Warhorse

 

 

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Warhorse: il primo album omonimo

 

Dopo avere fatto parte (nel 1966) dell'ultima edizione di Johnny Kidd And The Pirates, Nick Simper è bassista nella formazione originale dei Deep Purple con i quali incide i primi tre album: Shades Of Deep Purple (Parlophone, 1968), Book Of Taliesyn (Harvest, 1969) e Deep Purple (Harvest, 1969). Quando nel luglio del 1969 Simper esce dai Deep Purple, sostituito da Roger Glover proveniente dagli Episode Six, il musicista ha in mente un progetto con il quale sfogare le proprie capacità creative e strumentali, fino ad allora confinate nell'ombra per via della presenza di personaggi del calibro di Jon Lord e Ritchie Blackmore. I Warhorse prendono consistenza nel giugno del 1970 e, oltre a Simper, raggruppano il cantante Ashley Holt, il tastierista Frank Wilson (reduce dall'esperienza con i Velvett Fogg), il chitarrista Ged Peck e il batterista Mac Poole (proveniente dai Big Bertha). I Warhorse consolidano una buona reputazione come live band soprattutto in Europa, senza riuscire pienamente a sfondare dal punto di vista commerciale; la critica poi è completamente divisa tra chi esalta il gruppo come uno dei migliori dell'hard progressivo e coloro che, senza mezzi termini, lo considera una nullità, pallida copia dei Deep Purple. Sottoscritto un contratto con l'etichetta Vertigo, la band pubblica nell'ottobre 1970 il primo album Warhorse e un 45 giri contenente la versione di St. Louis, un brano in precedenza portato al successo negli USA dagli Easybeats; sul retro del singolo trova posto No Chance, altra canzone tratta dall'album d'esordio. Nonostante le vendite modeste dei dischi, la Vertigo concede un'ulteriore opportunità discografica che i Warhorse sfruttano realizzando nel 1972 il secondo LP Red Sea, lavoro nel quale appare il nuovo chitarrista Peter Parks che nel frattempo ha sostituito Ged Peck. Subito dopo la registrazione del disco il batterista Barney James sostituisce Mac Poole (suonerà nei Broken Glass); il complesso prosegue nell'attività dal vivo in tutta Europa ma le scarse vendite di Red Sea fanno entrare in crisi i Warhorse che nel 1974 sono costretti allo scioglimento. Verso la fine dei Settanta Simper ci riprova senza successo con i Fandango, Ashley Holt e Barney James collaborano alla carriera solista di Rick Wakeman mentre Parks suonerà con i Dirty Looks. Da parte sua, Frank Wilson realizza nell'aprile 1980 l'album Gift Wrapped sotto la sigla Wilson, Gale & Co., lavoro frutto della collaborazione con l'amica Melvyn Gale, già violoncellista della Electric Light Orchestra. Nel disco Wilson, oltre a suonare le tastiere, sostiene le parti vocali ed è autore di numerosi brani.

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Frank Wilson & Nick Simper

 

WARHORSE (Vertigo 6360 015, ottobre 1970)

Vulture Blood / No Chance / Burning / St. Louis / Ritual / Solitude / Woman Of The Devil

Ashley Holt: v. / Frank Wilson: or.pn. / Ged Peck: ch. / Nick Simper: bs. / Mac Poole: bt. - Stu. Trident Studios, London - Tds. Ken Scott - Co. Keef - Prod. Ian Kimmet, Warhorse

