Velvett Fogg

 

 

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"...there is a lot of good music on this record, remember Velvett Fogg, you will hear the name again..." (John Peel, 1969)

 

Leggendaria formazione dell'underground inglese avvolta in una fitta nebbia di mistero, i Velvett Fogg provengono da Birmingham guidati dal chitarrista e cantante Paul Eastment. Con lui sono l'organista Frank Wilson, il cantante Keith Law e la sezione ritmica costituita da Mullett (bs.) e Pollard (bt.). Del resto, le amorevoli note di copertina del loro unico long playing omonimo Velvett Fogg (registrato alla fine del 1968 e pubblicato dall'etichetta Pye all'inizio dell'anno successivo), redatte dal noto D.J. e produttore John Peel, non forniscono ulteriori chiarimenti e si sforzano soprattutto di convincere della bontà del materiale presentato. Tentativo nobile, ma vano: Velvett Fogg resta oggetto di culto, senza riuscire a suscitare il benché minimo interesse nel pubblico inglese, grazie anche ad un vero e proprio ostracismo da parte della critica musicale del tempo, forse infastidita dall'ambigua immagine di copertina dell'album.

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Velvett Fogg: la ristampa See For Miles comprende il singolo Telstar 69

 

In contemporanea con l'album viene pubblicato, nel gennaio 1969, il singolo Telstar 69 / Owed To The Dip. Il lato A è il rifacimento di una canzone scritta da Joe Meek e portata al successo dal complesso inglese dei Tornadoes; sobrio, a suo modo elegante, il breve brano è una sorta di leggiadro e saporito viaggio spazio temporale senza troppe pretese d'infallibilità creativa. Il brano del retro è tratto dall'album. Il complesso dura pochi mesi: nel giugno del 1970 Frank Wilson è già impegnato con i Warhorse del bassista originale dei Deep Purple, Nick Simper. Degli altri, l'unico a proseguire in ambito musicale è Paul Eastment che, sempre a Birmingham, verso la fine del 1969 fonda i Resurrection; con lui sono il tastierista Terry Guy e il bassista Danny MacGuire. Con l'ingresso del batterista di origini maltesi Charlie Grima, il complesso si rinomina come Holy Ghost.

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Paul Eastment, Terry Guy, Charlie Grima

 

Lo stile musicale espresso da questa line-up originale è un rock blues dai toni piuttosto hard, un suono destinato a divenire più morbido e articolato in seguito all'entrata nel gruppo della cantante Shirley Kent. Pure lei di Birmingham, la Kent inizia la carriera all'età di 15 anni. Nel 1966 incide due brani di sole chitarra acustica e voce (One Day Old e Back) raccolti nell'EP The Master Singers And Shirley Kent Sing For Charec 67 (Keele University 103, 1966), disco prodotto a scopo di beneficenza dalla Keele University Students Union; all'epoca la cantante è solita esibirsi in un noto jazz club della città, l'Opposite Lock. La Kent e il gruppo decidono di provare assieme, la sigla viene accorciata in Ghost e il complesso sperimenta gli schemi della propria rinnovata musica a casa di Paul Eastment. In seguito al reperimento di un contratto discografico con la piccola etichetta Gemini, i Ghost iniziano subito le registrazioni per un album che viene comunque preceduto sul finire del 1969 dalla pubblicazione del singolo When You're Dead / Indian Maid (entrambi i brani saranno poi inclusi sull'unico LP del gruppo).

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Shirley Kent ai tempi dei Ghost

 

