I pochi sopravvissuti s'allontanano con affanno dal campo di battaglia. Il rumore della pioggia, sull'erba, imita il loro sordo passo.
La fata Li Ban s'aggira invisibile fra i caduti: il gemito delle anime dei guerrieri morti copre l'incessante scrosciare
dell'acqua. Le maschere dei loro cadaveri sono illuminate da freddi bagliori lunari... sembrano dormire in un profondo silenzio. I primi angeli
scendono ad accogliere le anime e Li Ban, sentendosi intimorita da quelle eteree figure, s'allontana un poco. Vede un uomo che respira ancora e
s'avvicina a lui. I suoi compagni non devono essersi accorti del fatto che era ancora in vita, ma sarebbe stato inutile: dopo pochi secondi anch'egli
muore, e la sua anima, attonita, si ritrova fuori dal corpo. Nella mano della sua salma tiene una lettera macchiata di
sangue... lo spirito rimane un attimo a guardarla, addolorato, poi giunge un angelo e lo porta via. Probabilmente l'ha tenuta in mano nella speranza
che qualche suo compagno la notasse e la portasse a destinazione, ma quest'ultimo desiderio è rimasto inesaudito. Li Ban, impietosita, prende quella
missiva. Fra il sangue e la pioggia che l'hanno bagnata è difficile distinguere il recapito, ma, alla fine, riconosce il nome di una donna ed una
città, così decide di soddisfare la volontà di quel soldato. |
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