Accusati da parte della critica di mancanza d'originalità, nel primo album omonimo i Warhorse in effetti propongono una musica di forte derivazione "Deep Purple", dotata però di sufficiente personalità e grinta. Vulture Blood è introdotta dall'organo di Wilson che disegna oscure spirali neoclassiche; il brano evolve in sonorità hard affini, per strumentazione e impostazione strutturale, alla musica dei Deep Purple, con l'aspra e profonda voce di Holt e frequenti interscambi ritmici e solistici di chitarra e organo. Evidente nel loro suono una vena dark, all'epoca piuttosto in voga, che permea gran parte dei brani appesantendoli a volte in modo retorico. No Chance è meno appariscente sul piano ritmico e si avvale di un notevole, maestoso suono d'organo, con una jam conclusiva di buon impatto. La grintosa Burning apre con un ritmo di bolero per poi evolvere in una slanciata e potente soluzione ritmica che rende la canzone decisamente attraente, in un contesto tipicamente hard venato di echi rhythm & blues. Senza dubbio l'organo dell'ottimo Wilson in questo e altri brani ricorda molto da vicino lo stile di Jon Lord all'hammond. St. Louis (anche su singolo) è spigliata e divertente, senza troppe pretese; la canzone, portata al successo l'anno precedente negli Stati Uniti dagli Easybeats, è potenzialmente adatta per aprire la strada delle classifiche al gruppo, purtroppo senza esito positivo. Troppo derivativa appare Ritual, incapace di uscire da schemi già sperimentati (anche se, per verità storica, Deep Purple In Rock è giusto pubblicato qualche mese prima, giugno 1970). Atmosfere gotiche e dark primeggiano nella sofisticata Solitude, non priva di buoni spunti strumentali anche se troppo votata a un romanticismo melodrammatico scarsamente profondo e incisivo, con la voce di Holt fin troppo declamatoria. La conclusiva Woman Of The Devil riassume bene le più interessanti caratteristiche della musica dei Warhorse, con un buon equilibrio tra potente hard rock e atmosfere dense di oscuri presagi, soluzioni che con una vena più "fantasy" saranno portate al successo dagli Uriah Heep sempre a partire dal giugno 1970 (...very 'eavy ... very 'umble). Forse non propriamente un capolavoro l'album d'esordio dei Warhorse, comunque un disco non privo di momenti brillanti. valutazione: 6,5

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Warhorse affonda nelle acque tempestose di Red Sea

 

RED SEA (Vertigo 6360 066, 1972)

Red Sea / Back In Time / Confident But Wrong / Feeling Better / Sybilla / Mouthpiece / I (Who Have Nothing)

Ashley Holt: v. / Frank Wilson: or.pn. / Peter Parks: ch. / Nick Simper: bs. / Mac Poole: bt. - Stu. De Lane Lea Studios, London - Tds. Dave Stock - Co. Rick Breach - Prod. Ian Kimmet, Warhorse

Registrato con l'apporto del nuovo valido chitarrista Peter Parks, da molti considerato emulo (guarda caso) di Ritchie Blackmore, Red Sea mostra un gruppo estremamente quadrato, in grado di affrontare la materia hard con buona sicurezza strumentale anche se l'album, nel complesso, afferma il limite invalicabile della loro musica che si rivolge su se stessa senza ulteriori possibili sbocchi, ricalcando schemi abbondantemente sfruttati. Come afferma nelle note di copertina il produttore Ian Kimmet "è un album per i fan dell'hard rock ... l'eccitazione è il solo messaggio, play this album LOUD", sposando così la causa di un frustrante luogo comune del rock. La bella title track apre il disco con un incedere gradevole e efficaci innesti di chitarra e organo. L'interessante Back In Time alterna classiche sonorità hard a un'ampia sezione centrale imperniata sulla sola chitarra elettrica. Confident But Wrong è un godibile rock'n'roll annerito da accenni R&B, condotto dalla potente voce di Holt; sulla stessa linea si conferma Sybilla, anche se la canzone non dimostra particolari pregi, sfruttando una cadenza piuttosto orecchiabile. Non particolarmente significativa risulta la fiacca ballata di Feeling Better, mentre accettabile è l'arrangiamento di I (Who Have Nothing), cover di un brano di Shirley Bassey. Buona, invece, l'introduzione di organo e chitarra di Mouthpiece, che poi però disperde la dote riservando il lungo sviluppo espositivo a una serie di esibizioni solistiche, con uno spazio esagerato dedicato all'assolo di batteria di Mac Poole, a dimostrazione che la fantasia creativa del gruppo è ormai agli sgoccioli. valutazione: 6-

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Ged Peck, Mac Poole & Ashley Holt

 

children of the sun ... in search of space (by Giancarlo Nanni)

pagina pubblicata il 14.10.2002