Nel gennaio 1970 esce il lavoro a 33 giri dei Ghost, When You're Dead - One Second. Sotto il management di Gordon Henderson, al tempo legato sentimentalmente alla Kent, il gruppo s'impegna in una sorta di live tour attraverso l'Inghilterra a bordo di uno scassato pulmino ma le vendite del disco sono misere e iniziano i problemi per una dignitosa sopravvivenza artistica. Nella primavera del 1970 i Ghost tornano in studio per registrare il lato A del secondo 45 giri, I've Got To Get To Know You, una bella composizione firmata da Shirley Kent che sfrutta semplici ma efficaci soluzioni di ballata folk rock, dotata di ritmo, qualità strumentale, accattivanti variazioni melodiche e ottime armonie vocali. La canzone, accoppiata a For One Second (brano tratto dall'album), non riesce comunque a scalfire l'indifferenza generale. La formazione fa ancora in tempo a tenere un concerto al celebre Cavern di Liverpool e a registrare una sessione radiofonica alla BBC per John Peel (ottobre 1970) ma verso la fine del 1970, appena un anno dopo l'inizio della breve storia del complesso, Shirley Kent decide di separarsi dai compagni (pare a causa di contrasti con Gordon Henderson) per proseguire una propria stentata carriera come solista. I Ghost non si danno subito per vinti e continuano per qualche tempo come quartetto, tornando a rendere più dura la propria musica. Pare che, per un attimo, si profili addirittura un illusorio interessamento per il gruppo da parte della casa discografica Chrysalis, subito prima del definitivo scioglimento. Il batterista Charlie Grima nell'estate del 1972 entra a far parte dei Wizzard, la nuova band fondata dall'ex Move, Roy Wood. Danny MacGuire muore nel 1998 a causa di un infarto. Quanto a Shirley Kent, del 1971 sono le registrazioni di alcune sessioni BBC sempre per John Peel; la carriera della cantante produce la massima espressione nel 1975 con la pubblicazione dell'album Fresh Out (sotto lo pseudonimo di Virginia Tree), disco al quale partecipano i vecchi amici Paul Eastment e Terry Guy. In seguito la Kent fonda ben due etichette discografiche (la She Records e la Tadpole Records) e scrive il libro propedeutico "A guide to popular singing".

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Paul Eastment: lead guitar

 

VELVETT FOGG (as Velvett Fogg, Pye NSPL 18272, gennaio 1969)

Yellow Cave Woman / New York Mining Disaster / Wizard Of Gobsolod / Once Among The Trees / Lady Caroline / Come Away Melinda / Owed To The Dip / Within The Night / Plastic Man

Paul Eastment: ch.v. / Frank Wilson: or. / Keith Law: v. / Mullett: bs. / Pollard: bt. - Prod. Jack Dorsey

"...c'è parecchia buona musica in questo disco; ricorda Velvett Fogg, ne sentirai ancora parlare...". Così John Peel concludeva la redazione delle note di copertina dell'unico album inciso dai Velvett Fogg. Se si può pienamente concordare sulla prima parte dell'affermazione, il riferimento a un futuro ricco di soddisfazioni resta purtroppo lettera morta e a posteriori suona (per quanto in buona fede) come ingloriosa beffa. Eppure in quell'unico LP c'è veramente tanta buona musica. A iniziare da Yellow Cave Woman (scritta da Law) che presenta una rigida struttura seriale, percussiva e ipnotica, resa corposa dalle evoluzioni dell'ottima chitarra di Eastment e arricchita dall'organo, fluido ed essenziale, di Wilson; per continuare con la splendida ballata di Once Among The Trees (ancora Law l'autore, una delle più belle ballate di tutto l'underground inglese) che si svolge su un'esile trama di chitarra d'origine folk, percorsa da efficaci linee d'organo e valorizzata dalla prestazione solista di un Eastment particolarmente ispirato. E ancora, la notevole versione di Come Away Melinda (Hellerman - Minkoff, recuperata dal primo album omonimo del 1967 del cantautore americano Tim Rose), in anticipo su quella eseguita dagli Uriah Heep nel 1970 per l'album ...Very 'Eavy...Very 'Umble. Introdotta dall'organo di Wilson, la cover sviluppa un suono moderno e innovativo, allo stesso tempo decadente, poetico e inquietante, ricco d'insoliti effetti elettronici. Potrebbe bastare, ma non si possono tralasciare lo scarno strumentale di Owed To The Dip, giocato sui contrappunti di chitarra e hammond, e la buona resa di New York Mining Disaster dei Bee Gees (un successo a 45 giri nel 1967 per il gruppo dei fratelli Gibb). Tanto meno si possono trascurare la curiosa e originale Wizard Of Gobsolod, la cadenza ipnotica di Lady Caroline (forse dedicata alla coraggiosa stazione radio privata dell'underground inglese, ma John Peel la pensa diversamente; entrambe le canzoni sono composte da Eastment), le soluzioni ritmiche della bella Within The Night (ancora di Law, caratterizzata da una linea lirica orientaleggiante e da un potente inserto strumentale) e dell'ossessiva Plastic Man (Wilson - Mullett). E' davvero triste constatare che una formazione come Velvett Fogg, dotata d'idee originali e buona tecnica strumentale, sia passata inosservata e ancora oggi resti ai margini di un recupero generalizzato di complessi e musicisti a volte di qualità inferiore. valutazione: 7,5

