raffinati banchetti (ancora oggi si utilizza il termine luculliani, in riferimento a sontuosi pranzi), essa fu sede di convegni culturali e di quella che può essere considerata la prima grande biblioteca del mondo romano. Un ospite d'eccezione abitò negli anni successivi la villa, passata infatti allo Stato, dopo la morte del suo fondatore, venne messa a disposizione di Virgilio, il quale vi soggiornò per ben quindici anni, e proprio qui, tra le meraviglie di Napoli, scrisse le Bucoliche e quattro libri delle Georgiche. Quando a Napoli giunsero le spoglie di Virgilio, che si era allontanato dieci anni prima, con il desiderio che le sue spoglie tornassero alla città che le era così cara, il "Castro Luculliano" stava già andando in rovina. Dopo quattro secoli, nel 476, fra i suoi superstiti muri trasformati in prigione, chiuse i suoi giorni Romolo Augusto, l’ultimo imperatore romano. Ancora una volta Megaride si presentava solamente come un arido scoglio, anche la costa aveva perso ogni attrattiva; ma ecco che nel 492 un gruppo di monaci ungheresi dell’ordine di S.Basilio un convento. Saranno i monaci a costruire sull’isolotto il arrivarono a Napoli e, ottenuto dal vescovo l’isolotto di Megaride, vi fondarono primo nucleo di quello che sarà Castel dell’ovo, ma questa è un’altra storia!

 

Per approfondimenti

-Vittorio Paliotti. "Santa Lucia" Il mare che diventa Napoli Tascabili economici Newton.

-Cesare De Seta NAPOLI Le città nella storia d’Italia editori Laterza

 

Settembre '00

L'uomo e la città  di Enrico Cipriano

Calendario Settembrino


 

Estate a Napoli: Cinema e Maschio angioino

Neapolis Rock Festival di C.M.

Leonardo Da Vinci a Napoli all' archivio di stato di C.M.

 

 

 

 

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