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i Ghost in sala prove: MacGuire, Eastment & Grima

 

WHEN YOU'RE DEAD - ONE SECOND (as Ghost, Gemini GME 1004, gennaio 1970)

When You're Dead / Hearts And Flowers / In Heaven / Time Is My Enemy / Too Late To Cry / For One Second / Night Of The Warlock / Indian Maid / My Castle Has Fallen / The Storm / Me And My Loved Ones

Paul Eastment: chs.v. / Terry Guy: or.pn.v. / Shirley Kent: v.cha. / Danny MacGuire: bs. / Charlie Grima: bt.pr. - Tds. John Taylor - Prod. Gordon Henderson

Nell'unico album da loro inciso e pubblicato, i Ghost si dimostrano gruppo di indubbio valore creativo e di ottima caratura tecnica, capace di agire con naturalezza nell'ambito di strutture strumentali tutt'altro che semplici e scontate, mostrando al tempo stesso una invidiabile asciuttezza espositiva. Già l'eccellente apertura di album con When You're Dead è significativa: costruita su un ritmo incalzante fornito dalla potente e sicura sezione ritmica, con misurati ma caratterizzanti inserti di organo, la canzone esprime trame vocali aggressive e oscure a mezza strada tra California e Germania e si avvale di un convincente assolo di Eastment. Too Late To Cry si affida a un torrido, insistito riff rock blues ai confini con l'hard, spaziato da ampie parti solistiche di Eastment; molto bella anche la solida ballata rock di For One Second, condotta dall'ottima voce di Guy. Il contrasto con le partiture folk apportate dalla Kent è evidente: la rilassata ballata di Hearts And Flowers e la raffinata Time Is My Enemy (sottolineata dalla chitarra di Eastment) forniscono la base per la voce profonda ed espressiva della cantante. Gustoso è il R&B organistico di In Heaven, in tipico stile Sixties e dotato di originali armonie vocali; curiose e avvincenti le trame liriche di Night Of The Warlock e della frizzante My Castle Has Fallen. Indian Maid impressiona per la duttilità delle voci che recuperano emozioni "californiane", capaci di innestare misteriosi rituali indiani su una base strumentale duttile e mutevole. The Storm incolla l'inflessione folk della voce della Kent sulla chitarra rock blues di Eastment, in un affascinante ibrido dai toni inquietanti, mentre la cadenzata ballata di Me And My Loved Ones (ancora con l'eccellente voce di Guy) chiude brillantemente un disco dallo stile a tratti discontinuo a causa delle differenti vocazioni creative dei compositori (Eastment, Guy, Kent), ma proprio per questo motivo ricco di spunti originali e di grande interesse. valutazione: 7

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la cover dell'album dei Ghost e la band - l. to r. Grima, MacGuire, Eastment, Kent, Guy

 

FRESH OUT (as Virginia Tree, Minstrel 0001, 1975)

Hiding There / In My Garden / Like Morning / Wicker Basket Weaver / I'm Glad There Is You / Make Believe Girl / Harlequin And Columbine / Comical Wise / Let Us Go Dancing / Fresh Out

Shirley Kent: v.cha. + Paul Eastment: chs.ar. / Malcolm Gibbons: ch. / Terry Guy: pn. / Hal Shaw: pn. / Derek Hughes: bs. / Jeff Pearson: cb. / Phil Sperring: bt. - Stu. Zella Recording Studios, Birmingham

L'album solista di Shirley Kent presenta una musica basata sostanzialmente su uno stile folk rock dai tratti gentili, con arrangiamenti semplici ed equilibrati che sostengono la limpida voce della cantante, dalle accennate sfumature nostalgiche. Purtroppo, limite assoluto del disco è l'assenza di soluzioni veramente originali che possano pienamente valorizzare le composizioni, che alla lunga si dimostrano piuttosto monotone. Tra i brani migliori sono da annoverare l'acquerello acustico di In My Garden, le jazzate Like Morning e I'm Glad There Is You (cover di Jimmy Dorsey, con la chitarra di Malcolm Gibbons), oltre alla lineare canzone di Fresh Out. Nelle discrete Hiding There, Harlequin And Columbine e Let Us Go Dancing si possono ascoltare la chitarra elettrica (e l'armonica, sulla terza) di Paul Eastment e il piano di Terry Guy. valutazione: 5,5

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Shirley Kent

 

children of the sun ... in search of space (by Giancarlo Nanni)

pagina pubblicata il 6.10.2002; update: 22.11.2002